Olio di palma: i colossi dell’alimentare lo vogliono sostenibile

Unilever e Ferrero si impegnano ad avviare un processo che dovrebbe portarle a un utilizzo104730523-586x390

Unilever e Ferrero utilizzeranno olio di palma sostenibile, a dare la notizia è stata Catapult, un’organizzazione che si batte per la riduzione del commercio di materie prime alimentari che contribuiscono a favorire la deforestazione. La multinazionale Unilever acquista da sola il 3% della produzione mondiale di olio di palma e avvierà un programma per la tracciatura degli approvvigionamenti teso ad arrivare, entro la fine il 2020 alla totale certificazione e tracciabilità dell’olio di palma utilizzato.Per quanto riguarda Ferrero, la ditta con sede ad Alba ne utilizza 150mila tonnellate all’anno, ovverosia il 10% di quanto utilizzato da Unilever, ma anche la società piemontese ha deciso di avviare un percorso che, entro il 2014, dovrebbe portarla a utilizzare solamente olio di palma certificato dalla Rspo (Roundtable on Sustainable Palm Oil), l’associazione non profit che ha l’obiettivo di promuovere la coltivazione e l’utilizzo di olio di palma sostenibile coinvolgendo coltivatori, produttori, trasformatori, ma anche investitori e Ong dedicate alla salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo sociale. La Ferrero ha inoltre deciso di appoggiare The Forest Trust per combattere la deforestazione. Le piantagioni di palme stanno mangiando terreno fertile in tutti i continenti. Il 90% della produzione globale (quantificabile in 45 milioni di tonnellate) è concentrato in Indonesia e Malesia. Cinquant’anni fa l’82% dell’Indonesia era ricoperto di foreste umide, nel 1995 la percentuale era del 52% e al ritmo attuale nel 2022 potrebbero essere totalmente distrutte. A meno che l’impegno delle multinazionali che dipendono dall’utilizzo dell’olio di palma non mettano in campo politiche di sviluppo sostenibile che non siano solamente green washing.

Fonte:  Food Navigator

L’incredibile storia dell’ecomilionario Douglas Tompkins

Il fondatore del marchio The North Face è il più grande proprietario terriero del Cile e possiede grandi appezzamenti in Argentina. Dopo i successi da imprenditore si è dedicato alla preservazione delle aree naturali del Sud America93086653-586x325

Ci sono milionari come George Soros, Ted Turner, Joe Lewis, Sylvester Stallone o il clan Benetton e poi c’è Douglas Tompkins. Tutti questi milionari (alcuni persino miliardari) hanno i comune l’acquisto di grandi appezzamenti di terreno in Sud America, ma se per i primi della lista l’acquisto di latifondi in America latina è un investimento economico e l’opportunità per crearsi un buen retiro, per quanto riguarda Tompkins l’investimento è un atto di generosità verso la natura. Nato 70 anni fa nell’Ohio, Tompkins è, attualmente, il maggiore proprietario terriero del Cile, paese che ha scoperto a 18 anni, partecipando a una gara di sci. Cresciuto a New York, abbandonò la Grande Mela per dedicarsi agli sport della montagna. Per sopravvivere Tompkins fece la guida e, in questo modo, compì molte spedizioni sulle Alpi, i Pirenei e l’Himalaya. Con l’esperienza accumulata e un innegabile spirito imprenditoriale, a soli 21 anni e insieme a sua moglie Susie, fondò una delle aziende di riferimento per gli amanti dell’outdoor: The North Face. Il successo del suo marchio diventò planetario nei decenni successivi e nel 1989 Tompkins decide di vendere la sua quota alla moglie Susie e nel 1994 cedette la sua parte della società per dedicarsi a tempo pieno alla natura. A differenza di tanti miliardari che praticano il green washing, per Tompkins la preservazione della natura è diventata una missione. Nell’ultimo quarto di secolo il magnate americano ha vissuto in Cile dove ha fondato la Foundation for Deep Ecology, un’organizzazione che appoggia l’attivismo ambientale, e The Conservation Land Trust che si dedica alla preservazione delle aree silvestri. Da oltre vent’anni, Tompkins acquista grandi estensioni di terra con l’obiettivo di trasformarle in parchi nazionali. Il suo primo progetto è stato il Parque de Pumalín, un’area di 300mila ettari acquistata e resa parco nazionale grazie alla protezione ambientale garantita dal governo cileno. Successivamente altri progetti come il Parque del Corcovado e il progetto Iberá hanno allargato l’area di intervento di Tompkins ad altre aree del Cile e all’Argentina. L’ecomilionario ha sostenuto progetti di agricoltura ecologica e sostenibile, ha pubblicato diversi libri sull’ecologia e ha finanziato progetti per la conservazione della biodiversità. Un vero ecologista che ha scelto di dare tutto se stesso alla sua grande passione per la natura.

Fonte: ecoblog