Amianto, import fuorilegge in Italia: Guariniello apre un’inchiesta

Il pm Raffaele Guariniello apre un’inchiesta per vederci chiaro su un report indiano secondo il quale l’Italia sarebbe stato il principale importatore di amianto indiano fra 2011 e 2012. In Italia la produzione, distribuzione e vendita di amianto sono diventate fuorilegge nel 1992. Ventitré anni fa, con la legge 257 del 27 marzo 1992 il nostro Paese ha detto basta all’asbesto, mentre altri Paesi hanno continuato a produrre questo materiale. In questi vent’anni si è pensato alle bonifiche e a risarcire gli ammalati o i familiari che li hanno seppelliti. L’amianto sembrava appartenere al passato, pur con il suo fardello incombente proiettato sul futuro, quello del mesotelioma che continuerà a mietere vittime per tanti altri anni ancora. Ma lo stesso uomo che ha portato alla sbarra i vertici dell’Eternit, il pm Raffaele Guariniello, ha aperto ora un’indagine esplorativa per un caso che potrebbe rivelarsi scottante non solo in termini giudiziari, ma anche in termini politici. Nonostante i divieti vigenti dal 1992, nel 2012 l’Italia ha importato ingenti quantità di amianto dall’India, Paese che è attualmente uno dei principali produttore di manufatti in asbesto. Anzi, secondo i dati in possesso dell’Agenzia delle Dogane, l’Italia sarebbe stato il maggiore importatore di amianto con 1040 tonnellate di asbesto. Al momento non vi sono né indagati, né ipotesi di reato, ma un’inchiesta per chiarire se vi siano eventuali responsabilità politiche sia per ciò che riguarda l’importazione di asbesto, sia per quel che concerne l’impiego del materiale. Le 1040 tonnellate importate fra 2011 e 2012 sarebbero finite in una decina di imprese che lo avrebbero trasformato e impiegato nella produzione di manufatti quali lastre di fibrocemento, pannelli, guarnizioni per freni e frizioni di automezzi. Il caso è stato segnalato alla Procura di Torino quando qualcuno sui è accorto che nell’Indian Minerals Yearbooks 2012 – Asbestos – Final Release, un rapporto pubblicato dall’ufficio centrale del Ministero delle risorse minerarie indiano, figurava l’Italia fra i Paesi destinazione delle quantità di amianto estratte in India. Anzi secondo il rapporto l’Italia sarebbe stato il primo partner commerciale (con 1040 tonnellate importate sulle 1296 esportate nel biennio in questione) e si presume che l’import sia continuato sino al 2014. Il secondo paese importatore sarebbe il Nepal con 124 tonnellate, il terzo la Nigeria con 38. D’altronde è proprio in India che sono finite molte delle macchine utilizzate nelle fabbriche italiane chiuse dopo l’entrata in vigore della legge 257. Impossibilitata a produrre sul proprio territorio, insomma, l’industria dell’asbesto avrebbe guardato al Far East indiano per continuare nel vecchio business. Ma c’è un aspetto più inquietante: l’amianto è vietato ma può entrare grazie a deroghe ministeriali? Questo è l’aspetto principale che l’inchiesta dovrà chiarire: mentre a Torino si consumava il processo di Torino all’Eternit la politica italiana ha dato il lasciapassare a più di mille tonnellate di un materiale tossico e fuorilegge da più di vent’anni?138888260-586x390

Fonte:  La Stampa

© Foto Getty Images

Ue e piccoli ortaggi fuorilegge, la notizia è una bufala

Impariamo a leggere e a comprendere le leggi europee: non ci sarà nessun limite alla coltivazione e giardinaggio casalingo.orto-594x350

Riprendo l’ottimo post della collega Maria Ferdinanda Piva di Blogeko che riassume efficacemente la situazione attuale delle sementi in Italia e Europa: si può coltivare per il proprio consumo senza sottostare a alcun vincolo. Insomma gli orti privati non sono illegali né in Italia e né in Europa e la registrazione delle sementi serve semplicemente e mantenere elevati gli standard di qualità delle sementi destinati a chi coltiva in maniera professionale. Scrive infatti Maria Ferdinanda:

La proposta offre la scelta ai contadini tra usare semi certificati o non certificati (standard). La scelta dipende dalle necessità e dalle preferenze di ogni coltivatore. I semi certificati offrono migliori garanzie di qualità mentre quelli standard di solito hanno prezzo più bassi. Lo scambio di semi o altro materiale per la riproduzione delle piante tra non professionisti resta al di fuori degli scopi della legge. Ciò che viene venduto da non professionisti o da micro imprese per mercati di nicchia è esente dall’obbligo di registrazione. Le imprese con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo inferiore ai 2 milioni di euro possono vendere le loro varietà di piante di nicchia senza obbligo di registrazione.

D’altronde la FAO è sempre stata molto chiara in merito esprimendosi proprio contro il monopolio delle sementi. Come ebbe modo di spiegarci in una intervista esclusiva Mario Catania, ex ministro all’Agricoltura l’istituzione di un Catalogo ufficiale europeo delle sementi per cui alcuni mesi fa la Corte europea di Giustizia si espresse il 12 luglio 2012 in merito e che ha :

ha semplicemente confermato l’obbligo di iscrizione al registro ufficiale comunitario che, assicurando le caratteristiche delle varietà iscritte, rappresenta una garanzia per i produttori agricoli come per i consumatori. Inoltre è il caso di ricordare che una volta ammesse nei registri nazionali, le sementi vengono automaticamente inserite nel catalogo ufficiale europeo. Si tratta di una procedura che non è particolarmente complessa ed è anche gratuita perché la registrazione delle sementi tradizionali non prevede alcun costo e le domande di iscrizione al registro nazionale possono essere presentate anche dai singoli cittadini e dalle aziende.

Misure esagerate? Probabilmente, ma ciò non giustifica le bufale in merito che non fanno altro che confondere leggi e situazioni. non facendo capire da che parte effettivamente conviene protestare.

Fonte: ecoblog