Rifiuti tecnologici: la denuncia Onu sull’e-waste nelle nazioni povere

Ogni anno 50 milioni di rifiuti tecnologici prendono la via dei Paesi in via di sviluppo. Ora l’Onu ha deciso di contrastare il fenomeno108037900-586x390

Milioni e milioni di telefoni cellulari, computer portatili, tablet, giocattoli, fotocamere digitali e dispositivi digitali che anche questo Natale saranno le strenne più desiderate da grandi e piccini, diventeranno fra uno, due, cinque, dieci anni rifiuti tecnologici destinati ai Paesi poveri. È una denuncia senza mezzi termini quella che arriva dall’Onu. Il volume globale dei rifiuti elettronici è destinato a crescere del 33% nei prossimi quattro anni: nel 2017 sarà pari a otto piramidi grandi come quelle di Giza e le Nazioni Unite hanno deciso di muoversi per affrontare questo problema in costante crescita. L’anno scorso quasi 50 milioni di tonnellate di di e-waste sono state generate in tutto il mondo, con una media di 7 chilogrammi per ogni persona sul pianeta. I rifiuti tecnologici sono estremamente pericolosi perché contengono piombo, mercurio, cadmio, arsenico e ritardanti di fiamma. Un vecchio monitor, per esempio, può contenere fino a 3 kg di piombo. I danni per l’ambiente sono elevatissimi. Una volta in discarica i materiali tossici fuoriescono nell’ambiente contaminando la terra, l’acqua e anche l’aria e chi smonta questi materiali lo fa senza protezioni ed è esposto alle malattie. L’Interpol ha stimato che un container su tre di quelli diretti verso i Paesi in via di sviluppo, contiene rifiuti tecnologici. La durata degli elettrodomestici si accorcia sempre di più e fra i consumatori è una gara per acciuffare gli ultimi modelli. La nazione che accumula il maggior numero di rifiuti è la Cina con 11,1 milioni di tonnellate, seguita da Stati Uniti con 10 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda, invece, i rifiuti pro-capite l’impatto maggiore è quello degli statunitensi che buttano 29 chili e mezzo di rifiuti tecnologici all’anno, contro i 5 kg dei cinesi. Esportare merci di scarto all’estero è legale se possono essere riutilizzati o rigenerati. Se non è così, i carghi che partono per Asia e Africa sono solamente un pretesto per smaltire i rifiuti illegalmente, con una filosofia neo-liberista che vede i Paesi cosiddetti “sviluppati” sfruttare i paesi poveri due volte: prima con la sottrazione delle risorse, dopo con lo smaltimento degli scarti prodotti dal proprio benessere.

Fonte:  The Guardian

Da T-Riciclo l’uovo di Pasqua al cioccolato solidale bio con giocattoli riciclati.

A Roma torna RICIoCcoLATO l’uovo di Pasqua al cioccolato biologico e solidale della cooperativa T-Riciclo. Il progetto prevede che le uova al cioccolato siano accompagnate da peluches e giocattoli recuperati e riciclati.

Come spiegano le componenti della cooperativa T-Riciclo che ha lanciato il progetto giunto al decimo anno di vita:

La campagna ha molteplici scopi: primo fra tutti quello virtuoso del riuso degli oggetti e poi l’autofinanziamento attraverso il quale retribuire anche collaboratori/trici che provengono dalla disabilità e dal disagio sociale e infine per scopi no profit, il sostegno alla Associazione Kamar, a cui sono destinati parte dei proventi di vendita.

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T-Riciclo è impegnata proprio nel recuperare oggetti da riusare e riciclare e dunque la promozione delle uova di Pasqua in cioccolato bio è solo una delle possibilità di seconda vita offerta agli oggetti recuperati. Tra le iniziative di T-Riciclo anche le proposte di consumo consapevole ossia di imparare ad acquistare in maniera etica. Nel 2011 il progetto si è ulteriormente ampliato con il sostegno della Provincia di Roma ed è nato Alterequo, ossia commercio solidale al femminile. Tutti i rifiuti, come bottiglie di plastica, piccoli giochi e peluche grazie alle mani delle donne ritornano a nuova vita. Infatti Alterequo è un sito di e-commerce dove è possibile trovare tutti i prodotti artigiani dell’upcyle o riciclo creativo e include sia bojoutteria di alta moda, sia abbigliamento e sia oggettistica per la casa.

Fonte:  Comunicato stampa