#viaggiareispirati: Turismo e solidarietà

Ecco una nuova puntata della rubrica curata da Destinazione Umana, tour operator specializzato nel turismo di relazione. Oggi parleremo di turismo e solidarietà, visitando due strutture che accompagnano l’attività più classica di ricezione e ospitalità con un importante impegno nel campo del volontariato.

Eccoci a un nuovo appuntamento con la rubrica #viaggiareispirati, per farvi conoscere gli aspetti più curiosi e particolari del mondo del turismo responsabile e relazionale attraverso gli esempi portati dalla rete di Destinazione Umana. La prima puntata è stata dedicata alla disabilità. Oggi invece parleremo di turismo e solidarietà, presentandovi due strutture che uniscono all’attività ricettiva un profondo impegno che da un lato le mette in contatto con popoli e culture differenti, dall’altro li vede prodigarsi per aiutare chi ne ha bisogno.asko1

Le prime destinazioni umane che hanno fatto della solidarietà la loro ragione di vita sono Pierpaolo e Antonio, un medico e un infermiere salentini, fondatori e gestori del bed&breakfast Asko. Il nome con cui hanno battezzato la loro attività ricettiva è quello di un quartiere di Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia. Qui, da anni, portano avanti alcuni progetti sanitari, in particolare uno che sin dal 2004 li vede collaborare con un orfanotrofio che accoglie i bambini sieropositivi. Il b&b Asko, situato a Merine, nei pressi di Lecce, ha il duplice obiettivo di costituire una fonte di sostentamento economico per i progetti di volontariato e di dare libero sfogo alla passione di Antonio e Pierpaolo per l’accoglienza e l’ospitalità. La struttura è un ponte fra Salento e Africa, arricchita di mobili, accessori e piante provenienti dall’Etiopia e intrisa di odori e sapori africani. Nel cuore di Bologna invece, si trova l’Albergo del Pallone. Sin dal 2009, questa struttura accoglie viaggiatori ma anche immigrati, disoccupati e altre categorie  di persone che versano in una momentanea situazione di fragilità. I turisti e i bisognosi d’aiuto si trovano a condividere l’ospitalità e le attività proposte dall’albergo, con il risultato che vengono favorite l’integrazione e l’accoglienza. In questo modo, si crea anche una bella commistione fra turismo e solidarietà, viaggio e inclusione sociale. pallone1-1030x685

La struttura è gestita dalla Cooperativa Sociale La Piccola Carovana, che ha vinto un bando comunale di assegnazione. Questa onlus porta avanti percorsi di inserimento lavorativo, di assistenza socio-sanitaria e di servizi educativi per minori ed è fortemente radicata su tutto il territorio provinciale, dove intrattiene rapporti di collaborazione con le amministrazioni sui fronti sociale, educativo e occupazionale.

L’ambiente dell’albergo è dinamico e amichevole: si può cenare all’Osteria del Pallone, chiacchierare e giocare insieme nelle sale comuni o partecipare alle attività culturali, come concerti, cineforum, conferenze e serate a tema. Il tutto respirando un clima di reciproca e positiva contaminazione: culture, storie e situazioni differenti che si incontrano. Chi sta viaggiando per svagarsi, chi per conoscersi, chi per inseguire la speranza di una vita migliore.

Fonte:  http://www.italiachecambia.org/2016/02/viaggiareispirati-turismo-e-solidarieta/

Vince 7 milioni di sterline e aiuta gli orfani in Etiopia

Lei si chiama Jane Surtees e ha vinto alla lotteria 7 milioni di sterline. Con quei soldi ha deciso di aiutare gli orfani etiopi: «Io non dovrò mai più preoccuparmi del denaro, ora quei bambini orfani, vulnerabili senza colpa, vanno aiutati».

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Jane Surtees una ragazza madre e aveva spesso cercato di immaginare cosa avrebbe fatto se avesse vinto alla lotteria e quando è veramente successo il suo gesto ha detto più di mille parole. Appena incassata la cifra, ha pianificato di aiutare gli orfani in Etiopia, come ha spiegato anche al Sun. E’ partita per la capitale etiope, Addis Abeba, e si è diretta all’orfanotrofio Kidan Mehret che accoglie 120 bambini. Il più piccolo ha 3 anni, il più grande 17. La struttura vive solo grazie alle donazioni e per questo ha sempre poco denaro a disposizione, tanto da poter garantire ai bambini solo tre piccoli pasti al giorno. La carne viene distribuita solo una volta la settimana e giocattoli e libri sono rari. Jane è stata particolarmente colpita dalla storia del quindicenne Workeneh Fanetay. Dopo avere perso i genitori a causa della tubercolosi, Fanetay era rimasto solo ad allevare il fratellino di 2 anni. Era uno dei tantissimi bimbi senzatetto della città e riusciva a comprare pochissimo cibo con il denaro che recuperava con piccoli lavoretti. Poi ha conosciuto la struttura Kidane Mehret e ora vive in una piccola casetta col fratello, coltiva ortaggi e frequenta la scuola. Per entrambi la vita è radicalmente cambiata. E tutto questo è stato reso possibile anche dall’aiuto fornito da Jane, che sta versando denaro agli orfani etiopi per migliorare la loro vita. La generosità e gli atti d’amore creano un flusso…la speranza è che sia inarrestabile!

 

Fonte: ilcambiamento.it

In Etiopia una serra per sconfiggere fame e sete

Un progetto dell’università di Gondar per raccogliere l’acqua utile per l’uomo e per l’agricoltura anche nei deserti più aridi. Nei deserti dell’Etiopia la carenza d’acqua continua a essere una delle principali cause delle migrazioni dovute all’impossibilità di coltivare e, dunque, di sopravvivere senza aiuti esterni. Il progetto Roots Up, promosso dall’Università di Gondar sta tentando di portare l’acqua dove l’acqua non c’è. Come? Con una serra speciale, multifunzionale che è, allo stesso tempo, orto e cisterna. Questa tenda-orto raccoglie la condensa che si forma durante la notte e la accumula all’interno di serbatoi. I ricercatori etiopi hanno creato una tenda-orto che riesce a mantenere al suo interno un’atmosfera ideale in virtù della ventilazione naturale favorita dall’escursione termica che si crea fra la parte alta e quella bassa di questa tenda piramidale.roots-up-620x347

Questa piccola piramide riesce a produrre l’acqua che è in grado di soddisfare tanto le esigenze fisiologiche, sia quelle dell’agricoltura. Laddove non piove per settimane, quando non per mesi, laddove non ci sono pozzi che pescano nelle profondità delle falde, l’acqua va pescata dall’aria, con l’ingegno e lo spirito d’adattamento, come fa, in natura, il coleottero delle nebbie (Onymacris unguicularis) che mantiene il corpo costantemente inclinato in avanti in modo che la condensa che si forma sull’addome gli scivoli alla bocca dissetandolo. La forma della struttura intrappola l’aria calda al suo interno, provocando un innalzamento della temperatura durante il giorno. Di notte, quando la temperatura scende, gli agricoltori aprono la parte superiore della serra per rinfrescarla e, a questo punto, il vapore acqueo condensa le goccioline d’acqua che vengono convogliate in un serbatoio da una sorta di imbuto. Con quell’acqua si provvederà poi ad irrigare le piante contenute nella stessa serra.roots-up-2-620x347

Fonte: Roots up

Immagini : Roots up

Etiopia, dopo l’eolico nuovo progetto geotermico da 1 GW

Il paese africano vorrebbe quintuplicare la sua produzione elettrica (tutta da fonti rinnovabili) nell’arco di pochi anni; l’impatto ambientale non è trascurabile così come la sfida di collegare alla rete 70 milioni di persone che non hanno mai visto la luce di una lampadina.Etiopia-Geotermico-586x439

Dopo l’inaugurazione del più grande parco eolico africano, l’Etiopia punta anche sul geotermico: secondo Reuters, è stato da poco siglato un accordo  per la realizzazione di una grande impianto geotermico da 1 GW nella zona vulcanica attiva della Rift Valley. Tanto per fare paragoni, l’Italia ha una potenza geotermica installata di 0,86 GW. Per l’Etiopia si tratta di una cifra significativa, dal momento che nel 2010  la potenza elettrica totale superava di poco i 2 GW. L’accordo da 4 miliardi di dollari inaugura un’inedita collaborazione tra Etiopia e Islanda e l’avvio dello sfruttamento di un potenziale compreso tra i 5 ai 15 GW.  Sono enormi anche le altre potenzialità per l’energia rinnovabile, qualcosa come 100GW per l’eolico e 45 GW per l’idroelettrico. Le potenzialità etiopiche per le energie rinnovabili sono notevoli: si stima circa100 GW per l’eolico, e dai 5 ai 15 GW per il geotermico. La crescita rinnovabile dell’Etiopia è insomma rapidissima, poichè l’obiettivo del governo  è quintuplicare la produzione di energia nel giro di tre anni e contemporaneamente  ridurre le emissioni di CO2 del 40% rispetto al 2010. Fanno parte di questa strategia anche le dighe Gibe III (1,9 GW) e la Grand Ethiopian Renassaince Dam (6 GW), entrambe sotto accusa per i possibili devastanti impatti ambientali sugli ecosistemi e le popolazioni locali. La vera sfida è inoltre portare l’energia alla popolazione: attualmente il 77% degli etiopi (70 milioni) non ha accesso all’elettricità. C’è il rischio che una quota di questa energia venga esportata oppure serva ad alimentare grandi produzioni industriali destinate all’occidente, come è ad esempio il caso della bauxite australiana raffinata in alluminio in Mozambico.

Fonte: ecoblog

Energie rinnovabili: l’Etiopia scommette sull’eolico

Ad Ashegoda inaugurato il più grande parco eolico dell’Africa sub-sahariana: produrrà 400 milioni di KWh all’anno158201369-586x380

Il più grande parco eolico dell’Africa sub-sahariana è stato aperto da Hailemariam Desalegn, primo ministro dell’Etiopia. Si tratta di un passo decisivo per quanto riguarda il settore delle energie rinnovabili nel continente africano. Il parco eolico di Ashegoda è composto da 84 turbine hi-tech e la sua realizzazione è costata circa 210 milioni di euro. Situato a circa 760 chilometri a nord della capitale Addis Abeba, il parco eolico è situato poco fuori Macallè, nello stato di Tigray ha una capacità di 120 MW e produrrà 400 milioni di KWh all’anno. Il parco eolico inaugurato sabato dal premier Desalegn è stato completato con tre anni di lavori e dopo l’inaugurazione di sabato 26 ottobre è stato supervisionato dalla compagnia tedesca Lahmeyer International e co-finanziato dalla francese Vergnet. Nel corso dei lavori, durati tre anni e mezzo, la costruzione del parco eolico ha sottratto la terra a 700 agricoltori: è stata data loro una compensazione finanziaria, ma molti hanno protestato per l’inadeguatezza della stessa. Il progetto fa parte di un piano strategico con il quale l’Etiopia punta a diventare il principale produttore di energie rinnovabili della regione sub-sahariana. Negli ultimi due anni ad Adama, località a sud est della capitale, sono stati costruiti due parchi con una capacità di 50 MW. Il Paese ha bisogno di energia per sostenere una crescita economica che nell’ultimo decennio ha avuto una media annua del + 10%. Attualmente i blackout sono la norma nelle principali città del Paese e circa la metà degli etiopi non ha ancora accesso all’energia elettrica. Se, invece, si guarda a tutti i paesi dell’Africa sub-sahariana sono circa due terzi della popolazione a non avere accesso all’energia con una punta dell’85% nelle zone rurali del Paese.

Fonte:  The Guardian