Sette idee ‘luminose’ che aiutano i più poveri

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Portare l’elettricità nei villaggi dell’Africa e dei paesi più poveri del mondo promuovendo l’energia solare come risorsa energetica sociale aperta a tutti: è questo l’obiettivo delle tante associazioni umanitarie e delle Nazioni Unite che di recente hanno affrontato l’argomento nel rapporto ‘Sostenibilità ed equità’ in cui sostanzialmente si invoca l’accesso universale alle energie rinnovabili. Ecco una selezione di sette invenzioni e iniziative che potrebbero trasformare nel giro di pochi anni questo auspicio in realtà.

 

1. Lampade solari portatili. Una soluzione al problema delle pericolosissime (poiché facilmente infiammabili) e dannose(sia per la salute dell’uomo che per l’ambiente) lampade a kerosene arriva dall’associazione ‘Nuru’ che opera in Ruanda per aiutare le popolazioni più povere e bisognose. Si tratta di piccole luci a LED portatili e ricaricabili dal costo estremamente contenuto, ideali per illuminare piccoli ambienti domestici e aiutare i ragazzi a leggere e scrivere. E non è tutto. Per offrire un lavoro e una retribuzione stabile alle comunità locali, Nuru ha assunto piccoli imprenditori del luogo per la distribuzione delle lampade.

2. Solar Sister. Nata nella punta sud-sahariana del continente africano l’associazione Solar Sister riunisce le donne che hanno voglia di ‘cambiamento’ – per sé e per la comunità di appartenenza – ma desiderano anche svolgere un’attività lavorativa remunerata. Con un piccolo investimento iniziale necessario ad acquistare il kit di lavoro e i corsi di formazione necessari, queste ‘sorelle della luce’ vengono preparate alla distribuzione di lampade solari in sostituzione di quelle a kerosene, per conto di imprenditori locali che a loro volta offrono cure mediche, cibo, istruzione e assistenza. L’attività ha anche l’obiettivo di sensibilizzare le persone all’utilizzo di fonti energetiche più sicure ed economiche. Un approccio innovativo al problema della povertà.

3. Notebook a pannelli solari. Progettato per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, il Gyy iUnika è un notebook dotato di pannelli solari in grado di fornire l’energia necessaria al suo utilizzo. La scocca è composta da bio-plastiche e materiali biodegradabili come cellulosa e amido. Ecco un esempio di eco-gadgetcapace di democratizzare l’uso della tecnologia.

4. Educazione illuminata‘. Promossa dalla Selco Solar, ‘Luce per l’innovazione’ è un’iniziatica rivolta ai bambini delle zone rurali più povere dell’India che oggi non hanno ancora accesso ad un’istruzione adeguata ed ai servizi primari. Nato per incentivare le famiglie a provvedere all’istruzione dei figli, il progetto è finanziato per il 90% dall’associazione umanitaria e per il restante 10% dalle popolazioni locali. La prima scuola ad aver beneficiato del contributo ha avuto lampade solari per i suoi studenti e pannelli solari per il funzionamento di caricatori energetici in grado di garantire 10 ore di luce, valide non solo per lo studio ma anche per la sopravvivenza nelle abitazioni.

5. Kiran, la lampada solare. Realizzata con luci a LED ad altissima efficienza e un piccolo pannello solare posto nella parte superiore della struttura, Kiran è una lampada in grado di ricaricarsi alla luce solare diretta in sole 8 ore. Un bell’esempio di come la tecnologia intelligente in grado di migliorare la qualità della vita di molte persone che non hanno accesso diretto all’elettricità.

6. Solvatten, purificatore d’acqua. Quello di portare l’energia elettrica nelle comunità più povere e disastrate è solo la punta dell’iceberg. L’accesso all’acqua potabile, infatti, è una priorità che non può essere più ignorata. A dare il proprio contributo alla causa ci ha pensato l’inventore svedese Petra Wadstrom che ha inventato un sistema di depurazione dell’acqua alimentato con l’energia del sole. Il sistema, infatti, sfrutta i raggi UV per purificare l’acqua contenuta nella speciale tanica.

7. d.light, per illuminare la povertà. d.light è una società di design indiana specializzata nella realizzazione e distribuzione di lampade a LED per tutte le persone del mondo che non hanno energia elettrica. L’obiettivo di D.light è sostituire le lanterne a kerosene con la luce sicura e brillante della tecnologia LED che – tra le altre cose – consente di abbassare notevolmente le emissioni di CO2 nell’atmosfera. D. Light è balzata agli onori della cronaca per avere creato una lanterna solare considerata il sistema di illuminazione più economico e sostenibile in commercio e vincitrice del premio Ashden Award.

Fonte. tuttogreen

L’ albero di Natale con le bottiglie di plastica: 5 idee con il riciclo creativo

Ecco 5 facili idee con il riciclo creativo delle bottiglie di plastica per ottenere un bellissimo albero di Natale originalealbero-di-natale-con-bottiglie-di-plastica-riciclate

Le bottiglie di plastica si prestano a essere l’elemento principale per tanti lavoretti di riciclo creativo. In effetti anche il Natale si presta a essere l’occasione festiva in cui mettere a punto i nostri progetti di riciclo. Da qualche anno le bottiglie di plastica ispirano artisti e artigiani e abbiamo avuto per gli anni scorsi molte installazioni in vari comuni e città europee che appunto prendevano come materiale base per l’albero di Natale cittadino proprio le bottiglie di plastica. Il perché è presto detto, non solo sono economiche perché essendo rifiuto sono semplicemente da raccogliere, ma portano anche un messaggio molto potente di come il rifiuto possa rinascere a seconda dignitosa vita sopratutto durante una festività che vuole sia la semplicità e a sobrietà a essere al centro delle nostre attenzioni. In effetti ciò che conta è raccogliere un discreto quantitativo di bottiglie di plastica e in questo i commercianti della zona potrebbero esserci di aiuto. Coinvolgere i gestori di bar e ristoranti può essere l’occasione per spiegare che l‘acqua in bottiglia di plastica è inquinate perché sia il suo trasporto sia la produzione di bottiglie di plastica costano in termini di emissioni di CO2 molto care all’ambiente. Dunque da questa indovinata combinazione ecco nascere 5 progetti per un albero di Natale originale, facile da fare, fai da te, che usa le bottiglie di plastica come elemento base del riciclo creativo.

L’albero di Natale con le bottiglie di plasticaalbero-di-natale-con-bottiglie-di-pastica-su-cartone

Ecco una base in cartone che raccoglie le bottiglie schiacciate. Molto facile da realizzare è facilmente personalizzabile e si scelgono le misure dei dischi in base alle dimensioni che vogliamo dare al nostro Albero di Natale.

L’albero di Natale con bottiglie di plastica su base di cartonebase-in-cartone-per-albero-di-natale-in-plastica

Ecco l’esempio di una base in cartone per costruirsi facilmente un albero di Natale decorato poi con le bottiglie di plastica.

L’albero di Natale e le bottiglie di plastica come decorazionibottiglie-di-plastica-per-decorare-l-albero-di-natale

Ecco un altro esempio di albero di Natale ma questa volta la struttura è in cartone e le bottiglie di plastica tagliate diventano le decorazioni da applicare, formando dei giganteschi fiocchi di neve.

L’albero di Natale con struttura in metallo o legnoalbero-di-natale-con-le-bottiglie-di-plastica-trasparenti

Questo albero di Natale richiede un po’di preparazione avendo bisogno di una struttura in metallo o legno a forma di cono. Vi si applicano poi le bottiglie legandole le une alle altre.

L’albero di Natale con bottiglie di plastica e bicchieri dello yogurtalbero-di-natale-con-bottiglie-di-plastica-e-contenitori-yogurt

Anche in questo caso ciò che serve è la struttura di mantenimento che può essere fatta anche con una rete di plastica o metallica arrotolata a cono e posta su un disco di cartone o legno. Sulla struttura si andranno a applicare le bottiglie di plastica ma anche i bicchieri dello yogurt ben lavati e puliti.

Fonte: ecoblog

8. È una mossa commerciale?

Dalle piccole imprese alle multinazionali, molte aziende sono alla ricerca di un modo per conservare o aumentare le proprie quote di mercato. 21

In un’epoca di concorrenza globale agguerrita, il perseguimento della sostenibilità suggerisce ben più di un «rinverdimento» dell’immagine aziendale e di un taglio dei costi di produzione. Potrebbe comportare lo sviluppo di nuovi rami di attività. L’invasione delle grandi scimmie probabilmente non compariva in cima alla lista dei rischi aziendali di Unilever. Eppure, il 21 aprile 2008, la sede centrale di Londra e gli uffici del Merseyside, di Roma e di Rotterdam di Unilever sono stati invasi dagli attivisti di Greenpeace travestiti da oranghi. Gli attivisti protestavano contro i danni provocati alle foreste pluviali tropicali in Indonesia dalla produzione di olio di palma, utilizzato in molti prodotti Unilever. A poca distanza dal blitz, l’azienda ha annunciato che entro il 2015 avrebbe utilizzato solo olio di palma proveniente da fonti «sostenibili». Da allora, l’azienda ha predisposto un piano per porre la sostenibilità al centro delle sue pratiche aziendali. Molteplici e svariati sono i motivi che potrebbero spingere una multinazionale ad adottare pratiche più sostenibili. Possono essere legati all’immagine aziendale di una società o all’immagine dei suoi marchi. Una richiesta di sostenibilità potrebbe anche provenire dagli investitori, magari poco inclini a dare il loro denaro ad aziende incuranti dei rischi del cambiamento climatico o non interessate a trarre vantaggio dall’ecoinnovazione. Karen Hamilton, vicepresidente per la sostenibilità di Unilever, osserva: «Non vediamo alcun conflitto tra crescita e sostenibilità. Anzi, a  chiedercelo è un numero sempre crescente di consumatori». Oppure, semplicemente, l’adozione di pratiche sostenibili può essere una mossa commerciale. Le aziende potrebbero acquisire un vantaggio competitivo e accrescere la propria quota di mercato. Potrebbero anche derivarne nuove opportunità commerciali per gli eco imprenditori innovativi che rispondano a una domanda di prodotti «verdi» in crescita. Karen aggiunge: «La sostenibilità comporta anche risparmi sui costi. Se possiamo ridurre gli imballaggi, possiamo ridurre il consumo energetico degli impianti, risparmiando denaro e aumentando la redditività».

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Dove cercare nuove idee

In virtù delle sue dimensioni, una grande multinazionale che introduce pratiche «verdi» può fare la differenza. Tenderà a spingere le aziende sue pari a fare altrettanto. Fondato alla vigilia del vertice di Rio del 1992 per dare voce al settore imprenditoriale, il World Business Council for Sustainable Development (WBCSD, Consiglio mondiale delle imprese per uno sviluppo sostenibile) è una piattaforma istituita per promuovere la sostenibilità delle imprese. La relazione «Vision 2050» (Visione 2050) del WBCSD, elaborata in collaborazione con i maggiori esperti e dirigenti d’impresa, delinea le novità irrinunciabili che il settore delle imprese dovrebbe introdurre nei prossimi decenni per realizzare la sostenibilità globale. In altre parole, è un appello alla sostenibilità che viene dall’interno. I punti principali identificati dal WBCSD rispecchiano molti degli obiettivi dei responsabili politici: far sì che i prezzi di mercato includano i costi del danno ambientale; individuare soluzioni efficaci per produrre più cibo senza utilizzare più terreno o più acqua; porre fine alla deforestazione; ridurre le emissioni di carbonio a livello mondiale attuando la transizione verso l’energia verde; utilizzare l’energia in modo efficiente in tutti i settori, trasporti inclusi. Il Carbon Disclosure Project (CDP, Progetto di rivelazione del carbonio) è un’altra iniziativa intesa a promuovere la sostenibilità nel settore delle imprese. Si tratta di un’organizzazione no-profit nata allo scopo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e l’utilizzo di acqua da parte di imprese e centri urbani. Il CDP aiuta inoltre gli investitori a valutare i rischi d’impresa collegati all’ambiente, quali il cambiamento climatico, la scarsità d’acqua, le alluvioni e l’inquinamento, o semplicemente la carenza di materie prime. Soprattutto nel contesto dell’attuale crisi finanziaria, gli investitori rivestono un ruolo importante nel decidere quali aziende debbano sopravvivere.

Le soluzioni passepartout non esistono                  

Resta una domanda: in che modo un’azienda può tradurre la sostenibilità nella gestione d’impresa? Non esiste una soluzione valida per tutti, ma esistono numerosi servizi di supporto e di consulenza. Piattaforme dedicate alle imprese sostenibili, come il World Business Council for Sustainable Development e il Carbon Disclosure Project, assistono le imprese che intendono porsi all’avanguardia. Vi sono inoltre raccomandazioni più mirate, come gli orientamenti dell’OCSE per le imprese multinazionali allegati alla dichiarazione dell’OCSE sugli investimenti internazionali e le imprese multinazionali. Tali orientamenti enunciano norme e principi volontari per condurre attività d’impresa in modo responsabile destinati alle multinazionali operanti nei paesi che hanno aderito alla dichiarazione. Tuttavia, i regimi esistenti hanno perlopiù carattere volontario e sono generalmente considerati nel più ampio contesto della responsabilità sociale delle imprese. Non sono solo gli alti dirigenti delle diverse aziende a guidare la transizione verso le pratiche sostenibili. I governi e gli enti pubblici in generale possono assecondare le aziende creando regole uguali per tutti e prevedendo incentivi. Può darsi che travestirsi da orango non sia sempre necessario, ma i consumatori e la società civile possono lanciare un segnale forte al settore privato semplicemente facendo vedere che c’è un interesse per i prodotti rispettosi dell’ambiente. Karen conferma: «I governi e la società civile devono sicuramente lavorare insieme. Le imprese in particolare possono fare la differenza nelle catene di approvvigionamento transfrontaliere e, naturalmente, nell’ordine di grandezza con cui raggiungono i consumatori».

Fonte: EEA (agenzia europea ambiente)