Fracking, arriva il divieto della Commissione Ambiente alla Camera

Approvato quest’oggi il testo di un emendamento Ambientale che istituisce il divieto di fracking in Italia

Niente fracking in territorio italiano. È questa la decisione presa dalla commissione Ambiente alla Camera che quest’oggi ha dato l’ok a un emendamento al collegato Ambientale che istituisce il divieto di fracking in Italia, la tecnica di fratturazione delle rocce per la ricerca di idrocarburi, in particolare gas. La fratturazione idraulica del sottosuolo è una pratica ormai ampiamente diffusa, ma in prossimità di numerosi centri di estrazione si sono verificate scosse telluriche di notevole entità. Negli Stati Uniti sono nati dal basso numerosi movimenti di opposizione a questa tecnica, nella quale il presidente Barack Obama vede una delle principali exit strategy dalla dipendenza dalle fonti fossili. In Italia una norma specifica sul fracking non c’era e la discussione del testo chiuso quest’oggi andrà in Aula a metà settembre. L’idea di base è quella di tutelare falde acquiferesottosuolo dalle conseguenze della fratturazione idraulica e la norma in questione è“un’integrazione al codice ambientale”. Nel nostro paese si è iniziato a parlare del fracking dopo il sisma avvenuto in Emilia Romagna. Dopo il terremoto del maggio 2012, alcuni ambientalisti ipotizzarono che vi fosse un rapporto di causa-effetto fra le scosse e l’utilizzo della fratturazione idraulica nella Pianura Padana. Il Ministero dello Sviluppo economico ha tenuto a precisare come nel decreto “Sblocca Italia” approvato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri non sia inserita alcuna norma “che autorizzi l’estrazione di shale gas”.Fracking In California Under Spotlight As Some Local Municipalities Issue Bans

Fonte:  Repubblica

© Foto Getty Images

Il fracking potrebbe causare i terremoti

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Se ne parla da anni, ma di dubbi ormai sembrano essercene veramente pochi: il fracking potrebbe effettivamente causare terremoti. Gli ultimi indizi arrivano da un recente studio della Cornell University, pubblicato sulle pagine di Science, che ha messo in relazione l’attività dei quattro principali impianti di fracking dello stato americano dell’Oklahoma con oltre 100 terremoti di piccola e media entità registrati nella regione tra il 2008 e il 2013. Il fracking, o fratturazione idraulica, è una tecnica che consente di estrarre gas naturali e petrolio dal suolo utilizzando getti di liquidi ad alta pressione. Per i produttori è particolarmente conveniente, perché permette di evitare la costruzione dei più costosi impianti di estrazione tradizionali, ma negli ultimi anni in molti hanno sollevato dubbi sui rischi ambientali legati a queste procedure. L’acqua prodotta nel processo di fratturazione si disperde infatti nel terreno, e negli Stati Uniti, dove il fracking è particolarmente diffuso, sono state moltissime le segnalazioni di danni collaterali provocati da questi liquidi di scarto, come l’avvelenamento delle falde acquifere, o per l’appunto, terremoti. Guardando ai numeri, in Oklahoma la situazione è particolarmente eclatante. Stando ai dati raccolti dai ricercatori della Cornell University, tra il 1976 al 2007 nello stato veniva registrato non più di un terremoto di magnitudo 3 o superiore (abbastanza intenso cioè da essere percepito facilmente) ogni anno. Dal 2008 (anno in cui si sono intensificate le operazioni di fracking) fino al 2013 se ne sono registrati invece oltre 100, e dall’inizio di quest’anno l’attività sismica in Oklahoma si è intensificata ulteriormente, superando quella di una zona ad alto rischio come la California. Nel loro studio, i ricercatori hanno utilizzato un modello computerizzato per simulare il percorso compiuto dalle acque di scarto prodotte da quattro impianti di fracking nell’area della cittadina di Jones, dove ha avuto inizio il principale sciame sismico degli ultimi anni. I quattro impianti, tra i più grandi dello stato, riversano ogni giorno oltre20 milioni di litri di acqua nel terreno, liquidi che, dimostra il modello, potrebbero essere direttamente responsabili dei terremoti. Lo studio ha messo inoltre in evidenza come gli effetti degli impianti di fracking possano farsi sentire in zone distanti anche 35 chilometri dall’area di estrazione (molto più di quanto ritenuto fin’ora), e che con il passare del tempo la pressione accumulatasi produce eventi sismici di entità sempre maggiore. Nonostante i rischi emersi dallo studio, gli scienziati della Cornell University ricordano però come nell’area centrale degli Stati Uniti siano attivi migliaia di impianti di fracking, di cui la maggior parte opera senza provocare nessun tipo di attività sismica. Per questo, i ricercatori sottolineando la necessità di continuare gli studi sull’effetto delle acque di scarto, per comprendere meglio in quali casi questi impianti di estrazione possono diventare pericolosi.

Fonte:  Wired.it

Credits immagine: Joshua Doubek

Vivere senza acqua potabile: in Usa si preparano a questa evenienza

Dopo la contaminazione delle falde acquifere in West Virginia l’America si interroga sulla capacità delle comunità di affrontare l’emergenza di un giorno senza acqualimonata_1lt_candy_nat,1149

Negli Stati Uniti dopo l‘avvelenamento della falda acquifera in West Virginia l’America ha scoperto che l’acqua potabile è preziosa. Si consideri che mediamente un americano consuma 378 litri di acqua al giorno contro i 165 di un europeo e i 20 litri di un africano. La FAO stima che siano necessari 100 litri al giorni acqua per avere una vita dignitosa. Nasce così negli Usa il programma Community-Based Water Resiliency (CBWR) su iniziativa dell’EPA con l’obiettivo di formare e preparare le comunità alla necessità di apprendere il ciclo dell’acqua fornendo le informazioni per la gestione in sicurezza di questa preziosa risorsa. Lo strumento individuato è un programma da scaricare che aiuta a valutare la resilienza della propria comunità, ossia la capacità di reazione e adattamento alla interruzione del servizio idrico. Attraverso il programma si scopre come migliorare la resilienza e attraverso l’autovalutazione mette ogni partecipante nella condizione di conoscere i punti di forza e di debolezza personali e della comunità in cui vive e si rapporta. L’obiettivo finale è migliore l’accesso alle risorse alternative per aumentare la resilienza della comunità così da integrarsi nelle risposte amministrative che arriveranno alle emergenze.

Il 22 marzo 2104 sarà la giornata mondiale dell’acqua, ricordiamocene.

Fonte: ecoblog

Gassificazione sotterranea del carbone, rischi di contaminazione delle acque

Gassificando il carbone in situ, si riducono i rischi per i lavoratori, ma aumenta la possibilità di contaminazione delle falde, senza garanzie sulla riduzione delle emissioni di CO2Underground-coal-gasification-586x417

UCG sta per underground coal gasification, cioè gassificazione sotterranea del carbone. La tecnologia non è nuova vista che è stata proposta da Siemens nel 19° secolo e sperimentata in Unione Sovietica nella prima metà del 20°, prima dell’ampio  sfruttamento dei giacimenti di gas naturale. L’idea è effettuare una parziale combustione del carbone direttamente sottoterra, con iniezione di ossidanti (aria, ossigeno o vapore) da un pozzo e raccolta del syngas da un pozzo adiacente. Il syngas è formato da 27% di idrogeno, 6-7% metano, 27% CO2, 6% Co e il resto è vapore.  e Grazie alle alte pressioni presenti sotterra, la reazione si innesca spontaneamente e procede a temperature tra i 700 e i 1500 °C. In questo modo non è necessario estrarre il carbone fino alla superficie, riducendo tutti i rischi del lavoro di miniera (negli USA nel 20° secolo ci sono stati oltre 100000 morti per incidenti legati alle miniere di carbone), ma introducendo nuovi rischi di carattere ambientale. Il primo è la subsidenza del terreno che potrebbe generare attività sismica nella zona. Il secondo è la contaminazione delle falde acquifere. Un esperimento condotto di UCG dai laboratori Livermore a Hoe Creek nel Wyoming produsse una significativa contaminazione da benzene, potente carcinogeno e altri tentativi hanno prodotto problemi analoghi. Proprio in Wyoming la compagnia australiana Linc, vorrebbe avviare progetti di UCG, ma si sta scontrando con l’opposizione dei residenti e degli agricoltori. Le preoccupazioni non sono solo di tipo NIMBY, visto che questa tecnologia genera una notevole quantità di emissioni di CO2 e la cattura di queste emissioni non è possibile con le attuali tecnologie.

Fonte: ecoblog

Pericolo amianto nelle falde acquifere di Gela e Vittoria

Le denunce di Francesco Aiello vengono finalmente accolte dal consiglio comunale di Vittoria. Il rischio di contaminazione delle acque è dovuto alla prossimità di alcune tonnellate di amianto con il bacino di Giardinello55803120-586x390

A lanciare l’allarme è Francesco Aiello del Movimento Democratico Territoriale: a Vittoria e a Gela c’è il serio rischio che l’amianto contamini le falde acquifere e, conseguentemente, le risorse idropotabili delle due cittadine che sono abitate da ben 170mila persone Da alcuni mesi Aiello ha denunciato questa grave emergenza che investe le condizioni di sicurezza e di integrità sanitaria delle falde idriche del bacino di Giardinello, nel quale vengono attinti centinaia di litri d’acqua al secondo, destinati all’uso idropotabile. All’origine della denuncia ci sono le tonnellate di amianto derivanti dalla copertura delle fabbrica ex cartiera che si trovano in stato di totale abbandono e disfacimento, dispersi nell’area del bacino e, soprattutto, esposti al degrado degli eventi atmosferici. Del rifornimento idrico e dei rischi per la salute pubblica si è dibattuto in Consiglio comunale: ai pericoli connessi all’amianto si sommano, infatti, anche quelli della penuria idrica, acuita dalle scarse piogge della stagione estiva.

Ora, il Consiglio comunale di Vittoria ha approvato a maggioranza una mozione dove le mie denunce e il pericolo di inquinamento delle falde acquifere a causa della presenza di amianto vengono istituzionalmente rilevate. Anche se le autorità del Comune continuano a ignorare questa denuncia, come altre autorità istituzionali credo che si debba porre fine a questa colpevole e irresponsabile indecenza,

ha spiegato il consigliere Aiello.

Fonte:  Ragusa News

 

Allarme radioattività a Saluggia: fessure nelle vasche di stoccaggio, si teme per le falde acquifere

Nell’ottobre 2012 furono riscontrate due fessure in una vasca contenente liquidi radioattivi134025468-586x365

Se i cinghiali piemontesi sono radioattivi la colpa è di Chernobyl? L’Arpa in un report radiologico pubblicato lo scorso 24 aprile smentisce l’esistenza di un rapporto di causalità e aggiunge che le tracce di Cesio 137 rilevate sulle montagne piemontesi

non modificano in alcun modo il quadro di conoscenze sulla contaminazione radioattiva in matrici ambientali e alimentari derivante dai monitoraggi effettuati dopo l’evento di Chernobyl. Tracce di contaminazione da Cs137, con fenomeni di accumulo in particolari specie vegetali e animali, persistono nella nostra regione, ma non pongono alcun significativo rischio radiologico per la popolazione. In particolare, il costante monitoraggio della radioattività ambientale (in atmosfera e nelle altre matrici ambientali e alimentari) effettuato da Arpa Piemonte e dal sistema nazionale delle Agenzie per l’ambiente, consente di affermare con certezza che, dall’epoca di Chernobyl, non vi è stato nessun altro significativo contributo ai livelli di radioattività artificiali presenti nell’ambiente.

La radioattività c’è, ma secondo l’Arpa, i valori sono 500-1000 volte inferiori ai limiti di rischio per la salute umana. In provincia la vera preoccupazione sono, piuttosto, le notizie relative alla vasca di stoccaggio dell’impianto nucleare Eurex di Saluggia (Vc). Due sono le fessure rilevate nella vasca di stoccaggio delle scorie di quello che fu il primo reattore nucleare italiano. Fra la popolazione crescono i timori per la fuoriuscita di liquido radioattivo, tanto più che la zona è – insieme alla Lomellina – la “risaia d’Italia”. Un grande problema per la Sogin, la società statale incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza di tutte le scorie radioattive presenti in Italia. A Saluggia sono presenti 230 metri cubi di scorie radioattive allo stato liquido, barre di uranio sciolte per ricavare plutonio. Nell’ottobre 2012 sono state riscontrate due perdite in due fessure della vasca WP179: l’Arpa assicura che per il momento il fenomeno sembra essere circoscritto, ma ulteriori controlli saranno in grado di rilevare eventuali ripercussioni sulla falda acquifera, ovvero se Cesio 137 e Americio 241 siano penetrati nel fondo del terreno. Le fessure sono state scoperte quando la Sogin ha avviato i lavori per evitare che la vasca si riempisse di acqua piovana, in modo da scongiurare traboccamenti. Il Ministero dello Sviluppo Economico – ma non dovrebbe essere quello dell’Ambiente il più adatto a occuparsi della faccenda? – ha dichiarato che a causa degli elevati livelli di contaminazione della vasca si dovrà procedere al recupero del suo contenuto e proseguire il trattamento di liquidi e sedimenti come rifiuti radioattivi, con un sistema dedicato. La vasca, edificata mezzo secolo fa, non era stata realizzata per ospitare le scorie e servire da centro di deposito e stoccaggio. A completare il quadro, per niente rassicurante sono la prossimità con il fiume Dora Baltea e con l’acquedotto del Monferrato che serve ben 100 comuni della zona.

Fonte: Tutto Green | Quotidiano Piemontese

 

Shell e Basf pagheranno 400 milioni di real per l’inquinamento causato dai pesticidi nello stato di Sao Paulo

Oltre mille i beneficiari dei risarcimenti per il disastro ambientale causato dalla fabbrica di Paulinia

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Il colosso degli idrocarburi Shell e il gruppo chimico tedesco Basf dovranno pagare 400 milioni di real (circa 200 milioni di dollari) per danno collettivo e indennizzazioni per l’esposizione a sostanze tossiche in un’antica fabbrica di pesticidi nello stato di Sao Paulo. Il Ministero del Lavoro del Brasile ha precisato che saranno 1.058 gli impiegati e i lavoratori che beneficeranno di circa 170 milioni di real (circa 85 milioni di dollari) e di controlli medici e odontoiatrici integrali per tutta la vita. Altre 84 persone si potranno aggiungere all’accordo se decideranno – nei prossimi 60 giorni – di ritirare le azioni legali intentate individualmente alle due società. Con il pagamento di queste provvisionali, Basf e Shell (assidua frequentatrice, suo malgrado, delle nostre cronache come dimostrano i recenti episodi avvenuti in Alaska o in Niger) dovranno sborsare altri 30 milioni di real.

L’esborso delle due multinazionali raddoppia poiché nell’accordo è previsto un esborso di 200 milioni di real che saranno destinati a enti con programmi di prevenzione e cure di vittime di intossicazioni e infermità causate dall’esposizione alle sostanze tossiche. Per il procuratore generale del lavoro, Luis Camargo, si tratta di un doppio successo: da una parte sono stati garantiti risarcimenti e assistenza medica agli ammalati, dall’altra si è stabilito per via giuridica che simili abusi nei confronti dell’ambiente non possono restare e non resteranno impuniti. La fabbrica di pesticidi ha operato nella località di Paulinia fra il 1977 e il 2002: venduta dalla Shell nel 1995 fu acquistata nel 2000 da Basf che la chiuse due anni dopo. L’inquinamento del suolo e della falde acquifere ha provocato diversi tipi di cancro, specialmente alla prostata o alla tiroide, infermità dell’apparato circolatorio, epatiche e intestinali, più alterazioni nella fertilità e impotenza sessuale.

Fonte: EFE