Torino, accensione dei nuovi impianti a LED in Via Giacomo Medici

martedì 10 marzo il Sindaco Fassino e l’Assessore Lavolta assisteranno all’accensione degli impianti di pubblica illuminazione a Led382186

Alla presenza del Sindaco Piero Fassino e dell’Assessore Lavolta, domani 10 marzo alle ore 19 verranno accesi gli impianti di illuminazione pubblica a Led installati in via Giacomo Medici. È il primo passo del progetto Torino Led, presentato l’11 febbraio presso l’Urban Center, con la partecipazione di Iren Servizi e Innovazione, che prevede l’installazione di 45.000 lampade Led, pari al 55% di tutti i punti luce d’illuminazione pubblica cittadina.
A livello energetico ed ambientale, il Progetto, una volta completato, consentirà un risparmio valutato in 20.000.000 kWh/anno (con una riduzione dei consumi di energia elettrica di oltre il 50%), consentendo un mancato consumo pari a circa 3600 Tep (Tonnellate Equivalenti Petrolio)/anno, ed evitando, nel contempo, la produzione di 3,5 tonnellate/anno di CO2. La sperimentazione è partita in: via Digione (tratto Medici -Francia) con l’istallazione di 6 apparecchi di illuminazione a LED (temperatura di colore 4.000 K -luce neutra); invia Medici (tratto Svizzera – Digione) con 5 apparecchi di illuminazione a LED (temperatura di colore 3.000 K – luce calda); in via Medici (tratto Digione – Rosta) con 8 apparecchi di illuminazione a LED (temperatura di colore 4.000 K – luce neutra); e in piazza Risorgimento con l’istallazione di 10 apparecchi di illuminazione a LED (temperatura di colore 4.000 K – luce neutra).

Foto di Kris dal Seattle, USA – Flickr

Fonte:  ecodallecitta.it

Multa da 1.8 mln di dollari a DuPont per l’erbicida Imprelis

La US Environmental Protection Agency (EPA) ha annunciato ieri l’accordo con la compagnia DuPont per presunte violazioni del FIFRA Federal Insecticide, Fungicide, and Rodenticide Act per cui pagherà una penale 1,853 milioni dollari.

Una multa da 1.853 milioni di dollari è stata comminata dall’EPA, l’Agenzia ambientale americana alla DuPont multinazionale della chimica per non aver presentato i potenziali effetti negativi dell’erbicida Imprelis poiché venduto con una etichettatura che non ha garantito un uso sicuro. Infatti dopo le applicazioni di Imprelis si è verificata una notevole e diffusa morte di moltissimi alberi. L’erbicida era destinato a controllare le erbe infestanti come tarassaco, trifoglio, cardo, banane e edera terrestre.

Ha spiegato Cynthia Giles, Assistant Administrator for Enforcement and Compliance Assurance all’EPA:

La capacità di EPA nel proteggere il pubblico dai pesticidi pericolosi dipende dal rispetto delle aziende nell’obbligo di divulgare informazioni sugli effetti nocivi delle sostanze chimiche.5937642358_b3a85374b9_z-620x350

Il FIFRA, come parte del processo di registrazione di un pesticida o diserbante richiede alle aziende di presentare a EPA i potenziali impatti negativi di un prodotto su piante o animali. L’erbicida è stato approvato sebbene non disponesse di 18 relazioni. Il risultato è che Imprelis è stato etichettato senza riferire dei possibili danni a alcune specie di alberi. Dal 2010 al 2011 si sono verificati molti danni e molti alberi morti quali abete rosso e pino bianco sopratutto in Norvegia. Ci sono prove che riguardano gli effetti nocivi anche su aceri, lillà, platani e ontani. Dal giugno 2011 sono iniziate a giungere all’EPA lamentele da parte delle agenzie statali che seguono la diffusione dei pesticidi e legate all’uso dell’Imprelis. I danni maggiori si sono avuti nel Midwest, soprattutto Indiana, Illinois, Michigan, Minnesota, Ohio e Wisconsin. Nell’ Indiana si sono verificati più di 400 casi di danni agli alberi correlati all’ Imprelis nel 2011. Nell’agosto 2011, l’EPA ha ordinato alla DuPont di sospendere la vendita e la distribuzione dell’Imprelis; nel settembre 2011, la registrazione è stata modificata per vietarne la vendita, la distribuzione o la commercializzazione; la registrazione è scaduta l’8 settembre 2014 e DuPont non può più vendere il prodotto.

Fonte:  EPA

Foto | John Kaminski @ Flickr

Lavatrici, frigoriferi e computer: le 5 regole per gettarli via

Come si gettano via i vecchi frigoriferi, le lavatrici rotte o i computer che non funzionano più?

La sigla RAEE ai più non dirà molto eppure rappresenta una gran parte degli oggetti che utilizziamo ogni giorno: lavatrici, cellulari, computer, condizionatori, televisori e piccoli elettrodomestici che una volta rotti rappresentano rifiuti che spesso sono abbandonati in strada, accanto ai cassonetti dove ancora esistono, nei boschi, spiagge ma non dove dovrebbero essere poi consegnati. Quindi la domanda è: come ricicliamo gli elettrodomestici rotti?SONY DSC

A indirizzarci su come smaltire correttamente i rifiuti elettronici o RAEE – Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche – è il consorzio Ecodom che in occasione della XXII edizione di Puliamo il Mondo che si terrà dal dal 26 al 28 settembre 2014 in tutta Italia, ci ricorda le 5 regole da mettere in pratica prima di disfarsi di un elettrodomestico vecchio:

  1. Non buttare mai i RAEE nella spazzatura indifferenziata, non abbandonarli nell’ambiente e non dimenticarli in casa, in soffitta o nei garage.
  2. Portarli alle isole ecologiche più vicine. I centri di raccolta (o isole ecologiche) sono strutture allestite dagli Enti Locali per la raccolta differenziata delle diverse tipologie di rifiuti (tra cui i RAEE). Dai centri di raccolta i rifiuti vengono inviati a impianti di trattamento che garantiscono la salvaguardia dell’ambiente (evitando la dispersione di sostanze inquinanti) e il riciclo delle materie prime.
  3. In caso di acquisto di un nuovo elettrodomestico, consegnare il vecchio al negoziante che è tenuto a ritirarlo gratuitamente (dal giugno 2010, grazie all’entrata in vigore del cosiddetto decreto “Uno contro Uno”, i rivenditori sono obbligati al ritiro gratuito dell’apparecchiatura elettrica/elettronica a fronte dell’acquisto di un nuovo prodotto equivalente). Inoltre, dal mese di aprile 2014, con il nuovo Decreto Legislativo 49/2014 è stato introdotto – per i negozi con superficie di vendita superiore a 400 mq – l’obbligo di ritiro gratuito “uno contro zero” dei RAEE di piccolissime dimensioni (aventi cioè dimensione massima inferiore a 25 cm).
  4. Richiedere il ritiro a domicilio per i RAEE ingombranti: si tratta di un servizio presente in molti Comuni.
  5. Ricordare che i RAEE possono diventare preziose risorse se correttamente riciclati, mentre, se trattati in modo non corretto, possono essere dannosi per l’ambiente. Da un frigorifero, ad esempio, si ottengono fino a 28 kg di ferro, 6 kg di plastica e oltre 3 kg tra rame e alluminio, ma lo stesso frigorifero contiene anche sostanze altamente inquinanti, come i CFC e gli HCFC, gas ozono-lesivi. Se abbandonato, quel frigorifero finirà probabilmente nelle mani di soggetti interessati soltanto a ricavarne le materie prime aventi valore economico, senza la minima preoccupazione di recuperare in modo corretto le sostanze inquinanti.

Fonte:  Iko @ Flickr