Ecuador, appello a Brad Pitt: “Non girare il film su Chevron”

L’attore americano dovrebbe girare un film sul disastro ambientale causato dalla compagnia petrolifera, ma il paese sudamericano si sta mobilitando per chiedergli di tornare sui suoi passi

Brad Pitt e sua moglie Angelina Jolie sono impegnati da anni in campagne umanitarie e ambientali. Ora il divo di Fight Club e Seven ha deciso di girare un film sul disastro ambientale causato dalla Texaco – ora appartenente al gruppo Chevron– alle comunità dell’Amazzonia fra il 1964 e il 1990. La dispersione nell’ambiente di circa 680mila barili di greggio ha fatto perdere alla Chevron un lungo processo che dovrebbe costarle 9,5 miliardi di dollari. Si usa il condizionale perché, come spesso accade, la casa petrolifera si è rifiutata di pagare ricorrendo all’arbitrato internazionale e accusando il governo di frode. A preoccupare le associazioni ambientaliste e il governo ecuadoriani non è il film in sé, quanto il punto di vista: la Plan B ha infatti comprato i diritti di La legge della giungla, libro sul quale dovrebbe basarsi la sceneggiatura. Come ha sottolineato lo stesso presidente Rafael Correa, si tratta di un testo pubblicato grazie ai finanziamenti dell’industria petrolifera e sbilanciato in modo da far ricadere le responsabilità sugli ecuadoriani, descritti come selvaggi e corrotti. Il governo ecuadoriano ha deciso di supportare con i suoi account Twitter e con l’hashtag #BradDoTheRightThing una raccolta firme su Change.org per chiedere a Brad Pitt – che nel 2012 aveva visitato l’Ecuador per valutare l’entità dei danni fatti dalla Texaco – di tornare sui suoi passi.

La petizione ha come obiettivo 7500 firme e ne ha finora raccolte oltre 5200

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Fonte:  Change.org

Perù, allarme per la tribù “perduta” dei Mascho-Piro

Il clan di cacciatori-raccoglitori vive nella giungla e non ha contatti con la nostra civiltà. In questi giorni ha cercato di entrare nel territorio degli Yino sotto la pressione dei deforestatori o dei cercatori di petrolioClan-Mascho-Piro-586x392

Nei giorni scorsi si è creata una certa apprensione in Perù quando un gruppo di un centinaio di Mascho-Piro hanno tentato di attraversare il fiume Las Piedras per prendere contatto con i locali del remoto villaggio di Monte Salvado I Mascho-Piro vivono nell’Amazzonia peruviana, al confine con il Brasile e fanno parte delle cosiddette tribù mai contattate, ovvero popolazioni di cacciatori-raccoglitori che hanno avuto pochi o nessun contatto con la nostra “civiltà” (1). La politica del governo peruviano è di scoraggiare ogni contatto con le società tradizionali per evitare che vengano in contatto con i nostri germi patogeni (2) contro cui non hanno difese e per evitare il genocidio culturale legato all’incontro con la modernità. La tribù ha cercato contatto con gli Yino per la seconda volta dal 2011 per chiedere banane, funi e machete; ci sono stati momenti di tensione con i rangers quando hanno tentato di attraversare il fiume che separa i territori. Non si sa esattamente cosa abbia sconvolto la vita dei Mascho-Piro tanto da spingerli al contatto, ma si ipotizza che la deforestazione illegale e i voli a bassa quota associati alle esplorazioni petrolifere abbia disturbato i loro tradizionali terreni di caccia. La sorte di queste popolazioni è quanto mai incerta se non verrà frenato l’appetito energetico dell’occidente e della Cina.

(1) I Mascho-Piro hanno conosciuto il lato peggiore della nostra “civiltà” essendo stati decimati verso la fine dell’ottocento dall’avventuriero e barone della gomma Carlos Fitzcarrald.

(2) Chi ha letto lo straordinario Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond sa che le popolazioni indigene americane sono state sterminate dai germi degli spagnoli e portoghesi almeno quanto dalle loro armi.

 

Fonte:ecoblog