Ecco l’impianto solare più grande al mondo: dà corrente a 80mila rifugiati siriani

solar-solar-cells-photovoltaic-environmentally-friendly-159243

Il più grande impianto solare mai costruito si trova in un campo profughi a Za’atari in Giordania. Ben 40mila pannelli fotovoltaici per rifornire di energia elettrica 80mila rifugiati. Quando le rinnovabili incontrano il sociale…

È stato inaugurato a novembre del 2017 il più grande impianto solare mai costruito. La centrale, costituita da ben 40mila pannelli fotovoltaici si trova nel campo profughi di Za’atari, in Giordania. Il progetto, che rifornisce di energia ben 80mila rifugiati siriani, è stato finanziato dal governo tedesco attraverso la KfW Development Bank che ha investito 15 milioni di euro per la realizzazione di un’opera che può produrre fino a 12,9 megawatt.

Ecco di che cosa si tratta.

L’impianto solare che nasce nel campo profughi

Nel campo rifugiati di Za’tari, i profughi siriani possono accedere all’energia elettrica grazie al più grande impianto solare mai costruito. Una centrale capace di ridurre le emissioni annuali di biossido di carbonio di 13 mila tonnellate all’anno. Un quantitativo pari a 30 mila barili di petrolio. Un modo per garantire un bene importantissimo a chi non ha più nulla. L’impianto solare, inoltre, garantisce un risparmio annuo di circa 5,5 milioni di dollari, che l’UNHCR, l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, reinvestirà in assistenza umanitaria.

L’impianto solare

La centrale si trova alla periferia del campo di Za’atari ed è composta da 40 mila pannelli fotovoltaici disposti in file lunghe centinaia di metri. Un’area pari a circa 33 campi da calcio. Il merito del progetto, però, non è solo quello di aver rifornito di energia elettrica i rifugiati. Per la costruzione dell’impianto solare, infatti, sono state impiegate non solo persone che vivevano al di fuori del campo, ma anche 75 rifugiati siriani. Un’occasione per lavorare e acquisire competenze che, si spera, potranno essere adoperate nel prossimo futuro.

Gasem, 31enne siriano, afferma:

«Io e gli altri rifugiati siriani che hanno lavorato al progetto abbiamo tratto molti benefici da questa esperienza. Abbiamo sviluppato le nostre conoscenze e le nostre competenze tecniche e, personalmente, mi ha anche permesso di trovare un lavoro in un altro progetto legato al solare al di fuori del campo».

Il nuovo impianto solare fornirà energia elettrica per 12-14 ore al giorno, permettendo non solo di illuminare il centro, ma anche di migliorare la conservazione dei cibi e accedere a standard di igiene più accettabili. La situazione precedente era molto difficile. A causa degli alti costi di produzione dell’energia, la disponibilità di corrente era limitata a sole 6 massimo 8 ore dopo il tramonto. La centrale è stata inoltre collegata alla rete nazionale della Giordania. L’energia prodotta e inutilizzata, quindi, sarà reimmessa nella rete per supportare il fabbisogno energetico della comunità locale.

Riduzione delle emissioni e assistenza umanitaria

La creazione dell’impianto solare nel campo profughi di Za’atari ha permesso alla Giordania di ridurre di 13 mila tonnellate all’anno le emissioni di biossido di carbonio. L’enorme risparmio economico che ne deriva sarà reinvestito nell’ulteriore assistenza umanitaria dei circa 650mila rifugiati siriani registrati nel paese.
La centrale non è l’unico esempio di come le rinnovabili possano svolgere anche una funzione sociale. Ricordiamo ad esempio il progetto del Perù di qualche anno fa, finalizzato a garantire l’accesso gratuito all’elettricità agli oltre due milioni di abitanti più poveri.

Fonte: ambientebio.it

Italia prima al mondo per uso dell’energia solare, copre l’8% del fabbisogno

Lo rivela un rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), organizzazione intergovernativa dell’Ocse che raccoglie 29 fra i paesi più industrializzati al mondo. Seguono in classifica la Grecia con il 7,4% e la Germania con il 7,1% 

(ansa ambiente)fotovoltaico

L’Italia è il paese al mondo che utilizza di più l’energia solare: l’8% dei suoi consumi energetici è coperto dal fotovoltaico. Seguono in classifica la Grecia con il 7,4% e la Germania con il 7,1%. Lo rivela un rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), organizzazione intergovernativa dell’Ocse che raccoglie 29 fra i paesi più industrializzati al mondo. Il rapporto “Snapshot of Global PV Markets” spiega che la capacità produttiva mondiale del fotovoltaico nel 2015 è cresciuta di 50 GW (gigawatt), arrivando ad almeno 227 GW. La crescita maggiore è stata inCina, con 15,3 gigawatt in più nel 2015, seguita da Giappone (11 GW), Usa (7 GW), Ue (7 GW) e India (2 GW). La regione Asia-Pacifico rappresenta da sola il 59% del mercato globale dell’energia solare. Dopo Italia, Grecia e Germania, i paesi che utilizzano di più il fotovoltaico sono il Belgio e il Giappone(intorno al 4%), poi la Bulgaria, la Repubblica ceca e l’Australia (intorno al 3,5%). La Cina è solo 21/a, con solo l’1% del suo fabbisogno coperto dal sole. Peggio ancora gli Usa, al 25% posto con meno dell’1%.

Fonte: ecodallecitta.it

La Danimarca ci prova: 100% di energia dalle rinnovabili entro il 2050

danimarca-green-350x220

 

Il governo della Danimarca ha annunciato che entro il 2050 tutta la sua energia sarà prodotta da fonti rinnovabili. Secondo il piano energetico varato dal Governo di Copenaghen, infatti, tra meno di 40 anni il Paese dirà addio ai combustibili fossili e sarà in grado di soddisfare l’intero fabbisogno nazionale esclusivamente attraverso le fonti rinnovabili. Il piano energetico ha anche lo scopo di vedere la Danimarca ridurre le sue emissioni di gas serra del 34%entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990 e la riduzione dei consumi energetici di oltre il 12 % rispetto al 2006. Il Paese ha iniziato a sviluppare le energie rinnovabili già da parecchi anni, ed ora è un leader mondiale del settore, in particolare per l’eolico. Il 100% di rinnovabili verrà raggiunto con un mix energetico in un Paese dove il 20% del fabbisogno energetico nazionale è già coperto dalle numerosi centrali eoliche, molte delle quali off-shore. Per attuare la strategia energetica appena varata il governo danese sarà chiamato a uno sforzo impegnativo perché,  oltre all’energia eolica, la commissione nazionale sul Clima dovrà puntare sulle biomasse, considerate la fonte rinnovabile che potrà maggiormente contribuire alla realizzazione dell’obiettivo di liberare la Danimarca dai combustibili fossili entro il 2050. Nei prossimi nove anni, la quota di energia prodotta da fonti a basse emissioni dovrebbe aumentare fino a coprire il 42% della domanda nazionale. Sarà proprio l’energia eolica ad avere il ruolo principale, tanto che il governo spera di soddisfare il fabbisogno del Paese solo con il vento, e sfruttare le biomasse e le altre fonti rinnovabili per l’esportazione di energia. Il passaggio alla green economy è sostenuto da tutte le forze politiche danesi, una volta varato definitivamente il provvedimento, si inizierà a lavorare per realizzare questo temerario obiettivo dando il via alla rivoluzione energetica verde che, si spera, coinvolga al più presto la politica di altri Paesi.

Fonte: tuttogreen

Energia dalle acque reflue: fino al 25% del fabbisogno totale

Presentati a Milano i primi risultati di una ricerca sul recupero di energia termica dalle acque di scarico. Tramite un opportuno trattamento, si potrebbe recuperare fino al 25-30% del fabbisogno energetico totale degli edifici376327

Con le acque reflue provenienti dai nostri rubinetti, sanitari ed elettrodomestici, vengono inutilmente dispersi negli scarichi fognari o in pozzi a perdere circa 25-30 kWh/anno di energia primaria. Tramite un adeguato trattamento di queste acque sarebbe invece possibile il recupero di circa il 20-25% del fabbisogno energetico complessivo annuo degli edifici. È quanto emerso nell’ambito di un convegno organizzato a Chem-Med, The Mediterranean Chemical Event, in programma a fieramilanocity. Il convegno è stata un’occasione per presentare i risultati della ricerca a conclusione del Progetto Warm Flow, nato due anni fa grazie a NewTec, che ha visto il coinvolgimento di diverse società quali Somac, Artenergy Publishing, Energia+ e il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi Perugia. Al progetto, che può contare sul contributo del Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sono stati destinati circa 300.000 euro al fine di sviluppare nell’arco di due anni un sistema sperimentale innovativo di recupero dell’energia termica contenuta nelle acque reflue di scarico degli edifici caratterizzati da elevato indice di affollamento.

 

Fonte: ecodallecittà

Bioenergia: in Germania inaugurato il primo edificio alimentato ad alghe

Le micro alghe poste sulla facciata della casa garantiscono autonomia energetica alla BIQ House

BIQ_House4_900x600-620x350

 

Nell’ambito dell’International Building Exhibition (IBA) che si sta svolgendo in questi giorni ad Amburgo, l’azienda tedesca Arup ha inaugurato BIQ House, il primo edificio a bioenergia alimentato ad alghe. La costruzione di questa struttura è iniziata nel mese di settembre ed è stata ultimata giusto in tempo per la manifestazione dedicata all’innovazione e alla sperimentazione nel campo dell’architettura green, sostenibile e a risparmio energetico. BIQ House è il primo esempio di “bio-adaptive façade”, una facciata alimentata con micro alghe capace di coprire per intero il fabbisogno energetico dell’edificio. In questo edificio le vetrate sino composte da una serie di bioreattori contenenti micro-alghe che innescano il processo di fotosintesi che permette di produrre biomassa ed energia termica per alimentare l’edificio. Grazie all’esposizione al sole le alghe crescono di numero aumentando il quantitativo di energia prodotta e creando uno strato isolante naturale tra l’interno e l’esterno. A seconda delle condizioni climatiche cambiano le esigenze dell’edificio che si adatta alle temperature esterne quasi fosse anch’esso, come le alghe, un vero e proprio organismo vivente.

Utilizzare i processi chimici per l’ombreggiatura adattabile è una soluzione davvero innovativa e sostenibile, per noi è bello vedere realizzato in uno scenario di vita reale ciò che abbiamo testato in fase sperimentale. Oltre a produrre energia rinnovabile e a fornire l’ombra necessaria a mantenere più fresco l’edificio nei giorni di sole, l’aspetto visivo risulterà particolarmente interessante anche per gli architetti,

ha dichiarato Jan Wurm, capo del settore ricerca di Arup.

Fonte:  Arup

 

1. DOMANDA DI ENERGIA


download

 

La domanda di energia primaria, nel 2011, si è attestata sui 184,2 Mtep, l’1,9% in meno rispetto al 2010. La contrazione del fabbisogno energetico del 2011 è stata determinata dall’effetto di diversi fattori: il clima più mite, il perdurare della crisi economica e l’applicazione di politiche di efficienza energetica. La composizione percentuale delle fonti energetiche impiegate per la copertura della domanda nel 2011 è stata caratterizzata, rispetto all’anno precedente, dalla riduzione della quota del petrolio dal 38,5 al 37,5% e di quella del gas naturale dal 36,2 al 34,7% e dall’aumento della quota dei combustibili solidi dall’8 all’8,9%. Si è inoltre riscontrato un lieve aumento delle importazioni nette di energia elettrica dal 5,2 al 5,5% e un significativo incremento dell’apporto delle rinnovabili, cresciute dal 12,2 al 13,3%. La composizione percentuale della domanda per fonte conferma la specificità italiana, nel confronto con la media dei 27 paesi dell’Unione Europea, relativamente al maggior ricorso a petrolio e gas, all’import strutturale di elettricità, al ridotto contributo dei combustibili solidi (8,9% dei consumi primari di energia) e al mancato ricorso alla fonte nucleare (figura 1.1).

Figura 1.1: Domanda di energia primaria per fonte. Anno 2011 (percentuali) – Totale 184,2 Mtep

FIG. 1.1

Fonte: elaborazione ENEA su dati MSE

La domanda di energia elettrica nel 2011 è stata pari a 334,6 TWh, in aumento dell’1,3% rispetto all’anno precedente, e corrispondente ad un consumo in energia primaria di 68,2 Mtep. La penetrazione elettrica – cioè il rapporto tra l’energia elettrica e i consumi energetici globali – è risultata pari al 37,1%, di poco superiore al dato 2010 (36,1%). La domanda di energia elettrica è stata soddisfatta attraverso importazioni per una quota al 13,7% del totale, e le fonti primarie utilizzate sono state per il 24,3% rappresentate dalle fonti idraulica, geotermica ed altre rinnovabili, e per il restante 62,0% da combustibili tradizionali trasformati in centrali termoelettriche. Nel 2011 i consumi totali di energia elettrica sono aumentati a 313,8 miliardi di kWh (+1,3%). Le perdite di rete sono risultate in crescita dell’1,3%, con un’incidenza sulla richiesta del 6,2% (6,2% anche nel 2010). L’intensità elettrica del PIL per l’anno 2011 è risultata pari a 0,233 kWh/€ 2005, di fatto paragonabile a quella del 2010. La disponibilità di energia elettrica per il consumo (produzione lorda al netto degli apporti da pompaggio più saldo importazioni dall’estero) è stata nel 2011 pari a 344,1 TWh, in leggero aumento (+0,3% rispetto al 2010). In particolare, le importazioni nette dall’estero sono aumentate di 1,5 TWh (+3,6%), mentre la produzione nazionale netta è cresciuta dello 0,2% rispetto all’anno precedente. La variazione della produzione nazionale deriva dalla diminuzione della produzione termica tradizionale (-3,4%) ed idroelettrica (-12,3%), in parte compensata dall’aumento della produzione da altre fonti rinnovabili (+46,3%).

Tabella 1.1: Bilancio dell’energia elettrica per gli anni 2010-2011 2010 2011
Produzione netta di energia elettrica 290,7 291,4
di cui:
idroelettrica 49,3 45,3
geotermoelettrica 5,0 5,3
rifiuti urbani, biomasse, altre rinnovabili 20,5 30,6
termoelettrica tradizionale 220,9 205,8
Destinata ai pompaggi 4,4 1,9
Saldo import-export 44,2 45,7
Assorbimenti dei servizi ausiliari e perdite di pompaggio 11,3 11,1
Energia elettrica richiesta 330,5 334,6

L’incidenza delle fonti rinnovabili sul consumo interno lordo di energia elettrica (al netto dei pompaggi) ha raggiunto il 24% nel 2011. Tra i combustibili tradizionali è proseguita anche nel 2011 la tendenza alla riduzione dell’utilizzo di prodotti petroliferi, con una diminuzione del 9,5% rispetto al 2010, portando a solo il 5,4% l’incidenza sul consumo interno lordo totale. Inoltre, si è osservata anche una flessione del 7% nell’utilizzo di gas naturale, la cui quota rispetto alla disponibilità è passata dal 36,7% al 33,8%. Al contrario, è cresciuto sensibilmente l’utilizzo del carbone (+11,1%). La potenza di generazione lorda installata in Italia al 31 dicembre 2011 risulta pari a 120,5 GW, con una potenza installata delle centrali termoelettriche tradizionali pari a 78,4 GW (65,1%). In forte crescita risultano i parchi eolici e gli impianti fotovoltaici, in virtù dei meccanismi d’incentivazione legati al sistema dei Certificati Verdi e al Conto Energia.

Fonte: ENEA

IL TERZO RESPONSABILE

3 RESPONS

La legge prevede la possibilità di delegare la responsabilità dell’esercizio e della manutenzione dell’impianto ad un altro soggetto, il terzo responsabile, purché questi sia dotato di sufficienti competenze tecniche ed organizzative. Il terzo responsabile deve essere, infatti, una ditta che possieda almeno l’abilitazione, rilasciata dalla Camera di Commercio o dall’Albo delle Imprese Artigiane, ai sensi della legge n. 46 del 1990. Per gli impianti individuali, l’occupante dell’alloggio rimane responsabile del rispetto delle norme relative alle temperature interne dell’alloggio e ai periodi di accensione dell’impianto, anche se decide di affidare le altre responsabilità ad un terzo responsabile.

DELEGA

L’Amministratore o l’occupante dell’alloggio può quindi scegliere tra:

  • • delegare una ditta (almeno qualificata ai sensi della legge n. 46 del 1990) nominandola terzo responsabile dell’esercizio e della manutenzione dell’impianto; in questo caso è obbligatorio redarre e sottoscrivere, da parte del terzo responsabile, un atto di assunzione delle responsabilità e consegnarne copia all’amministratore o all’occupante l’alloggio; il terzo responsabile è tenuto a comunicare all’Ente Locale competente la propria nomina e anche le eventuali revoche o dimissioni dall’incarico;
  • • mantenere la responsabilità dell’impianto ed affidare ad una ditta (almeno qualificata ai sensi della legge n. 46 del 1990) il controllo la manutenzione e le verifiche strumentali periodiche. In questo caso l’amministratore o l’occupante dell’alloggio provvederà a riportare sul libretto di centrale (di impianto) i risultati delle verifiche eseguite dalla ditta.

VERIFICA DEL RENDIMENTO

Le verifiche strumentali che la legge impone di fare periodicamente consistono nella misura della temperatura dei fumi che fuoriescono dalla caldaia, del loro contenuto di ossigeno o di anidride carbonica (CO2), di monossido di carbonio (CO), di particelle incombuste. I valori rilevati servono per calcolare il rendimento di combustione della caldaia, cioè il suo grado di efficienza.

È evidente che una caldaia poco efficiente spreca energia ed è per questo che sono stati fissati, in base alla potenza della caldaia, dei limiti minimi di rendimento. Se il rendimento della caldaia, misurato con le analisi strumentali, scende al di sotto di tali limiti si deve intervenire con la manutenzione oppure, in ultima analisi, si deve procedere alla sostituzione della caldaia stessa. Le caldaie, che non rispondano ai valori minimi di rendimento neanche in seguito agli interventi di manutenzione, devono essere sostituite entro 300 giorni.

CONTROLLO E MANUTENZIONE

Per sfruttare al meglio l’energia contenuta nel combustibile, per garantire la sicurezza e proteggere l’ambiente, l’impianto di riscaldamento deve essere ben tenuto e correttamente regolato. Proprio per questo la legge impone che su tutti gli impianti, almeno una volta all’anno, venga  effettuato un intervento di controllo e manutenzione eseguito secondo quanto richiesto dalle norme UNI e CEI e secondo le indicazioni fornite dal costruttore nel libretto di uso e manutenzione della caldaia.

REQUISITI

L’incaricato della manutenzione deve avere i requisiti di legge per poter intervenire sull’impianto e riparare tutti gli eventuali malfunzionamenti. Deve quindi essere una ditta abilitata ai sensi della legge n. 46 del 1990.

OPERAZIONI

Il manutentore deve eseguire il controllo e la eventuale manutenzione dell’impianto (e non della sola caldaia) conformemente alle istruzioni tecniche fornite dal costruttore l’impianto, o in mancanza di queste, secondo le istruzioni dei fabbricanti i componenti dell’impianto termico e, se anche queste non disponibili, secondo le prescrizioni delle normative UNI e CEI vigenti. La nuova normativa (D.P.R. 551/99) fornisce un modulo di rapporto di controllo tecnico (allegato H) nel quale sono riportate le principali operazioni che, almeno una volta l’anno, il manutentore deve compiere in mancanza di specifiche indicazioni. Al termine dell’intervento, il manutentore deve compilare e sottoscrivere un rapporto che anche il responsabile dovrà sottoscrivere per ricevuta e conservarne copia insieme alla documentazione di impianto. Nel caso di impianti autonomi questo rapporto di controllo e manutenzione, si identifica con l’allegato H al D.P.R. 551/99. I principali riferimenti normativi sulle operazioni di manutenzione sono i seguenti:

  • • Impianti autonomi: UNI 7129, UNI 7131, UNI 10436;
  • • Impianti centralizzati: UNI 9317, UNI 8364, UNI 10435.

CHI VERIFICA?

LE PROVINCE

I compiti di verifica sull’osservanza delle norme per il contenimento dei consumi energetici negli edifici sono stati affidati alle Province dal decreto legislativo “Bassanini” (D. L. 112/98). Tuttavia, le leggi regionali attuative del decreto e i Piani Energetici Regionali, possono disporre diversamente, attribuendo le verifiche anche ai Comuni (se superano i 40.000 abitanti). Per questo motivo, per ulteriori informazioni è opportuno rivolgersi presso l’ufficio competente della propria Provincia o del proprio Comune.

L’ENEA

Le ditte convenzionate con gli Enti locali ed incaricate dei controlli non possono, nel contempo svolgere la funzione di responsabili di impianto e devono essere tecnicamente idonee a svolgere il compito affidato. L’ENEA svolge corsi di formazione per l’aggiornamento professionale di tali tecnici, e, su richiesta degli Enti locali ne accerta l’idoneità tecnica.

DICHIARAZIONE

L’impegno richiesto agli Enti Locali per questi controlli è sicuramente gravoso. Pertanto la legge consente che, per gli impianti autonomi, sia possibile inviare all’ente locale competente il rapporto di controllo tecnico (allegato H) debitamente compilato. In questo caso i controlli saranno effettuati con cadenza biennale solo ad un campione degli impianti corrispondenti ai rapporti di controllo pervenuti. Saranno comunque controllati tutti gli impianti centralizzati e gli impianti autonomi di cui non sia pervenuto il rapporto di controllo tecnico.

SANZIONI

Le sanzioni a carico del responsabile dell’impianto che non rispetti il D.P.R. n. 412 del 1993 sono elevate: da 516‐2.600,00 Euro.

 

Fonte: web

I VARI SISTEMI,ADEMPIMENTI,LIBRETTO MANUTENZIONE

VALV TERMOST

Negli impianti a colonne montanti è necessario misurare quanta energia consumano, singolarmente, tutti i radiatori e quindi installare un contabilizzatore di calore su ogni radiatore. Il sistema più semplice per gestire l’impianto secondo le proprie esigenze e avere anche la possibilità di consumare meno, consiste nel sostituire le valvole manuali dei radiatori con valvole termostatiche in modo da regolare, stanza per stanza, la temperatura desiderata. Con qualche lavoro in casa si possono installare valvole termostatiche motorizzate sui radiatori ed un interruttore orario (timer). Collegando elettricamente le valvole al timer si potranno aprire o chiudere i radiatori in base agli orari scelti. La regolazione delle valvole termostatiche assicurerà poi la temperatura desiderata stanza per stanza. La quantità di calore consumata da ogni radiatore e registrata dai contabilizzatori deve essere letta, periodicamente, da un tecnico incaricato all’Amministratore  Tuttavia, alcuni tra i sistemi di contabilizzazione più recenti permettono di evitare che la lettura dei consumi sia fatta all’interno dell’appartamento, radiatore per radiatore: ogni contabilizzatore, infatti può trasmettere via radio i dati ad una centralina, installata ad esempio nell’androne, dalla quale l’incaricato della lettura potrà prelevare i dati relativi ai consumi di tutti gli appartamenti. Negli impianti a zone, basterà installare un solo contabilizzatore di calore per ogni appartamento. Con un cronotermostato (collegato ad una elettrovalvola sulla tubazione di mandata dell’acqua calda all’appartamento  si potrà poi gestire autonomamente il calore. Normalmente sia l’elettrovalvola che il contabilizzatore vengono installati in una cassetta di distribuzione posta sul pianerottolo (da dove partono e arrivano i tubi di mandata e di ritorno). I contabilizzatori calcolano il calore consumato dall’appartamento misurando la portata e la temperatura dell’acqua di mandata e la temperatura di quella di ritorno (contabilizzatori entalpico).

COSTI

È bene tenere in considerazione che l’installazione di un sistema di contabilizzazione del calore, specialmente in edifici esistenti, deve essere affidata a ditte specializzate che, prima di procedere, devono verificare l’adeguatezza della caldaia dei radiatori e della rete di distribuzione. In linea generale si può dire che per un appartamento con 8‐10 radiatori, in un immobile di 20 alloggi il costo dell’installazione di un sistema di contabilizzazione si aggira intorno ai 1.500,00‐ 1.800,00 Euro ad appartamento. Il servizio di lettura e di ripartizione delle spese costa circa 5,00‐ 6,00 Euro all’anno per ogni radiatore.

PER ESSERE IN REGOLA…

TEMPERATURA MASSIMA

Durante la stagione di riscaldamento, la temperatura media degli ambienti delle abitazioni non deve superare i 20°C (con una tolleranza di 2°C).

PERIODO E NUMERO DI ORE

Il periodo dell’anno nel quale è consentito tenere in funzione gli impianti di riscaldamento e il numero massimo giornaliero di ore di accensione dipendono dal clima della località dov’è ubicato l’edificio. L’Italia è stata suddivisa in 5 zone climatiche dalla A, la più calda, alla F, la più fredda in funzione del numero dei “Gradi Giorno”: quanto più alto è il valore dei Gradi Giorno (GG) tanto più il clima è rigido. Ad esempio: nella zona climatica A si trovano poche località molto calde, come le isole di Salina e Lampedusa; Palermo e Reggio Calabria appartengono alla fascia B; Napoli, Bari, Imperia alla C; Roma, Firenze, Ancona alla D; in fascia E si trovano Milano, Torino, Venezia, L’Aquila; nella F solo località montane come Cortina D’Ampezzo e Abetone. Per conoscere con esattezza in quale zona climatica è situato un immobile, e quindi in quale periodo dell’anno si possono accendere gli impianti di riscaldamento e per quante ore al giorno, basterà rivolgersi al Comune. In caso di condizioni atmosferiche eccezionalmente avverse, si possono accendere gli impianti di riscaldamento, anche al di fuori dei periodi previsti, per non oltre la metà delle ore massime giornaliere normalmente consentite: non è necessario richiedere alcuna autorizzazione.

INTERRUZIONE NOTTURNA

L’orario giornaliero di riscaldamento può essere frazionato in due o più periodi ma, comunemente, l’impianto deve essere spento, di notte, tra le 23 e le 5. In alcuni casi è possibile mantenere sempre acceso l’impianto. Le limitazioni alla durata giornaliera del riscaldamento, spesso causa di disaccordo tra i condomini, non si applicano, tra gli altri:

  • • agli impianti a pannelli radianti (generalmente a pavimento);
  • • agli impianti centralizzati dotati di una sonda di temperatura esterna e di un programmatore sigillato che regoli la temperatura interna almeno su due livelli: a 20° nelle ore previste dalla tabella precedente e a 16° per quelle eccedenti (attenuazione notturna);
  • • agli impianti centralizzati in edifici dotati di un sistema di contabilizzazione del calore e di un programmatore per ogni appartamento mediante il quale si possa regolare la temperatura interna su almeno due livelli;
  • • agli impianti individuali regolati da un programmatore con le caratteristiche del caso precedente
  • • agli impianti condotti mediante contratti di servizio energia.

Nei casi 2, 3, e 4 inoltre, la caldaia deve avere un buon rendimento, non inferiore a valori limite prefissati per le caldaie di nuova installazione.

RESPONSABILITÀ

In passato, la gestione degli impianti di riscaldamento centralizzati era affidata all’Amministratore del condominio che, a sua volta, incaricava un tecnico o una ditta di fiducia. Per gli impianti individuali era il proprietario stesso, o l’affittuario, a spegnere e accendere, a regolare temperature ed orari, a decidere se e come fare la manutenzione. Dall’entrata in vigore del D.P.R. n. 412 del 1993 la normativa è diventata molto più precisa attribuendo la responsabilità dell’esercizio e della manutenzione dell’impianto ad un unico soggetto. Per gli impianti condominiali la responsabilità è dell’Amministratore; nel caso di impianti individuali, è di chi occupa l’alloggio a qualsiasi titolo, quindi non solo del proprietario ma, a seconda dei casi, dell’inquilino, dell’usufruttuario ecc. Il responsabile deve conoscere quali sono gli adempimenti di carattere amministrativo e tecnico che regolano gli aspetti della sicurezza e del risparmio di energia e deve disporre affinché questi vengano rispettati.

GLI ADEMPIMENTI

Cosa deve fare, in concreto, il responsabile di un impianto di riscaldamento?

Sicurezza

  • • Deve accertare che sia stata rilasciata la “dichiarazione di conformità” dell’impianto che ne attesti la rispondenza alle norme di sicurezza. Per gli impianti costruiti dopo il 13.3.90, questa dichiarazione deve essere stata rilasciata al proprietario dall’installatore.
  • • Per gli impianti più vecchi è necessario controllare che essi siano in regola avvalendosi,se necessario, dell’aiuto di un professionista. Questi, o lo stesso proprietario, compilerà una dichiarazione sostitutiva di conformità. Tutti gli impianti avrebbero dovuto essere adeguati entro il 31 dicembre 1998. L’accertamento della rispondenza alle norme di sicurezza deve, tra l’altro, riguardare l’integrità ed il corretto posizionamento dei tubi di adduzione del combustibile (metano, gasolio ecc…) e degli eventuali serbatoi, l’esistenza di un’adeguata apertura per l’ingresso dell’aria, che il camino non sia ostruito, ecc…

Efficienza

  • • Deve mantenere la caldaia in buona efficienza per non sprecare energia e inquinare quanto meno possibile. A tale proposito deve fare in modo che sia effettuato un intervento di manutenzione almeno una volta all’anno e, con cadenze diverse in relazione alla potenza, la verifica strumentale delle prestazioni della caldaia (analisi dei fumi).

Libretto di centrale o di impianto

  • • Deve compilare e conservare il libretto di centrale (per gli impianti di potenza superiore ai 35 kW), o il libretto di impianto (per quelli di potenza inferiore), una vera e propria carta di identità dell’impianto che contiene, oltre ai dati del proprietario, dell’installatore e del responsabile della manutenzione, la descrizione dei principali componenti dell’impianto, delle operazioni di manutenzione, delle verifiche strumentali e dei controlli effettuati da parte degli Enti Locali. Questo libretto deve essere compilato inizialmente dall’installatore nel caso di caldaie nuove, mentre nel caso di impianti già esistenti dovrà essere preparato dal responsabile dell’impianto stesso, per esempio fotocopiando il modello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale o acquistandolo nelle librerie specializzate. Nel caso di impianti individuali, quando l’occupante lascia l’appartamento, il libretto deve essere riconsegnato al proprietario o a colui che subentra nell’alloggio. Il libretto di impianto e di centrale deve essere conservato presso l’appartamento o l’edificio in cui è installato l’impianto.

Tabella

Deve esporre, nel caso di impianto termico centralizzato, una tabella con l’indicazione del periodo annuale di esercizio dell’impianto, dell’orario giornaliero di attivazione prescelto, delle generalità e

domicilio del responsabile dell’esercizio e della manutenzione dell’impianto.

fonte: blog

COME AVERE SEMPRE LA TEMPERATURA GIUSTA

TERMOREGOLAZIONE

I SISTEMI DI REGOLAZIONE

COSA SONO

La progettazione dell’impianto e la scelta della potenza della caldaia, si basano sul calcolo delle dispersioni termiche dell’edificio, in presenza di determinate condizioni climatiche e di esposizione. L’impianto, infatti, deve essere dimensionato per assicurare il comfort interno anche in presenza di punte eccezionali di freddo e, comunque alle temperature minime medie della zona. In pratica queste condizioni climatiche si verificano per un periodo di tempo relativamente breve durante tutta la stagione di riscaldamento. Se si continuasse a fornire all’edificio la stessa quantità di calore, indipendentemente dal valore della temperatura esterna, si avrebbe un surriscaldamento degli ambienti interni e, di conseguenza, un notevole spreco di energia. I sistemi di regolazione hanno quindi lo scopo di mantenere la temperatura all’incirca costante negli ambienti interni, indipendentemente dalle condizioni climatiche esterne. La regolazione può essere effettuata in modi diversi, in relazione al tipo di impianto, al grado di precisione e di automatismo che si vuole raggiungere.

IMPIANTI CENTRALIZZATI

Generalmente gli impianti centralizzati sono dotati di una centralina di controllo (programmatore)

con la quale:

  • • vengono impostatati i tempi di accensione dell’impianto;
  • • viene regolata automaticamente la temperatura di mandata dell’acqua ai radiatori sulla base della temperatura esterna, rilevata con una sonda di temperatura. La centralina agisce su una valvola (a 3 o 4 vie) che miscela l’acqua calda di mandata con quella fredda di ritorno. In questo modo, al variare della temperatura esterna, si riesce con una certa approssimazione, a mantenere costante la temperatura dell’edificio (per esempio a 20°C). Nel caso di edifici nuovi o di ristrutturazione di impianti termici, è prescritta l’installazione di centraline che diano la possibilità di regolare la temperatura ambiente, almeno su due livelli sigillabili nell’arco delle 24 ore (per esempio 20°C di giorno e 16°C di notte). La regolazione degli impianti centralizzati, intervenendo esclusivamente sulla temperatura dell’acqua dei radiatori, non tiene conto che, se l’impianto non è ben progettato ed equilibrato, nelle diverse zone dell’edificio spesso si stabiliscono temperature diverse come succede tra il primo piano e l’ultimo, tra le facciate esposte a sud e quelle a nord, tra gli appartamenti d’angolo e quelli interni, e così via. Spesso, per assicurare un buon comfort agli alloggi più freddi si aumenta la temperatura dell’acqua di mandata, con il risultato di surriscaldare quelli più caldi e di sprecare energia.

IMPIANTI INDIVIDUALI

Negli impianti individuali a servizio di una sola unità immobiliare è frequente e consigliabile l’installazione di un programmatore che accende e spenge automaticamente la caldaia:

  • • in base alla temperatura ambiente scelta (termostato);
  • • in base alla temperatura ambiente e ad orari prefissati (cronotermostato).

Con questo sistema di regolazione, si realizza, con migliore approssimazione, l’obiettivo di mantenere la temperatura costante al variare delle condizioni climatiche esterne. Inoltre, è possibile scegliere orari di accensione più adatti alle esigenze di chi occupa l’alloggio, sempre nel rispetto degli orari e delle temperature fissate dalla legge. Anche negli impianti individuali, negli edifici nuovi o nel caso di ristrutturazioni, è obbligatorio l’uso di un cronotermostato regolabile su due livelli di temperatura.

VALVOLE TERMOSTATICHE

Sia negli impianti centralizzati che in quelli individuali si sono fatti grandi passi nella direzione di consumare l’energia solo dove e quando serve.

Ma si può fare di più.

Si può regolare la temperatura di ogni singolo ambiente per sfruttare anche gli apporti gratuiti di energia, cioè quelli dovuti, ad esempio, alla presenza di molte persone, ai raggi del sole attraverso le finestre, agli elettrodomestici. Per ogni radiatore, al posto della valvola manuale, si può installare una valvola termostatica per regolare automaticamente l’afflusso di acqua calda in base alla temperatura scelta ed impostata su una apposita manopola graduata. La valvola si chiude mano a mano che la temperatura ambiente, misurata da un sensore, si avvicina a quella desiderata, consentendo di dirottare ulteriore acqua calda verso gli altri radiatori, ancora aperti. In questo modo si può consumare meno energia nelle giornate più serene, quando il sole è sufficiente per riscaldare alcune stanze, oppure, ad esempio, impostare una temperatura più bassa nelle stanze da letto e una più alta in bagno o anche lasciare i radiatori aperti al minimo quando si esce da casa. Le valvole termostatiche, installate degli impianti centralizzati hanno anche una buona influenza sull’equilibrio termico delle diverse zone dell’edificio. Quando i piani più caldi arrivano a 20°C le valvole chiudono i radiatori consentendo un maggiore afflusso di acqua calda ai piani freddi. Per l’installazione delle valvole termostatiche è consigliabile rivolgersi ad un professionista o a una ditta qualificata.

IL RISPARMIO

Il risparmio di energia indotto dall’uso delle valvole termostatiche può arrivare fino al 20%. Proprio per questa ragione, è spesso obbligatoria l’installazione negli edifici di nuova costruzione e nelle ristrutturazioni.

I COSTI

Nei modelli più recenti di radiatori, la valvola è già predisposta per ricevere una “testa” termostatica. In questo caso l’installazione è più semplice e costa circa 26,00 Euro a radiatore. Se invece è necessario sostituire l’intera valvola, il costo si aggira sulle 62,00 Euro, mano d’opera compresa.

CENTRALIZZATO, INDIVIDUALE, O… ?

LA CONTABILIZZAZIONE

Negli ultimi anni, anche per la maggiore diffusione del metano, molti hanno scelto di sostituire l’impianto centralizzato con impianti individuali. Questa tendenza è stata anche facilitata dalla legge n. 10 del 1991 che ha stabilito che questa trasformazione, se finalizzata al risparmio energetico, può essere decisa dalla semplice maggioranza millesimale e non più dalla unanimità dei condomini. Le ragioni di questa tendenza sono note a tutti: con un impianto autonomo si ha maggiore libertà nella gestione del riscaldamento, cioè nella scelta dei tempi e delle temperature. Facendo un pò di attenzione, inoltre, si riesce a risparmiare sensibilmente. Ma esistono anche alcuni svantaggi degli impianti autonomi: non si possono dividere con nessuno le spese obbligatorie di manutenzione annuale; il rendimento delle caldaie individuali è, in generale, minore di quello di una caldaia centralizzata, per cui, se la si tiene accesa per lo stesso numero di ore, si rischia di consumare più combustibile; i lavori di trasformazione sono spesso molto onerosi; ed infine, la sicurezza, che nel caso di impianti autonomi non dipende solo dalla diligenza del singolo, ma anche da quella dei suoi vicini…

TRASFORMAZIONE

È bene ricordare che la trasformazione da impianto centralizzato ad autonomo, anche nel caso di un solo distacco, è considerata, una ristrutturazione dell’impianto termico e quindi soggetta, al rispetto delle nuove norme e a molti più vincoli che in passato:

  • • ogni caldaia individuale deve essere dotata di canna fumaria con sbocco oltre il colmo del tetto;
  • • prima della trasformazione va presentato un progetto ed una relazione tecnica al Comune.

LA CONTABILIZZAZIONE

Queste ragioni rendono sempre più conveniente la scelta di mantenere l’impianto condominiale centralizzato installando un sistema di contabilizzazione del calore e applicando la ripartizione delle spese. Con la contabilizzazione è possibile mantenere i vantaggi di un impianto centralizzato e contemporaneamente avere la libertà di scegliere le temperature e gli orari che più soddisfano le esigenze del singolo utente. Si potrà infatti gestire autonomamente il riscaldamento senza avere la caldaia in casa. Si tratta di installare un sistema di apparecchiature che misurano (contabilizzano) la quantità di calore effettivamente consumata in ogni appartamento e consentono di regolare la parte di impianto che è al servizio di ogni alloggio. Oltre ad una quota fissa, stabilita dall’assemblea condominiale (variabile dal 20 al 50%), ogni utente pagherà solo il calore che realmente avrà consumato. In questo modo, il condomino che apporterà migliorie all’isolamento termico di pareti e finestre sarà immediatamente ricompensato: il suo appartamento, infatti, consumerà e pagherà meno degli altri.

I VANTAGGI

I vantaggi della contabilizzazione del calore, dal punto vista energetico, sono notevoli. È per questo che dal 30 giugno 2000 nei nuovi impianti centralizzati, realizzati in nuovi edifici, è obbligatorio installare sistemi di contabilizzazione del calore. Il tipo di apparecchiature da installare ed i relativi costi dipendono molto dal sistema di distribuzione dell’impianto e dal grado di automatismo nella gestione che si vuole realizzare. Va detto inoltre che, nella maggior parte dei casi, le ditte che installano i sistemi di contabilizzazione offrono anche il servizio completo di assistenza e di lettura dei risultati della contabilizzazione fino alla consegna all’Amministratore delle tabelle con la ripartizione delle spese appartamento per appartamento.

Fonte: web

CALDAIE INDIVIDUALI

caldaia ind

Le caldaie individuali di nuova installazione possono essere di tipo stagno o atmosferiche (dette anche a fiamma libera). Le caldaie di tipo stagno sono costruite in modo che l’aria necessaria alla combustione viene presa dall’esterno tramite un tubo e i fumi vengono evacuati sempre all’esterno  per questo motivo non ci sono preclusioni sul locale di installazione. Le caldaie atmosferiche, invece, per la combustione utilizzano l’aria del locale in cui sono poste ed è per questo motivo che il locale deve essere adeguatamente ventilato e, se poste all’interno dell’abitazione, non possono essere installate in bagno o in camera da letto.

PRESE D’ARIA

Le caldaie atmosferiche individuali a gas già esistenti possono rimanere installate all’interno dell’abitazione, purché nella stanza ci siano prese d’aria, non ostruibili, praticate in una parete esterna o verso locali adiacenti dotati, a loro volta, di prese d’aria esterna (escluse le camere da letto e i garage). Le dimensioni di queste prese d’aria devono essere calcolate da un tecnico tenendo conto di tutti gli altri eventuali apparecchi di combustione installati nel locale. In caso di nuova installazione di caldaie atmosferiche in locali abitati, dovrà essere realizzata, nelle modalità previste dalle norme tecniche, un’apertura di sezione libera non inferiore a 0,4 m2 (es. 40×100 cm).

SCARICO DEI FUMI

Tutti i combustibili, bruciando, rilasciano nell’aria una certa quantità di sostanze inquinanti, ed è per questo che le caldaie installate in edifici plurifamiliari, sia centralizzate che individuali, devono essere collegate ad una canna fumaria che arrivi fin sopra il colmo del tetto. Nel caso di impianti individuali è possibile evacuare i fumi di più caldaie con la stessa canna fumaria, ma questa deve essere adeguatamente progettata e le caldaie allacciate devono avere caratteristiche simili. Negli impianti individuali già esistenti e negli edifici monofamiliare anche nuovi è consentito mantenere lo scarico individuale a parete. Lo scarico a parete può essere utilizzato nei tre casi seguenti:

  • • nella sostituzione di generatori di calore individuali;
  • • nelle singole ristrutturazioni di impianti termici individuali già esistenti, siti in stabili plurifamiliari,
  • • qualora nella versione iniziale non dispongano già di camini o canne fumarie o sistemi di evacuazione dei fumi con sbocco sopra il tetto dell’edificio;
  • • nuove installazioni di impianti termici individuali in edifici “storici”, in precedenza mai dotati di alcun tipo di impianto termico, a condizione che non esista camino, canna fumaria o sistema di evacuazione dei fumi. Negli ultimi due casi è comunque obbligatorio installare generatori di calore individuali con basse emissioni inquinanti (norma tecnica UNI EN 297).

LIBRETTO DI USO E MANUTENZIONE

È un documento importante che va conservato con cura. È diviso in due parti, una per l’utilizzatore, l’altra per l’installatore e il manutentore e fornisce molte utili indicazioni quali i valori di rendimento della caldaia, le specifiche elettriche per il collegamento di termostati ambiente, le principali operazioni di manutenzione. È altresì importante conservare i libretti di uso e manutenzione degli altri componenti l’impianto termico come ad esempio: cronotermostati, valvole termostatiche, valvole a tre vie motorizzate, addolcitori ecc….

LA RETE DI DISTRIBUZIONE

COS’È

È costituita essenzialmente dall’insieme delle tubazioni di mandata e di ritorno che collegano la caldaia ai termosifoni. Generalmente, negli impianti di riscaldamento di edifici civili, l’acqua calda (tra i 50 ed i 90°C) partendo dalla caldaia, percorre le tubazioni di mandata, riscalda i radiatori e quindi l’ambiente, e ritorna a temperatura più fredda alla caldaia stessa.

IMPIANTI A COLONNE MONTANTI (A DISTRIBUZIONE VERTICALE)

Gli impianti a colonne montanti sono costituiti da un anello, formato da una tubazione di mandata e una di ritorno, che percorre la base dell’edificio. Dall’anello si dipartono delle colonne montanti che alimentano i vari radiatori posti sulla stessa verticale ai vari piani dell’edificio. Fino a pochi anni fa tale tipologia era molto diffusa perché consentiva di realizzare economie in fase di costruzione; più difficilmente però permette di ottimizzare la gestione dell’impianto specialmente quando si hanno diverse utilizzazioni delle varie zone dell’edificio.

IMPIANTI A ZONE (A DISTRIBUZIONE ORIZZONTALE)

Gli impianti a zone sono realizzati in modo che ad ogni zona dell’edificio, ad ogni piano o ad ogni singolo appartamento è dedicata una parte della rete di distribuzione. Con questo tipo di impianto è possibile gestire in maniera diversificata le varie zone, non riscaldando, ad esempio, quelle che in un dato periodo, non sono occupate. Per questo tale tipologia impiantistica è consigliabile in tutti gli edifici nuovi o nelle ristrutturazioni, laddove esistono zone con diverse utilizzazioni come, ad esempio, nel caso di edifici destinati in parte ad uffici o negozi ed in parte a residenze.

COIBENTAZIONE

Per limitare le dispersioni, le tubazioni della rete di distribuzione debbono essere protette da un adeguato strato di materiale isolante, il cui spessore, fissato dalla normativa, dipende dal diametro della tubazione, dal tipo di isolante, e dalla parete che attraversa.

I RADIATORI

COSA SONO

Sono i terminali dell’impianto, attraverso i quali il calore contenuto nell’acqua viene ceduto all’ambiente da riscaldare. Sono chiamati comunemente termosifoni o piastre e costituiscono la parte più visibile ed accessibile dell’impianto. Possono essere costruiti in ghisa, in acciaio o in alluminio. I radiatori in ghisa mantengono più a lungo il calore e continuano ad emetterlo anche quando, ad esempio, l’impianto è spento; di contro sono più ingombranti e impiegano più tempo a diventare caldi. Quelli in alluminio e in acciaio hanno il pregio di scaldarsi rapidamente e di avere un minore ingombro ma tendono a raffreddarsi piuttosto in fretta.

SUPERFICIE RADIANTE

La caratteristica fondamentale di ogni radiatore è la superficie di scambio termico con l’ambiente, detta anche impropriamente, superficie radiante: più è grande, maggiore è la quantità di calore che il radiatore può cedere all’ambiente  I modelli più recenti sono dotati di alette e di setti interni che ne aumentano la superficie di scambio. A seconda del tipo, quindi, radiatori con uguali dimensioni esterne possono avere prestazioni diverse.

CONVETTORI VENTILATI

Nel caso di alloggi abitati saltuariamente, invece dei radiatori, sono più indicati i convettori ventilati (o ventilconvettori), nei quali l’aria che si scalda a contatto con le superfici calde viene mossa da un ventilatore azionato elettricamente. Questo fa si che aumenti la rapidità con la quale si scalda l’aria ambiente.

VALVOLA TERMOSIFONE, VALVOLA DI SFIATO E DETENTORE

Quasi tutti i radiatori sono dotati, generalmente nella parte superiore, di una valvola termosifone e, talvolta, di una valvola per la fuoriuscita dell’aria. La valvola termosifone può essere utilizzata per chiudere il radiatore, e non sprecare energia, quando non si abita una stanza, oppure quando si aprono le finestre con il riscaldamento acceso. Se i radiatori non si scaldano può darsi che si sia formata una bolla d’aria all’interno che non permette all’acqua di circolare. In questo caso basta aprire la valvola di sfiato dell’aria fino a quando non esce un pò d’acqua. I modelli più recenti sono dotati di un’altra valvola, posta normalmente nella parte inferiore in corrispondenza della tubazione di ritorno, chiamata detentore. Su di essa si agisce quando si vuole equilibrare l’impianto consentendo, ad esempio, un maggiore afflusso d’acqua calda ai radiatori dei piani più alti.

SUGGERIMENTI

Due semplici consigli per non sprecare energia:

  • • qualunque sia il tipo di radiatore è importante non ostacolare la circolazione dell’aria (è sbagliato quindi mascherare i radiatori con copritermosifoni o nasconderli dietro le tende);
  • • se il radiatore è posto su una parete che dà verso l’esterno, ad esempio nel vano sottofinestra, è consigliabile inserire tra questo e il muro un pannello di materiale isolante con la faccia riflettente rivolta verso l’interno.