Clima e emissioni CO2: la carne per cani e gatti inquina come 13 milioni di auto

Secondo uno studio pubblicato su PlosOne, nei soli Stati Uniti, per sfamare cani e gatti si emettono 64 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.http _media.ecoblog.it_c_c81_clima-e-emissioni-co2-la-carne-per-cani-e-gatti-inquina-come-13-milioni-di-auto

In un periodo di cambiamenti climatici e riscaldamento globale, in una delle estati più torride degli ultimi decenni con ondate di caldo che stanno creando danni economici enormi, arriva come un fulmine a ciel sereno uno studio scientifico che ci costringe a riesaminare il nostro modo di guardare alle emissioni di CO2. Da anni puntiamo il dito soprattutto su tre grandi fonti di emissioni di gas climalteranti: il settore energetico (in particolare le centrali elettriche alimentate da fonti fossili come petrolio, gas e carbone), quello dei trasporti (in particolare il trasporto privato, basato su auto di proprietà con motore a benzina o diesel a gasolio) e quello dell’alimentazione (con un occhio e un dito puntati sull’eccessivo consumo di carne). Tutto vero, ma se ci soffermiamo sull’ultimo settore, quello delle emissioni di CO2 derivanti dall’alimentazione carnivora, spunta adesso uno studio pubblicato su PlosOne che fa riflettere da cui si evince che, negli Stati Uniti, tra il 25% e il 30% delle emissioni di CO2 dipendenti dalla produzione di carne provengono dalla carne destinata al pet food. Il cibo per cani e gatti, insomma, da solo causa oltre un quarto delle emissioni del “comparto carne” americano. In questi calcoli sono incluse anche le emissioni derivanti dalle feci degli animali. Negli USA, spiega l’autore dello studio Gregory Okin, ci sono 77,8 milioni di cani e 85,6 milioni di gatti (dati 2015). Se questi 163 milioni di animali domestici fossero considerati uno Stato sovrano, esso sarebbe il quinto al mondo per consumo di carne, dopo Russia, Brasile, USA e Cina. Venendo al “lato sporco” dello studio, Okin ha stimato in 5,1 milioni le tonnellate di feci prodotte da cani e gatti in un anno negli Stati Uniti. Più o meno quante ne producono 90 milioni di americani. In totale le emissioni equivalenti di CO2 attribuibili a cani e gatti sono pari a circa 64 milioni di tonnellate. Che, più o meno, è quanto emettono 13,6 milioni di auto negli Stati Uniti ogni anno.

Okin fa notare che “Comparata a una dieta a base di piante, quella carnivora richiede più energia, territorio e acqua e ha un impatto ambientale superiore in fatto di erosione, pesticidi e rifiuti prodotti“. E di cani gatti vegani, aggiungiamo noi, ce ne sono ben pochi. Tuttavia, è lo stesso Okin che precisa che molto spesso i mangimi per cani e gatti sono prodotti partendo dagli scarti della filiera della carne e quindi non si tratterebbe, o almeno non del tutto, di tonnellate di CO2 aggiuntive rispetto a quelle emesse dall’americano medio con la sua dieta altamente carnivora. Ma lo stesso Okin, analizzando il pet food per ottenere i dati su cui iniziare il suo studio, ha notato che i “mangimi premium” contengono percentuali di carne superiore a quelli più economici. Per non parlare del fatto che l’umanizzazione degli animali domestici porta sempre più spesso i loro padroni a cucinare per loro, utilizzando alimenti utili per il consumo umano.

Questo, secondo Okin (che tra l’altro specifica e ribadisce di amare cani e gatti), può essere realmente dannoso per l’ambiente: “Un cane non ha bisogno di mangiare bistecche, un cane può mangiare cose che un umano sinceramente non può mangiare“.

Credit foto: Flickr

Fonte: ecoblog.it

Gli animali in appartamento: cosa dicono legge e regolamento condominiale sul divieto

Cosa dicono leggi e normative sul divieto degli animali in appartamento e sul ruolo del regolamento condominiale109948517-586x390

Vietato vietare. Dal 18 giugno 2013 è cambiata la legge che riguarda la permanenza degli animali in appartamento: l’articolo 16 della Legge 220/2012 va ad integrare l’articolo 1138 del Codice Civile con la disposizione: “Le norme del regolamento condominiale non possono vietare di possedere o detenere animali da compagnia”.

Ecco alcuni dei punti fondamentali riguardanti la normativa che regola la permanenza di cani, gatti e animali da compagnia all’interno di condomini:

  • La norma si applica a cani e gatti e a tutti gli animali domestici come conigli, galline, etc. nel rispetto della normativa vigente.
    • La nuova norma va a incidere sui regolamenti esistenti di natura contrattuale e assembleare facendo cadere tutte le limitazioni o divieti al possesso di animali domestici. Come sostiene la giurisprudenza in tema di successione di leggi nel tempo, le norme sopravvenute privano le clausole contrattuali vigenti della capacità di produrre effetti ulteriori nel futuro.
    • La nuova legge di fatto autorizza l’uso delle parti condominiali comuni. Sono sanzionabili, però, le condotte che provocano il deterioramento, la distruzione, o che deturpano o imbrattano cose mobili o immobili altrui (art. 635 c.p. “danneggiamento”, art. 639 c.p. “deturpamento o imbrattamento di cose altrui”). E’ quindi importante educare l’animale ad avere una condotta rispettosa degli spazi comuni e seguire nei rapporti con i condomini le regole della civile convivenza.
    • Non è possibile catturare e allontanare le colonie feline dalle aree condominiali, a meno che non si tratti di interventi sanitari o di soccorso motivati. La legge 281/91 prevede per le colonie feline il diritto alla territorialità e vieta qualsiasi forma di maltrattamento nei loro confronti.
  • Nel contratto d’affitto(atto di natura privata), purtroppo il locatario può inserire una clausola di divieto che una volta sottoscritto il contratto è vincolante.

Per i proprietari che vogliano affittare il proprio appartamento il divieto diventa soggettivo, spostandosi dal regolamento condominiale a un accordo privato da aggiungere al contratto d’affitto.

Foto © Getty Images

Fonte: ecoblog.it

Musica per gatti, il primo disco per felini

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I gatti amano la musica? Possono preferire un genere a un altro? Secondo il violoncellista e compositore americano David Teie sì, sarebbero in grado di distinguere melodie diverse e la sua allergia ai felini non gli ha impedito di comporre, dopo studi scientifici, il primo album a loro interamente dedicato: Music for Cats, musica per gatti.

“Gli ingredienti giusti per i gatti per esempio sono quei suoni che assomigliano alle fusa, ho 26 differenti strumenti per creare qualcosa di molto simile” spiega il musicista. Usando toni alti e bassi, compone suoni rilassanti, che riproducono anche altri rumori della natura, come il verso degli uccelli, adatti a calmare anche i gatti più irrequieti. E in questo locale di Londra, il Lady Dinah’s Cat Cafè, dove ha tenuto una speciale performance, i 13 felini ospiti sembrano gradire.

“Avevo molti dubbi sul fatto che i gatti potessero apprezzare la musica, poi lui ha iniziato a suonare e loro sono rimasti a guardarlo tutta la mattina, sembravano davvero interessati”,

dice Lauren Pears, proprietaria del locale.

Con l’album David spera di conquistare qualcuno dei 7 milioni di proprietari di gatti che ci sono in Gran Bretagna. Il disco è uscito con la Universal Music che ha creduto nel suo progetto. Se avrà successo, dice, potrebbe pensare a qualcosa del genere anche per altri animali, una musica ad hoc per far calmare cani o cavalli.

Fonte:  Askanews

Un tè con i gatti, anche in Europa si diffondo i Cat café

 

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I Cat Cafè sono nati in Giappone qualche anno fa per sopperire all’esigenza dei giapponesi di stare con animali domestici, visto che in molti condomini vige il divieto di tenere questi animali d’affezione. Anche in Italia qualcuno si sta lasciando ispirare dai Neko Cafè. Il primo locale del genere a Torino è nato nel 2014, in via Napione, nel vivacissimo quartiere di Vanchiglia. Le immagini del video di apertura si riferiscono a un’altra città magica: Praga. Al Kockafe (“kocka” in ceco vuol dire gatto)è concesso annusare torte e bevande, giocare con gli avventori e sedersi un po’ ovunque. La moda nipponica, insomma, dilaga anche in Europa dove le limitazioni dei regolamenti condominiali non sono così rigide come in Giappone. In Italia oltre Neko Cafè e al MiaGola Caffè di Torino ci sono locali del genere anche a Roma (Romeow Cat Bistrot) e a Milano (Crazy Cat Cafè). La clientela? All’80% si tratta di persone che hanno già dei gatti o che li vorrebbero avere.

Fonte:  Askanews