Londra sperimenta le strade a emissioni zero

La Low Emission Zone voluta dal sindaco Khan non basta a limitare l’inquinamento e Londra pensa di limitare la circolazione alle sole auto elettriche e ibride.http _media.ecoblog.it_3_3f7_londra-strade-emissioni-zero

Solo auto elettriche e ibride plug in in alcune strade di Londra: è così che la capitale del Regno Unito sta pensando di risolvere lo storico problema dell’inquinamento cittadino causato dalla circolazione di automobili diesel e benzina.

L’idea, perché di questo ancora si tratta, è stata annunciata da Ruth Calderwood, air quality manager della City of London. In una intervista rilasciata al Financial Times la Calderwood ha candidamente ammesso che la cosiddetta Ultra Low Emission Zone (la zona a traffico limitato voluta dal sindaco Sadiq Kahn e che entrerà in vigore a partire da aprile 2019) non basterà a far scendere l’inquinamento.

Comprendiamo che l’Ultra Low Emission Zone non sarà sufficiente per soddisfare i valori limite, quindi dovremo guardare a ulteriori misure per le nostre strade più trafficate. Stiamo studiando la fattibilità di una Ultra Low Emission Street“, ha spiegato la Calderwood.

Una strada con restrizioni al traffico ancora più forti, sulla quale potranno circolare praticamente solo automobili elettriche e ibride plug in. A questa si aggiungeranno agevolazioni tariffarie per il parcheggio delle auto ecologiche. Ma come funzionerà questa strada riservata alle auto elettriche e, soprattutto, quale sarà? Ce ne sarà più di una?

L’air quality manager ammette che è ancora tutto da studiare: “Poiché non lo abbiamo ancora mai fatto, ci sarà un programma pilota su una piccola strada per capire quanti veicoli saranno autorizzati a passare. Vogliamo essere sicuri della disponibilità dei veicoli: non vogliamo introdurre qualcosa destinato a diventare un problema“.

Tutto ancora da decidere, quindi. L’unica cosa certa è che Londra ha seri problemi di inquinamento, dovuti (anche) al traffico urbano. Dal 2010, praticamente ininterrottamente, la città sfora i livelli consentiti di biossido d’azoto.

Tra i punti più critici, secondo i dati forniti dalle centraline di rilevazione degli inquinanti, del particolato e dei PM10, ci sono Thames Street e Beech Street. Al momento a Londra circolano solo 12.000 veicoli elettrici, ma questo numero è destinato a salire grazie alle recenti normative in vigore da inizio 2018 che impongono ai tassisti l’acquisto di veicoli “Zero Emission Capable“, cioè in grado di percorrere almeno 30 miglia esclusivamente a batteria. Nel frattempo la capitale inglese sta lavorando anche sul trasporto pubblico locale: è infatti in corso un corposo programma di sostituzione della flotta di autobus urbani, attualmente in gran parte a gasolio, con autobus elettrici. Recentemente ne sono stati acquistati altri 68, portando il numero totale di mezzi pubblici elettrici a 240.

Fonte: ecoblog.it

I consumi auto: confronto tra benzina, diesel, ibride, gpl, metano ed elettriche per le emissioni di CO2

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I consumi delle auto e le emissioni di CO2 sono strettamente correlati: ecco la guida annuale del Ministero dello Sviluppo Economico per la classifica delle auto meno inquinanti e il confronto per il risparmio del carburante.

Classifica consumi auto benzina, diesel, ibride, gpl, metano, elettriche nel 2011.

I consumi delle auto e il loro impatto sull’ambiente sono da sempre sotto esame: per poter fare un confronto tra i consumi delle auto a benzina, GPL, Metano, etc. e stilare una classifica delle auto che consumano meno, ogni anno il Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dei Trasporti, pubblica la Guida al risparmio di carburanti e alle emissioni di C02 – Edizione 2016.
In questo documento vengono elencati i modelli delle automobili che aiutano sia a ridurre le emissioni di CO2, sia a risparmiare carburanti.

La guida riporta un elenco di modelli di automobili con le più basse emissioni di CO2, divisi per tipologia di alimentazione. Ecco quindi la classifica delle auto a benzina che inquinano meno nel 2016:

  1. Suzuki CELERIO 1.0 DUALJET STYLE, con 84 g/km di CO2;

 

  1. Citroën C1 VTI 68 S&S ber 3/5P, con 88 g/km di CO2;

 

  1. Citroën C1 AIRSCAPE VTI 68 S&S ber 3/5P, con 88 g/km di CO2;

 

  1. Fiat 500 0.9 TwinAir Turbo 85 CV ber 3P Start&Stop – semiaut Dualogic, con 88 g/km di CO2;

 

  1. Fiat 500C 0.9 TwinAir T. 85 CV convertibile 3P Start&Stop – semiaut Dualogic, con 88 g/km di CO2;

 

  1. Toyota AYGO 1.0 due vol 3P/5P S&S, con 88 g/km di CO2;

 

  1. Fiat 500 0.9 TwinAir Turbo 85 CV ber 3P Start&Stop, con 90 g/km di CO2;

 

  1. Fiat 500C 0.9 TwinAir T. 85 CV convertibile 3P Start&Stop, con 90 g/km di CO2;

 

  1. Mitsubishi SPACE STAR 5P 1.0 ber AS&G, con 92 g/km di CO2;

 

  1. Smart FORTWO coupè 70 3P, con 93 g/km di CO2.

Per quanto riguarda invece le auto ibride, si rilevano basse emissioni di CO2 nei modelli di automobile con combustibile ibrido plug-in elettrico-benzina:

  1. Volkswagen GOLF 1,4/110 kW aut, con 39 g/km di CO2;

 

  1. Volkswagen PASSAT 1,4/115 kW AUT, con 39 g/km di CO2;

 

  1. Volkswagen PASSAT VARIANT 1,4/115 kW AUT, con 39 g/km di CO2;

 

  1. Audi A3 SPORTBACK ETRON 1,4/110 kW aut, con 39 g/km di CO2;

 

  1. Mitsubishi OUTLANDER PHEV 5p 2.0 BER 4X4, con 42 g/km di CO2;

 

  1. Bmw 330e aut 4P ber, con 44 g/km di CO2;

 

  1. Bmw 225xe Active Tourer aut 4P SW 4×4, con 46 g/km di CO2;

 

  1. BMW i8 aut 2P coupè, con 49 g/km di CO2;

 

  1. Volvo XC90 T8 TWIN ENGINE 4P multiu aut, con 49 g/km di CO2;

 

  1. Mercedes-Benz Classe C Berlina C 350 e aut 4P ber, con 54 g/km di CO2.

Occorre ricordare che esiste l’obbligo di legge in base al D.P.R. n. 84 del 17 Febbraio 2003 che riguarda produttori di autovetture e venditori. In sostanza viene richiesto di raccogliere i dati e di pubblicare e pubblicizzare, attraverso vari strumenti, il risparmio di CO2 e di carburante con l’obiettivo di favorire l’acquisto consapevole al fine di ridurre le emissioni di gas serra e di favorire il risparmio energetico.

Nella guida sono forniti anche una serie di consigli su come, ad esempio, guidare una automobile evitando di sprecare carburante. Ecco i 10 punti fondamentali:

  1. Accelerare gradualmente.

 

  1. Seguire le indicazioni del Gear Shift Indicator (indicatore cambio marcia) e, in caso di assenza, inserire al più presto la marcia superiore.

 

  1. Mantenere una velocità moderata e il più possibile uniforme.

 

  1. Guidare in modo attento e morbido evitando brusche frenate e cambi di marcia inutili.

 

  1. Decelerare gradualmente rilasciando il pedale dell’acceleratore e tenendo la marcia innestata.

 

  1. Spegnere il motore quando si può, ma solo a veicolo fermo.

 

  1. Mantenere la pressione di gonfiaggio degli pneumatici entro i valori raccomandati.

 

  1. Rimuovere porta-sci o portapacchi subito dopo l’uso e trasportare nel bagagliaio solo gli oggetti indispensabili mantenendo il veicolo, per quanto possibile, nel proprio stato originale.

 

  1. Utilizzare i dispositivi elettrici solo per il tempo necessario.

 

  1. Limitare l’uso del climatizzatore.

 

15 Guarda la Galleria “Classifica consumi auto benzina, diesel, ibride, gpl, metano, elettriche”

Fonte:  Qualenergia

 

Auto ecologiche, +1,2% sul 2013 nel parco circolante italiano

Secondo l’osservatorio Segugio, gli eco-incentivi avrebbero iniziato a dare qualche piccolo risultato, con la quota di vetture ecologiche (bi-fuel, ibride ed elettriche), sul totale del parco circolante italiano, che è passata dal 5,6% del primo semestre 2013 al 6,8% nei primi sei mesi del 2014379724

Nonostante le critiche sui criteri adottati, e l’esaurimento dopo soli tre giorni, gli eco-incentivi sembrerebbero aver iniziato a dare qualche piccolo risultato, con la quota di vetture ecologiche (bi-fuel, ibride ed elettriche), sul totale del parco circolante italiano, che è passata dal 5,6% del primo semestre2013 al 6,8% nei primi sei mesi del 2014. Fondamentale è stato il contributo delle auto nuove, visto che nel mese di maggio il 18,9% delle prime immatricolazioni è stato costituito da modelli ecologici. Sono i dati emersi dall’ultimo Osservatorio di Segugio.it.
Secondo il comparatore di assicurazioni online del Gruppo MutuiOnline, nel primo semestre 2014 è aumentato anche il valore delle auto nuove, passato dai 21.200 euro medi del gennaio-giugno 2013, a 21.600 euro. Nello stesso periodo si è anche verificata un’inversione di tendenza sulla percorrenza media annuale, che da qualche tempo era in decrescita. I 10.100 km/anno del primo semestre 2013 sono diventati 10.500 nei primi sei mesi del 2014.
Lo studio conferma anche alcune tendenze assicurative, come quella di scegliere le garanzie per furto e incendio, arrivate al 25,5 % nel semestre appena concluso, dal 19,3% del gennaio-giugno 2013. È aumentata anche la percentuale degli utenti appartenenti alla prima classe di merito, che ha raggiunto il 55,2%, valore più alto mai registrato dal 2009 (43,9%). Quanto alle tariffe RC, invece, quella media per le auto è scesa del 4,8% rispetto al primo semestre 2013.

Fonte: ecodallecittà.it

Gli OGM avanzano in Europa. L’Italia può ancora scegliere?

La partita sull’ingresso degli organismi geneticamente modificati in Europa si sta giocando nei tribunali, più che nelle sedi democratiche, con un’accelerazione che interessa anche paesi da sempre contrari al transgenico come l’Italia. Ma esistono ancora spazi di mobilitazione contro gli OGM.

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Quando il 6 settembre la Corte di Giustizia europea si è espressa a favore della Pioneer Hl Bred Italia srl., dando torto al Ministero delle Politiche agricole italiano – che tentava di impedire l’ingresso nel territorio nazionale di linee pure ed ibride del mais Mon 810, già ammesse a livello comunitario dal 1998 -, molti hanno parlato di una sentenza storica per il rapporto tra il nostro Paese e gli organismi geneticamente modificati. Il Ministero giustificava, infatti, il rifiuto di far entrare in Italia il mais transgenico sulla base del fatto le regole sulla coesistenza tra semi OGM e tradizionali, previste dal nostro ordinamento, non fossero ancora state approvate. Ma secondo i giudici di Lussemburgo, con l’autorizzazione alla commercializzazione, e poi con l’iscrizione delle varietà derivate nel catalogo comune della Commissione europea, la Pioneer aveva già acquisito il diritto alla distribuzione in tutti paesi dell’Unione, Italia compresa. Sulla scorta di questa sentenza, altri operatori del settore si stanno mobilitando per farsi spazio nel mercato italiano. Un nuovo procedimento è stato introdotto davanti alla Corte di Giustizia europea proprio in questi giorni e questa volta riguarda non la libera circolazione dei semi OGM, ma la loro messa in coltura. La causa riguarda infatti una persona tratta in giudizio nel 2012 per aver coltivato in Italia sementi di mais geneticamente modificato, senza avere ottenuto la debita autorizzazione. Secondo il Tribunale di Pordenone, infatti, il via libera di Bruxelles riguarda la sola commercializzazione, mentre per la messa in coltura è necessaria l’autorizzazione della competente autorità nazionale, cui la normativa europea assegna il compito di regolare la coesistenza tra colture Ogm e colture tradizionali. Dall’altra parte, invece, si fa riferimento al caso Pioneer sostenendo che la Corte Ue non si sarebbe pronunciata sulla necessità di avere anche l’autorizzazione dello Stato membro per la messa a coltura.

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Per uscire da questa incertezza, il Tribunale penale di Pordenone ha deciso chiedere alla Corte Ue se un Paese dell’Unione – in questo caso l’Italia, ma vale anche per gli altri – sia libero di subordinare le coltivazioni di OGM ad autorizzazione per tutelare il principio di coesistenza, anche nel caso di varietà già iscritte nel catalogo comune europeo. La posta in gioco è altissima: se la causa dovesse dare torto al Tribunale di Pordenone, sdoganata la commercializzazione, si aprirebbe anche alla coltivazione di tutte le varietà geneticamente modificate già approvate a livello comunitario, senza passare per l’approvazione da parte dei singoli Stati. In attesa di conoscere cosa deciderà la Corte di Giustizia europea, esistono almeno tre strade percorribili per mandare un messaggio in difesa dell’agricoltura convenzionale e biologica e per chiedere più autonomia per i Paesi Ue in materia di OGM. Uno: partecipare alla consultazione pubblica sull’agricoltura biologica lanciata dalla Commissione europea e aperta online fino al 15 aprile; il sondaggio è aperto a tutti i cittadini e rispondendo alle domande sulla coesistenza con il transgenico si ha l’occasione per far sentire la propria voce.

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Due: dopo la sentenza che ha tolto di divieto di coltivazione del mais Mon810, diversi Stati europei hanno adottato la “clausola di salvaguardia” per bloccare le semine OGM; l’Italia non lo ha fatto, ma alcuni cittadini hanno avviato una raccolta firme per chiedere ai ministri delle Politiche Agricole e della Salute di seguire l’esempio degli altri paesi. Tre, di maggiore impegno e guardando a più lungo termine: il nuovo commissario europeo alla Salute Tonio Borg ha annunciato che tra le priorità del suo mandato c’è la ripresa del negoziato sulla revisione della procedura comunitaria di autorizzazione degli OGM, bloccato ormai da mesi. Secondo quanto riportato dal suo portavoce, Borg avrebbe già avviato i colloqui con gli Stati membri contrari alla proposta della Commissione Ue, in particolare con Gran Bretagna, Francia e Germania, e punterebbe a riavviare la discussione tra i 27 già nel corso della presidenza irlandese dell’Unione, che ha iniziato il suo turno a gennaio e lo terminerà alla fine di giugno. L’Italia si era già espressa a favore della proposta della Commissione, perché lascia più autonomia ai singoli paesi nel limitare o vietare l’ingresso di organismi geneticamente modificati sul territorio nazionale. Nei prossimi mesi è quindi importante fare sentire la propria voce – associazioni, produttori e singoli cittadini, ciascuno con i propri mezzi – perché il dibattito riparta effettivamente e perché l’autonomia dei paesi in questo campo venga riconosciuta.

Fonte: il cambiamento