Ogni prodotto ha un costo ambientale… che non perdona

Ogni oggetto o imballaggio ha un impatto ambientale nella sua filiera (ciclo di vita) in particolare per quanto riguarda lo smaltimento. Oggi si paga un contributo ambientale solo per gli imballaggi.9592-10358

Questo contributo obbligatorio, pagato dalle aziende, rappresenta la forma di finanziamento che permette interventi a sostegno delle attività di raccolta differenziata, e di riciclo dei rifiuti di imballaggi insieme ai proventi delle aste degli imballaggi raccolti. Anche un bene per essere prodotto richiede l’utilizzo di materia ed energia e lo si dovrà smaltire a fine vita. La mancanza della valutazione del ciclo vita e del pagamento in proporzione al costo e futuro inquinamento ambientale non avvia a privilegiare la produzione di beni riutilizzabili e riciclabili e non responsabilizza gli utenti.

L’etimologia della parola Economia è: gestione della casa. La gestione della casa non comprende la devastazione della casa stessa, e nemmeno la produzione illimitata di merci in un sistema finito come è quello del pianeta. Fra l’altro a questa produzione illimitata di merci non stiamo partecipando solo noi come Paese, ma stanno partecipando altri Paesi che hanno molti più abitanti. Cina, India che hanno da soli 2 miliardi e mezzo di persone e altri ancora come Indonesia, Brasile, Sudafrica, Messico: sono paesi che stanno seguendo il nostro modello cosiddetto di sviluppo. Un modello di sviluppo che comporta la produzione illimitata di merci in un pianeta che ha risorse finite, limitate. Quindi non è possibile proseguire in questo modo.

Che fine fanno queste merci?

Normalmente prendono tre strade. La strada dell’incenerimento, che sappiamo bene essere uno dei sistemi peggiori di smaltimento delle merci, perché comporta problemi ambientali, problemi sanitari. È diseconomico e antienergetico, nel senso che l’energia che viene fuori è molta meno rispetto a quella che potremmo avere se riciclassimo i materiali.

Le merci vengono smaltite anche nelle discariche, che in futuro saranno sede di recupero materiali. Cioè la gente andrà a cercare di recuperare materiali in discarica, proprio perché continuando in questo modo a produrre merci costantemente, si esauriranno le risorse, e quindi si dovrà andare nelle discariche a cercare di recuperare qualcosa di utile.

Altro elemento di smaltimento delle merci è purtroppo il mare. Interi oceani sono pieni di rifiuti, continenti di plastica galleggiano in alcuni oceani, e ormai il mare è diventato un’immensa discarica. Va fatto qualcosa. Si può intervenire in alcuni modi. Innanzitutto con una riduzione drastica della produzione di merci, che per la gran parte sono superflue. Quindi fare in modo che le merci prodotte siano durevoli, cioè che durino il più possibile, per eliminare anche questo grosso problema dell’obsolescenza programmata. L’obsolescenza programmata fa sì che ci siano delle merci, soprattutto i componenti elettronici, i computer, le stampanti, che si rompano nell’arco di un determinato periodo. Queste cose le hanno costruite per far sì che si rompano a un certo punto, nonostante possano eventualmente essere riparate per poter proseguire con il loro uso. Riusare il più possibile quello che si ha oppure riparare. Uno dei lavori che avrà più diffusione in futuro sarà legato al riutilizzo e alla riparazione delle varie merci. Ci saranno officine di riparazione ovunque. Adesso iniziano ad esserci parecchie​ ciclo officine per riparare le biciclette, ce ne saranno in futuro per riparare moltissime altre merci. Con i laboratori di riparazione si dovrà per forza ridurre il consumo delle merci o in qualche modo diversificarlo, perché per esempio l’utilizzo del legno potrebbe sostituire in molti aspetti l’utilizzo della plastica. È importante poi la sempre più larga diffusione di negozi che abbiano prodotti sfusi. Non ha assolutamente senso continuare a comprare delle confezioni che poi vengono buttate, quando io posso andare col mio contenitore e riempirlo più volte di prodotti che posso acquistare da negozi che hanno merci vendute a livello sfuso. In tutto questo è assolutamente importante che ci sia una tassazione per le merci che non rispettano determinati parametri ambientali ed energetici. Ci dovrà essere una tassazione e una etichettatura delle varie merci che comprende la cosiddetta impronta ecologica. Cioè quale merce ha utilizzato quanta acqua, quanta energia e quale è stato il suo impatto sull’ambiente. Avere una etichettatura di impronta ecologica è importante per far sì che queste merci abbiano una effettiva sostenibilità ambientale.

QUI PER VEDERE IL VIDEOINTERVENTO DI PAOLO ERMANI

Fonte: Il blog delle stelle

 

Spreco alimentare, al via i lavori per la costituzione del PINPAS

Mercoledì 5 febbraio a Roma la prima assemblea degli Stati Generali della prevenzione dello spreco alimentare in Italia, in vista dell’elaborazione del Pinpas, il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare di cui si doterà l’Italia nella prossima primavera378035

Per la prima volta l’Italia affronta in modo organico il problema degli sprechi alimentari. Fao, Confagricoltura, Confcommercio, Last minute market, Banco Alimentare, Slow Food, Acli, Caritas, Federcomsumatori, Coldiretti, Expo e poi le aziende italiane coinvolte nel tema, da Alcenero a Barilla, da Granarolo a Whirlpool, da Coop a Conad, sono solo alcuni degli oltre cento soggetti che aderiscono agliStati Generali di prevenzione dello spreco alimentare in Italia, convocati su iniziativa del Ministero dell’Ambiente mercoledì 5 febbraio a Roma al Tempio di Adriano.
Enti, associazioni, organizzazioni e imprese: sono pressoché al completo gli attori della filiera agroalimentare italiana e le organizzazioni attive nella lotta agli sprechi che interverranno per esprimere proposte, indicazioni e buone pratiche propedeutiche all’elaborazione del Pinpas, il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare di cui si doterà l’Italia nella prossima primavera, in sintonia con quanto indicato dalla Commissione Europea nella tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse.  I lavori, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e del Sottosegretario alle Politiche Agricole e delegato all’Expo Maurizio Martina, saranno introdotti e coordinati dal presidente di Last Minute Market Andrea Segrè. Interverranno alcuni componenti del Gruppo di lavoro del Pinpas: la scrittrice Susanna Tamaro, lo scienziato Vincenzo Balzani, lo scrittore e attore Giobbe Covatta. Il Pinpas, Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, è stato inserito nell’ambito del Piano Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti. Il Pinpas ambisce a produrre soluzioni concrete ed efficaci in termini di riduzione alla fonte della quantità di cibo che finisce tra i “rifiuti” sul breve, medio e lungo periodo. Alla vigilia dell’incontro, Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori ha sottolineato come la crisi abbia rimpicciolito i carrelli della spesa degli italiani, ma i bidoni della spazzatura non accennino a svuotarsi. «Ci troviamo davanti ad un corto circuito culturale -afferma Dona- per cui le famiglie sono costrette a consumare di meno per far quadrare i bilanci, eppure ogni anno circa 6 milioni di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura; d’altra parte, quello che mangiamo è sempre più spesso, concedetemi il gioco di parole, cibo spazzatura». Secondo il Segretario dell’Unione Consumatori, però non sono i consumatori gli unici responsabili degli sprechi, anche se una loro maggiore consapevolezza non guasterebbe. «Nelle inefficienze dell’intera filiera si perdono risorse economiche ed ecologiche – conclude Dona – Per questo, confidiamo nella riuscita di questa task force contro lo spreco che coinvolge tutti i soggetti del mercato, affinché sia possibile  predisporre degli interventi mirati per razionalizzare le produzioni ed educare i cittadini al consumo sostenibile».

 

Fonte: ecodallecittà

Agromafia, un business da 14 miliardi di euro

Le organizzazioni criminali controllano tutta la filiera, dalla produzione al consumo, distruggendo il mercato libero e l’economia legale159252467-586x390

Dai ristoranti all’autotrasporto, dalle mozzarelle ai terreni agricoli, in Italia il business dell’agromafia tocca ormai i 14 miliardi di euro. Nel tessuto economico indebolito dalla recessione le organizzazioni criminali trovano terreno fertile per ampliare il loro raggio d’azione. Agricoltura e alimentare sono considerati settori strategici negli investimenti della malavita, proprio perché, nelle fasi di crisi, il cibo è l’ultima voce di spesa a essere tagliata. In molti territori mafiacamorra e ‘ndrangheta controllano la distribuzione e, molto spesso, anche la distribuzione di latte, carne, mozzarella, caffè, zucchero, acqua minerale, farina, burro, frutta, verdure e persino del pane clandestino preparato in barba a qualsiasi norma igienica e venduto a 1 euro al chilo dentro i bagagliai delle automobili. Potendo contare su un’ampia disponibilità di capitale (frutto dell’economia illegale), le agromafie possono condizionare gli organismi di controllo e muoversi più agilmente rispetto all’imprenditoria legale. Secondo Coldiretti sarebbero circa 5000 i locali di ristorazione italiani in mano alla criminalità, nella maggior parte dei casi intestati a prestanome. Quasi un immobile su quattro, fra quelli estorti alle mafie, è un terreno agricolo, a dimostrazione dell’importanza data dalle mafie all’accaparramento delle campagne. Ma è tutta la filiera a essere contagiata: oltre ai 2919 terreni confiscati, ci sono 89 aziende confiscate operanti nei settori agricoltura, caccia e silvicoltura, 15 nella piscicoltura, 173 nella ristorazione e alloggio e 471 nel commercio. Tutta la filiera, dal produttore al consumatore, è in mano all’agromafia che in questo modo riesce a controllare i territori, imporre i prezzi e distruggere il mercato legale e l’imprenditoria onesta.

Fonte: Coldiretti

Torna “Riciclo Aperto”: 96 impianti della filiera del riciclo aprono le porte

L’evento promosso da COMIECO coinvolge cartiere, aziende cartotecniche e piattaforme su tutto il territorio nazionale: dall’11 al 13 aprile porte aperte per capire come funziona “il ciclo del riciclo” e l’importanza di una raccolta differenziata di qualità

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Cosa succede a giornali, scatole, sacchetti, imballaggi di carta e cartone che buttiamo nel cassonetto della raccolta differenziata? In che modo vengono riciclati e riportati a nuova vita? E’ possibile scoprirlo dall’11 al 13 aprile alla nuova edizione di Riciclo Aperto, l’evento organizzato da Comieco – Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica – in collaborazione con Assocarta, Assografici, Federmacero e Unionmaceri e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, che da 12 anni “apre le porte” della filiera cartaria a cittadini, scuole, istituzioni, media, operatori del settore e a tutti gli interessati. L’edizione 2013 coinvolgerà 96 impianti della filiera del riciclo di carta e cartone – tra piattaforme di selezione del macero, cartiere e cartotecniche – su tutto il territorio nazionale: 35 nelle regioni del Nord, 15 in quelle del Centro e 46 nel Sud. La filiera della produzione e del riciclo della carta rappresenta un comparto strategico per l’industria del nostro Paese, con oltre 4.000 imprese e una produzione di oltre 4,5 milioni di tonnellate di imballaggi immessi al consumo. Nel 2011, il settore nazionale dell’imballaggio ha rappresentato il 3,3% circa del fatturato dell’industria manifatturiera e l’1,8% del PIL” ha dichiarato Ignazio Capuano, Presidente Comieco. “La carta da macero rappresenta oltre il 54% della materia prima utilizzata in Italia per la produzione di carta e cartone, a testimonianza dell’efficacia delle operazioni di raccolta e riciclo. Sul fronte dell’impatto ambientale l’industria ha fatto significativi passi avanti, dall’alleggerimento dei materiali perseguito dai produttori di carta e cartone ai progressi nei consumi idrici ed energetici. L’impiego di acqua nel processo produttivo per il 90% è oggi acqua di riciclo e negli ultimi trent’anni sono stati dimezzati i quantitativi impiegati. Il settore produce più della metà dell’energia elettrica di cui necessita, e, grazie all’impiego combinato nel proprio processo di energia elettrica e termica, ottiene i più elevati livelli di efficienza energetica, contribuendo fattivamente alla limitazione delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra.”
Dalla prima edizione del 2000, Riciclo Aperto ha totalizzato oltre 350 mila visitatori. La raccolta differenziata di carta e cartone permette ogni anno il risparmio di oltre 10 milioni di tonnellate di CO2 nell’atmosfera che equivalgono al blocco totale del traffico su strada in Italia per 6 giorni e 6 notti. Grazie al riciclo di carta e cartone, inoltre, in 12 anni si è evitata la costruzione di circa 250 discariche sul territorio. Per quanto riguarda il tasso di recupero e il riciclo, l’Italia rappresenta un’eccellenza: nel 2011, abbiamo sfiorato infatti l’88%. Ciò significa, in pratica, che in Italia 9 imballaggi su 10 sono stati recuperati e riciclati, posizionando il nostro Paese ai vertici della classifica europea.
Considerando vari aspetti come l’occupazione e l’indotto legati al settore, il valore della materia prima generata dal riciclo e i mancati costi di smaltimento, si calcola che il riciclo di carta e cartone in Italia abbia portato, dal 1999 a oggi, benefici economici pari a circa 4 miliardi di euro.

Fonte: eco dalle città

 

Pronta a partire la raccolta firme per la “Legge Rifiuti Zero”

Depositata in Corte di Cassazione la Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero. Necessarie 50mila firme ma i promotori mirano ad almeno il doppio. La raccolta firme parte in tutta Italia subito dopo Pasqua

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Mercoledì 27 marzo è stata depositata in Corte di Cassazione la Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero da 14 cittadini tra rappresentanti delle realtà sociali promotrici coordinatori regionali della Campagna di raccolta firme.
Per essere presentata la Legge di Iniziativa Popolare necessita di 50mila firme, i promotori mirano ad almeno il doppio, potendo contare su una rete già costituita in tutta Italia: sono già 14 i coordinamenti regionali già costituiti e 6 quelli in costituzione. La legge mira ad una riforma organica di tutto il sistema della raccolta e smaltimento rifiuti e si articola su 5 parole fondamentali enunciate già nel primo articolo: sostenibilità, ambiente, salute, partecipazione e lavoro. Quest’ultimo punto – sottolineano i promotori – non è da sottovalutare: la diffusione della raccolta rifiuti porta a porta, che è uno degli obiettivi, sarebbe l’unica grande opera di cui il paese ha bisogno. La raccolta firme partirà in tutta Italia subito dopo Pasqua. La conclusione della raccolta e la successiva presentazione della Proposta di Legge sono previste prima della pausa parlamentare estiva. La Campagna Legge Zero Rifiuti, di cui fanno parte realtà sociali e comitati territoriali, invita tutte le forze politiche presenti in parlamento a sostenere la raccolta firme e a promuovere incontri per approfondire i contenuti innovativi presenti nel testo nonché ad impegnarsi a portare avanti l’iter legislativo una volta raccolte le firme. Le finalità generali del disegno di legge di iniziativa popolare: “Legge Rifiuti Zero per una vera società sostenibile”, si fondano sulle seguenti linee direttrici:

1. far rientrare il ciclo produzione-consumo all’interno dei limiti delle risorse del pianeta

2. rispettare gli indirizzi della Carta di Ottawa, 1986

3. rafforzare la prevenzione primaria delle malattie attribuibili a inadeguate modalità di gestione dei rifiuti

4. assicurare l’informazione continua e trasparente alle comunità in materia di ambiente e rifiuti

5. riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050 rispetto alla produzione del 2000;

6. recepire ed applicare la Direttiva quadro 2008/98/CE

7. recepire ed applicare il risultato referendario del giugno 2011 sull’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali
Per perseguire le suddette finalità, il presente progetto di legge contiene una serie di misure finalizzate a:

1. Promuovere e incentivare anche economicamente una corretta filiera di trattamento dei materiali post-utilizzo

2. spostare risorse dallo smaltimento e dall’incenerimento verso la riduzione, il riuso e il riciclo

3. contrastare il ricorso crescente alle pratiche di smaltimento dei rifiuti distruttive dei materiali

4. ridurre progressivamente il conferimento in discarica e l’incenerimento

5. Sancire il principio “chi inquina paga” prevedendo la responsabilità civile e penale per il reato di danno ambientale

6. Dettare le norme che regolano l’accesso dei cittadini all’informazione e alla partecipazione in materia di rifiuti
Ulteriori informazioni

Testo della legge

Relazione

Fonte: eco dalle città

 

8.L’industria e i servizi per l’efficienza e il risparmio energetico

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8.1 L’indagine ENEA-Confindustria sulla filiera per l’efficienza energetica

8.1.1. Introduzione

ENEA e Confindustria, nel quadro di una collaborazione formalizzata con protocollo d’intesa nel luglio 2010, hanno congiuntamente avviato un’attività finalizzata all’analisi dei comparti industriali che offrono prodotti e servizi per l’efficienza energetica. Tale iniziativa si basa, tra l’altro, anche su alcuni importanti riferimenti normativi ed attuativi:

i. l’art. 5, lett. d) del D.lgs n. 115/2008 (attuazione della Direttiva 2006/32/CE relativa all’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici) e l’art. 40, comma 7, del D.lgs n. 28/2011 (Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili) che, in particolare, attribuisce all’ENEA il compito di elaborare per il MiSE un rapporto concernente lo stato e le prospettive delle tecnologie rilevanti in materia di efficienza energetica, con riguardo particolare a disponibilità, costi commerciali, sistemi innovativi non ancora commerciali e potenziale nazionale residuo di fonti rinnovabili e di efficienza energetica;

ii. il comma 3 dell’articolo 13 del Decreto MiSE 28 dicembre2012, noto come Decreto Conto termico, relativo all’incentivazione della produzione di energia termica da fonti rinnovabili ed interventi di efficienza energetica di piccole dimensioni, ha precisato che entro la fine del 2013 e successivamente ogni due anni l’ENEA sottopone all’approvazione del Ministero dello sviluppo economico uno specifico programma biennale di monitoraggio concernente lo stato e le prospettive delle tecnologie, in attuazione del citato art. 40, comma 7, del decreto legislativo n. 28 del 2011.

 

Al fine di dare progressiva attuazione all’indirizzo del legislatore e del MiSE, l’Unità Tecnica Efficienza Energetica dell’ENEA ha elaborato un questionario, rivolto alle imprese del Sistema Confindustria, volto appunto a compiere un’analisi del settore industriale dedicato all’offerta di prodotti (sistemi, componenti e tecnologie) per l’efficienza ed il risparmio energetico. L’elaborazione e l’analisi dei dati sono effettuate da ENEA ed i primi risultati vengono inclusi nel presente Rapporto Annuale per l’Efficienza Energetica 2011. Tale iniziativa è stata giudicata da Confindustria utile per ottenere ulteriori informazioni sulla struttura e la specializzazione imprenditoriale italiana, così da poter meglio indirizzare le scelte di politica industriale per l’efficienza energetica, in una dimensione competitiva che punti allo sviluppo economico sostenibile. Sul sito http://www.confindustria.it , nella sezione Energia ed Ambiente, in particolare nella pagina dedicata a INFO ENERGIA, è dunque stato apposto un banner che introduceva gli associati Confindustria, sensibilizzati dalle diverse organizzazioni verticali ed orizzontali del Sistema confederale, alla compilazione del questionario sull’efficienza energetica38.

 

Fig. 8.1: Banner dedicato alla collaborazione tra ENEA e Confindustria

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38 ENEA-UTEE rivolge un particolare ringraziamento al prof. Massimo Beccarello, vice Direttore delle Politiche per lo Sviluppo. Energia e Ambiente di Confindustria, per il contributo di conoscenza ed esperienza messo a disposizione del gruppo di lavoro ENEA, anche attraverso la cortese ed efficiente struttura organizzativa di Confindustria che lavora sui temi dell’energia.

 

Fig. 8.2: Banner del questionario ENEA-Confindustria sull’efficienza energetica

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In queste brevi note si presentano alcune sintetiche considerazioni fondate su un primo campione di 99 imprese, che hanno compilato il questionario sull’industria che offre prodotti e servizi per l’efficienza energetica, rinviando ad un successivo appuntamento (previsto sempre nel corso del 2013) per rendere disponibile agli operatori ed ai decisori politici un rapporto organico sulla rilevazione che è stata svolta.

Fonte: ENEA