Arriva il treno a idrogeno

Il primo treno a idrogeno entrerà in funzione entro la fine del 2017 in Germania, grazie a un progetto sviluppato da un’azienda francese. Avrà il serbatoio sul tetto e un’autonomia di 800 chilometri.9311-10121

Il primo treno a idrogeno non sarà in Italia! Sarà in Germania!

Il progetto è stato però sviluppato dall’azienda francese Alstom.

Il Coradia iLint, questo è il nome del treno, entrerà in esercizio entro la fine del 2017 nella bassa Sassonia e sarà in grado di coprire lunghe percorrenze grazie allo sviluppo della tecnologia Hydrail e ad una combinazione di fuel cell a idrogeno, batterie e sistemi di stoccaggio che permettono una resa equivalente a quella dell’unità elettrica multipla. Il treno utilizzerà un serbatoio posizionato sul tetto, con un’autonomia tra i 600 e gli 800 chilometri ad una velocità massima di 140 km/h, che sarà rifornito in punti collocati lungo le linee ferroviarie, senza che sia necessario effettuare nuovi interventi infrastrutturali o adeguamenti delle linee. Il progetto è il risultato dello sviluppo di una tecnologia già conosciuta e utilizzata nell’ultimo decennio. Era infatti il 2006 quando la giapponese East Japan Railway Company sperimentava il primo vagone merci a idrogeno e solo lo scorso anno una società cinese ha lanciato il primo tram. La cella a combustibile è il nucleo del sistema, ovvero la fonte di energia primaria per alimentare il treno. È alimentata con idrogeno a richiesta e i treni funzionano grazie azionamento a trazione elettrica. La cella a combustibile fornisce energia elettrica attraverso la combinazione dell’idrogeno immagazzinato in serbatoi a bordo con l’ossigeno dell’aria dell’ambiente. L’unico scarico è costituito da vapore acqueo e acqua di condensa. Non si hanno emissioni di gas serra o particolato dal treno e l’elettricità viene prodotta senza generatori o turbine, rendendo il processo più rapido ed efficiente.

L’efficienza del sistema si affida anche all’immagazzinamento dell’energia in batterie agli ioni di litio ad alte prestazioni. La batteria accumula energia dalla cella a combustibile quando non serve per la trazione, o dall’energia cinetica del treno durante la frenatura elettrica e consente di supportare l’erogazione di energia durante le fasi di accelerazione. L’energia non immediatamente utilizzata viene accumulata e fornita in seguito, se necessario. Ciò si traduce in una migliore gestione del consumo di combustibile.

Fonte: ilcambiamento.it

Germania, stop alla produzione di auto a benzina dal 2030

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Ancora quattordici anni e poi basta, la Germania smetterà di produrre automobili alimentate a benzina, facendo compiere al paese guida dell’Ue un clamoroso balzo in avanti nella mobilità sostenibile. Il Bundesrat ha approvato una risoluzione dei Verdi che chiede il divieto di vendita di nuove auto a benzina o a gasolio entro il 2030. Da quella data in poi si potranno acquistare solamente auto elettriche o a idrogeno. Simone Peter, leader dei Verdi, ha sottolineato come lo scandalo delle emissioni della Volkswagen abbia segnato uno spartiacque per ciò che riguarda i veicoli tradizionali:

“Fin dal Dieselgate e dall’accordo sul clima di Parigi, è stato chiaro che i motori a combustione interna siano destinati a scomparire”.

A maggio il governo tedesco aveva approvato nuovi incentivi e sgravi fiscali: un sussidio di 4mila euro per l’acquisto di e-car e un’esenzione del bollo auto per dieci anni (con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2016).  Nel programma statale previsto anche uno stanziamento di 300 milioni di euro per il potenziamento delle stazioni di ricarica.

Fonte: ecoblog.it

In Germania i quartieri a Zero Emissioni sono già una realtà

Quello che più colpisce in Germania circa gli interventi sulla questione ambientale e climatica è la loro capacità di affrontare le problematiche in maniera sistemica, sono infatti riusciti ad individuare quali sono i punti fondamentali di un approccio sensato e conveniente per quello che riguarda il risparmio energetico e l’uso delle energie rinnovabili.corso_germania

Normalmente da noi il dibattito è su quale fonte energetica prediligere ed è ovvio che un ragionamento del genere non è il migliore se prima non ci si è chiesti di quanta energia c’è bisogno e se quella che si utilizza la si spreca. Applicando quindi dei criteri intelligenti e razionali, in Germania si è sviluppato il concetto di Casa Passiva cioè un abitazione che prima di tutto riduce al minimo i consumi e poi pensa a come produrre la pochissima energia che necessita. Anche grazie all’istituto delle Case Passive di Darmsadt e all’Energie und Umweltzentrum (Centro per l’Energia e l’Ambiente) di Springe  si è diffusa la prassi del risparmio e uso razionale dell’energia e molti privati e amministrazioni pubbliche hanno adottato questi concetti applicandoli alle loro realtà. Ormai sono migliaia le case che vengono costruite o ristrutturate con standard passivo ottenendo risultati eccezionali se si pensa che una casa di cento metri quadrati può spendere all’anno di riscaldamento due o trecento euro al massimo, in un paese dove il clima è molto rigido come la Germania. Questi risultati si ottengono soprattutto con una coibentazione efficientissima, finestre e infissi estremamente performanti, oltre che applicando sistemi di recupero del calore. Una delle città più all’avanguardia nel settore delle rinnovabile e delle case passive è la città di Hannover che ha avuto per molti anni assessore all’ambiente e all’economia accorpati, nonché vicesindaco, Hans Monninghoff che è tra i fondatori dell’Energie und Umweltzentrum che da 35 anni si occupa professionalmente di queste tematiche. Ad Hannover già nel 2000 è stato realizzato il quartiere di Kronsberg con criteri innovativi per quello che riguarda l’edilizia e l’approvvigionamento energetico con costruzione di case a basso consumo, case passive e alimentazione energetica anche da fonti rinnovabili. Attualmente nei dintorni di Hannover è in costruzione il più grande quartiere in Europa a zero emissioni con trecento abitazioni tutte costruite con standard passivo, più un intero supermercato realizzato con questi criteri e il tutto poi sarà alimentato interamente da fonte rinnovabile. La vivibilità all’interno di questi quartieri è poi notevole con largo uso di verde, soluzioni innovative per la gestione e il deflusso delle acque, per la mobilità e i rifiuti. Tutto ciò è possibile verificarlo e toccarlo con mano attraverso il corso di formazione per italiani giunto alla ventiseiesima edizione che l’associazione Paea propone dal 12 al 19 agosto all’Energie und Umweltzentrum  dove tra le varie lezioni proposte, per la prima volta verrà fatta una visita guidata al quartiere a zero emissioni di Hannover per rendersi conto direttamente che anche da noi è possibile ripetere simili esperienze. Cittadini, amministratori di città e di condominio, tecnici, impiantisti, progettisti hanno una grande occasione per prendere idee e riportarle nelle loro realtà facendo tesoro di soluzioni che possono essere senza particolari problemi applicate anche da noi con benefici evidenti dal punto di vista ambientale ed economico.

QUI per saperne di più sul corso in Germania

Fonte: ilcambiamento.it

Rubbia,basta rinnovabili il futuro è nel “rompere” il metano

“Abbiamo sviluppato in Germania una nuova tecnologia per produrre energia da fonti fossili senza emissione di CO2” ha detto il premio Nobel Carlo Rubbia a proposito del suo lavoro all’interno del Politecnico di Karlsruhe. “Il metano viene diviso in idrogeno e carbonio, dal primo è possibile produrre energia senza liberare anidride carbonica mentre il carbonio ‘scartato’ può essere usato per altri scopi” (ansa ambiente)381676

Creare energia dal metano senza produrre l’inquinante CO2: è questa la scommessa del premio Nobel Carlo Rubbia che sta portando avanti negli ultimi anni all’interno dei laboratori del Politecnico di Karlsruhe. I progressi di questa innovativa tecnica sono stati presentati dal fisico e senatore a vita in occasione della conferenza ‘Energia per oggi e domani’ all’Accademia Nazionale dei Lincei. “Abbiamo sviluppato in Germania una nuova tecnologia per produrre energia da fonti fossili senza emissione di CO2”, ha spiegato Rubbia, premiato con il Nobel nel 1984 per i suoi studi nella fisica delle particelle e che da alcuni decenni ha spostato le sue attenzioni alla ricerca in campo energetico. “Si tratta di un metodo in grado di ‘spaccare’ il metano, detto methan cracking, dividendolo in carbonio e idrogeno. Dall’idrogeno a quel punto è possibile produrre energia senza liberare anidride carbonica mentre il carbonio ‘scartato’ può essere usato per altri scopi”. Il nuovo metodo messo a punto nei laboratori tedeschi potrebbe quindi rappresentare una valida alternativa di produzione di energia pulita ai più costosi metodi da fonti rinnovabili.
Secondo il fisico italiano, la scelta dell’Europa di investire tutto sullo sviluppo delle rinnovabili rischia di tagliarla fuori. “Gli Usa, e molte altre nazioni, stanno spostando i loro sforzi – ha spiegato Rubbia – nello sfruttamento del gas naturale i cui costi di estrazione sono stati abbattuti da nuove tecniche. Questo garantisce una nuova era di ‘abbondanza’ dove però sarà necessario trovare nuovi metodi per abbattere la CO2″. Una possibile strada potrebbe quindi arrivare dalla possibilità di ‘rompere’ il metano e il prossimo passo, ha aggiunto Rubbia, sarà quello di passare allo sviluppo applicativo.

Fonte: ecodallecitta.it

 

Eolico in Germania: si viaggia verso i 40 GW con nuove turbine piu’ potenti delle vecchie

2014 anno record con 4,75 GW installati per un totale di 38 GW. Le vecchie turbine smantellate vengono sostituite con altre tre volte piu’ potenti. In Germania la potenza eolica installata a superato i 38 GW, per cui il traguardo dei 40 e’ ormai a portata di mano. Secondo un rapporto della Windguard, il 2014 e’ stato un anno record, con 4,75 GW installati (grafico in basso), obiettivo mai raggiunto in precedenza. E’ interessante notare che una parte di questa nuova potenza va a sostituire vecchied turbine dei primi anni ’90 che sono state smantellate (la durata media di vita di una pala e’ di circa 20 anni). A fronte di 364 MW smantellati, ne sono stati installati oltre il triplo, circa 1150 MW. Questo perche’ le nuove turbine hanno una potenza media di 2,7 MW, a fronte dei soli 0,67 delle dismesse. L’industria dell’eolico sta intensificando i suoi sforzi per installare quanto piu’ pale possibili per poter beneficiare degli incentivi che dureranno, pur riducendosi, fino al 2017. La nuova gestione del mercato elettrico delle rinnovabili e’ indiscussione in questi mesi e coinvolge tutti gli operatori del settore. I produttori non sono spaventati dalla fine degli incentivi, ma chiedono politiche definite e certe per poter programmare al meglio gli investimenti.
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Fonte: ecoblog.it

Germania, per la prima volta le rinnovabili sono la principale fonte di elettricità

Carbone e lignite hanno ancora un ruolo centrale ma nel mix elettrico tedesco la prima fonte sono diventate le energie rinnovabili, arrivate quasi al 26% della produzione elettrica lorda. Calano anche le emissioni381517

Anche la Germania, ovvero la principale economia europea, si avvia decisa verso la transizione energetica. Secondo i dati dell’industria elettrica tedesca, Bdew, le energie rinnovabili sono infatti diventate la prima fonte di generazione elettrica del paese, arrivando a coprire il 25,8% del mix elettrico. La generazione da lignite, carbon fossile altamente inquinante, che rappresenta la seconda fonte, ha registrato invece un calo del 3% e quella da carbone, le terza, quasi del 10%. Va comunque sottolineato che la lignite è ancora al 25,6% e che se la si sommasse al 18% del carbone non si potrebbe neppure azzardare il confronto. Tuttavia è indubbio che le fonti più inquinanti inizino a perdere terreno, come confermato anche dalle emissioni di gas serra che nel 2014, dopo 3 anni di aumento, sono calate di circa il 5%, riportando la Germania ai livelli del 2009. Nel dettaglio le rinnovabili hanno raggiunto la produzione record di 157,4 TWh, il 3,3% in più rispetto ai 152,4 TWh del 2013, con l’eolico che ha prodotto 52,4 TWh (+1,3%), le biomasse 42,8 TWh (+4%), il fotovoltaico 35,2 TWh (+13,5%) e l’idroelettrico 20,8 TWh (-9,5%). A questi dati si aggiungono quelli diffusi a fine 2014 da Agora Energiewende. Il think-tank berlinese stima che le emissioni totali della Germania nel 2014 siano scese del 5% rispetto al 2013, con metà del risparmio imputabile ai cambiamenti avvenuti nel settore elettrico.
L’Energiewende, la svolta tedesca verso le fonti pulite, inizia quindi a raccogliere i primi risultati significativi. L’obiettivo è quello di arrivare a generare fino al 60 per cento di  energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035. Un cambiamento che va di pari passo con l’abbandono del nucleare che sarà definitivamente superato attraverso la chiusura delle ultime centrali nel 2022.  Comunque altre nazioni, tra le quali Italia e Spagna sono più avanti. Nei primi sei mesi del 2014, in Italia, le fonti rinnovabili (con oltre 59 TWh) hanno coperto il 38,6% della domanda e il 44,7% della produzione totale (includendo circa 6-6,5 TWh da biomasse contabilizzati nel termoelettrico).

 

Fonte: ecodallecitta.it

Auto a metano, circola in Italia il 77% dei veicoli europei

E’ metano-mania in Italia, ma non nel resto d’Europa. Nel nostro Paese si contano 846.523 auto a metano su un totale di 1.098.391 in tutto il continente. Dietro l’Italia ci sono la Germania con l’8,77% e la Bulgaria con il 5,58%. Ma occhio alla categoria Euro380498

Il 77% di tutti i veicoli a metano presenti in Europa circolano in Italia. Nel paese, infatti, se ne contano ben846.523 su un totale di 1.098.391 in tutto il continente. Dietro l’Italia ci sono la Germania con l’8,77% e la Bulgaria con il 5,58%. I dati – riferibili al 2013 – sono stati diffusi dalla Landi Renzo, azienda leader nella produzione di impianti a gas Gpl e gas metano. Curiosamente, non si nota la stessa sproporzione tra Italia e Germania per quanto riguarda le stazioni di rifornimento: se il 32,3% si trova sul nostro territorio nazionale, la Germania ne ospita comunque il 30,8%. Al terzo posto c’è la Svezia con il 6,6% delle strutture.  Un dato che purtroppo manca fra quelli diffusi dall’azienda è l’anzianità del parco auto a metano circolante. Perché se è vero che le ultime due tornate di ecoincentivi puntavano a favorire l`acquisto di veicoli ad alimentazione alternativa (dunque elettrici, ibridi, a metano, biometano, Gpl, biocombustibili, idrogeno), è altrettanto vero che nel complesso non hanno potuto sovvenzionare più di 10.000 vetture nuove. Rimangano le altre 836.000, fra le quali, ancora diversi Euro 0: solo a Torino nel 2012 erano 4.716.
E la categoria conta, come ci aveva spiegato Alessandro Bertello, responsabile dell’Ufficio Controllo della Qualità dell’Aria della Provincia di Torino: “Un Euro 0 a gpl o a metano emette mediamente 2103 mg di NOx al chilometro contro i 299 mg/km di un’auto a benzina con omologazione Euro2. Non ha senso limitare la circolazione di alcuni veicoli continuando a permettere a questi Euro0 di circolare. Oltretutto stiamo parlando di veicoli che hanno quasi 20 anni, che spesso perdono metano per strada…”. (Intervista completa, avvenuta proprio in occasione del blocco degli Euro 0 a Torino, qui).

 

Fonte: ecodallecitta.it

Efficienza energetica: l’Italia è il secondo paese al mondo dietro la Germania

L’Italia sarebbe il secondo paese al mondo, dopo la Germania, per efficienza energetica. O almeno, questo è l’esito dell’analisi condotta su 16 potenze mondiali dall’American Council for an Energy-Efficient Economy379875

L’Italia sarebbe il secondo paese al mondo, dopo la Germania, per efficienza energetica. O almeno, questo è l’esito dell’analisi condotta su 16 potenze mondiali dall’American Council for an Energy-Efficient Economy (ACEEE). «La Germania è il primo esempio di stato che ha fatto dell’efficienza energetica una priorità assoluta – spiega Steven Nadel, direttore esecutivo ACEEE – Gli Stati Uniti, a lungo considerati un innovativo e competitivo leader mondiale, hanno progredito lentamente e compiuto progressi limitati rispetto al nostro precedente rapporto, mentre l’Italia, la Cina e altre nazioni fanno anch’esse un balzo in avanti». A valere il primo posto alla Germania è stata soprattutto la sua strategia energetica globale, che ha ottenuto il punteggio massimo per quanto riguarda le norme in materia di edilizia, le politiche di retrofit e programmi di credito d’imposta e prestiti per incoraggiare l’efficienza energetica. Grazie al programma di prestiti avviato dalla Banca di sviluppo statale tedesca, ad esempio, nel 2013 i privati hanno investito oltre 34 miliardi di euro nella ristrutturazione edilizia. Il governo tedesco, inoltre, offre sussidi alle PMI per il miglioramento della efficienza dei loro processi produttivi. ACEEE ha assegnato il primato anche in virtù dell’obiettivo di ridurre del 20% il consumo energetico nazionale rispetto ai livelli del 2008, e di tagliarlo del -50% nel 2050. la Germania ha infine ottenuto il primo posto per l’efficienza energetica nel settore industriale. Non sfigura, comunque, l’Italia, che ha ottenuto solo un punto in meno rispetto alla Germania ed ha avuto il massimo del punteggio per il settore dei trasporti. Bene anche la Cina e la Francia, che seguono nella classifica insieme all’UE. Migliora il Canada, soprattutto grazie ai nuovi obiettivi di risparmio energetico in atto e agli incentivi e prestiti per migliorare l’efficienza. Geli stati extraeuropei (Australia, USA e lo stesso Canada ) hanno invece ottenuto i punteggi peggiori in termini di “numero di miglia pro capite percorse per veicolo”.
Gli Stati Uniti, più in generale, escono male dalla relazione, che per loro usa termini come “inefficienza”, “uno spreco enorme di risorse energetiche e di denaro” e “progressi limitati”. «Come possono gli Stati Uniti – si chiedono gli autori del rapporto – competere in un’economia globale se continuano a sprecare soldi ed energie che le altre nazioni industrializzate risparmiano e possono reinvestire?»

(Foto Pixabay)

Fonte: ecodallecittà.it

Moda sostenibile, a Berlino due grandi eventi per un mercato in espansione

Dal 8 al 10 luglio si è tenuto a Berlino l’Ethical Fashion Show che ha visto sfilare outfit con capi sostenibili, ma tutti i partecipanti al Padiglione della Germania a Expo2015 vestiranno abiti ecologici. In poco più di una settimana Berlino ha ospitato due grandi eventi dedicati alla moda sostenibile:Green Showoom, agganciato alla Berlin Fashion Week e l’Ethical Fashion show mostra mercato dedicata al settore. Non deve oramai sorprendere: la richiesta di moda sostenibile è in forte aumento sopratutto in quei mercati dove i consumatori hanno maturato la necessità di scelte etiche verso le risorse del Pianeta. I mercati più sensibili sono nel nord Europa come conferma l’appuntamento giunto alla decima edizione del Green Showroom nell’ambito della Berlin Fashion Week, settimana della moda a Berlino, dove hanno sfilato le collezioni degli stilisti sostenibili, e qualche giorno dopo si è tenuto l’Ethical Fashion Show come evento di chiusura. Complessivamente sono state presentate 124 etichette di moda, con 33 nuovi espositori, provenienti da 16 paesi, che hanno mostrato ai visitatori professionisti l’alto profilo delle nuove collezioni per la Primavera / Estate 2015. La moda sostenibile è particolarmente apprezzata in Germania e infatti i padroni di casa del Padiglione Germania a Expo 2015 indosseranno abiti ecologici.

LEGGI: TESSUTI MADE IN ITALY E ECOLOGICI AL COPENHAGEN FASHION SUMMIT

La sfilata dell’Ethical Fashion Show si è svolta nella splendida sala da Ballo del Hotels Adlon Kempinski e ha visto le proposte uomo e donna per la P/E 2015 di 16 giovani stilisti che hanno utilizzato materiali ecosostenibili provenienti da industrie del tessile che lavorano in questa direzione. Ci riferiamo innanzitutto al cotone biologico, ma in genere a prodotti tessili che hanno ottenuto la certificazione GOTS- Global Organic Textile Standard.

Hanno sfilato per questa edizione: Alma + Lovis, Ben Weide, Deepmello, Elsien Gringhuis, Esmod & Hessnatur, Gotsutsumu, Inti Ferreira, Lifegist, Lillika Eden, Lionel Morin, Maria Seifert Collections, Edelziege, RoyalBlush by Jana Keller, Sey Jeans, Silke Handley, Skrabak, SomySo sowie Xess + Baba.

LEGGI: H&M E GUCCI PROGETTANO LA MODA SOSTENIBILE500500599-te-m-50-fe0e96bd597643ae14533770c46c521f

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I capi della moda sostenibile sono progettati dai designer tenendo conto non solo del disegno o del colore alla moda, ma dell’intera filiera produttiva che sia dunque etica e compatibile con l’impegno a rispettare le risorse del Pianeta. Ciò significa una moda meno democratica? ossia a prezzi meno accessibili a tutti? La sfida vira proprio questa direzione. Infatti durante la due giorni della’Ethical fashion Show si sono tenute tavole rotonde e conferenze proprio con esperti del settore che hanno presentato sia lo stato dell’Arte sia le prospettive del settore. Si è discusso, ad esempio se il fair trade sia etico o se la stosenibilità sia misurabile o ancora delle condizioni di lavoro degli operai nel tessile e come si possa migliorare la loro situazione.

LEGGI: L’ALTA MODA SOSTENIBILE E ITALIANA DI CANGIARI

Pioniere ben noto di questa nuova maniera di creare la moda è certamente Stella McCartneyche ha dimostrato come la corretta progettazione non si limiti all’uso della juta o della tela, ma può rivolgersi a materiali diversi sempre eleganti e indossabili. Per le loro collezioni gli stilisti green hanno rinunciato al cuoio e alle pellicce e hanno puntato sul cotone biologico e su materie riciclate prive di PVC. Gli stilisti per compensare a queste giuste rinunce però si sono dati da fare come nel caso di DeepMello che hanno progettato un cuoio con concia vegetale con radice di rabarbaro che viene riciclato. Deepmello ha così presentato una collezione molto sensuale e femminile con capi decorati con il cuoio vegetale. In Finladia, invece, Globe Hope ripensa la moda nella sostenibilità attraverso l’upcycling, ossia il riciclo creativo di vecchie divise militari o tessuti industriali; l’olandese Mud Jeans propone invece denim da affittare csoì da rendere circolare il prodotto.

Fonte: ecoblog.it

La chiusura del nucleare tedesco non porterà ad un aumento del carbone

Secondo uno studio della Böll Foundation, saranno le energie rinnovabili a prendere il posto del nucleare da qui al 2023

Il carbone non avrà un futuro in Germania; uno studio della Böll Foundation dimostra che saranno le fonti rinnovabili a prendere il posto dell’energia attualmente prodotta dalle centrali nucleari che verranno chiuse da qui al 2023. Come si vede dal grafico qui sotto, le rinnovabili sono passate da 46 a 152 TWh in 10 anni e dovrebbero aggiungere altri 100 TWh nel prossimo decennio, che compenseranno esattamente l’ attuale produzione delle centrali nucleari ancora in esercizio. Il carbone diminuirà del 20% da 286 a 228 TWh, sia per l’antracite di migliore qualità (hard coal) che per la lignite (brown coal). Per un vero phase out del carbone bisognerà purtroppo attendere oltre la metà degli anni venti. La Germania ha commesso un grave errore strategico, costruendo troppe centrali a carbone negli anni scorsi, che ora non possono lavorare a pieno ritmo, a causa dei prezzi spinti al ribasso dalle rinnovabili, mentre si sta fortunatamente rinunciando ad aprire nuove miniere.

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Fonte: ecoblog.it