Progettare e realizzare in bioedilizia: cosa abbiamo fatto nel concreto e come?

Dopo aver affrontato la scelta dei materiali naturali, in questa nuova puntata Daniel ed Emanuela ci presentano nel dettaglio i lavori in bioedilizia (bio davvero) fatti nella loro casa e ci spiegano come sia stato fondamentale il ruolo della progettazione e la scelta dei professionisti giusti. Quando un apparente ritardo può far davvero risparmiare tempo e denaro e guadagnare in salute e sostenibilità!

Noi italiani siamo così. Artisti, artigiani, creativi, ci piace improvvisare. In qualche modo, si sa, ce la caviamo sempre o almeno così pensiamo. Ed eccoci a presentare una SCIA in Comune e partire con un cantiere senza sapere esattamente cosa vogliamo fare. Sì, vogliamo rifare il bagno, dare una rinfrescata alle pareti e cambiare gli infissi… Ed eccoci due anni dopo ancora in mezzo ai lavori, con un mutuo, debiti sparsi e un cantiere in continua evoluzione. Prima facciamo e poi disfiamo… e a un certo punto ci troviamo a chiederci: “Perché diavolo non ci avevamo pensato prima?!”.

Infissi e muro esterno

Ecco allora che forse è meglio riflettere bene prima di partire con i lavori. Lo so, è difficile. Ma tu, che stai leggendo e stai per dare un incarico alla ditta, fermati! Ti consiglio dal profondo della mia lunga lunga esperienza di porti le seguenti domande: “Ho progettato davvero bene la mia casa? Su cosa mi sono soffermato? Ok, i miei desideri forse ti sono chiari, ma mi sono chiesto quali materiali usare, da dove vengono, in che stagione interverrò?”.

Ti sei chiesto se i diversi attori coinvolti nel cantiere sono disponibili nell’ordine giusto? Hai riflettuto in modo sistemico sugli interventi da fare? Ad esempio – come abbiamo già visto – prima di chiederti che tipo di impianto di riscaldamento mettere, hai pensato all’isolamento? Prima della scelta degli infissi, ti sei chiesto come isolare il tetto? Lo sapevi che è la prima fonte di dispersione? Il calore va in alto! E i controtelai degli infissi (quella specie di cornice): hai verificato che non creino ponti termici? Forse non lo sai, ma se fai un bel cappotto e monti male gli infissi è un bel casino”.

I muri interni rivestiti in argilla

E poi: che materiali stai usando? Ricordati che in questa casa tu vivrai, respirerai, mangerai. Che vernici utilizzerai? E quale impatto hanno queste sull’ambiente e sulla salute, te lo sei chiesto? E gli isolanti che ti hanno proposto? Ok, certo, isolano. Ma se vuoi essere un po’ ecologico, ti sei chiesto da dove vengono e che tipo di effetto hanno? Un giorno, fra qualche decennio, quando casa tua verrà ristrutturata o – per qualche motivo – smantellata, diverrà fonte di inquinamento o i singoli materiale utilizzati potranno essere riciclati e avere nuova vita?

Tutte queste domande possono terrorizzarvi o scoraggiarvi, ma se ve le porrete in fase di progettazione, posso assicurarvi che vi faranno risparmiare mesi di vita e migliaia di euro. Se avete risorse economiche limitate, a maggior ragione, chiedetevi quali siano le vostre reali priorità e, se possibile, confrontatevi con più soggetti per avere diversi pareri competenti.

Mattonelle di prova per scelta colori, realizzati con terre naturali

La nostra esperienza

Per noi è stato così. Dopo una serie di disavventure, abbiamo incontrato i già citati salvatori – Silverio Edel, Tommaso Gamaleri, Fausto Cerboni – e insieme a loro abbiamo progettato e riprogettato. E nonostante questo ci siamo dimenticati un sacco di passaggi importanti! Però, sui fondamentali “ci avevamo preso”. Tommaso di ènostra ci ha aiutato a riflettere sul tipo di cappotto da fare (volevamo materiali naturali) e ci ha messo in contatto con Fausto di Terrapaglia, il quale ci ha portato alla scoperta dei mondi inesplorati della bioedilizia vera, quella davvero bio. Ed ecco cosa abbiamo fatto.

  • Il cappotto: Partiamo visualizzando la casa dall’esterno. Per prima cosa abbiamo deciso di realizzare un cappotto esterno attraverso pannelli di canapa, inseriti all’interno di un’intelaiatura in legno che ha ricoperto tutte le vecchie pareti. Questo cappotto è stato poi protetto da pannelli isolanti in celenit e successivamente rasato a calce aerea e idraulica utilizzando una rete in fibra di vetro per l’armatura dell’intonaco. I diversi spessori sono stati ovviamente calcolati da Tommaso in modo da garantire una perfetta coibentazione confrontando le diverse stratigrafie. Prima e dopo la cura! Piccolo vezzo: abbiamo deciso di lasciare una piccola finestrella in plexiglas per mostrare la canapa che si nasconde dietro ai “muri”.

Dettaglio pannelli rigidi che ricoprono la struttura di pannelli di canapa sorretti da intelaiatura di legno

  • Gli infissi: Sempre guardando da fuori si possono apprezzare dei grandi infissi in legno con doppio vetro. Grandi perché volevamo luce ovunque e volevamo che la casa fosse letteralmente immersa nel verde degli alberi. Con doppio vetro per ovvi motivi di isolamento. Per evitare che venissero trattati con materiali e vernici non naturali (che non fanno bene all’ambiente e alla salute umana), li abbiamo acquistati in legno grezzo e “verniciati” successivamente solo con olio di lino e limonene. Gli infissi sono stati “montati” cercando di non usare colle di nessun tipo (anche qui spesso non ci si interroga su che tipo di collanti, schiume e vernici vengono usati e sul loro effetto).
  • muri interni: Ok, siamo finalmente entrati in casa! Apparentemente i nostri muri sono normali, a meno che non vi voltiate a destra. Ecco, lì potete notare una parete strana, di color marrone, con una sorta di “granuli”, mista a delle punte dorate. Si tratta di un corpo intonaco in terra cruda (argilla), materiale con cui abbiamo rivestito interamente tutte le pareti interne della casa, per isolarle ma soprattutto per farle respirare. Questi pannelli (da 22 mm fissati meccanicamente ai muri e rasati in argilla con rete in fibra di vetro), infatti, assorbono e rilasciano l’umidità naturalmente, autoregolando il benessere della casa. Le pagliette dorate che brillano al contatto con i raggi del sole, invece, sono paglia tritata (da noi) e inserita nel consolidante naturale che abbiamo utilizzato per fissare la terra (quindi hanno una funzione puramente estetica). Le altre pareti della casa sono state coperte con vernici di terre naturali, che danno un effetto estetico più tradizionale alla vista. Anche nei bagni e nella cucina, al posto delle classiche piastrelle, abbiamo deciso di utilizzare materiali “archetipici”, optando per coperture in cocciopesto: materiale composto da frammenti di laterizi (tegole o mattoni) minutamente frantumati e malta fine a base di calce aerea. Il tutto è stato poi ricoperto con una cera e reso totalmente impermeabile e lavabile: può infatti ricevere schizzi di sugo, acqua o qualunque altra cosa senza macchiarsi. Ed è bello. Tanto bello!

Il macchinario per soffiare nel sottotetto la fibra di cellulosa

  • Il soffitto: E il soffitto? Ovviamente abbiamo coibentato anche quello, ma da sopra. Sono entrati dal tetto e con uno strano macchinario hanno “soffiato” sopra il nostro solaio oltre 30 cm di fibra di cellulosa (derivati della carta, solitamente giornali non venduti), per limitare la dispersione di calore. Sul lato interno della casa ci siamo limitati a far decorare il soffitto con calce idraulica naturale.
  • Sotto ai pavimenti: Chi pensa mai a cosa c’è sotto un pavimento… Eppure se la casa poggia sulla terra, da lì si può infiltrare umidità, freddo, disagio. Ecco che nel piano terra abbiamo quindi deciso di realizzare un vespaio areato, scavando prima per 30 cm e successivamente ricoprendo il tutto con uno strato di tessuto non tessuto, su cui è stato versato del granulato in vetro cellulare compattato (a vedersi una specie di sassolini) su cui è stato realizzato un primo battuto (un massetto di calce e canapa) sopra al quale sono stati poggiati i pannelli del riscaldamento a pavimento che sono essi stessi isolanti. Nell’unica parte del piano terra non riscaldata, abbiamo invece optato per il classico vespaio aerato con l’utilizzo di igloo (a forma di cono). Al piano di sopra, non avendo la necessità di isolamento del piano inferiore e avendo poco spazio a disposizione, abbiamo appoggiato sopra al vecchio pavimento uno strato di isolante convenzionale (stiferite), usato come base per i pannelli dell’impianto di riscaldamento

Dettaglio della pavimentazione, nella fase precedente all’ultimazione

  • pavimenti: Ah i pavimenti… Quanto ci hanno fatto tribolare! Volevamo il riscaldamento a pavimento (ne parleremo nel prossimo articolo, ma ovviamente una corretta progettazione deve incrociare impiantistica e materiali edili) e quindi non volevamo coprirlo con materiali isolanti (come il parquet). Le piastrelle non ci piacevano molto e ci siamo innamorati dell’idea di avere anche il pavimento “in terra, pietra, cocciopesto” o cose simili. In pratica come i vecchi pavimenti genovesi, romani o di Pompei. La lavorazione è stata lunga e a tratti tormentata, ma alla fine ce l’abbiamo fatta e oggi passeggiamo su un materiale misto di graniglia e terra, ricoperto da una specie di pastellone che si scalda in modo delizioso quando accendiamo l’impianto radiante e dona un comfort difficile da descrivere. Ovviamente anche questo è stato impermeabilizzato e non è a rischio macchie (però è delicato e se ti cadono oggetti pesanti e appuntiti e si sbecca purtroppo).

Lavorazione del pavimento con unica gettata in granilina

Tutto ciò è stato realizzato senza ricorrere ad alcuna sostanza chimica aggiuntiva. L’attenzione di Fausto e dei suoi “ragazzi”, Davide e Tommaso, è stata commuovente in tutte le fasi. Un giorno li ho trovati a mettere una retina che serve per fissare il pavimento e mi hanno spiegato che hanno scelto un materiale che non accentua i campi magnetici. Chi mai ci avrebbe pensato? Questo tipo di attenzione mi ha commosso. È qui che posso pensare di crescere sereno i miei figli. In una casa realizzata con una cura e un amore che io stesso non avrei saputo garantire. E tutto ciò è stato possibile grazie ad una corretta progettazione e alla scelta delle persone giuste. Molto molto difficili da trovare queste ultime. Ma fondamentali.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/02/progettare-e-realizzare-in-bioedilizia-cosa-abbiamo-fatto-nel-concreto-e-come-io-rifaccio-casa-cosi-3/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Filosofia e pratica del cappotto

Risparmio energetico, vantaggi economici e confort abitativo: come e perché scegliere il cappotto ecologico per la propria abitazione 10

che lo garantiscono una decina di anni, e inoltre, tutti i componenti e materiali sono marchiati e certificati e devono essere posati a regola d’arte. Vengono usati il collante-rasante per l’incollaggio dei pannelli isolanti alla struttura di supporto e per la formazione del primo strato di intonaco rinforzato con una rete in fibra di vetro o materiali naturali, eventualmente un primer quale prima protezione dell’intonaco rinforzato e a completare, la mano di finitura con rivestimento continuo sottile a protezione dell’intero sistema dagli agenti atmosferici. Spesso i pannelli, oltre a essere incollati al supporto, vengono tassellati alla struttura, si utilizzano profili metallici

“Il cappotto permette di isolare senza discontinuità gli ambienti riscaldati (abitati) dal freddo e dal caldo, migliorando sensibilmente il comfort abitativo” Shutterstock: Copyright: Jakub Krechowicz

o plastici leggeri per le modanature verticali od orizzontali e sigillanti per i giunti degli infissi. È necessario, inoltre, utilizzare elementi speciali di polipropilene con struttura alveolare o in schiuma poliuretanica per evitare ponti termici e danni al cappotto per il fissaggio di veneziane e persiane, balconi, arcarecci di tettoie ecc. L’installazione del sistema richiede molta attenzione alle istruzioni della sequenza di montaggio che si possono trovare esposte nelle schede tecniche e di applicazione dei diversi produttori di materiali, oppure nel manuale per l’applicazione del sistema a cappotto a cura del Consorzio citato. Le attrezzature necessarie sono quelle usualmente richieste per l’applicazione degli intonaci tradizionali. Si tratta di studiare in fase di progettazione i dettagli tecnici esecutivi per risolvere particolari nodi costruttivi e di privilegiare sistemi di isolamento caratterizzati da parametri ecologici in linea con una costruzione compatibile nel rispetto dei princìpi di ecosostenibilità. 11

La scelta del materiale

Il tipo di sistema da utilizzare dipende da tanti fattori e come sempre non esiste una sola ricetta. Tenendo presente quanto si è consigliato nella scelta di materie prime riciclabili e a basso impatto ambientale, è possibile scegliere tra una vasta gamma di soluzioni che prevedono sostanzialmente due tipi di lavorazioni: la posa di pannelli e il riempimento di intercapedini. I pannelli in fibra di legno godono di un’alta inerzia termica a differenza di altri materiali artificiali, cioè cambiano lentamente la temperatura in risposta alla variazione della temperatura esterna o interna e, di conseguenza, hanno uno sfasamento maggiore (il tempo impiegato dall’onda termica per arrivare all’interno dell’edificio). La fibra di legno è consigliabile quindi anche dove fa caldo e come coibentazione del tetto. Ci sono anche pannelli a base di idrati di silicato di calcio che uniscono le caratteristiche ecologiche ai vantaggi di un isolante massiccio completamente minerale. Nel caso di intercapedini da riempire, un ottimo materiale riciclato risulta essere la fibra di cellulosa proveniente da carta di giornale selezionata e trattata con sali di boro.

Perché isolare con il cappotto?

Gli obiettivi sono molteplici: risparmio energetico e vantaggi economici, termici, strutturali e di durata nel tempo. Il cappotto permette di isolare senza discontinuità gli ambienti riscaldati (abitati) dal freddo e dal caldo, migliorando sensibilmente il comfort abitativo, protegge le facciate e quindi la struttura degli edifici dagli agenti atmosferici. Il sistema a “cappotto” serve per isolare in modo sicuro e continuo pareti costituite anche da materiali diversi, la cui diversità può riguardare il comportamento alle sollecitazioni termiche, le caratteristiche meccaniche, la conformazione superficiale; pensiamo ad esempio alle strutture in cemento armato e laterizio. La muratura protetta dal cappotto viene posta in condizioni termiche e igrometriche stazionarie, nonostante grandi differenze di temperatura e/o umidità tra l’esterno e  l’interno abitativo ed è possibile eliminare la causa  di crepe, infiltrazioni, muffe, fastidiosi moti convettivi interni ai locali e di conseguenza anche i ponti termici, attraverso i quali parte del calore viene disperso. Con l’installazione del sistema a “cappotto” tutti questi fenomeni vengono annullati o comunque fortemente attenuati. Inoltre le stesse murature non dissipando più il calore all’esterno, svolgendo l’importante funzione di volano termico, ovvero di una massa temperata uniforme nelle diverse stagioni e condizioni atmosferiche. A questo proposito si tenga presente che il12

sistema a cappotto lavora in maniera unitaria sull’involucro dell’edificio e sul concetto di riscaldare le superfici piuttosto che l’aria.  La continuità della coibentazione dovrebbe riguardare anche la qualità e la corretta posa degli infissi, nonché l’isolamento delle superfici orizzontali, quali solaio e tetto. Altra funzione fondamentale del cappotto è che esso permette di razionalizzare l’uso del combustibile liquido, solido o gassoso che sia, riducendone l’impiego. Il conseguente risparmio in bolletta aumenta indirettamente le finanze familiari disponibili e, non da ultimo, permette di ridurre le immissioni inquinanti nell’atmosfera. Per fare un esempio, un’abitazione  tipo non isolata, disperde circa l’80% di calore attraverso le diverse superfici non coibentate: è come se a fronte  di una spesa annuale per il riscaldamento di 3000 euro annui, disperdessimo 2400 euro!

Marta Dina Renata Carugati: Architetto, collabora con l’Associazione PAEA – Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente (paea.it).

fonte: viviconsapevole