Lo spettro rosso nel timelapse dell’ISS [VIDEO]

Uno straordinario timelapse dell’ISS Expedition 42 ha “catturato” uno spettro rosso, un fenomeno elettrico atmosferico rarissimo e ancora poco studiato

Dopo il timelapse che vi avevamo presentato alcuni giorni fa, con l’attraversamento notturno dell’Italia e l’intera penisola illuminata dalle luci artificiali, la nuova sequenza di immagini catturate dall’ISS Expedition 42, la missione nella quale è impegnata la nostra Samantha Cristoforetti, ci mostra le spettacolari immagini di alcuni fenomeni temporaleschi nel Western Australia. La sequenza mostra numerosi lampi, ma, al trentesimo secondo del video, viene bloccata su di un possibile spettro rosso, un fenomeno elettrico atmosferico poco conosciuto e poco studiato. Lo spettro rosso consiste in scariche elettriche che vanno dall’alto verso il basso, al contrario dei fulmini che vanno, invece, dal basso verso l’alto. Questo fenomeno atmosferico è raramente visibile a occhio nudo poiché si verifica negli strati alti dell’atmosfera terrestre, fino a 80 km di quota, quindi al di sopra di quei fenomeni temporaleschi che vengono mostrati nel video dell’ISS Expedition 42. La durata degli spettri rossi è di dieci millesimi di secondo e la loro manifestazione è strettamente connessa a fulmini con elevate intensità di corrente elettrica. Gli scienziati hanno installato telecamere su montagne ad alta quota per riuscire a captare immagini degli spettri rossi, ma riuscire a catturare immagini come quella ripresa dall’ISS è una sfida estremamente complessa. Intorno agli spettri rossi sono molte le questioni irrisolte: resta per esempio da chiarire se possano o non influenzare lo strato di ozono e il clima oppure se nascano da interazioni fra attività della troposfera e della ionosfera.Immagine-620x339

Foto | Youtube

Fonte. ecoblog.it

Luna rossa: l’eclissi totale in streaming

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Il fenomeno si ripeterà il 4 aprile e il 28 settembre 2015

La Luna non finisce di stupire. Dopo le cinque superlune – l’ultima lo scorso 8 settembre – oggi è il turno dello straordinario fenomeno della Luna Rossa che il prossimo anno si verificherà in ben due occasioni, il 4 aprile e il 28 settembre 2015. Il cielo offrirà ai residenti dell’Estremo Oriente russo, Siberia e Urali, oltre che a quelli di Asia, Nord America e Australia, l’opportunità di ammirare a occhio nudo lo spettacolo dell’eclissi lunare totale. Gli europei si potranno consolare seguendo il fenomeno in diretta streaming e con chat sul sito della Nasa. L’eclisse si verifica quando la Terra, nel corso della sua orbita intorno al Sole, si pone fra il Sole e la Luna: in queste condizioni il nostro pianeta getta un’ombra di luce solare e blocca la luce che normalmente si riflette sulla Luna. L’eclissi lunare totale può avvenire solo quando Terra, Luna e Sole sono perfettamente allineati. L’eclissi di quest’oggi è un fenomeno molto raro conosciuto con il nome di tetrade ed è stato scoperto dall’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli. L’astronomo osservò come le tetradi siano relativamente numerose in un intervallo di 300 anni e scompaiano, poi, per i successivi tre secoli. Non ve ne sono state fra il 1582 e il 1908, mentre ve ne sono state e ve ne saranno 17 nei successivi due secoli e mezzo, dal 1909 al 2156.SPAIN-SCIENCE-ASTRONOMY-ECLIPSE-SUN

© Foto Getty Images

Fonte: ecoblog.it

Si scioglie il ghiaccio al Polo Sud, per gli scienziati il fenomeno peggiorerà

Collassa il ghiaccio al Polo Sud e il fenomeno sembra inarrestabile: l’era dei cambiamenti climatici è iniziata

Il collasso della gran parte della calotta di ghiaccio in Antartide occidentale sembra iniziata e probabilmente sarà inarrestabile a causa dell’innalzarsi delle temperature. Il riscaldamento globale, secondo gli scienziati, starebbe accelerando il ritmo della disintegrazione della massa ghiacciata. I risultati di due studi sono stati presentati oggi durante una conferenza stampa che si è tenuta on line da un gruppo di scienziati della NASA, University of California e University of Irvine.Video streaming by Ustream

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La scoperta, temuta da alcuni scienziati per decenni, dimostrerebbe che un aumento dei mari di almeno 4 piedi, circa 1,2 metri su scala globale si potrebbe con ogni probabilità verificare entro il prossimo secolo o giù di li anche se il fenomeno sembra stia subendo una improvvisa accelerazione.

ghiacciaio

Thomas P. Wagner ricercatore per la criosfera alla Nasa ha detto:

Tutto ciò sta accadendo realmente e non possiamo fermarlo.

Le conclusioni saranno presentate in due ricerche in pubblicazione questa settimana su Science and Geophysical Research Letters e American Geophysical Union, dove gli scienziati, Eric Rignot, Ian Joughin della University of Washington, Richard Alley, provano a spiegare come mai negli ultimi anni i ghiacciai al Polo Sud hanno iniziato a fondere più velocemente. Entrambi i documenti concludono che è giunta acqua calda dalle profondità dell’oceano che ha probabilmente innescato una instabilità intrinseca tanto da rendere la calotta di ghiaccio dell’Antartide occidentale vulnerabile al collasso. Un altra ricerca conclude che non sarà possibile contrastare il fenomeno così come alcuni scienziati avevano ipotizzato di fare. Questa scoperta si aggancia alla previsione fatta nel 1978 da glaciologo John H. Mercer della Ohio State University che aveva sottolineato la natura particolarmente vulnerabile della calotta di ghiaccio dell’Antartide occidentale e aveva avvertito che la rapida liberazione di gas serra a causa delle attività umane avrebbe potuto rappresentare una minaccia. Gli scienziati dunque hanno chiarito che strato di ghiaccio non si scioglie a causa delle temperature più calde, ma piuttosto perché acqua relativamente calda giunge con le correnti dalle profondità dell’oceano e che salendo verso l’alto in prossimità degli strati di ghiaccio innesca la fusione aiutata anche dall’intensificazione delle correnti ventose più calde. Infatti, lo studio presenta elementi di prova, sulla base di 40 anni di osservazioni, che sei grandi ghiacciai nel Mare di Amundsen “hanno superato il punto di non ritorno”.

Fonte:  NYT, NatGeo
Foto | NASA