Acqua all’amianto: a Roma nord vietata la potabilità

Dopo i problemi a causa dell’arsenico, ora l’Arsial, l’Agenzia della Regione Lazio fisice sotto inchiesta per avere distribuito acqua tossica

Della questione arsenico nelle acque laziali Ecoblog si è occupato a più riprese, ma ora dai rubinetti laziali spunta un nuovo incubo per la salute dei cittadini: quello dell’acqua contaminata dalle fibre di amianto. L’Arsial, l’Agenzia della Regione Lazio è finita da ieri sotto inchiesta della Procura di Roma con l’accusa di avere distribuito per anni acqua altamente tossica. L’allarme è arrivato da alcuni agricoltori di Malborghetto che abitano nelle strade indicate nell’ordinanza del Campidoglio che è arrivata con grave ritardo rispetto alla data nella quale i tecnici dell’Asl avevano comunicato la tossicità delle acque. A occuparsi della salubrità della rete idrica della zona sarà l’Osservatorio Nazionale Amianto. A Elena Panarella del quotidiano Messaggero, gli agricoltori romani hanno raccontato di essere stati obbligati ad allacciarsi all’acquedotto regionale dall’amministrazione pubblica, condicio sine qua non per il rilascio delle licenze utili per l’attività. E durante i lavori per l’allaccio emerse che le condotte di Malborghetto erano fabbricate in amianto, il materiale cancerogeno vietato dalla legge. Per anni il bestiame dell’agricoltore ha bevuto l’acqua tossica, almeno fino al 3 marzo scorso quando è arrivato il divieto di utilizzo. L’impianto è stato realizzato sessant’anni fa. Sempre a Roma Nord, l’acquedotto Camuccini di proprietà Arsial, è costituito da tubi in amianto e da pozzi di captazione in pessimo stato manutentivo. Ovviamente il divieto non è solamente quello di bere, ma è esteso alla cottura, alla preparazione di alimenti e bevande e alle pratiche di igiene personale che prevedono l’ingestione anche minima di acqua, come il lavaggio dei denti.146635841-586x390

Quindi l’acqua tossica può essere utilizzata tranquillamente per lo scarico del wc, per la lavatrice e negli impianti di riscaldamento. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo, ora la magistratura andrà avanti con i primi accertamenti.

Fonte: Messaggero

 

Allarme Eternit: “In Italia 30 milioni di tonnellate ancora in uso”

L’Istituto Superiore di Sanità lancia l’allarme al convegno “Progetto Amianto”: fondi carenti, bonifiche inesistenti, gestione misteriosa, ecco come l’Italia smaltisce il proprio amianto858616401-586x389

Quella dell’Eternit è una storia che ha tutta l’aria di essere ben lontana dalla sua conclusione: secondo quanto denunciato dall’Istituto Superiore di Sanità, nell’ambito del convegno “Progetto Amianto” tenutosi ieri a Roma, l’Italia è ancora molto indietro nelle procedure di smaltimento amianto, come invece previsto da norme che, oramai, hanno 20 anni di vita. Secondo quanto emerso da un recente studio dell’Iss, proposto proprio al convegno, in Italia ci sono ancora 30 milioni di tonnellate di Eternit in uso, una quantità enorme che non si può smaltire solo con gli attuali siti di stoccaggio: 22 discariche specializzate quasi esaurite e un solo impianto di lavorazione per rendere i materiali inerti e, quindi, sicuri per la salute.

“Il trattamento dei rifiuti è un punto nodale: in Italia c’è scarsità di offerta, per quello non riusciamo a far partire le bonifiche. Non sappiamo cosa fare dei nostri rifiuti contenenti amianto. […] La gestione del fine vita dei prodotti contenenti amianto è un problema sia dal punto di vista tecnico, in relazione alla potenziale esposizione a fibre di amianto dei lavoratori e della popolazione, sia dal punto di vista della capacità di smaltimento a livello nazionale”

ha spiegato Loredana Musmeci, direttore del dipartimento Ambiente dell’Iss. I rifiuti pericolosi contenenti amianto rappresentano il 14% di tutti i rifiuti pericolosi prodotti in Italia, un dato che cresce del doppio, ogni anno, grazie alle opere di censimento. Censimento che tuttavia altro non fa che registrare, semplicemente, la presenza di Eternit sul territorio: dei 34mila siti segnalati come “da bonificare” infatti, solo una risibile parte ha registrato interventi di bonifica. Una situazione assurda se pensiamo che la legge 257, che ha messo l’amianto al bando, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale nel 1992. Il “Progetto Amianto”, la prima attuazione del Piano Nazionale Amianto presentato dal governo Monti in aprile, dell’Iss si concluderà entro dicembre 2014: le prime risultanze, spiega Musmeci, saranno disponibili già in primavera. Le domande sono ancora tantissime e i tempi tecnici per il Piano Nazionale, sembrerebbe, non aiutano a rallentare la strage silenziosa dei morti ammazzati dall’asbesto.

Fonte. ecoblog