Contro la cementificazione delle colline di Vesima: cosa sta succedendo?

“Il treno ferma in tutte le stazioni tranne Genova Vesima”. Chiunque sia entrato in una stazione ferroviaria genovese negli ultimi anni ha sentito almeno una volta questa precisazione, in attesa dell’arrivo del proprio treno. Il Comitato per la Salvaguardia del Territorio della Vesima, di fronte alla proposta di variante al PUC richiesta dall’imprenditore Giacomo Cattaneo Adorno, proprietario della quasi totalità dei terreni della collina, si fa avanti per far sentire la propria voce e la propria contrarietà alla costruzione di residenze di lusso. E richiede anche la fornitura di servizi essenziali per i residenti.

Genova – Oltre al grande fermento della cittadinanza per la delocalizzazione dei depositi chimici da Multedo a Sampierdarena, a far discutere i genovesi in queste settimane c’è un’altra questione ambientale sollevata dal Comune di Genova, stavolta sulle colline di Vesima, l’ultimo borgo a ponente dell’area metropolitana. Cosa sta accadendo? Il Comune ha deciso di modificare il PUC per autorizzare investitori privati a costruire villette e residenze di lusso sui terreni agricoli di questa collina verde.

Elena Parodi, del Comitato per la salvaguardia del territorio – La Vesima, ci ha raccontato che, al momento, lei e tutti i membri del comitato sono in “attesa vigile”: «Restiamo in contatto con le persone che ci chiedono notizie e condividiamo sulla nostra pagina ciò che ci sembra più interessante. Ora però c’è stato un aggiornamento: la nostra petizione ha superato le 11.000 firme, per cui a breve ci muoveremo di conseguenza».

La petizione a cui si riferisce Elena è #TranneGenovaVesima, in cui si richiede all’amministrazione comunale di non procedere con la proposta di variante urbanistica che sulla collina di Vesima permetterebbe di edificare nuove residenze destinate anche a chi non è agricoltore di professione. Ma contiene anche l’esplicita richiesta al Comune di erogare più servizi al territorio e ai suoi abitanti.

«Dopo l’ultimo consiglio comunale a cui abbiamo partecipato stiamo aspettando di capire se la variante passerà in Regione. In tutti questi step intermedi, saremo invitati a dire la nostra ed è ciò su cui contiamo», evidenzia Elena. «Ci sono stati proposti passi più pesanti, ma abbiamo rifiutato il ricorso al Tar, perché decisamente impegnativo. Dopo un lungo confronto, come direttivo abbiamo respinto questa opzione. In ogni caso non rimarremo in silenzio».

L’ESCURSIONE DI PROTESTA

A far sentire la propria voce, in un’assolata domenica di novembre, più di cento persone si sono ritrovate per una passeggiata insieme, proprio per esplorare questo territorio minacciato dalla speculazione edilizia. Il trekking, partito da Voltri, ha attraversato Crevari e si è concluso nel pomeriggio a Vesima, dove gli abitanti della frazione hanno raccontato a tutti i presenti storia e tradizioni della valle.

«Durante l’ultima commissione consiliare, tutti i consiglieri di maggioranza hanno rifiutato di effettuare un sopralluogo in valle – sottolinea Elena – mentre i tanti partecipanti all’escursione hanno scelto di vedere con i propri occhi la situazione del territorio».

LA RETE

Il comitato è appoggiato in questa battaglia da Legambiente Liguria e Italia Nostra: «Vesima è solo il primo tentativo di cementificare ancora le campagne intorno a Genova», denuncia Daniele Salvo del direttivo di Legambiente Liguria. «La giunta ha da poco ricordato i morti dell’alluvione di dieci anni fa, ma persevera nei soliti errori. Quello che sta succedendo a Vesima deve mettere in allarme il resto della città».

LA CONTROPROPOSTA

Quattro ventiseienni genovesi con in tasca una proposta alternativa votata alla rigenerazione rurale come opportunità per creare buone pratiche di sviluppo sostenibile, hanno avanzato la loro idea. «Il progetto nasce da una riflessione che portiamo avanti ormai da tempo e che si è concretizzata durante l’esperienza prolungata come WWOOFers con i contadini della Vesima», raccontano i ragazzi.

Si tratta del progetto di agricoltura sociale Le Ciappe, che ha a monte una premessa: «Ci sentiamo vittime e responsabili: vittime perché ci troviamo tra le mani un mondo precario e in cambiamento, ma senza una direzione sicura. I cambiamenti climatici esistono e ormai lo sappiamo bene e proprio perché lo sappiamo, ne siamo responsabili», sottolinea Gregorio Clavarino, portavoce del gruppo, che rimarca: «Ora siamo in attesa di una risposta. A chi dice che la Vesima non è abitabile e nessuno è interessato ad abitarla, rispondiamo che non è vero. Anzi, noi siamo pronti a partire con il nostro progetto agricolo. Proprio a Vesima».

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/12/contro-cementificazione-vesima/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Depositi chimici vicino alle case: Genova si mobilita contro un altro stupro del territorio

Una serata rovente in una sala gremita con un unico obiettivo: dire NO ai depositi chimici a pochi metri dalle case dei genovesi. La situazione è stata analizzata da comitati, associazioni, insegnanti, avvocati, portuali, privati cittadini e sindacati. Ecco cosa è accaduto e come ha risposto il sindaco Bucci.

Genova – I depositi costieri di materiali chimici genovesi potrebbero essere spostati da Multedo, dove si trovano attualmente, a uno dei quartieri più popolosi di Genova, per di più a pochi metri dalle abitazioni. Secondo il progetto del Comune, a Ponte Somalia verrebbero collocati 77.000 metri quadrati di nuovi depositi chimici: un nuovo maxi-polo nel Municipio Centro Ovest, poco distante dal simbolo di Genova, la Lanterna. Da giorni a Sampierdarena si respira un’aria tesa: buona parte della popolazione si dichiara molto preoccupata dall’ufficializzazione del primo atto del trasferimento dei depositi, notizia appresa dai giornali locali anziché da un incontro pubblico sul territorio.

Nei mesi scorsi Uniti per Genova ha lanciato una petizione che portava alla luce la questione: “I depositi chimici creano gravi pericoli per la salute delle persone – riporta il testo –, impattando sull’ecosistema della nostra città. Negli ultimi quarant’anni a Multedo si sono verificati gravissimi incidenti con morti e feriti, oltre a enormi danni ambientali causati da incendi, esplosioni e sversamenti, come accaduto negli anni 1977, 1987, 2014 e 2016″.

“Una eventuale esplosione dei depositi – continua l’appello lanciato dal comitato–, oltre alle emissioni nocive, avrebbe effetti devastanti sulla città in un ampio raggio dalla Lanternacon il rischio di reazioni a catena. Per questo spostarli vicino alle case non è una soluzione praticabile”.

Perché allora spostare il problema, anziché risolverlo? Proprio a partire da questa sensazione di impotenza comitati di cittadini, associazioni e tanti residenti hanno fatto sentire la propria voce ieri sera nell’assemblea pubblica convocata dal Muncipio II Centro Ovest.

LA QUESTIONE

Tra i principali ostacoli che al momento impedirebbero lo spostamento dei depositi chimici a ponte Somalia c’è ancora l’ordinanza 32 del 2001 della Capitaneria di porto. Secondo l’atto impeditivo, in porto “non è consentito l’ormeggio di navi cisterne per la movimentazione di prodotti petroliferi e petrolchimici”.

Oltre alla pericolosità dei materiali che verrebbero stoccati al porto, i residenti temono soprattutto che il sindaco di Genova, Marco Bucci, stia nutrendo convinzioni non aderenti alla realtà. Sui giornali si leggono alcune dichiarazioni atte a rassicurare i cittadini: “Tutto verrà fatto nella massima sicurezza, non deve esserci la minima preoccupazione”.

Il sindaco aggiunge: “Facciamo una cosa importante per la città, non ci sono rischi: dobbiamo far progredire la città e tutti i genovesi dovrebbero essere contenti di ciò che facciamo. Non ci saranno, poi, né problemi per la vista perché i depositi non si vedrebbero dalle case, né per la salute”, ha dichiarato su varie testate locali”.

Dalle abitazioni di chi vive in Lungomare Canepa per, questa è la vista (vedi foto sotto): la grande gru blu individua l’inizio del molo, mentre i pilastri del capannone poco più indietro si collocano a metà dello stesso molo. La prossimità di balconi e parapetti domestici rispetto all’area portuale quindi è evidente.

Vista da un balcone in Lungomare Canepa

LE SENSAZIONI E LE TESTIMONIANZE

Proprio per questo all’assemblea pubblica di ieri sera al Centro Civico Buranello hanno partecipato tantissimi genovesi arrabbiati – oltre duecentoventi e parecchi sono rimasti fuori – provenienti da tutti i quartieri, non solo residenti nel centro ovest, desiderosi di dire la propria: «Non è questo che voglio per i miei figli e nipoti. Il sindaco un giorno ha detto: “Io sono felice se i miei cittadini sono felici”. Lo chiedo a voi adesso allora: dopo questa notizia siete felici?», ha riferito qualcuno.

«Il litorale di ponente è già saturo: non vogliamo altri stupri sul nostro territorio», ha affermato una cittadina. «I genovesi si rendono conto del pericolo per tutta la città e di quanto sia veramente deleteria questa delocalizzazione? Una vera bomba a orologeria, che qualora avvenisse un’esplosione – cosa non improbabile e non augurabile – farebbe saltare in aria mezza città», ha ribadito una residente.

«L’unica soluzione è quella di spostarli da Multedo a sedi lontane dagli agglomerati urbani, per evitare danni alle persone e alla città!». E ancora: «Quando si parla di futuro sostenibile, mi chiedo: “Questo futuro quando arriverà?”». «Siamo tutti stufi, ma non siamo pochi: la prossima volta saremo cinque volte di più e scenderemo per le strade per farci sentire».

Proprio il presidente del Municipio II Centro Ovest, Michele Colnaghi, ha convocato l’assemblea pubblica, sottolineando: «Siamo una comunità molto mite, ma siamo tutti ormai esasperati da queste servitù. I materiali chimici passeranno sotto l’ospedale, a pochi metri dalle scuole dei nostri figli, accanto alle case. Il nostro maggiore timore è la sicurezza: i carichi attraverseranno le vie e l’interno del centro abitato e stiamo parlando di tonnellate di materiali pericolosi che sfioreranno le abitazioni».

«Nel 2020 a Beirut c’è stato un incidente molto grave – ricorda Colnaghi – a seguito di un’esplosione di sostanze chimiche in porto. L’onda d’urto ha raso al suolo la città sino dieci chilometri di distanza, con almeno trenta morti e migliaia di feriti. Noi non vogliamo che tutto questo accada a Sampierdarena».

Uno scatto dell’assemblea pubblica

In prima linea sulla questione il Comitato Lungomare Canepa: «Il problema ci riguarda tuttiVia Sampierdarena e il municipio si trovano a neanche 300 metri di distanza dal sito individuato. Questa sarebbe la “giusta soluzione”?! Ottant’anni fa Sampierdarena ha subito uno schiaffo, abbiamo ancora persone che si ricordano la spiaggia che avevamo e questo quartiere non sarà ancora una volta una vittima. Bucci ci dia un segnale di essere il sindaco anche di Sampierdarena, non solo del resto della città».

Daniele Benigno, dell’associazione La Strada dell’Arte, dichiara: «Tutti vogliono la bellezza, per questo noi pretendiamo alle istituzioni più verde e il restauro dei palazzi storici. Qui ci vuole un grande progetto di risanamento, per far riemergere la bellezza straordinaria di questo quartiere. Si può anche solo pensare di mettere una bomba davanti alle case? Sampierdarena è il cuore di Genova, che ospita, tra i tanti tesori, anche il simbolo della città, la Lanterna. Dobbiamo essere uniti, perché i popoli divisi subiscono soprusi indicibili».

Un cittadino infine ha ribadito: «Di solito il degrado regna dove le istituzioni latitano. Quello che emerge chiaramente da questa serata è che qui dovreste investire come state facendo in altri quartieri con un intervento continuativo ed efficace su questo territorio».

LA RISPOSTA DEL SINDACO

Dopo i numerosi interventi, in cui sono emersi chiaramente la delusione, lo sconcerto e la sensazione di angoscia sul futuro, il primo cittadino Marco Bucci, è intervenuto cercando di rassicurare i presenti in sala: «La salute e la sicurezza sono le più protette in questa nuova dislocazione. Ci sono ben tre enti che garantiranno che i lavori verranno fatti a modo, quindi non c’è alcun rischio per la popolazione. In merito ai transiti invece faccio presente che tutte le merci pericolose transiteranno per via sommergibile, mentre la parte di carichi prevista su gomma, passerà all’interno della nuova sopraelevata portuale».

«Dentro il porto c’è una nuova costruzione che porterà direttamente all’attacco dello svincolo di Genova-aeroporto», ha aggiunto il sindaco. «Infine, anche la valutazione dell’impatto ambientale sul territorio è risultata negativa. Sono d’accordo con voi: Sampierdarena merita di ritornare a essere quella di prima».

«La città è fatta di tante persone – ha concluso – e io devo occuparmi di tutti. Ci sono delle evidenze secondo cui collocare qui i depositi chimici non darà problemi alla salute dei cittadini, come emerso chiaramente dai documenti redatti dai tecnici. Non ci saranno pericoli, né di trasporto, né di salute, né di sicurezza. Per questo, come sindaco mi sono sentito in dovere di prendere questa decisione. Chi non li vuole qui può suggerire qualche altro posto?».

LE PROSSIME MOSSE

«Pare chiaro che il Comune abbia già deciso, ora sta a noi ora impedire questa follia», ha dichiarato infine il presidente del Municipio, che ha cercato, nonostante l’atmosfera tesa e i toni molto accesi, di riportare la discussione su modi civili e più pacifici possibili.

A partire da oggi verranno quindi intraprese due strategie parallele: la prima dal punto di vista legale, analizzando documenti e redigendo una approfondita documentazione da presentare al TAR, e la seconda dal punto di vista comunitario, organizzando una grande manifestazione civica che coinvolgerà la cittadinanza e andrà a condizionare la città per far sì che tutti possano rendersi conto di ciò che sta per succedere su questo territorio.

A fine assemblea, conclusasi informalmente, Mariano Passeri, consigliere LeU del Municipio, ha affermato: «L’incontro di stasera è stata una vittoria sia per il numero dei presenti che per la sentita partecipazione, ci sono stati interventi di spessore. In merito alla questione depositi, se stiamo andando verso il tanto acclamato futuro, prendendo ispirazione dall’agenda 2030 e dal PNRR, non si può ancora parlare di depositi chimici nelle città. Se le aziende non si adeguano al cambiamento, non dev’essere Genova a perire sotto questa situazione anacronistica: è il momento di cambiare».

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/12/depositi-chimici-genova/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

La Tabacca: due donne si autocostruiscono il futuro tra permacultura e socialità

Vi proponiamo la storia di Giorgia e Francesca, due giovani donne che hanno riabitato una vecchia casa nell’entroterra ligure, ristrutturando l’abitazione e ridando vita al terreno agricolo, passo dopo passo e seguendo i principi della permacultura. La Tabacca è oggi un progetto ambientale e sociale e la dimostrazione di come si possa passare dalla teoria alla pratica rimboccandosi le maniche e avendo chiaro l’obiettivo da raggiungere. Il giorno in cui finalmente intervisto Giorgia Bocca e Francesca Bottero (dopo anni in cui ci ripromettiamo di incontrarci) è davvero fuori dal comune. Arrivo, infatti, con il mio camper a Voltri, nei pressi di Genova, e lì incontro una troupe della Rai, “capitanata” dalla giornalista Elisabetta Mirarchi. Sono venuti ad intervistarmi sul nostro lavoro con Italia che Cambia e contestualmente a seguirmi mentre intervisto Giorgia e Francesca. Lasciamo il mio camper e la macchina della RAI in un vicino parcheggio e saliamo su una piccola auto 4X4 con la quale è venuto a prenderci un volontario che collabora a La Tabacca. La strada per raggiungere la sede del nostro incontro, infatti, è impervia e impossibile da percorrere con mezzi ordinari. In effetti ci inerpichiamo su una stradina tipicamente ligure che ci porta a passare in pochi minuti dal mare a terre interne, premontane, selvatiche. Ed eccoci giunti a casa di Giorgia e Francesca. Dopo aver gustato tutti insieme un pranzo meraviglioso e aver visitato gli orti e la casa che si sono auto-ristrutturate in molti anni e secondo i criteri della bioedilizia, intervistiamo le due ragazze.

I primi passi

Francesca e Giorgia si sono conosciute molti anni fa e hanno lavorato entrambe per l’Associazione Terra! Onlus. Qui hanno incontrarono uno psichiatra di Torino che, inaspettatamente, decise di donar loro la sua casa e il suo terreno a patto che ci realizzassero un progetto sociale. Racconta Francesca: “È stato un percorso travagliato, perché lui non era mai venuto qua, e aveva a sua volta ereditato questo luogo da alcuni zii, ma in breve tempo siamo riuscite a risolvere i problemi di successione. Il primo gennaio 2011 siamo venute qui in perlustrazione per la prima volta. Abbiamo incontrato subito gli alberi che custodiscono questo luogo, che ti accompagnano lungo il sentiero. È spuntata questa casa in mezzo alla natura spoglia, completamente rustica; una casa che aveva l’imprinting della casa contadina di un tempo; sotto c’erano stalle e mangiatoie, cucina con vecchi manufatti, un vecchio forno di mattoni e una vecchia cucina fatta con un rufo. Questo era lo scenario: una casa immersa in un bosco, con un solo pezzo di terra coltivato. Non c’era una strada di accesso e tutta la casa era da ricostruire… ma il sogno era talmente grande che ci siamo messe subito in cammino per poterlo realizzare”. 

Il primo passo fu ricostruire il tetto. Per farlo, tagliarono 12 castagni del loro bosco e con essi costruirono le travi del nuovo tetto. “L’inizio è stato abbastanza turbolento – continua Giorgia – qui non ci conoscevano, eravamo come piantine infestanti che si stavano insediando in un luogo non loro. Abbiamo cercato sin da subito di creare rapporti con le famiglie del borgo, ma all’inizio è stato un po’ difficoltoso: siamo due donne, che volevano vivere di agricoltura in un bosco e che per di più si portavano dietro tutti questi giovani vestiti colorati che sapevano di spezie e curcuma… sembravamo una banda del ’68 e questo ha creato resistenza. Ma piano piano, le persone si sono abituate a vederci, a parlare con noi, i bambini hanno iniziato a curiosare, e oggi in molti ci vogliono bene. La signora Tina, ad esempio, ci prepara le focacce”.

La progettazione in permacultura

La ristrutturazione della casa e la coltivazione della terra sono state realizzate seguendo i principi della permacultura e le logiche della bioedilizia. La progettazione è stata realizzata su tutto: l’uso e riutilizo dei materiali, la luce e il design interno, i mobili antichi, il recupero delle acque di sorgente e la successiva fitodepurazione. Prima hanno sperimentato “nel piccolo” e poi replicato “nel grande”. Per questo ci sono voluti otto anni per ristrutturare l’abitazione e avviare l’azienda agricola. Questa è composta da sette ettari di bosco. Francesca si sta occupando personalmente del miglioramento boschivo così come in passato molti dei lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti fisicamente con l’aiuto delle due donne. Qui, infatti, mancava fino a pochi mesi fa una strada di accesso. Giorgia e Francesca, quindi, hanno trasportato con la carriola i materiali dalla strada alla casa, attraversando il bosco, giorno dopo giorno e spesso con l’aiuto di amici e volontari. Lo stesso è avvenuto con bosco e parte agricola: Francesca ha lasciato la sua attività in Terra Onlus per avviare l’azienda agricola e realizzare potature e giardini. Racconta Francesca: “Nelle zone limitrofe a casa abbiamo già avviato un piccolo frutteto recuperando delle vecchie varietà di prugne che erano tipiche di questo luogo. Inoltre stiamo valorizzando piante autoctone, come la Mela Carla, tipica delle zone liguri, e abbiamo inserito altre varietà generose, per la futura autosufficienza delle galline. Coltiviamo anche alcuni grani antichi e facciamo orticultura”.

Le attività ambientali e sociali

Non è tutto. Accanto alle attività agricole, la Tabacca ospita percorsi di educazione ambientale ed è la sede di riferimento de La Scuola diffusa della Terra Emilio Sereni. Non meno importante, il filone sociale: “Crediamo – continua Giorgia – che nello scambio con le persone ci sia sempre un aumento di possibilità e una maggiore capacità di risolvere i problemi. Inizialmente abbiamo coinvolto la nostra prima rete sociale, costituita dalle persone amiche e da quelle collegate all’Associazione, per poi passare ad innescare processi di partecipazione con il territorio, con le famiglie vicine, facendo comunicazione, creando relazione, facendoci conoscere, coinvolgendo le persone e mettendo a disposizione quello che noi avevamo in competenze e risorse in termini di scambio. Questo ha soddisfatto i bisogni anche di altri. In questo momento storico, infatti, sempre più persone sentono il bisogno di luoghi di accettazione, senza giudizio. Partecipiamo e organizziamo eventi culturali, occasioni di divulgazione, campeggi. L’apporto dell’associazione Terra Onlus è fondamentale in questo processo e cambia completamente il nostro approccio, perché ci permette di fare formazione con obiettivi precisi da raggiungere”.  

Molte delle scelte portate avanti dalle due donne hanno anche un risvolto politico: l’idea, infatti, è quella di andare a influenzare il legislatore locale per rendere più semplici le soluzioni architettoniche e di servizio che loro stanno mettendo in pratica nella loro abitazione in modo che possano poi essere adottate anche da altri.

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Le radici

“Ho memoria delle mie fotografie da bambina – confida Francesca – venivo sempre ritratta mentre scavavo una buca per terra o in mezzo alle vigne o in un campo, e rivedendo quelle foto ho visto il mio desiderio di vivere in campagna, in modo semplice, a contatto con la natura, e forse questo è stato il regalo più bello di questi sette ettari di bosco”.  

“Il nome La Tabacca – continua Giorgia – deriva dal contrabbando del tabacco che – come ci hanno narrato gli anziani del posto – si svolgeva in queste terre. Già allora, una donna teneva le fila della famiglia e curava le piante. Il luogo viveva quindi una gestione molto matriarcale: i bambini venivano qui a giocare e c’era una forte integrazione. Noi ci sentiamo un prolungamento di questa famiglia”. 

Il futuro

“Io sono pronta per La Tabacca 2.0 – esclama Giorgia – a ottobre verremo finalmente a vivere qui e saremo pronte per valorizzare l’esterno soprattutto dal punto di vista dell’economia basata sul turismo culturale. Sogno una multifunzionalità dell’agricoltura legata all’accoglienza e al turismo. Stiamo già collaborando con una azienda agricola vicina, che è sempre di una donna, con cui faremo trasformazione del prodotto e quindi piano piano vorremo espandere il nostro modello nella valle. Vogliamo creare un modello replicabile che sia utile per tutti”. 

Intervista e riprese: Daniel Tarozzi

Montaggio: Paolo Cignini

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/07/la-tabacca-due-donne-autocostruiscono-futuro-permacultura-socialita-io-faccio-cosi-255/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Hanno preso un forte militare e ne hanno fatto una casa famiglia

Lo storico Forte Tenaglia a Genova è stato restituito alla cittadinanza con progetti di volontariato e di valorizzazione. E la Casa del Telegrafo oggi vive di nuovo come casafamiglia per minori in affido. La Piuma, così hanno chiamato l’associazione inizialmente formata da famigliari ed amici. Loro sono Emilio Parodi e Laura Lanza, una coppia di educatori che ha fatto dell’accoglienza dei piccoli una scelta di vita. Da quasi 15 anni prendono in affido dal Tribunale dei Minorenni – tramite Comune di residenza – bambini di età diverse, in attesa che la loro madre naturale superi un periodo di difficoltà o, nel peggiore dei casi, in attesa di trovare una nuova famiglia che li accompagni nella crescita.  

Ma il sogno di Forte Tenaglia arriva dopo, una decina d’anni fa, quando non lontano dal quartiere di provenienza, sopra la stazione Principe, il gruppo della Piuma si imbatte in una struttura militare della cinta muraria seicentesca, quasi invisibile ai più, e oltretutto sepolta dai rovi e dall’immondizia scaricata abusivamente. L’incontro fortuito con un dirigente del Demanio ragionevole aiuta i volontari a produrre e sottoporre un progetto di recupero a fini sociali che trova parere favorevole per una concessione di prova. E così ha inizio.

Pensionati, giovani, gruppi parrocchiali, amici di amici, professionisti affascinati dal sogno… Una miriade di persone comincia ad affacciarsi a questo fascinoso insieme di ruderi, a conoscerne palmo a palmo l’estensione, a liberarne da vegetazione e rifiuti gli spazi all’aperto e al chiuso. E viene alla luce, in due anni di lavori: una struttura incredibile, sospesa sulla città e abbracciata dal mare, in linea d’aria sembra di poter toccare la lanterna di Genova. Un’oasi verde tra l’azzurro cielo dei colli e il blu intenso del mar ligure. Nel frattempo, visti i buoni risultati, la concessione del Demanio diventa ventennale. È a partire da questa bellezza, dalle energie generosamente regalate di tante persone comuni, e anche di tanti professionisti, che la Piuma comincia davvero a prendere casa in quello che era un bene militare, e oggi diventa luogo di pace e di accoglienza. Tra bandi, donazioni, raccolte fondi e un mutuo, prendono il via infine i lavori di ristrutturazione edilizia della caserma più in alto, la Casa del Telegrafo, che oggi ospita i locali della casa famiglia, i saloni per le attività sociali, e in via di finitura due appartamenti per accoglienze di maternità e situazioni emergenziali.

Quello che invece avviene regolarmente fin dai primi tempi, è la riapertura del forte alla cittadinanza: con i Porte Aperte, giornate domenicali di visita gratuita e merenda sociale, per conoscere il valore storico artistico del bene e goderne in convivialità. Ma anche con altri progetti che esprimono i valori più profondi della Piuma, come l’accoglienza di rifugiati in borsa lavoro (che hanno così la possibilità di imparare l’arte dei muretti a secco), o l’accoglienza di detenuti in messa alla prova, per i lavori di manutenzione e recupero. Da qualche mese sono arrivate anche le api, nuova occasione di formazione e socialità per svariati volontari, ma anche importante presidio ambientale alle porte della città, a fronte della pericolosa diminuzione della specie in tutta Europa a causa dei pesticidi.  Forte Tenaglia ha vissuto molte stagioni. Il ‘600, l’espansione napoleonica, il corazzamento imposto dai Savoia, le maldestre aggiunte dei soldati fascisti per la contraerea nella Seconda Guerra Mondiale. Quindi l’abbandono e l’abusivismo. Da dieci anni la sua rinascita per la città e per soggetti fragili è una di quelle buone notizie che danno speranza, che si può toccare con mano, che parte dal basso, dal sogno e dalla dedizione di un manipolo di volontari e di famiglie. Ma è uno spazio grande, dove c’è posto per tanti, per progettare sognare e lavorare insieme a quell’Italia che non fa notizia, e che cambia davvero le persone e le vite.  Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/01/hanno-preso-forte-militare-hanno-fatto-casa-famiglia/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Ponte Morandi: il carpooling aziendale a servizio della città di Genova

Un aiuto alla viabilità di Genova e ai suoi cittadini: il progetto “ColleghiAmoGenova” mette a disposizione della città il servizio di condivisione dell’auto nel tragitto casa-lavoro per agevolare gli spostamenti dei genovesi e contribuire a snellire il traffico. L’iniziativa è stata messa a punto da Jojob, principale operatore di carpooling aziendale in Italia, su proposta di Talent Garden Genova, in risposta all’appello del Comune di Genova per individuare soluzioni che alleggeriscano la viabilità del capoluogo, provata dal recente crollo del Ponte Morandi. Condividere l’auto per raggiungere il posto di lavoro, contribuendo a supportare la mobilità della propria città: è questo l’obiettivo di “ColleghiAmoGenova”, il progetto per facilitare la viabilità di Genova, pensato per ricollegare le aree industriali più difficili da raggiungere in seguito alle conseguenze del crollo del Ponte Morandi.

L’iniziativa è realizzata da Jojob, l’operatore di carpooling aziendale che tramite piattaforma web e app su smartphone agevola gli spostamenti casa-lavoro di colleghi della stessa azienda o di aziende limitrofe, su invito di Talent Garden Genova, la società che gestisce l’omonimo spazio di coworking situato al GREAT Campus e specializzata nello sviluppo di servizi innovativi, e grazie al sostegno del CIELI, Centro Italiano di Eccellenza sulla Logistica, i Trasporti e le Infrastrutture dell’Università di Genova, diretto dal Prof. Enrico Musso. Le due startup rispondono alla chiamata del Comune del capoluogo ligure per trovare soluzioni che snelliscano la viabilità, congestionata a causa dell’emergenza cittadina.

Come funziona ColleghiAmoGenova

Con “ColleghiAmoGenova” Jojob mette a disposizione gratuitamente il servizio di carpooling aziendale per facilitare gli spostamenti di lavoratori e cittadini. Tutti gli abitanti che utilizzano il proprio mezzo per raggiungere il posto di lavoro possono condividere l’auto con chi ha difficoltà ad attraversare la città per recarsi al lavoro, contribuendo anche a ridurre il numero di vetture nelle strade e il traffico cittadino. Per attivare il servizio è sufficiente scaricare l’app “Jojob Carpooling” su smartphone o registrarsi su www.jojob.it/colleghiamogenova. Per facilitare l’utilizzo, sono state individuate in città 10 aree quali punti di arrivo, a ciascuna delle quali corrisponde un codice. Ogni iscritto dovrà inserire il codice dell’area in cui si trova l’azienda per cui lavora o il CAP di destinazione, per poter pubblicare il proprio tragitto casa-lavoro e individuare passeggeri o autisti con cui condividere la tratta.

Le aree della città individuate e il loro codice abbinato sono:

Voltri: COLLEGHIAMO1

Sestri Ponente: COLLEGHIAMO2

Campi: COLLEGHIAMO3

Bolzaneto: COLLEGHIAMO4

Sampierdarena WTC: COLLEGHIAMO5

Porto Antico/Darsena: COLLEGHIAMO6

Piazza Dante/Via XX Settembre: COLLEGHIAMO7

Brignole/Marassi: COLLEGHIAMO8

Molassana: COLLEGHIAMO9

San Martino: COLLEGHIAMO10

Per le persone che desiderano iscriversi ma che non lavorano nelle zone mappate, il codice da inserire sarà il CAP dell’indirizzo di destinazione.

Le aziende della città potranno inoltre richiedere a Jojob, scrivendo a support@jojob.it, l’attivazione di un codice dedicato da comunicare ai propri dipendenti.

“Siamo rimasti molto colpiti da quanto è accaduto a Genova” spiega Gerard Albertengo, CEO & founder di Jojob. “Conoscendo da vicino le problematiche della mobilità, è stato spontaneo offrire il nostro aiuto e mettere a disposizione dei lavoratori genovesi la tecnologia e l’esperienza del nostro servizio. Abbiamo accolto la proposta di Talent Garden Genova, che lavorando sul tessuto locale ci ha permesso di studiare la soluzione più adatta alla comunità. L’invito per tutti i cittadini – prosegue Albertengo – è quello di essere solidali e condividere sulla piattaforma e sull’app la propria auto nel recarsi al lavoro, così da aumentare le possibilità di spostamento e rendere più vivibile una situazione critica per tutti”.

“Questa è la mission di Talent Garden: sostenere l’innovazione a beneficio delle comunità”, aggiunge Elisabetta Migone, Amministratore Delegato di Talent Garden Genova. “Il carpooling è una soluzione utilizzata in tutto il mondo per ridurre traffico e inquinamento. Oggi abbiamo l’opportunità, oltre che la necessità, di sostenere nuove forme di mobilità urbana, e la tecnologia ci viene in aiuto con soluzioni semplici e a costo bassissimo”.
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Chi è Jojob

Il servizio Jojob di Bringme è un innovativo servizio di carpooling aziendale, nato con l’obiettivo di agevolare gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti di aziende limitrofe. Jojob è costituito da una piattaforma web e da un’applicazione mobile. Ogni utente, dopo essersi registrato su www.jojob.it, potrà visualizzare su una mappa la posizione di partenza dei propri colleghi e dei dipendenti di aziende limitrofe alla propria, mettersi in contatto e condividere l’auto nel tragitto casa-lavoro. Con l’applicazione mobile, l’unica in grado di quantificare la reale CO2 risparmiata dopo ogni tragitto percorso in car pooling, ogni passeggero potrà certificare il tragitto effettuato, ottenendo punti trasformabili in sconti da utilizzare in locali, ristoranti, bar e palestre convenzionate, sia a livello nazionale che locale.

Cos’è Talent Garden Genova

Talent Garden Genova è uno spazio di co-working che sorge all’interno del GREAT Campus, Parco Scientifico e Tecnologico di Genova, e ospita una community di innovatori che lavorano nel campo del digitale e della tecnologia. Ogni giorno startup, freelance, studenti e piccole e grandi aziende lavorano fianco a fianco negli oltre 600 mq di spazi di coworking, dando vita a collaborazioni e progetti ad alto impatto innovativo. Talent Garden Genova è partner di aziende e istituzioni in progetti che riguardano l’innovazione di processi, prodotti e servizi.

Fonte: agenziapressplay.it

In Liguria il libero scambio di semi e cultura

Il 14 e 15 gennaio nei pressi di Genova abbiamo potuto assistere ad una “due giorni” davvero fuori dal comune, caratterizzata dal premio Parole di Terra e dal Mandillo dei Semi. Tra interviste, conferenze di Giorgio Diritti e Massimo Angelini, scambio di semi e riunioni del consorzio la Quarantina, abbiamo potuto assaporare assaggi di un mondo che ci piace, un mondo in cui natura, cultura, coltura e relazioni siano davvero i protagonisti indiscussi del nostro presente e del nostro futuro. Nel 2012, mentre esploravo l’Italia in camper, ebbi il privilegio di incontrare a Genova Massimo Angelini, ruralista, filosofo della terra, “padre” del Mandillo dei Semi, della Rete Semi Rurali, della casa editrice Pentàgora  e tra i protagonisti della battaglia che ha permesso dal 2007 all’Italia di essere uno dei pochi Paesi europei in cui non è vietato lo scambio di semi.img_5215

Sì, sembra assurdo, ma prima anche da noi era vietato donare, scambiare e vendere i propri semi.
Angelini mi introdusse quindi a questi straordinari mondi e mi permise di scoprire che una volta all’anno, dal 2001, centinaia di persone si ritrovano nei pressi di Genova per scambiare semi (prevalentemente locali), esperienze, amicizie.

Quando un altro uomo speciale nonché agente del cambiamento ligure Davide Capone, pochi mesi fa ci ha proposto di partecipare al raduno di inizio 2017 non ho esitato un attimo ad urlare il mio entusiasmo. Ed è così che pochi giorni fa ho potuto toccare con mano, finalmente di persona, questo semplice, quasi banale e quindi straordinario evento di “pace”.IMG_5156.jpg

Massimo Angelini

“Quando nacque il Mandillo – mi spiega Massimo Angelini – in Italia eravamo praticamente gli unici a scambiare semi. C’eravamo solo noi e quelli della Fierucola di Firenze. Ora ci sono decine di eventi come questi, eppure ogni anno le presenze al nostro incontro aumentano. Non so dire se sia un segnale di aumento di consapevolezza o una moda”.

In un caso o nell’altro io trovo fantastico che questo tipo di incontri e di azioni stia avendo una diffusione così virale. Il 15 gennaio a Ronco Scrivia sono transitate, tra i banchi degli scambiatori di semi, oltre 2000 persone! Ma non è tutto. All’interno di questi due giorni, ho potuto assistere anche al premio letterario organizzato dall’Associazione Parole di Terra, che vedeva come ospite speciale il regista Giorgio Diritti. Ho assistito alla sua conferenza, ho apprezzato la proiezione di un suo documentario e soprattutto ho potuto conversare con lui e ne sono uscito ulteriormente arricchito.giorgio-diritti.jpg

Giorgio Diritti

Nel video che vi proponiamo, trovate un assaggio di tutto questo.
Nelle prossime settimane, avremo modo di approfondire gli incontri più significativi.
Buona visione!

Intervista e riprese: Daniel Tarozzi
Montaggio: Paolo Cignini

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/01/liguria-libero-scambio-semi-cultura/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Assocarta al Festival della Scienza di Genova: “Per dire che la carta è riciclabile e compostabile”

Dopo il successo di presenze del 2013 torna il LABORATORIO DELLA CARTA al Festival della Scienza di Genova, presso il Porto Antico, un percorso educativo che illustra a studenti e cittadini come tutte le tipologie di carta, oltre ad essere ottenute da materie prime certificate, siano riciclabili, biodegradabili e compostabili.380818

Dopo il successo di presenze del 2013 torna il LABORATORIO DELLA CARTA al Festival della Scienza di Genova, presso il Porto Antico, un percorso educativo – a cura di Vanda Elisa Gatti – che illustra a studenti e cittadini come tutte le tipologie di carta, oltre ad essere ottenute da materie prime certificate, siano riciclabili,biodegradabili compostabili. Uno spazio di 100m2 dove la carta si può toccare e sperimentare grazie agli animatori presenti al Laboratorio che simulano prove scientifiche di combustione, resistenza e assorbenza della carta ma anche un esperimento “cognitivo” sul packaging che mette in luce la valenza di protezione, resistenza ma anche di creatività e design dell’imballaggio al consumatore che può scegliere la carta per la sua sostenibilità, biodegradabilità e compostabilità. Ma la carta è anche artistica, innovativa, memorabile, assorbente, e igienica e assolve alle più svariate funzioni della vita quotidiana e collettiva. La funzione igienica della carta è uno dei messaggi illustrati nel Laboratorio con il supporto di materiali educativi messi a disposizione da Lucart Group, main sponsor dell’iniziativa. Al termine del percorso educativo gli studenti portano con sé uno shopper in carta realizzato da Taffarello Bags to communicate su carta Cartiere Saci riciclata al 100%contenente fazzolettini di carta Tenderly, borsette multi colore realizzate dalla Cartiera di Cordenons e origami.
“Lo shopper in carta avana messo a punto per il Festival della Scienza” spiega Massimo Medugno DG di Assocarta “è una iniziativa per comunicare l’importanza della sostenibilità del packaging in carta messa a punto in collaborazione con TwoSides – Il lato verde della carta – una iniziativa europea, coordinata per l’Italia da Assocarta, con l’obiettivo di informare i consumatori sul carattere naturale e rinnovabile del legno, materia prima che insieme alla carta da macero è impiegata per produrre carta. Con 2000 kg riciclati al secondo” spiega Medugno “la carta è il materiale più riciclato a livello europeo. In Italia, ad esempio, il riciclo negli imballaggi è all’85%. Tutto questo in un contesto europeo in cui la superficie forestale è cresciuta del 30% rispetto al 1950: ogni anno le foreste aumentano di un’area pari a 1,5 milioni di campi da calcio (circa 850.000ha)”. Il Laboratorio della Carta è stato realizzato grazie al contributo di Lucart Group, main sponsor dell’iniziativa, con il supporto di Assocarta, Burgo Group, Cartesar, Cartiera di Cordenons, Cartiere Saci e Taffarello Spa, Fedrigoni Group, NextMade e Master in “Produzione della Carta e Gestione del Sistema Produttivo” Lucca e altre realtà aziendali della filiera cartaria.

Fonte: ecodallecitta.it

Genova ma non solo…una strage infinita

Ancora un morto per l’acqua che si riprende, ingoiandola, tutta quella terra che gli è stata strappata con il cemento, con la violenza, con l’imposizione, con la speculazione e con l’ignoranza. Genova, oggi, è lo specchio delle nostre colpe.alluvione_genova

Un morto, paesi devastati, strade scomparse, scuole chiuse, una popolazione in emergenza che guarda sbigottita la voragine che le si apre sotto i piedi. Le piogge hanno fatto esondare torrenti che non avrebbero dovuto esondare, hanno provocato danni che non sono giustificabili. Genova è travolta per l’ennesima volta e paga il pezzo di decenni di sfruttamento ambientale senza scrupoli e di abbandono del territorio. «Basta grandi opere inutili, è ora di ragionare seriamente sulla prevenzione e la messa in sicurezza del territorio», ha detto Legambiente. «Gli investimenti previsti dalla Legge obiettivo per l’area di Genova – afferma l’associazione – parlano solo di grandi infrastrutture: tre miliardi per la seconda autostrada di Genova Gronda di ponente, sei miliardi per il Terzo valico ferroviario, la linea ad alta velocità Milano-Genova in gestazione da oltre 20 anni. A cui si possono aggiungere i 45 milioni di euro previsti per la realizzazione dello scolmatore del Fereggiano, destinato a convogliare le acque del torrente». «Per proteggere la popolazione – afferma Legambiente – serve un programma di manutenzione del territorio e di prevenzione del rischio, che fornisca strumenti concreti e fondi per renderli operativi oltre a un’efficace azione di informazione e formazione dei cittadini sulla ’convivenza con il rischiò, per sapere cosa fare in caso di fenomeni come questi». «Occorre – dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -invertire la tendenza degli ultimi anni, in cui si è speso circa 800mila euro al giorno per riparare i danni e meno di un terzo di questa cifra per prevenirli. Ma abbiamo una politica delle infrastrutture che continua a sostenere le grandi opere, e progetti che continuano a rimanere solo sulla carta, a scapito della sicurezza delle persone e del contrasto del dissesto idrogeologico». «Il ministro dell’Ambiente Galletti – prosegue Cogliati Dezza – dichiara che nello Sblocca Italia sono inserite norme che consentono di velocizzare le procedure amministrative sulle opere strategiche per la messa in sicurezza del territorio e afferma la necessità che questi cantieri partano subito. Chiediamo però che a partire sia soprattutto una efficace politica ordinaria di mitigazione del rischio e che si esca finalmente dalla logica dei commissari straordinari». L’articolo 7 del decreto Sblocca Italia, sostiene l’associazione ambientalista, «affronta il tema del rischio idrogeologico attraverso la realizzazione di interventi puntuali, senza mettere in campo una strategia generale di governo del territorio e dei fiumi e un’efficace politica di adattamento ai cambiamenti climatici, a partire dalle aree urbane che oggi sono le più colpite A Genova un abitante su sei vive o lavora in zone alluvionabili e, di fatto, la popolazione convive con il rischio idrogelogico in una città insicura e pericolosa». «Una politica di adattamento e di mitigazione ai cambiamenti climatici – dichiara Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – significa intervenire sulla manutenzione e riqualificazione dei corsi d’acqua, sui sistemi di drenaggio delle acque meteoriche, aumentando la capacità di esondazione dei corsi d’acqua e di permeabilità dei suoli urbani o delocalizzare quelle strutture che oggi causano le condizioni di rischio mettendo risorse su questo. I Comuni però stanno subendo una crisi finanziaria senza precedenti e la Regione ha a disposizione pochi fondi. Così a Genova, ancora una volta l’acqua riprende gli spazi che le sono stati sottratti dell’asfalto e dal cemento».

Fonte: ilcambiamento.it

 

Alluvione Genova, che fine ha fatto il progetto Io Non rischio?

Appena il 2 ottobre, Genova con Torino e Milano ribadiva il suo impegno a presentarsi a Bruxelles e a Barcellona come città capofila nel progetto delle Smart City

Proprio ieri Francesco Oddone assessore genovese allo Sviluppo economico era a Bruxelles al Kick-off meeting Action Clusters su Smart City dove ha presentato i passi avanti fatti dalla città di Genova nell’ambito del progetto europeo CloudT. Ovvero potenziare la comunicazione con i cittadini attraverso internet e i devices elettronici, primi su tutti gli smartphone. Oddone presenterà il medesimo progetto, ma con qualche dato in più dal 18 al 20 novembre allo Smart City Expo World Congress di Barcellona. E sapete di quali dati in più disporrà? Dei risultati finali del test IoNonRischio, piattaforma sviluppata per l’Ufficio di Protezione civile e adottata dal Comune di Genova per coinvolgere i genovesi nella gestione delle emergenze. I risultati che derivano dalla consultazione on line saranno resi disponibili dal 13 ottobre al 15 ottobre 2014 nel corso del prossimo meeting Clout. Sarà quella l’occasione per tirare le somme su come e se ha funzionato il progetto IoNonRischio adottato dalla città di Genova per proteggere i cittadini proprio dagli eventi come le alluvioni.piogge-genova

A Genova si sa quanto piove e si conoscono bene i punti di forza e di debolezza del territorio e questi rappresentano i primi dati utili per organizzare un efficiente servizio di prevenzione dei disastri naturali. Peraltro si legge sul sito del Comune di Genova:

Anche il Comune di Genova aderisce alla campagna nazionale IO NON RISCHIO, adottandone l’identità visiva. Questa applicazione si aggiunge agli strumenti della campagna nazionale, offrendo contenuti e servizi pensati dal Comune di Genova per il proprio territorio. I volontari di protezione civile sono presenti in piazza a Genova durante le giornate della campagna nazionale per parlare con i propri concittadini di terremoto e alluvione.

Il Comune ha poi annullato la presenza dei volontari della Protezione civile per sabato e domenica 11 e 12 ottobre.

Questa la descrizione della APP:

IoNonRischio fornisce sia informazioni sulle norme comportamentali di autotutela in caso di emergenza, sia alcuni servizi real-time, quali esposizione dei dati delle centraline meteo del Comune di Genova, i contenuti dei pannelli a messaggio variabile dislocati sul territorio cittadino, le webcam del Mobility Point genovese, in più collegamenti al sito Arpal di previsioni Meteo e al Centro funzionale di Protezione Civile della Regione Liguria.

Inoltre l’applicazione offre la possibilità di navigare sulla mappatura delle aree potenzialmente allagabili pubblicate anche sul sito del Comune di Genova. Permette di visualizzare se l’utente si trova all’interno delle stesse o se un indirizzo da lui digitato corrisponde a quelli pubblicati on line e definiti come “Civici ricadenti nelle aree a rischio inondazione”.
Dall’applicazione è infine possibile collegarsi alle pagine social del Comune di Genova, facebook e twitter. IoNonRischio presenta in homepage l’informativa del Comune riguardante la connettività FreeWifiGenova, con pagine dedicate all’interno dell’applicazione.
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Marco Doria il sindaco di Genova, ha detto:

Noi ci muoviamo sulla base delle previsioni Arpal che non ci davano nessun picco di allerta. E in assenza di Allerta la nostra attenzione si è concentrata sulle scuole che ieri hanno potuto svolgere normalmente il loro orario scolastico. C’era stata anche una attenuazione della criticità. Poi, senza alcuna previsione che ce lo dicesse, abbiamo dovuto registrare un aumento repentino della perturbazione. Alle 21 e 25 abbiamo ricevuto la prima segnalazione per allagamento in via Adamoli. Dopo le 22 le segnalazioni erano insistenti e abbiamo capito che dovevamo intervenire. Alle 23.02 sui social media della protezione civile abbiamo mandato i primi messaggi per massima attenzione nella valle del Bisagno. Abbiamo deciso dopo mezzanotte di chiudere scuole e mercati per il giorno dopo.

Stamane l’avviso di Allerta 2, ovvero quello che invita alla maggiore cautela. Ma come ha avuto modo di ricordare il prof. Franco Ortolani a fare la differenza in queste circostanze è la prevenzione ossia il mettere in sicurezza la città e il territorio circostante anche con piccoli lavori di manutenzione ordinaria. Ma probabilmente a prevalere nella maggior parte delle amministrazioni (e non solo italiane) è la Shock economy, come la definisce Naomi Klein, ovvero l’economia fondata sui disastri che distribuisce una pioggia di soldi ai soliti noti.

Fonte: I dati delle immagini sono tratti dal Patto dei Sindaci SEAP

Le Lavatrici di Genova verso la riqualificazione energetica: è il progetto R2City

Genova per l’Italia, Valladolid per la Spagna e Kartal per la Turchia faranno da apripista per il progetto di riqualificazione energetica residenziale europeo R2City: 15 milioni di euro per intervenire su tre quartieri altamente inefficienti, che serviranno da casi di studio379594

Genova con Valladolid in Spagna e Kartal in Turchia sono le tre città apripista dell’efficienza energetica nell’edilizia residenziale pubblica con l’obiettivo di avviare una nuova fase di ristrutturazioni su larga scala in Europa, nel quadro di nuove strategie di pianificazione urbana. E’ il progetto europeo R2 Cities, con durata di quattro anni e finanziato per 15 milioni di euro dal Seventh Framework Programme europeo per le attività di ricerca, con specializzazione nella riqualificazione energetica. Nel programma sono coinvolti Officinae Verdi (UniCredit-Wwf), altri 15 partner di sei differenti nazionalità, tra cui la Fondazione Cartif, l’Energy Institute di Istanbul, il Comune e l’Università degli Studi di Genova, Abb spa. Attraverso interventi di efficienza energetica sui 57.000 metri quadrati complessivi di edilizia residenziale pubblica dei tre siti coinvolti nel progetto si punta a livelli di consumo di 70 kWh/mq, con una riduzione del 60% dell’utilizzo di energia attuale. E nel lungo periodo, a sviluppare una metodologia di progettazione, realizzazione e gestione di riqualificazioni energetiche che permetta di raggiungere livelli di consumo “quasi zero”, applicando soluzioni economicamente sostenibili e replicabili in contesti differenti. Ma l’obiettivo è anche abbattere le emissioni di CO2.  In Europa, spiega Officinae verdi, “oltre il 60% della popolazione – il 70% entro il 2030 – si concentra nelle città, responsabili del 40% dei consumi complessivi dell’Unione e del 36% delle emissioni di CO2. E nonostante i 160 milioni di edifici che costituiscono il patrimonio immobiliare comunitario siano generalmente datati, il tasso di ristrutturazioni annuo è inferiore al 2%“. Nell’ambito di R2 Cities, Officinae Verdi si occupa di valutare la sostenibilità economica e l’efficacia in termini di prestazione energetica degli interventi proposti, su un set di circa 30 tecnologie, di supervisionare le attività di misura e verifica delle prestazioni energetiche, di delineare modelli di business per lo sviluppo delle soluzioni individuate sul mercato.

GENOVA
Genova, il quartiere coinvolto nel progetto è quello delle Lavatrici, oltre 500 abitazioni di edilizia popolare costruite tra il 1980 e il 1990 in cui vivono per lo più anziani a basso reddito. È stato l’ultimo sito ad entrare nel progetto e la fase di diagnosi energetica non è ancora stata completata. Al momento, tra le soluzioni da adottare, si stanno considerando l’isolamento del tetto e delle pareti, la sostituzione degli infissi e dei balconi dotati di “vetri a effetto serra”, che causano aumento del calore.

VALLADOLID
Nel quartiere Cuatro de Marzo di Valladolid, formato da oltre 1.900 abitazioni costruite nei primi anni Sessanta, la fase preliminare di diagnosi energetica è stata realizzata. Gli obiettivi da raggiungere sono il 60% di risparmio energetico e il 60% di riduzione delle emissioni di CO2. Le soluzioni ipotizzate comprendono l’isolamento delle facciate, l’installazione di caldaie centralizzate a biomassa e di impianti fotovoltaici.

KARTAL
Il quartiere Yakacik di Kartal, Turchia, è caratterizzato da un isolamento insufficiente e sistemi di illuminazione a bassa efficienza energetica. L’area individuata per gli interventi di riqualificazione copre quasi 19.000 mq. Raccolta dei dati, elaborazione del modello di performance energetica e diagnosi energetica sono in fase di completamento.

Fonte: ecodallecittà.it