Fondi per l’ambiente 2014-2020, il ministro Trigilia: “Dall’Ue 10 miliardi”

Il Ministro per la Coesione Territoriale Carlo Trigilia in Commissione Ambiente alla Camera: “Il problema è più legato alla capacità di progettazione e di intervento che al reperimento di risorse”Carlo_Trigilia_Ministro-586x512

Audito presso la Commissione Ambiente della Camera il Ministro per la Coesione Territoriale Carlo Trigilia ha fatto il punto sui fondi europei e nazionali per l’ambiente previsti tra il 2014 ed il 2020: 9 miliardi di euro più 1, ha detto il ministro, specificando che questa è la proposta che il suo dicastero avanzerà all’Europa. I fondi europei saranno da destinare agli obiettivi a diretta finalità ambientale: energia, mobilità sostenibile, prevenzione dei rischi, servizi ambientali ed asset naturali. Non trascurabile sarà anche l’apporto del Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc), il cui rifinanziamento per il periodo 2014-2020 è previsto nella Legge di Stabilità 2014 per un importo complessivo pari a 54 miliardi.

“Nel Fondo sono previsti circa 54 miliardi in 7 anni, all’interno dei quali devono trovare spazio la prevenzione del rischio, la bonifica, la depurazione: interventi che non sono compatibili con le regole Ue: il problema è più legato alla capacità di progettazione e di intervento che al reperimento di risorse.”

Il Ministro ha spiegato che il problema italiano non è tanto garantirsi i 10 miliardi dei Fondi strutturali europei per l’Ambiente: ha infatti messo in evidenza come il problema delle politiche ambientali sia maggiormente legato al mancato rispetto dei tempi ed alle carenze della progettazione, che rallentano o interrompono il processo di realizzazione degli interventi.

Trigilia ha spiegato di aver già sensibilizzato il titolare del Ministero dell’Ambiente, Andrea Orlando, affinchè si dispongano le opportune misure di sostegno all’Autorità di Gestione dei programmi. Secondo il Ministro saranno in ballo, nei prossimi 7 anni, oltre 100 miliardi: 30 miliardi dall’Ue per il 2014-2020, 30 miliardi di derivazione nazionale, e 54 miliardi del Fondo sviluppo e coesione.

“Per il ciclo di programmazione 2014-2020 sarà assicurato l’impegno dei fondi strutturali per il rafforzamento delle politiche ambientali. […] Occorrerà una selezione degli obiettivi, concentrandosi e limitando lo spettro degli interventi: l’idea è che ci debba essere una visione nazionale per poi scendere nel dettaglio con la Regione.”

Un esempio lampante è quello del petrolchimico di Priolo che, nonostante ingenti finanziamenti garantiti nel corso degli anni, versa in una condizione di degrado ambientale assoluto.

fonte:  Ministero per la Coesione Territoriale

 

Crowdfunding per l’ambiente: 1 milione di dollari in Australia per la commissione climatica

Un mese dopo che il nuovo governo conservatore aveva cancellato la commissione climatica, gli scienziati hanno realizzato una raccolta di fondi record per dare vita ad un organismo di informazione indipendente.Climate-Commission-Australia-screenshot

 

Con un’iniziativa sociale straordinaria 20000 cittadini australiani hanno raccolto nell’arco di un mese un milione di dollari (pari a circa 700 000 €) per mantenere in vita la commissione climatica, che era stata cancellata dal nuovo governo conservatore con la scusa dei tagli di bilancio; in realtà è noto che il nuovo primo ministro Abbott è un convinto negazionista, anche se ha le idee un po’ confuse sulla scienza. Quella che vedete in alto è una delle ultime schermate di fine agosto del sito della commissione, consultabile attraverso  Internet Archive; nei quattro anni di governo dei laburisti ha svolto un importante lavoro di ricerca, divulgazione scientifica, informazione sui cambiamenti climatici e promozione di stili di vita più sostenibili. Ora, il sito della commissione è stato addirittura messo offline: se digitate “http://climatecommission.gov.au/” trovate solo il messaggio secco “The Climate Commission ceased operation in September 2013.” In questo modo Abbott sperava forse dimettere a tacere la più importante voce ambientalista d’Australia in modo da fare passare una politica più friendly verso le grandi aziende: in luogo di una carbon tax, un generoso piano di aiuto di due miliardi e mezzo alle industrie inquinatrici per ridurre le emissioni di un risibile 5% entro il 2020. Non ha fatto però i conti con la determinazione  degli scienziati che dirigevano la commissione, che hanno lanciato un fundraising per poter continuare il loro lavoro. Non immaginavano certo un successo di tale portata. La nuova organizzazione si chiamerà Climate Council. La sua missione sarà di fornire un’informazione indipendente ed esperta sui cambiamenti climatici. E’ un buon esempio per l’Europa e per Italia; laddove non arrivano i governi, i cittadini si possono anche organizzare. Se si crede in qualcosa dopotutto non è un gran sacrificio investirci un po’ di euro.

Fonte: ecoblog

Trasporti, Legambiente: nuovi treni finalmente buona notizia per pendolari

Legambiente esprime soddisfazione per l’arrivo di nuovi treni nella Regione Lazio per i pendolari, ma chiede che nel prossimo bilancio la Regione destini ancora più fondi: nel 2015 infatti si arriverà a oltre 472.000 passeggeri trasportati ogni giorno.375716

“L’arrivo di nuovi treni è finalmente davvero una buona notizia per i pendolari, dopo lo sblocco fondamentale dei pagamenti pregressi, chiediamo alla Regione Lazio di destinare anche un fondo speciale per i pendolari nel prossimo bilancio “, è quanto affermato da Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, in merito al nuovo treno Vivalto inaugurato ieri dal presidente della Regione Lazio Zingaretti alla stazione Termini di Roma. Si tratta del primo di 15 nuovi treni che, entro settembre del 2014, arriveranno sulle linee della Regione Lazio. “Dopo i tagli continui degli scorsi anni, la situazione del trasporto è allo stremo a Roma e nel Lazio, sul ferro come su gomma, i convogli durante tutto l’anno ormai sono sovraffollati all’inverosimile, le frequenze di passaggio ridicole anche in aree altamente popolose, bagni troppo spesso inagibili, problemi al condizionamento. La moltitudine di 540.000 pendolari che viaggiano ogni giorno in treno per raggiungere Roma per motivi di lavoro o di studio – ha aggiunto Parlati – si trova a fare viaggi troppo spesso infernali. Serve una precisa strategia regionale per il trasporto e sappiamo che presto saranno approvate le linee guida in materia, un nuovo contratto di servizio che risponda di più alle esigenze di chi viaggia, ma anche un fondo speciale nel bilancio della Regione destinato a realizzare più binari e ad avere più treni, con una riorganizzazione anche della rete su gomma”. I numeri dei pendolari a Roma e nel Lazio, ha spiegato Legambiente, sono importanti e continueranno a crescere: negli ultimi 10 anni sono raddoppiati i numeri dei passeggeri delle ferrovie nel Lazio, passando da 187.000 a quasi 360.000 viaggiatori, ai quali si aggiungono gli oltre 180.000 degli altri servizi ferroviari metropolitani, portando il numero delle persone che usano il ferro ogni giorno all’immensità di 540.000. E secondo le stime di Legambiente, continueranno a crescere: attestandosi ad un incremento del 35%, nel 2015 si arriverà a oltre 472.000 passeggeri trasportati ogni giorno, solo sulle ferrovie regionali.

 

 

Fonte: eco dalle città

Sibari come Pompei, intervenire prima che sia troppo tardi

Il 18 gennaio un’ondata di piena dovuta alla straripamento del fiume Crati, ha ricoperto l’area archeologica di Sibari, vicino Cosenza. Un immenso patrimonio storico giace sotto strati di fango e i danni, se non si interviene subito, potrebbero essere inestimabili.

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Migliaia di anni di storia ricoperti da una spessa coltre di fango. È quanto accaduto all’area archeologica di Sibari(Cosenza), perla della Calabria ionica e antichissimo crocevia di popoli e culture. Dopo lo straripamento del fiume Crati, duecentomila metri cubi di acqua e fango hanno inghiottito tutto, dal Parco del Cavallo alle fontane monumentali, fino ad un impianto termale del I secolo. Sul caso è stata aperta un’indagine per accertare eventuali responsabilità e parte dell’area è stata messa sotto sequestro. L’allarme era stato già lanciato nel 2010 dalla sovrintendenza regionale che a gran voce aveva richiesto la manutenzione dei canali di bonifica a causa dell’elevato rischio di inondazione. L’appello è rimasto inascoltato e l’ondata di piena è arrivata puntuale il 18 gennaio a ricoprire pezzi di storia di inestimabile valore. L’ennesimo disastro annunciato, spettacolo tristemente noto, frutto di mala gestione e noncuranza a cui, dopo Pompei, è difficile abituarsi. Un gruppo di intellettuali, su proposta del Quotidiano di Calabria, ha deciso di rivolgersi direttamente al Presidente della Repubblica, al nuovo governo e agli enti competenti per salvare uno dei patrimoni culturali più importanti d’Italia. Chiedono che vengano destinati fondi e mezzi straordinari per la ripulitura, la messa in sicurezza ed il ripristino dello scavo archeologico, perché, come si legge nell’appello, una volta pompata via l’acqua: “il problema più grave sarà l’enorme quantità di fango che rimarrà sulle strutture e sugli strati antichi e che dovrà essere rimossa immediatamente, prima che abbia il tempo di solidificarsi e rendere tutte le operazioni di verifica dei danni, scavo, pulizia e restauro molto difficili o, addirittura, impossibili”. Il 23 e il 24 marzo, il Fai ha aperto il Parco al pubblico in occasione della ventunesima Giornata di Primavera, “affinché tutti, calabresi e italiani, possano vedere i danni della stupidità e della disonestà umana”, come dichiarato dal vicepresidente del FAI, Marco Magnifico. Sul sito web del FAI è inoltre in corso una raccolta firme “ Anch’io per Sibari”. Lo scopo è quello di non far spegnere i riflettori sulla vicenda. Secondo il FAI infatti, le aree golenali, ossia le aree di sfogo di un’eventuale piena non sono ‘libere’ ma bensì occupate da piantagioni di aranceti e, per questo motivo, non possono svolgere il loro compito di contenimento delle acque esondate. Sottoscrivendo l’appello, si chiede il ritorno della legalità nelle aree golenali e demaniali dell’area archeologica di Sibari. Una battaglia che mira, dunque, a diventare da stimolo per costruire basi solide perché una simile tragedia non si ripeta.

Fonte: il cambiamento