Luca Gianotti: viaggiare a piedi per trovare (anche) se stessi

Vivere il territorio a ritmi lenti e in profondità, conoscere l’altro e guardarsi dentro. È questa l’idea ispiratrice della Compagnia dei Cammini, associazione che lavora per diffondere la cultura del camminare nel nostro Paese, proponendo viaggi a piedi in aree mediterranee.

“Ho iniziato poco dopo l’adolescenza, e in breve tempo ho scoperto i benefici del camminare. È nata così una passione che oggi occupa un posto centrale nella mia vita”. Comincia così il racconto di Luca Gianotti, coordinatore della Compagnia dei Cammini, nata dalla precedente esperienza de “La Boscaglia” e in linea con la sua filosofia ed i suoi valori. L’associazione propone viaggi a piedi, anche in compagnia degli asinelli, viaggi in barca a vela con trekking e viaggi di Deep walking con esperienze di meditazione camminata. Ogni anno, inoltre, viene organizzata la camminata evento “Compagni di Cammino” , che lo scorso anno ha condotto le guide ed i viandanti sui passi della Sicilia virtuosa  e che il prossimo novembre sbarcherà in Puglia, terra generosa e in gran fermento.1781950_611358848934048_1249352089_n

Per la Compagnia dei Cammini fare turismo responsabile significa rispettare la natura, non inquinare, tutelare la salute, valorizzare l’economia solidale, preferire il cibo biologico, naturale e locale. A differenza di molti tour operator che propongono tra i servizi il trasporto dei bagagli dei viaggiatori, chi viaggia con la Compagnia dei Cammini porta con sé soltanto uno zaino. “Lo zaino – spiega Luca Gianotti – ti fa sentire libero, puoi fermarti in ogni momento, dormire in tenda o sotto le stelle, anche se molte volte le persone fanno fatica ad entrare in contatto con il loro lato più selvatico. Inoltre, camminare con soli 6-7 chili sulle spalle che contengono tutto il necessario per viaggiare anche per un mese ti fa acquisire la consapevolezza, una volta tornati a casa, della quantità di cose di cui ci circondiamo e di quanto queste non servono e non ci recano felicità”. Spesso chi decide di mettersi in cammino intraprende il viaggio da solo ma in breve tempo si crea un legame forte con gli altri viandanti. “Il camminare – ci spiega Gianotti – ha il potere forte di creare il gruppo: spesso si arriva da soli e ci si mette in gioco, ma in due o tre giorni condividendo emozioni, fatiche e momenti positivi si crea subito il gruppo che, per il periodo del viaggio, diviene una sorta di organismo vivente a se stante. Così come per il benessere di un corpo ogni parte deve essere in salute, allo stesso modo per generare disarmonia in un gruppo basta che una sola persona non stia bene”.10730773_766484063421525_6649220928142959151_n

Fondamentale è dunque la consapevolezza delle persone riguardo al tipo di esperienza che si apprestano a vivere. Per questo motivo lo staff della Compagnia dei Cammini ritiene importante entrare in contatto diretto con coloro che sono interessati ai viaggi, al fine di avere un confronto sulle aspettative e motivazioni di ognuno. Inoltre, sul sito dell’associazione è disponibile un decalogo  scritto da Luca Gianotti che ben riassume la filosofia del camminare. Prima regola? Liberarsi dalle ansie della quotidianità e lasciarle a casa. Soltanto così, infatti, è possibile scoprire il vero valore del cammino: l’incontro con il territorio, con gli altri viandanti, con le persone che vivono nei luoghi in cui si cammina… e con se stessi.10404240_715338328536099_2352555457413100082_n

Il viaggio a piedi, così inteso, costituisce anche un’occasione di ricerca interiore, guidati dalla bellezza del silenzio, dai suoni della natura, dai rumori dei propri passi e respiri. In questo senso, come evidenzia Luca Gianotti, la riscoperta del Cammino di Santiago di Compostela ha segnato una svolta epocale. “Negli ultimi anni si è ampliato il numero di persone che si mettono in cammino ed è aumentato il bisogno interiore di camminare per capire se stessi, oltre al mondo che ci circonda. Soprattutto per noi occidentali, più irrequieti e meno abituati alla meditazione, il cammino diventa così anche uno strumento per compiere un lavoro spirituale”.10614331_772983172771614_3057065503897482961_n

Come ha scritto Luca Gianotti nel libro “L’arte del camminare”, “camminare lento significa saper vivere il presente senza fretta, godersi il cammino fermandosi a osservare un fiore o a scambiare due parole con un contadino, sapendo che siccome abbiamo la tenda con noi, e qualche cibo di scorta, possiamo anche far tardi, nessuno ci aspetta, non corriamo nessun rischio. Per questo i cammini in completa autonomia, in libertà, nei quali il nostro zaino diventa la nostra casa, nei quali abbiamo con noi la tenda, i viveri, il necessario, sono i più terapeutici. Possiamo fermarci quando vogliamo”.

Visualizza La Compagnia dei Cammini sulla Mappa dell’Italia che Cambia

Il sito de La Compagnia dei Cammini

Fonte:italiachecambia.org

La filosofia dell’autoproduzione

Tanti motivi per cui fare in casa conviene di Romina Rossi

Sono cresciuta in una famiglia matriarcale in cui fare le cose in casa era la norma. Al supermercato, che allora era semplicemente la bottega di paese, si andava una volta la settimana, a prendere quello che non si aveva in casa e che non si riusciva a produrre. Così si passava l’estate a fare marmellate, succhi di frutta e conserve e a mettere quanta più frutta e verdura nei vasi in modo che si potessero avere, anche nelle grigie giornate invernali, i sapori, i colori e i profumi dell’orto sotto casa. Il pane che si cuoceva nel forno era in grado di riempire la stanza da solo con la sua calda fragranza, il dolce che dentro al forno lievitava faceva venire l’acquolina; la pasta era fatta con le uova delle galline del nostro pollaio, la carne che finiva sulla tavola era quella dei capi allevati per uso domestico. D’inverno, essendo meno le ore di luce da poter dedicare ai lavori in campagna, tre generazioni di donne passavano le serate a cucire, lavorare a maglia o fare altri lavoretti sedute davanti al camino o alla stufa. Anche da grande l’autoproduzione alimentare è rimasta la norma, un’abitudine che si è estesa anche ad altri prodotti non alimentari come creme, saponi, scrub, vestiti, riciclo di mobili e altro. Quello che può apparire come un passatempo è in realtà un’attività che cela diversi significati e un sacco di buone ragioni per cominciare a fare da sé. Perché alla lunga, l’autoproduzione è un atto d’amore nei confronti di se stessi e del pianeta.

I MOTIVI DELL’AUTOPRODUZIONE

Risparmio economico

Se fare le cose in casa può sembrare complicato (“non ho tempo” e “non sono portata/o per questo genere di cose” sono le frasi che si sentono più spesso al riguardo) e necessitare di molto tempo, in realtà diventa una fonte di risparmio di denaro. Si compra di meno, si spende di meno, perché non si pagano marche e pubblicità legate ai prodotti che portiamo a casa. A ciò si unisce il risparmio di tempo: facendo in casa, si evita di passare il fine settimana o le poche ore libere in coda alla cassa con un carrello straripante di prodotti e uno scontrino lungo quanto un lenzuolo. Ci si può riappropriare del proprio tempo e trascorrerlo in modi più gratificanti che spendere l’intera giornata al centro commerciale.

Risparmio ecologico.

Produrre e fare in casa permette di evitare l’acquisto di merci provenienti dall’altro capo del mondo, con un enorme dispendio di carburante che si traduce in sperpero di risorse prime e inquinamento dell’intero pianeta. La frutta e la verdura dell’orto non hanno bisogno di ingombranti imballi di plastica o strati di cellophane dentro i quali avvizzire; la crema o il dentifricio fatti in casa non necessitano di scatole, foglietti e altri supporti che hanno il solo scopo di rendere la confezione più costosa.antisterss

Antistress naturale

Quando vi sentite nervosi e irritati mettete le mani in pasta e fate: bastano 10 minuti passati a impastare pane, dei biscotti, sferruzzare con la lana o anche raccogliere le erbe aromatiche da seccare per non ricordarsi più il motivo per cui si era arrabbiati. Provate per credere!

Ribellarsi alla globalizzazione

Cucinare con verdure raccolte nell’orto significa scegliere cosa piantare, piuttosto che doversi accontentare di quello che si trova nei banchi dei supermercati, ormai uguali in tutto il mondo. Ci sono varietà di frutta e verdura che non si trovano più in negozio, ma che invece sono buonissime e salutari, semplicemente perché il “mercato” non le vuole più. È una pacifica ribellione al mercato globalizzato; è far parte di quella parte di popolazione che non si lascia omologare dal sistema.

Conoscere gli ingredienti

Sapere cosa si mangia o cosa ci si spalma sulla pelle è importantissimo. Molti prodotti alimentari sono farciti di conservanti, coloranti e additivi dannosi per la salute. Non va meglio per i prodotti di bellezza, molti dei quali purtroppo contengono agenti chimici, di derivazione dal petrolio, che sono tossici e cancerogeni.

Riciclo e creatività

Fare in casa permette di riciclare un sacco di cose che altrimenti sarebbero da buttare: con i fondi del caffè si può fare lo scrub per il corpo. I vecchi vestiti diventano pezze da usare in cucina o per spolverare; dai pezzi di lana avanzata nasce una colorata e allegra coperta. Frutta e verdura rovinata sono ottime come base per succhi freschi o per insolite e originali ricette.

Attività ludica formato famiglia

Fare in casa molto spesso è l’occasione per passare del tempo insieme in famiglia, coinvolgendo anche i bambini. Che si tratti di zappare l’orto, raccogliere pomodori, fare conserve, biscotti o altro, state certi che anche i bambini più irrequieti si calmeranno e si divertiranno. Fategli impastare la pasta o permettetegli di aiutarvi a fare una torta oppure insegnategli come si piantano le fragole, e avrete la loro totale attenzione e concentrazione. Sarà per loro uno dei giochi più belli che abbiano mai fatto.

Fonte: viviconsapevole.it