Asfalto più green con il polverino di gomma

Il Progetto Europeo Nereide studia a Lucca l’asfalto del futuro, fatto anche con polverino di pneumatici riciclati.asfalto-piu-green-con-il-polverino-di-gomma_02

Meno rumore, più aderenza e sicurezza e uno sbocco commerciale per il riciclo di pneumatici fuori uso. Questi gli obiettivi del progetto europeo LIFE Nereide, che tramite l’inserimento di polverino di gomma nella formulazione dell’asfalto mira a migliorare le caratteristiche tecniche ed ambientali delle strade. Il progetto di ricerca è cofinanziato, con 2,7 milioni di euro, dalla Comunità Europea, e guidato dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa. Tra i partner ci sono anche l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT), il Belgian Road Research Centre (BRCC), l’Istituto di acustica e sensoristica Orso Maria Corbino del CNR ed Ecopneus, uno dei consorzi a cui è affidata la gestione dei pneumatici fuori uso (PFU) in Italia.

I PFU, è bene chiarirlo, sono un rifiuto speciale (Codice Cer 160103) altamente inquinante e, per questo vanno smaltiti a norma di legge. Trovare uno sbocco commerciale ai PFU è una sfida non da poco ma che potrebbe aumentare sensibilmente le percentuali di smaltimento di questo rifiuto.

I partner di Nereide hanno scelto Massarosa, in provincia di Lucca, per realizzare un tratto di strada di 2,4 km con un asfalto sperimentale. Realizzato con tecnica “a tiepido” (cioè con temperature inferiori di 30-40 gradi rispetto alla produzione standard), questo asfalto ingloba al suo interno una piccola percentuale di polverino di gomma proveniente da PFU.

Questo asfalto si è dimostrato più silenzioso di 5 decibel rispetto a quello tradizionale e ha una aderenza superiore del 20%. L’inquinamento atmosferico derivante dall’utilizzo di materiali riciclati è inferiore del 30% (soprattutto perché si tolgono di mezzo un po’ di PFU e ci vuole meno energia termica per la produzione a tiepido) e, cosa interessante, la durata della pavimentazione è superiore.

Al momento si stanno testando varie miscele e questo autunno partirà la seconda fase della sperimentazione con fino al 20% di polverino di gomma, per capire quale è la scelta migliore in termini ambientali ed economici. Con percentuali vicine al 20% si può ottenere una diminuzione del rumore dovuto al passaggio delle auto di 12 decibel (una riduzione simile a quella ottenibile installando le classiche barriere acustiche).

ARPAT e CNR hanno sviluppato nuovi protocolli acustici per misurare con estrema precisione l’effettiva riduzione del rumore, anche in contesti urbani o complessi, e anche strumenti e modelli psicoacustici per valutarne il reale impatto sulla percezione dei cittadini“, spiega una nota rilasciata dai partner di Nereide. Una formulazione commerciale di asfalto con alta percentuale di polverino potrebbe avere sbocchi virtualmente globali: lo testimonia l’interesse mostrato da grandi gruppi automobilistici internazionali, come Toyota Motors e la controllata Hino Motors che hanno inviato a maggio scorso una delegazione nel sito del progetto Nereide per capire quali risultati potrebbero arrivare nel futuro prossimo.

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Fonte: ecoblog.it

Green e Fashion: a Copenhagen in mostra le creazioni di moda certificate PEFC

Nel corso del Copenhagen Fashion Summit 2018 dedicato alla sostenibilità nella moda, il PEFC Italia ha portato le creazioni “green” dei designer perugini dell’IID (Istituto Italiano del Design) e di Alceste Shoes di Ellera realizzate con tessuti derivanti dal bosco. Secondo il PEFC Italia è possibile ridurre il consumo delle risorse naturali nel mondo del fashion grazie alle foreste, cioè promuovendo i tessuti cellulosici ottenuti da legno proveniente da foreste certificate. L’innovazione, la creatività e la continua attenzione alla sostenibilità da parte della moda italiana volano in Danimarca: il PEFC Italia, ente nazionale normatore per la certificazione forestale sostenibile, ha infatti portato al Copenhagen Fashion Summit 2018, il più importante forum dedicato alla sostenibilità nella moda, le creazioni dei designer perugini dell’IID (Istituto Italiano del Design) e di Alceste Shoes di Ellera. L’evento, che si è svolto il 15 e 16 maggio nella capitale danese, ha messo in evidenza il tema della riduzione del consumo delle risorse naturali nel mondo del fashion, promuovendo nuove soluzioni sostenibili in grado di coprire l’intera catena di fornitura mediante l’uso di tessuti a basso impatto ambientale, tecnologie innovative e soluzioni di imballaggio verdi. Il PEFC Italia ha mostrato come la risposta a questi problemi possano essere le foreste, ovvero i tessuti cellulosici ottenuti da legno proveniente da foreste certificate PEFC.  Al Fashion Summit il PEFC ha dunque proposto abiti, scarpe e accessori creati con i designer dell’IID ed Alceste Shoes, in collaborazione con Mastro Pierini, nell’ambito del progetto “Forest4fashion” progetto del PEFC per la promozione dei materiali di origine forestale nel mondo della moda. Gli abiti sono interamente creati con tessuti derivanti dal bosco: tessuti in lyocell derivanti del legno di eucalipto, modal derivante dal faggio, viscose e sughero. “Alceste shoes” grazie alla creatività di Filippo Bocci e di Mastro Pierini con la linea “10punto10”, produce scarpe su misura sostenibili fatte a mano interamente create a partire da materiali di origine naturale come il lyocell e il sughero per le coperture e gomma naturale per le suole (anch’essa estratta da alberi coltivati in Tailandia).

“Con la partecipazione al Copenhagen Fashion Summit abbiamo voluto comunicare come l’uso sostenibile delle foreste e del legno e delle fibre da esse derivanti possa essere una valida alternativa ai materiali ad alto impatto ambientali attualmente utilizzati nel mondo della moda e del fashion”, spiega Antonio Brunori, Segretario generale del PEFC Italia. “La scelta consapevole da parte di designer e dei consumatori diventa quindi lo strumento chiave per muovere un reale cambiamento portando brand, ONG, mondo politico e mondo accademico all’assunzione di responsabilità comuni per la lotta ai cambiamenti climatici. Anche nell’ottica di promuovere una nuova visione dei consumi, riducendo gli spazi all’economia basata suIl’uso di materiali derivanti dal petrolio e spingendo sulla bioeconomia”.unnamed1

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Chi è PEFC Italia

PEFC Italia è un’associazione senza fini di lucro che costituisce l’organo di governo nazionale del sistema di certificazione PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), cioè il Programma di Valutazione degli schemi di certificazione forestale. Il PEFC è un’iniziativa internazionale basata su una larga intesa delle parti interessate all’implementazione della gestione forestale sostenibile a livello nazionale e regionale. Partecipano allo sviluppo del PEFC i rappresentanti dei proprietari forestali e dei pioppeti, organizzazioni ambientaliste, dei consumatori finali, degli utilizzatori, dei liberi professionisti, della ricerca, del mondo dell’industria del legno e dell’artigianato. Tra i suoi obiettivi si segnala quello di migliorare l’immagine della selvicoltura e della filiera foresta–legno-carta, fornendo di fatto uno strumento di mercato che consenta di commercializzare legno, carta e prodotti della foresta derivanti da boschi e impianti gestiti in modo sostenibile.

Fonte: agenziapressplay.it

 

Barche elettriche green a emissioni zero sul Lago di Molveno in Trentino

Sul Lago di Molveno arrivano le barche elettriche GoGo: motore elettrico e pannelli fotovoltaici per un turismo a emissioni zero che rispetta l’ambiente incontaminato del Trentino.http _media.ecoblog.it_b_b4d_barche-elettriche-green-a-emissioni-zero-sul-lago-di-molveno

Volete fare un giro in barca sul Lago di Molveno, in Trentino, senza inquinare e rispettando l’ambiente? Da qualche tempo è possibile, grazie all’arrivo di una piccola flotta di barche elettriche a emissioni zero prodotte da Garda Solar.

L’idea è quella di salvare capra e cavoli: il Trentino è bellissimo grazie alla sua natura incontaminata, ma per godersi i laghi molto spesso i turisti vogliono fare un giro in barca. E le barche tradizionali, alimentate a gasolio, inquinano l’aria e gli specchi d’acqua e fanno molto rumore, spaventando e allontanando i pesci. La barca elettrica è la soluzione a entrambi i problemi: non sporca l’aria e l’acqua ed è estremamente silenziosa. Nel caso della barca elettrica a batterie GoGo, poi, non si tratta di una tradizionale barca riadattata all’elettrico. Per dirla in termini tecnici: non è un “retrofit” ma un progetto completamente nuovo, nato per essere elettrico.  La barchetta, che può ospitare fino a quattro persone, alla vista assomiglia vagamente a un pedalò. E’ costruita in polietilene riciclabile al 100% e ha un piccolo motore elettrico in grado di trasportare i quattro ospiti fino alla velocità di cinque nodi (poco meno di 10 km orari). La velocità di crociera, invece, si assesta sui tre nodi, cioè poco più di cinque km orari. Una traversata rilassante del Lago di Molveno, senza fretta.  Le batterie, a detta di Garda Solar, durano dalle tre alle dieci ore in base alla velocità e alle condizioni del lago. Alcuni modelli integrano, sul tetto, un piccolo pannello solare fotovoltaico che aumenta leggermente l’autonomia, ma il grosso della ricarica avviene all’ormeggio. Secondo Lorenzo Donini, presidente della SITM (Società Incremento Turistico Molveno, azienda del Comune di Molveno che si occupa dei servizi turistici sul lago), con queste imbarcazioni elettriche e impatto zero i turisti avranno “la possibilità di navigare senza fatica e in completo silenzio, a contatto con la natura. Sono molto apprezzate e stiamo valutando di ampliare la flotta con altre quattro GoGo“.

Foto credit: Garda Solar

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Fonte: ecoblog.it

Greenfunding, il crowdfunding diventa green

Venerdì 10 ottobre è stata lanciata la prima piattaforma italiana per l’autofinanziamento dal basso esplicitamente green. Si chiama Greenfunding ed è la prima piattaforma di crowdfunding dedicata esclusivamente alle produzione dal basso e all’autofinanziamento di progetti green. Il lancio, da parte dell’associazione Greencommerce, è avvenuto venerdì 10 ottobre e l’obiettivo è quello di dare spazio a produttori, designer, imprenditori, inventori e autori che si confrontano con il mondo della green economy. La novità di questo progetto di crowdfunding è proprio il vincolo “tematico”: niente “trucchi” o forzature, verranno caricati sulla piattaforma solamente i progetti che dimostrino di essere adeguati. Non basterà, insomma, avere un pannello solare sul tetto per alimentare il proprio ufficio, ma occorrerà che l’anima “green” sia centrale e che il basso impatto ambientale sia (possibilmente) certificato. Prima di attivare le campagne di crowdfunding, i proponenti potranno usufruire della consulenza dello staff dell’associazione Greencommerce.

Greenfunding, come funziona la campagna di crowdfunding

Le tappe di una campagna di crowdfunding sono sei: 1) si crea un account su Greenfunding, 2) si carica e si racconta il progetto, 3) si definiscono il budget, il periodo di raccolta dei finanziamenti e le reward, ovverosia le ricompense da offrire ai sostenitori, 4) si invia il progetto a Greenfunding per la revisione, l’approvazione e la pubblicazione, 5) si inizia a condividere il progetto con i propri amici attraverso i social network, 6) si festeggia il raggiungimento dell’obiettivo, si incassa il finanziamento, si dà vita alla propria attività e si distribuiscono le reward. Non ci sono costi di attivazione delle campagne e Greenfunding trattiene una percentuale solamente nel caso in cui la campagna vada a buon fine. Ma c’è un’altra grande differenza rispetto ad altre piattaforme che intervengono solamente nella parte finale del progetto: Greefunding – consapevole delle difficoltà di chi vuole fare impresa rispettando l’ambiente – accompagna i proponenti sin nelle prime fasi. Fra i progetti già caricati vi è B.R.A. – Braccia Restituite all’Agricoltura, nato da un gruppo di giovani che vogliono far nascere un orto urbano nel quartiere di San Salvario (e offrono come reward la consulenza per realizzare orti sul balcone). Accanto alla piattaforma per la raccolta fondi, ci sarà una bacheca nella quale i proponenti potranno postare annunci nei quali si chiedono beni immateriali, materiali o la disponibilità di luoghi.Immagine-620x332

Fonte:  Greenfunding

La Scozia indipendente sarà più “green”?

La Scozia potrebbe produrre il 100% di energia elettrica rinnovabile entro il 2023 ad un costo minore che se rimanesse nel Regno Unito, perchè non dovrebbe soggiacere al costo delle nuove centrali nucleari.

Il prossimo 18 settembre gli scozzesi si pronunceranno in un referendum per l’indipendenza del Regno Unito. Quali sono le prospettive energetiche di una futura Scozia indipendente?

La Scozia è uno dei paesi più verdi d’Europa, visto che produce il 40% della sua energia da fonti rinnovabili e punta a raggiungere i due terzi già entro il 2018. Alcuni ritengono che questo obiettivo sia troppo costoso per una Scozia separata dal Regno Unito, ma secondo l’Università di Aberdeen non è così. Con la secessione, la Scozia si chiamerà fuori dal costoso accordo stipulato dal Regno unito per la costruzione di nuove centrali nucleari. Come segnaliamo in un altro post di Ecoblog, il costo dell’elettricità nucleare inglese (112 €/MWh) supera in modo significativo il costo combinato di eolico e fotovoltaico in Germania (circa il 20% in meno). Poichè la Scozia è molto più ventosa della Germania, le prospettive del vento sono piuttosto rosee e si potrebbe addirittura raggiungere il traguardo del 100% di energia rinnovabile entro il 2023 solo con l’eolico on shore (vedi mappa sotto), assai più economico dell’on-shore, senza contare i sistemi di produzione di energia dalle onde e dalla marea. L’obiettivo sarà raggiunto con un costo minore di quello che si sarebbe avuto rimanendo nel Regno Unito. Tutto questo naturalmente riguarda il mondo elettrico, perché la Scozia non è pronta a dare l’addio al petrolio, anzi spera di ottenere benefici dallo sfruttamento dei giacimenti che ricadrebbero nella sua sovranità. Le ambizioni sembrano un po’ esagerate, perchè le risorse sbandierate da Oil€GasUK (da 2 a 3 Gtep) sembrano decisamente gonfiate rispetto ai dati forniti da BP (0,64 Gtep).

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Fonte: ecoblog.it

Rigenerazione urbana sostenibile: un’Agenzia nazionale per partire

Rigenerare le città in versione green con piani strategici condivisi per creare sinergie nelle ristrutturazioni, negli interventi di edilizia sociale, nella valorizzazione dei beni demaniali e nell’efficientamento energetico. E’ la richiesta che l’Ordine degli architetti e Legambiente hanno avanzato alla presidenza del Consiglio.rigenerazione_urbana_sostenibile

“Istituire un’Agenzia nazionale per la rigenerazione urbana sostenibile affiancata da un comitato tecnico scientifico”: lo  chiedono al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, il Consiglio Nazionale degli Architetti e Legambiente. Una misura questa che, secondo architetti e ambientalisti, consentirebbe di coordinare, con una strategia complessiva, le diverse e positive iniziative del Governo sulla rigenerazione del patrimonio edilizio e sulle città, consentendo di declinare e di realizzare politiche di riuso sostenibile delle aree urbanizzate entro il paradigma dello stop al consumo del suolo. “In caso contrario e senza un’unica regia – sottolineano –  le politiche destinate all’edilizia sociale, alla rigenerazione delle scuole, alla valorizzazione dei beni demaniali, nonché il recepimento della Direttiva 27/2012 sull’efficientamento energetico, tutte di grande portata, rischiano di entrare in contraddizione tra di loro, di rimanere inefficaci e di provocare lo spreco  di risorse economiche, nazionali e comunitarie”. Per questi motivi il Consiglio Nazionale degli Architetti e Legambiente chiedono al Governo la “rigenerazione” del CIPU, Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane, rendendolo agile, efficace e tecnicamente attrezzato, per coordinare la redazione e l’attuazione della legge sulla riduzione del consumo del suolo; il recepimento della Direttiva 27/2012 sull’efficienza energetica; la riqualificazione del patrimonio scolastico; il piano città; misure per far fronte all’emergenza del fabbisogno abitativo; iniziative per la  valorizzazione dei beni demaniali oltre, naturalmente, una nuova Legge nazionale di Governo del Territorio, di cui si  auspica una rapida approvazione assieme a un rinnovato Testo Unico per l’Edilizia. “Quello che serve – sottolineano ancora – è un’azione di regia responsabile ed efficace, non burocratica, capace di agire rapidamente ma sulla base di una chiara idea sul percorso da prendere per rilanciare la rete delle città italiane, rigenerare il patrimonio edilizio e monumentale, risparmiare energia, salvare il paesaggio e migliorare l’habitat, far ripartire lo sviluppo”.

Fonte: il cambiamento.it

Le Città Contro l'Effetto Serra
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€ 20

Gli Oscar dell’Ecoturismo, anche a Roma un B&B completamente green

Essere green oggi è quantomai difficile per un hotel o un ristorante. Eppure, alcune strutture in Italia vi riescono: attenzione ai rifiuti, materiali eccellenti e energie rinnovabili. Legambiente ha premiato le attività più virtuose378270

Ogni anno Legambiente premia le strutture di accoglienza (Hotel, relais, agriturismi, B&B, alberghi, camping, stabilimenti balneari e ristoranti) che riescono a rispettare determinati standard ecologici. Quest’anno gli iscritti sono stati circa 400 ma i vincitori solo 41; la regione più premiata la toscana con 7 strutture da Oscar.
E nel Lazio? Sono due le strutture che sono state premiate, la prima come “Ambasciatore del biologico 2013”, la seconda per l’ “Ottima gestione nel 2013”. Nel caso della prima parliamo dell’ agriturismo Le Mole sul Farfa a Mompeo (Ri) mentre il secondo Oscar è andato ad una struttura nel bel mezzo della capitale, proprio accanto al Colosseo: la Midori Oriental Suite.  Eco dalle Città ha intervistato Raffaele e Nicole, i gestori di questo splendido B&B, che ci hanno raccontato il perché delle loro scelte e perché, anche in tempo di crisi, sia importante investire in materiali e buone pratiche ecologiche

Cosa rende green il costo B&B?

Il nostro progetto è stato concepito, sin dall’inizio, in chiave green: l’intero appartamento è stato ristrutturato seguendo, scrupolosamente, i canoni della bio-architettura dai materiali per l’edilizia, alle vernici, ai rivestimenti, al parquet in bamboo; ci siamo affidati interamente a marchi certificati, di qualità ecologica e abbiamo puntato sul risparmio idrico ed energetico. Oltre all’ampia gamma di accorgimenti per il risparmio energetico, dagli infissi all’utilizzo di lampadine led, tutta l’energia utilizzata deriva da fonti energetiche alternative; gli elettrodomestici sono tutti di classe A o superiore e vi sono due bio camini come fonte alternativa di riscaldamento. Nei bagni sono stati installati miscelatori termostatici con riduttore di flusso, che consentono di ridurre notevolmente il consumo di acqua, mentre la caldaia, dotata di addolcitore, priva l’acqua del calcare nocivo, anche per la pelle. Le porte interne originali degli anni’30 sono state restaurate e riadattate al nuovo stile della casa. La  totale assenza di parti metalliche nei letti azzera i dannosi campi magnetici. Anche per la gestione giornaliera, facciamo largo uso di materiali riciclabili, carta FSCo riciclata e e lavagne riscrivibili; effettuiamo  la raccolta differenziata dei rifiuti; utilizziamo prodotti di qualità certificata ecologica per gli ospiti e per la pulizia degli ambienti; i set di cortesia e i prodotti per la cura del corpo sono bio; la biancheria e gli asciugamani sono in canapa o in cotone coltivato biologicamente e il piumone è in bambagia di seta cruelty-free, ossia prodotto da bachi da seta abbandonati dalla farfalla. Forniamo gratuitamente delle nostre biciclette vintage restaurate e dotiamo le camere di tutte le informazioni necessarie per muoversi coi mezzi. La colazione è biologica e, dove possibile, a km 0. Si potrebbe fare ancora di più?Per l’immediato futuro, ci stiamo informando circa l’acquisto di un sistema di compostaggio per i rifiuti e di un depuratore/ ionizzatore d’acqua  che ci consenta di sostituire in parte l’utilizzo delle nostre bottiglie di vetro con vuoti a rendere. Che valore ha un premio come quello di Legambiente? Pensate che possa spingere anche altri hotel a diventare green? Ricevere L’Oscar dell’ Ecoturismo di Legambiente ci ha riempiti di stupore e di gioia; non immaginavamo, a meno di un anno dall’apertura, di ricevere già un riconoscimento a livello nazionale. Sinceramente, abbiamo subito pensato di aver ricevuto da Legambiente, una forma di incoraggiamento, data la nostra giovane età e l’entità esigua del nostro progetto; siamo grati, quindi, ogni giorno, per la fiducia che ci è stata riposta, che ci impegneremo a non deludere. Il grande valore di questo tipo di riconoscimento è duplice: da un lato certifica la professionalità di una struttura agli occhi dell’ospite e, dall’altro, incoraggia anche altri gestori ad intraprendere un percorso di eco-sostenibilità, con lo scopo, sia di soddisfare la crescente domanda del turista attento al benessere, entrando a far parte di un mercato in espansione composto ancora da troppo poche strutture, sia di ottenere una gratificazione superiore, data dalla consapevolezza di salvaguardare il nostro territorio. Da non sottovalutare, anzi, a nostro avviso, da incrementare, è il risalto mediatico delle manifestazioni che diffondono un modo alternativo di fare turismo, che accrescono una consapevolezza circa le tematiche legate alla sostenibilità dell’ambiente e al benessere che ne deriva. Quali sono le difficoltà che deve affrontare un B&B green?  Se si concepisce un’attività in funzione della riduzione di consumi e rifiuti, i costi di gestione sono considerevoli e i tempi di ammortizzazione dell’ investimento, lunghi e indefiniti. Nel nostro caso, ad esempio, gli ospiti che prenotano solo basandosi sull’estetica della camera, spesso non ne colgono l’aspetto etico e ci giudicano eccessivamente costosi, rispetto ad altre strutture esteticamente simili, ma prive di certificazioni di qualità ambientale; queste ultime,  pur attuando prezzi inferiori, riescono ad ottenere un guadagno che noi ancora possiamo solo sperare. Per fortuna, solo in pochi casi, la comunicazione dell’impegno ecologico della struttura ha lasciato gli ospiti totalmente indifferenti, e le gratificazioni compensano  quelle occasioni  in cui il nostro lavoro non viene compreso.  Ad oggi, siamo convinti che, quando la passione superi la paura di rischiare, alla fine, ne sarà valsa, certamente, la pena.ecodallecitta

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Fonte: ecodallecittà

Due Settimane a Supermilano: la città diventa green

Un vortice di appuntamenti, il circuito virtuoso di ville, piazze e chiese pronti ad accoglierli, una festa lunga sedici giorni che poggia su eccellenze di cultura, gastronomia e turismo ecosostenibile che può dialogare con il mondo. Tutto questo è “Due Settimane a Supermilano”, un progetto che sulle Terre di Expo, negli spazi e territori a ridosso di quella che sarà la grande mostra espositiva, dà vita a un nuovo polo turistico in grado di attrarre un pubblico vasto e multiforme.giancarlo_cattaneo

La kermesse, che si terrà da sabato 29 marzo a domenica 13 aprile, coinvolge 20 Comuni, 400 mila abitanti, 300 associazioni culturali, sociali e sportive e 22 mila aziende. Di tutto questo e di altro ancora ne abbiamo parlato con Giancarlo Cattaneo, Project Manager di Supermilano. Partiamo subito dal nome della manifestazione, “Due settimane a Supermilano”. Di cosa si tratta? E perchè quel nome, Supermilano? «La manifestazione è la naturale evoluzione dell’iniziativa “Una settimana fra le Groane”, nata nel 2008 con l’intento di valorizzare i beni artistici e architettonici del territorio. Il concetto era semplice ed efficace nello stesso tempo: aprire i beni, reclutare dei volontari fra gli studenti delle scuole superiori e dell’università, formarli come guide per i visitatori, e realizzare delle iniziative, come spettacoli, eventi, mostre e laboratori, all’interno dei beni aperti, organizzati dalle Associazioni del territorio del nord Ovest Milano. L’iniziativa ha subito avuto successo registrando quasi 30.000 visitatori. Nel frattempo è nato Supermilano, un sistema culturale che comprende 20 Comuni di quel territorio. Il progetto si è ampliato sempre di più ed è diventato uno degli eventi di riferimento dell’intero territorio». Un vero motore organizzativo che fa leva soprattutto sul volontariato. «Molte sono le Associazioni e gli Enti che chiedono di organizzare eventi al suo interno; le guide volontarie sono un vero e proprio esercito di circa 300/350 persone, le quali seguono un percorso formativo ben preciso e che hanno sviluppato un’approfondita conoscenza del patrimonio artistico e culturale del territorio. Gli eventi sono sempre in aumento; i beni aperti e visitabili gratuitamente sono circa 60 e l’edizione del 2013 ha registrato un record di presenze pari a 47.000 persone». Siete giunti alla settima edizione. Quali le novità rispetto agli scorsi anni? «Innanzitutto abbiamo deciso di ampliare il periodo temporale della manifestazione facendola durare per ben due settimane, permettendo in questo modo di aumentare notevolmente gli appuntamenti. In secondo luogo ci siamo avvicinati in modo particolare alle tematiche di Expo2015, una realtà che coinvolgerà il nostro territorio in modo diretto fra un anno. Per questo ci siamo concentrati sulle tematiche del cibo, dell’agricoltura, dell’alimentazione e della sostenibilità». Mercatini bio, prodotti a km zero e gas, sagre, laboratori e conferenze sul cibo, degustazioni e assaggi. Molti i filoni tematici, ma particolare attenzione viene data agli orti urbani. Fenomeno, questo, che si sta ampiamente diffondendo in Italia. Qual è la vostra opinione in merito? «Il tema degli orti urbani ci sta particolarmente a cuore perché riteniamo sia una tendenza interessante che permette di avvicinare molte persone alla terra, bene sconosciuto e quasi dimenticato, e possono essere anche una fonte di sostentamento da non sottovalutare. In particolare noi daremo particolare rilievo a questa tematica attraverso la realizzazione di due orti, due “zolle Urbane”, così come li abbiamo chiamati: uno a Cesate, riprendendo l’esperienza fortunata già intrapresa lo scorso anno, ed uno a Bollate. Quest’ultimo sarà realizzato all’interno del cortile della biblioteca comunale con una finalità molto precisa, ossia quella di vedere crescere un orto in uno spazio pubblico gestito dall’intera collettività. E’ decisamente una sfida complessa, ma ci piace sperimentare questo modo di portare avanti lo stretto legame fra la terra, la cultura e la tradizione proprio dentro uno spazio abitualmente destinato al sapere. L’orto sarà di tutti e gli ortaggi saranno donati a persone bisognose; chiunque, durante l’anno, avrà la possibilità di dedicare qualche giornata per il suo mantenimento. Si svolgeranno, durante l’anno, numerose attività didattiche con le scolaresche e mensilmente verranno organizzati degli appuntamenti attorno all’orto per parlare di tematiche e problematiche ad esso collegate. Insomma l’orto della biblioteca potrà davvero diventare un luogo di incontro e di scambio per tutte le persone che vogliono ritrovare la passione per la terra e anche per le proprie radici, su un territorio da sempre votato all’agricoltura che oggi, sempre più, sta snaturando la sua identità.  L’obiettivo è di coinvolgere le persone su queste tematiche e, allo stesso tempo, creare un luogo d’incontro dove impegnarsi in qualcosa di utile e produttivo». Altro importante settore è quello dei percorsi in bicicletta. Una tendenza alla sensibilizzazione del due ruote e, magari, alla intensificazione di piste ciclabili nell’hinterland milanese. Qual è la situazione da questo punto di vista? «Da molti anni ci siamo resi conto che l’attenzione ai percorsi ciclabili è sempre crescente e nel territorio è notevolmente aumentato il numero delle piste. In particolare dallo scorso anno in occasione dell’evento presentiamo numerosi percorsi, chiamati LET, Landscape Expo Tour: sono itinerari da percorrere in bicicletta o a piedi, che interessano il territorio a Ovest di Milano, attorno all’area Expo, appunto. Sono circuiti ad anello, accessibili a tutti, pensati per il tempo libero e per far conoscere e apprezzare il nostro territorio. Non solo verde, ma anche dimore storiche». E infatti anche la cultura è protagonista della manifestazione con l’apertura gratuita di circa 60 beni culturali…
«Sì, come dicevamo, la visita gratuita ai beni culturali è stata l’idea che ha fatto nascere l’intero progetto. Ogni anno sono aperti circa 60 beni culturali del territorio che comprendono ville storiche, chiese, santuari, palazzi, musei, realtà agricole e altri beni particolari. A volte abbiamo cercato di aprire beni che sono sempre chiusi durante l’anno e quindi non visitabili o poco conosciuti. Per questa edizione ci sono due novità: il deposito treni di Trenord a Novate Milanese con la sua superficie di 139.000 mq e l’Attrezzeria Scenica Rancati di Cornaredo, famosa per aver dato la propria attrezzatura scenica al cinema, al teatro e alla televisione». Molti eventi si rifanno alla tradizione contadina della pianura padana. Noi spesso diamo spazio e voce a testimonianze di persone che hanno cambiato vita, tornando appunto all’agricoltura e alla campagna. Cosa ne pensate? «Vediamo sempre più che nella cintura intorno alla città di Milano si sta assistendo ad un ritorno alla tradizione contadina della pianura padana. Abbiamo conosciuto e frequentato realtà molto interessanti di questo tipo che si stanno realizzando nel nostro territorio. Anche per questo motivo la manifestazione dedicherà alcuni eventi a questo settore specifico. Per esempio, la grande festa in Cascina Tosi, C(o)ulture di stagione, è l’occasione in cui le tradizioni agricole del territorio si incontrano con le culture di tutto il mondo. E poi, un’anteprima mondiale: i Cluster di Expo, ovvero vari spazi espositivi che ospiteranno produttori di diversi alimenti, trasformando la piazza in una vera scacchiera alimentare».

Fonte: il cambiamento

Sprout, la matita che si pianta

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La matita, strumento essenziale e semplicissimo, rivisitato da designer e case produttrici in mille forme, si trasforma in chiave green e diventa generatrice di vita. Sprout è una matita da usare finché non diventa così corta da non poterci più scrivere e non resta altro da fare se non piantarla nella terra. Una matita dalle due vite e dalla doppia utilità, ispirata dall’idea di alcuni scienziati e colta da originali designer.

COME È NATA L’IDEA DI SPROUT

Forse l’ispirazione è sorta guardando schizzi degli scienziati del passato, come Darwin, che illustrò l’attecchimento di una massa di polline sulla punta di una matita, a testimoniare la consistenza naturale dei materiali che compongono questi storici strumenti di scrittura.sprout-matita-b_300x155

In alto: G.B. Sowerby, “A. Massa di polline di O. mascula, appena attaccatasi alla matita / B. Massa di polline di O. mascula, dopo l’azione di abbassamento”. Fig. 2 di C. Darwin, The various contrivances by which Orchids are Fertilized by Insects, 1862

Sono stati dei creativi di un team specializzato in  product design and development, chiamato  Democratech ad avere la geniale idea. Dovevano “creare  un prodotto per l’eco-ufficio del futuro” e così hanno pensato ad un prodotto 100% eco che servisse non solo durante il suo periodo di uso  per quello che appariva ma che avesse una seconda vita!
Il team della Democratech pensa che sicuramente questo prodotto sarà in grado di sensibilizzare gli utenti e soprattutto i bambini, che oggi sono coloro che maggiormente usano le matite. Per realizzare il progetto è stato stanziato un importo di 25mila dollari, ma le vendite già hanno largamente superato le premesse.
 COME FUNZIONA SPROUT

Innaffiatela e dopo appena una settimana vedrete spuntare i primi germogli di una varietà diversa a seconda del seme che scelto. L’acqua con cui si innaffia la matita scioglie l’involucro biodegradabile che la riveste e nutre il seme in essa contenuto.
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QUALI SONO LE VARIETÀ DI PIANTA CHE POSSO TROVARE IN COMMERCIO

Al momento sono tantissime le varietà all’interno della matita, ma le più richieste pare che siano: basilico,calendula,pomodoro ciliegino, melanzana, pepe verde, jalapeño, menta, prezzemolo, rosmarino, salvia, timo.sprout-matita-d_300x155

Gli stessi ideatori parlano di un risultato inatteso che dimostra come anche le idee più semplici e realizzabili con poco possano diventare dei grandi progetti.  L’importante è crederci! Si spera che idee come quella di Sprout stimolino la creatività e spingano ad utilizzare nuovamente strumenti tradizionali per il disegno a mano libera.

fonte: architettura ecosostenibile

 

Le 10 celebrità green e vegane impegnate a proteggere l’ambiente

Nel mondo sempre più vip e celebrità si interessano alle questioni ambientali. Il loro supporto è importante perché fa emergere sui media criticità e denuncedaryl-hannah

Ci sono molti vip dello star system che sono intensamente impegnate a sostenere diverse cause ambientaliste. Molti sono semplicemente colorati da una patina verde di greenwashing ma altri sono profondamente sinceri tanto che la maggior parte ha accettato di cambiare il regime alimentare scegliendo la dieta vegana.

James Cameronjames-cameron

Lo conosciamo per essere il regista di Avatar, Terminator e Titanic. Ma è anche animalista, vegano e ambientalista convinto e ha una pagina su Fb Earth Lings in cui diffonde il suo documentario denuncia sullo sfruttamento animale.

Cameron che è anche premio Oscar dice:

Voglio sfidare tutti – se sei un ambientalista, la mia sfida è che non puoi essere un ambientalista se non adotti una dieta a base vegetale.

Ted Dansonted-danson

Il protagonista di CSI è un attivista ambientalista convinto tanto che da tempo sostiene attività di tutela degli oceani. E’ co autore di un libro dal titolo: Oceana: i nostri oceani son in pericolo e che cosa possiamo fare per salvarli. Fa anche parte del Consiglio di Amministrazione dell’associazione Oceana e segue numerose altre attività. E’ vegano.

Gli chef per le fochemario-batali

Sono un gruppo di chef americani che non acquistano pesce proveniente dal Canada per opporsi alla caccia alle foche. Sono circa 6500 i ristoranti e 800 mila le persone che hanno aderito al Protect Seals boycott of Canadian seafood. Hanno già aderito Mario Batali, Cat Cora, Curtis Stone, Trader Joe’s, Whole Foods e Legal Sea Foods. La campagna è curata dall’associazione Human Society.

Jane Goodalljane-goodall

Jane Goodall è una pioniera dell’attivismo ambientale. E’ innanzitutto una scinziata che con poco meno di un binocolo e un paio di block notes ha iniziato uno studio tra i più importanti sulla vita degli scimpanzè. Oggi i programmi della Fondazione Jane Goodall in Africa includono progetti per sviluppo sostenibile che coinvolgono le popolazioni locali come veri e propri partner. Questi programmi hanno cominciato intorno a Gombe nel 1994, ma da allora sono stati replicati in altre parti del continente. Jane Goodall Roots & Shoots, che Goodall ha iniziato con un gruppo di studenti in Tanzania nel 1991 è oggi il programma ambientale e umanitario globale dell’Istituto per i giovani di età prescolare fino all’università con circa 150.000 membri in più di 120 paesi

Daryl Hannahdaryl-hannah1

Tutti la ricordiamo come la sirena di manhattan o come l’ex fidanzata di John John Kennedy. Eppure Daryl Hannah è andata via via maturando una grande consapevolezza ambientale fino a divenire paladina del movimento che combatte la costruzione dell’oleodotto Keystone XL. Ma non solo: ha fondato il Sustainable Biodiesel Alliance (SBA), e segue diverse associazioni ambientaliste quali l’Environmental Media Association (EMA), Sylvia Earle Alliance, Missione Blu, e la Action Sports Environmental Coalition . Il 4 dicembre 2008 ha partecipato con l’equipaggio di Sea Shepherd a bordo della MV Steve Irwin, all’Operazione Musashi. Scrive articoli su The Guardian in merito alle sue battaglie contro l’oleodotto Keystone XL.

Leonardo DiCaprioleonardo-dicaprio

Leonardo DiCaprio ha fondato la Leonardo DiCaprio Foundation nel 1998 che si occupa di proteggere ultimi luoghi selvaggi della Terra, lavorando su pressanti questioni ambientali e umanitarie attraverso la concessione di sovvenzioni, campagne e progetti multimediali. Dicaprio ha prodotto il film documentario The 11th Hour sullo stato ambientale della Terra, con interventi dii politici , scienziati e attivisti ambientali. Fa parte del consiglio del World Wildlife Fund, Natural Resources Defense Council, International Fund for Animal Welfare e Global Green USA ed ha scelto di lasciare il cinema per un anno per dedicarsi ai progetti ambientali.

Brad Pittbrad-pitt

Brad Pitt ha fondato Make It Right organizzazione no-profit impegnata nel finanziamento e costruzione di 150 nuove case a New Orleans. Ha incontrato gli amministratori per discutere di politiche abitative verdi, portando il problema all’attenzione nazionale. Ha narrato per la PBS in un programma tv in sei puntate nel 2006 l’architettura ecocompatibile. Con Angeline Jolie, Pitt ha fondato il Maddox Jolie-Pitt Foundation, dedicata ad aiutare i contadini cambogiani che vivono in condizioni di povertà attraverso progetti di sviluppo. Programmi della Fondazione riguardano la sanità, l’istruzione, l’agricoltura , le microimprese, la conservazione e la pianificazione rurale.

Cate Blanchettcate-blanchette

Come direttore artistico della Sydney Theatre Company, la Blanchett ha stimolato l’installazione di pannelli solari sul Warf theater nel 2010. E’ anche responsabile per l’installazione nel teatro di uno dei più grandi sistemi di raccolta delle acque piovane di tutto il mondo. Nel 2011, ha iniziato una battaglia per un piano sulla carbon tax che potrebbe limitare le emissioni di gas a effetto serra. Secondo MSN, vive in una casa ecologica e sostenibile e fuori dalla rete elettrica producendo energia in maniera autonoma.

Pearl Jampearl-jam

I Pearl Jam hanno collaborato con numerose organizzazioni per contribuire a compensare le emissioni di carbonio e hanno studiato la loro catena di distribuzione dei cd. Nel 2011 i Pearl Jam sono stati nominati Planet Defenders dal Rock The Earth per il loro attivismo ambientale e gli sforzi su larga scala per ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica.

Julia Louis-Dreyfusjulia-louis-dreyfus

Si è opposta all’oleodotto Keystone XL ed è apparsa in un video in cui ha invitato il presidente Obama a respingere la proposta. Ha donato milioni per Heal the Bay, Natural Resources Defense Council e Trust for Public Land. Ha lavorato anche per il passaggio di successo della Proposizione O, che ha stanziato 500 milioni dollari per ripulire l’approvvigionamento idrico di Los Angeles .

fonte : One green Planet