La Spezia: sequestrata grande area industriale piena di amianto

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In provincia di La Spezia, tra Sarzana e Castelnuovo Magra, la Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro una vasta area industriale all’interno della quale erano state sequestrate circa 13 tonnellate di eternit. Si tratta di un complesso costruito tra gli anni ’80 e gli anni ’90, quando non era ancora entrata in vigore la legge che vieta l’utilizzo di amianto nelle costruzioni e veniva usato per la lavorazione del marmo a Castelnuovo Magra. I beni aziendali erano stati inclusi nel 2012 nella fusione societaria con un’azienda di Carrara impegnata nel commercio di marmo e l’attuale proprietà dell’area sequestrata non aveva ancora messo in sicurezza la zona né l’aveva bonificata. Con il tempo, però, gli edifici hanno cominciato a sgretolarsi. Il complesso industriale sequestrato è di circa 20mila metri quadrati, inoltre sono stati sequestrati anche due immobili, un ingente quantitativo di lastre di amianto frantumate, una decina di tonnellate di marmo e altri beni aziendali per un peso complessivo di circa 40 tonnellate. Due imprenditori, rispettivamente di origine siriana e libanese, sono stati denunciati. Secondo l’Ansa la proprietà dell’area sequestrata sarebbe riconducibile alla famiglia di Osama Bin Laden.

Fonte: ecoblog.it

Eternit bis, processo al via il 12 maggio 2015

Nel processo Eternit Bis l’imputato Stephan Schmidheiny dovrà rispondere dell’omicidio volontario con dolo eventuale di 258 persone uccise dall’amianto. 138888260-586x390È fissato per il prossimo 12 maggio l’inizio del processo cosiddetto Eternit Bis che vede imputato il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, chiamato a rispondere dell’omicidio di 258 persone decedute fra il 1989 e il 2014. Visto l’alto numero delle persone offese, il tribunale di Torino ha scelto la strada dei pubblici proclami, con un richiamo anche in Gazzetta Ufficiale per l’udienza preliminare prevista fra poco più di un mese. Il reggente del tribunale torinese, Francesco Gianfrotta, ha disposto che il decreto di fissazione dell’udienza venga pubblicato sui siti internet delle Regioni Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, del Comune di Torino e Lavorocampania.it. Inoltre, una copia sarà consultabile, per le persone offese, anche nelle sedi dei Comuni di Torino, Cavagnolo, Casale Monferrato, Rubiera, Napoli-Bagnoli. A differenza di quanto avvenuto con il clamoroso ribaltamento in Cassazione, l’imputazione per omicidio volontario con dolo eventuale non rischia la prescrizione. Bruno Pesce, anima del Comitato Vertenza Amianto, ha spiegato che la battaglia per la ricerca della giustizia ripartirà da zero, voltando pagina rispetto al disastro ambientale che era il capo di imputazione del processo iniziato nell’aprile 2009:

Il disastro comprendeva tutto, l’insieme del danno. La Cassazione ha voluto evitare di instaurare il principio per cui quando un disastro è ancora in essere è ancora in essere anche il reato. Una novità che avrebbe coinvolto anche altre situazioni, dalle industrie chimiche a quelle petrolchimiche, fino alle discariche abusive. Forse per questo la Cassazione ha preferito dare un’interpretazione sulla base di un codice scritto 80 anni fa, quando i disastri erano crolli o incendi e avevano tutt’altra natura rispetto al caso Eternit. Ora però il processo è per omicidio. Dovremo esaminare caso per caso e far valere il dolo. Noi confidiamo di ottenere Giustizia, seppur con una battaglia che deve ricominciare da capo, cosa che non è degna di un Paese civile.

Ma il “fronte” torinese non è l’unico nel quale il magnate svizzero dovrà vedersela con la legge:Emanuele Cavallaro, sindaco del Comune di Rubiera dove fino agli anni Novanta aveva sede uno dei maggiori stabilimenti italiani di Eternit ha infatti presentato quarantasette denunce per omicidio alla procura di Reggio Emilia che potrebbe seguire l’esempio di quella di Torino.

Dopo che la pena è stata cancellata, quando ho saputo che a Torino i magistrati si erano mossi in un’altra direzione, ho deciso come pubblico ufficiale di agire e procedere per il reato di omicidio. Il nostro territorio è stato segnato da vicino dalla storia della Eternit, abbiamo avuto vittime e ammalati, e le conseguenze le continuiamo a pagare anche oggi,

ha dichiarato il sindaco emiliano a Silvia Bia de Il Fatto Quotidiano. Il cerchio intorno al “filantropo” elvetico si stringe e il processo Bis di Torino potrebbe diventare l’apripista di rivendicazioni diffuse in tutti i luoghi in cui Eternit ha operato facendo ammalare migliaia di operai e famigliari dei medesimi. Non solo in Italia, naturalmente.

Fonte:  Radio Gold , Il Fatto Quotidiano

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Amianto, il Ministero dell’Ambiente stanzia 135 milioni di euro per le bonifiche

La cifra coprirà le bonifiche fino al 2017 dando la precedenza ai siti contaminati di Casale Monferrato, Bagnoli, Bari, Balangero, Biancavilla, Broni ed Emarese. È di 135 milioni di euro in tre anni l’entità dei fondi destinati alle Regioni interessate dallebonifiche dell’amianto. Attuando quanto previsto dalla legge di stabilità dello scorso 23 dicembre, il Ministero dell’ambiente ha deliberato un finanziamento che coprirà le bonifiche fino alla fine del 2017. Prioritari saranno i siti di Casale Monferrato e Napoli Bagnoli, poi toccherà alla Fibronit di Bari, a Balangero, in Piemonte, al sito di Biancavilla, in Sicilia, a Broni, nel Pavese, e a Emarese, vicino ad Aosta. Dopo i clamori suscitati dalla sentenza di Cassazione del processo Eternit, il premier Matteo Renzi aveva incontrato i famigliari e promesso di attivarsi per sbloccare i fondi per le opere di rimozione e bonifica dell’asbesto. Dei 135 milioni di euro, 75 verranno utilizzati per i siti di Casale e Bagnoli (25 all’anno) e 60 per le altre aree contaminate (con una media annua di 20 milioni di euro di interventi). La maggior parte delle risorse è destinata al Piemonte regione che oltre a Casale Monferrato deve gestire anche la “buca” dantesca della miniera di asbesto di Balangero. I fondi – secondo quanto dichiarato dall’assessore piemontese all’Ambiente, Alberto Valmaggia, verranno impiegati al di fuori del patto di stabilità. A Casale Monferrato i manufatti inseriti in procedure fallimentari movimenteranno un fabbisogno di 11 milioni di euro e il comune ha messo a punto un pacchetto di incentivi e convenzioni con banche e imprese finalizzate a incentivare le bonifiche. Per Bagnoli accanto ai 20 milioni del recente stanziamento ci saranno anche i 48 milioni a disposizione del custode giudiziario.154674418-586x389

Fonte: Sole 24 Ore

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Amianto: 85 anni per la bonifica totale in Italia

Oltre 35mila i siti da bonificare, 1957 quelli già bonificati e 571 quelli parzialmente bonificati.

Da 23 anni l’amianto è fuorilegge, ma la presa di coscienza del problema è molto più recente. Soltanto il megaprocesso all’Eternit conclusosi con il clamoroso verdetto della Cassazione è riuscito a portare alla ribalta dei grandi organi di informazione un problema che investe l’Italia intera e non soltanto coloro che hanno lavorato nei centri di produzione e lavorazione dell’asbesto. Le bonifiche sono solo all’inizio e il tema della rimozione della fibra killer è stato al centro dei lavori nella terza edizione della Consensus Conference italiana per il controllo del mesotelioma maligno della pleura svoltasi a Bari, con la partecipazione dei maggiori esperti della patologia al cospetto di giuristi, operatori dell’informazione, istituzioni pubbliche e private e associazioni di vittime e familiari. Il Ministero dell’Ambiente ha presentato i dati aggiornati a novembre 2014: in Italia, i siti che ancora devono essere bonificati sono 35.521, quelli già bonificati sono 1957 e quelli che lo sono stati soltanto parzialmente sono 571. L’area più a rischio è Casale Monferrato dove il “polverino” ha già fatto 1700 vittime, poi, in giro per l’Italia ci sono gli stabilimenti Fibronit di Barie di Broni (Pv), Eternit Siciliana di Priolo (Sr), la cava di Monte San Vittore di Balangero (To), l’altro stabilimento Eternit di Bagnoli (Na), la ex Liquichimica di Tito (Po), la cava di Monte Calvario a Biancavilla (Ct) e quella di Emarese (Ao). Questo soltanto per rimanere ai siti più grandi e problematici. Ogni anno vengono dismesse 380mila tonnellate e, considerando che sul territorio italiano sono stimati circa 32 milioni di tonnellate di questo materiale, ci vorranno circa 85 anni per portare a termine la bonifica di tutti i siti contaminati. Le vittime dell’amianto sono all’incirca 3000 all’anno, 1500 delle quali muoiono per mesotelioma. In quindici anni, dal 1993 al 2008 sono stati 15mila i casi di questa neoplasia, una media di mille all’anno, ciò significa che il fenomeno è in crescita. I tempi di latenza vanno da 20 a 45 anni dall’inizio dell’esposizione, l’età media della diagnosi è, infatti, di 70 anni. Notizie confortanti arrivano sul fronte delle cure: i ricercatori del dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, in collaborazione con i colleghi dell’Ospedale San Antonio e Biagio di Alessandria sono infatti riusciti a sperimentare una nuova tecnica mirata per identificare i geni mutati responsabili della ridotta sopravvivenza nel mesotelioma.

In questo modo è stato individuato un alto numero di mutazioni geniche legate alla precoce progressione del tumore e alla riduzione della sopravvivenza. L’identificazione di queste alterazioni consentirà di valutare il ruolo delle terapie a bersaglio molecolare in questa neoplasia,

ha spiegato Giorgio Scagliotti, direttore del dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino.

 

Fonte:  Casa e Clima

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Amianto, import fuorilegge in Italia: Guariniello apre un’inchiesta

Il pm Raffaele Guariniello apre un’inchiesta per vederci chiaro su un report indiano secondo il quale l’Italia sarebbe stato il principale importatore di amianto indiano fra 2011 e 2012. In Italia la produzione, distribuzione e vendita di amianto sono diventate fuorilegge nel 1992. Ventitré anni fa, con la legge 257 del 27 marzo 1992 il nostro Paese ha detto basta all’asbesto, mentre altri Paesi hanno continuato a produrre questo materiale. In questi vent’anni si è pensato alle bonifiche e a risarcire gli ammalati o i familiari che li hanno seppelliti. L’amianto sembrava appartenere al passato, pur con il suo fardello incombente proiettato sul futuro, quello del mesotelioma che continuerà a mietere vittime per tanti altri anni ancora. Ma lo stesso uomo che ha portato alla sbarra i vertici dell’Eternit, il pm Raffaele Guariniello, ha aperto ora un’indagine esplorativa per un caso che potrebbe rivelarsi scottante non solo in termini giudiziari, ma anche in termini politici. Nonostante i divieti vigenti dal 1992, nel 2012 l’Italia ha importato ingenti quantità di amianto dall’India, Paese che è attualmente uno dei principali produttore di manufatti in asbesto. Anzi, secondo i dati in possesso dell’Agenzia delle Dogane, l’Italia sarebbe stato il maggiore importatore di amianto con 1040 tonnellate di asbesto. Al momento non vi sono né indagati, né ipotesi di reato, ma un’inchiesta per chiarire se vi siano eventuali responsabilità politiche sia per ciò che riguarda l’importazione di asbesto, sia per quel che concerne l’impiego del materiale. Le 1040 tonnellate importate fra 2011 e 2012 sarebbero finite in una decina di imprese che lo avrebbero trasformato e impiegato nella produzione di manufatti quali lastre di fibrocemento, pannelli, guarnizioni per freni e frizioni di automezzi. Il caso è stato segnalato alla Procura di Torino quando qualcuno sui è accorto che nell’Indian Minerals Yearbooks 2012 – Asbestos – Final Release, un rapporto pubblicato dall’ufficio centrale del Ministero delle risorse minerarie indiano, figurava l’Italia fra i Paesi destinazione delle quantità di amianto estratte in India. Anzi secondo il rapporto l’Italia sarebbe stato il primo partner commerciale (con 1040 tonnellate importate sulle 1296 esportate nel biennio in questione) e si presume che l’import sia continuato sino al 2014. Il secondo paese importatore sarebbe il Nepal con 124 tonnellate, il terzo la Nigeria con 38. D’altronde è proprio in India che sono finite molte delle macchine utilizzate nelle fabbriche italiane chiuse dopo l’entrata in vigore della legge 257. Impossibilitata a produrre sul proprio territorio, insomma, l’industria dell’asbesto avrebbe guardato al Far East indiano per continuare nel vecchio business. Ma c’è un aspetto più inquietante: l’amianto è vietato ma può entrare grazie a deroghe ministeriali? Questo è l’aspetto principale che l’inchiesta dovrà chiarire: mentre a Torino si consumava il processo di Torino all’Eternit la politica italiana ha dato il lasciapassare a più di mille tonnellate di un materiale tossico e fuorilegge da più di vent’anni?138888260-586x390

Fonte:  La Stampa

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Eternit: oltre 2000 morti ma il reato è prescritto

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Torino sulla strage dell’Eternit. Cancellata la condanna del magnate svizzero Stephan Schmidheiny.Immagine

Era stata una condanna storica quella in Appello.

Era stato condannato a18 anni di reclusione per disastro doloso l’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, imputato a Torino nel processo EternitIn primo grado era stato condannato a 16 anni. La Corte d’Appello aveva ritenuto il miliardario svizzero responsabile di disastro anche per gli stabilimenti Eternit di Bagnoli e Rubiera. Per quel che riguardava l’altro imputato, il barone belga Louis De Cartier, i giudici si erano pronunciati direttamente per l’assoluzione per alcuni degli episodi contestati, mentre hanno dichiarato il non luogo a procedere data la morte dell’imputato per gli altri. I giudici avevano disposto provvisionali per 20 milioni di euro alla Regione Piemonte e di oltre 30,9 milioni per il comune di Casale Monferrato. Nella città della provincia di Alessandria la multinazionale dell’amianto aveva il suo stabilimento italiano più importante e il numero delle vittime è più elevato che altrove. Ora tutto è stato cancellato perché, per la legge italiana, l’uccisione di tutte quelle persone che avevano respirato fibre di amianto è un reato prescritto. Pensiamo bene a cosa significa: che è passato troppo tempo dalla consumazione del reato alla condanna, quindi…abbiamo scherzato, potete andare tutti a casa a leccarvi le ferite. Tempi per la prescrizione troppo brevi, ma anche una nazione che dovrebbe vergognarsi perché accumula ritardi su ritardi permettendo a chi deve pagare di farla franca. La Corte di Cassazione ha deciso in due ore, accogliendo la richiesta del procuratore generale, Francesco Iacoviello. Quindi, non c’è nessun colpevole, non da un punto di vista giudiziario, per l’inquinamento di Eternit che ha fatto dai due ai tremila morti causando tumori ai polmoni nella popolazione di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli. E l’eternit ucciderà ancora. Il picco delle morti sarà nel 2020, per poi discendere nell’arco di 10-15 anni. Nonostante la Eternit a Casale Monferrato sia stata chiusa nel 1986, il mesotelioma pleurico è un male con tempo di latenza lunghissimi. Possono passare anche 50 anni prima che la malattia si manifesti con tutte le sue conseguenze e la sua sentenza di morte. L’Hospice Zaccheo, la “casa” dei malati terminali di Casale Monferrato, ha denunciato che ogni anno sono in media 60 le nuove diagnosi di mesotelioma. Dati che però non tengono conto dei malati e dei morti in altre strutture ospedaliere.

Fonte: ilcambiamento.it

Amianto: a Torino nel 1906 una causa lo giudicò dannoso per la salute

All’inizio del Novecento una sentenza del Tribunale di Torino certificava la dannosità dell’amianto. Domani il premier Matteo Renzi incontrerà le vittime dell’Eternit e nel week end, dopo essere stato ponderato a lungo, è arrivato il comunicato dell’Afeva, l’Associazione dei familiari delle vittime che ha promesso di voler continuare sulla strada della battaglia legale:

La lotta non finisce qui, intraprenderemo tutte le azioni legali e di mobilitazione sociale possibili in tutto il mondo, compreso qualunque caso contro l’Eternit, come il processo a S. per omicidio volontario che verrà celebrato prossimamente a Torino.

Il comunicato è stato siglato da AFEVA Italia, ANDEVA Francia, ABREA Brasile, ABEVA Belgio, FEDAVICA Spagna, ASAREA Argentina, UAO Svizzera, ASBESTOS VICTIMS SUPPORT GROUP FORUM UK Gran Bretagna e A-BAN Giappone ovverosia da tutte le associazioni che si battono per eliminare l’amianto e per risarcirne le vittime. Com’era stato per il primo e secondo grado, la sentenza di Cassazione ha avuto una vasta eco a livello internazionale, perché l’amianto non solo è diffuso su scala globale in manufatti ed edifici, ma continua a essere prodotto su vasta scala, tanto che le macchine smantellate in Europa sono state trasferite in Paesi come l’India e il Brasile in cui non esistono norme a tutela della salute dei lavoratori stringenti come nel nostro Paese dove la produzione e la vendita dell’amianto sono state bandite nel 1992. Negli scorsi giorni è riemersa la notizia relativa a una sentenza datata 1906, con la quale “in nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele III”, proprio il Tribunale di Torino sottolineava la pericolosità dell’amianto. Ben 108 anni fa, al termine di una causa civile promossa dalla società inglese British asbestos company limited contro il giornale Il Progresso del Canavese e delle Valli Stura, i giudici affermarono che le richieste di risarcimento della società erano ingiustificate poiché la lavorazione era effettivamente dannosa per la salute dei lavoratori.Di esempi come questo è costellato tutto il Novecento. Anche nella Germania nazista si presero iniziative di prevenzione per preservare i lavoratori dai rischi derivanti dalla lavorazione, precauzioni che riguardavano solamente i lavoratori di “razza ariana”. E, come spiegato in un articolo di qualche giorno fa, il dibattito sulla dannosità dell’asbesto era già molto frequente anche negli anni Sessanta: in Gran Bretagna i quotidiani Times e Guardian e la televisione Bbc, fra il 1964 e il 1967, raccontarono numerose storie di operai e portuali ammalatisi dopo essere stati esposti alle fibre.FRANCE-SOCIAL-HEALTH-ASBESTOS-JUSTICE

Fonte: ecoblog.it

Lecco, un piano per eliminare l’amianto

Il Nuovo Centrodestra stringe i tempi per una Lecco “eternit free” e in provincia, a Dervio, si può richiedere un contributo sino a 2000 euro per la rimozione e lo smaltimento dell’amianto

Un piano per biennale per arrivare a una Lecco “eternit free”. A smuovere le acque è il capogruppo del Nuovo Centrodestra, Filippo Boscagli che ha recentemente sollevato la questione amianto in consiglio comunale, sottolineando nel suo intervento come

una tale quantità di strutture da bonificare dovuta allo sviluppo cittadino degli anni ’60 e ’70 costituisce un problema sempre più rilevante ogni giorno che passa.

In attesa del nuovo rapporto annuale, i siti che risultavano da bonificare un anno fa erano oltre mille per il territorio regionale per un totale di 2 milioni di metri cubi di materiale contenente amianto. Nella città lombarda esiste un’anagrafe dell’amianto da smaltire ed esiste un Piano Regionale Amianto Lombardia che ha legiferato su tempi e modi dello smaltimento, fissando nel 2015 il traguardo per una provincia “eternit free”. Il Nuovo Centrodestra preme affinché non vengano concesse dilazioni e chiede che la scadenza sia inderogabile: due anni. Via tutto l’amianto entro il 1° gennaio 2016. Intanto a Dervio, in provincia di Lecco, l’amministrazione comunale ha deciso di erogare un contributo economico a fondo perduto per coprire fino al 30% e con un importo massimo di2000 euro, le spese sostenute per i lavori di rimozione e smaltimento dei materiali contenenti amianto. Il contributo comunale è può essere richiesto da tutti i proprietari di immobili residenti nel Comune di Dervio. Le domande dovranno pervenire al protocollo comunale entro le ore 12.00 del 30 aprile 2014, fornite dei documenti indicati nel bando che si può scaricare dal sito del Comune di Dervio.

Fonte: Lecco Notizie | Corriere di Lecco

Allarme Eternit: “In Italia 30 milioni di tonnellate ancora in uso”

L’Istituto Superiore di Sanità lancia l’allarme al convegno “Progetto Amianto”: fondi carenti, bonifiche inesistenti, gestione misteriosa, ecco come l’Italia smaltisce il proprio amianto858616401-586x389

Quella dell’Eternit è una storia che ha tutta l’aria di essere ben lontana dalla sua conclusione: secondo quanto denunciato dall’Istituto Superiore di Sanità, nell’ambito del convegno “Progetto Amianto” tenutosi ieri a Roma, l’Italia è ancora molto indietro nelle procedure di smaltimento amianto, come invece previsto da norme che, oramai, hanno 20 anni di vita. Secondo quanto emerso da un recente studio dell’Iss, proposto proprio al convegno, in Italia ci sono ancora 30 milioni di tonnellate di Eternit in uso, una quantità enorme che non si può smaltire solo con gli attuali siti di stoccaggio: 22 discariche specializzate quasi esaurite e un solo impianto di lavorazione per rendere i materiali inerti e, quindi, sicuri per la salute.

“Il trattamento dei rifiuti è un punto nodale: in Italia c’è scarsità di offerta, per quello non riusciamo a far partire le bonifiche. Non sappiamo cosa fare dei nostri rifiuti contenenti amianto. […] La gestione del fine vita dei prodotti contenenti amianto è un problema sia dal punto di vista tecnico, in relazione alla potenziale esposizione a fibre di amianto dei lavoratori e della popolazione, sia dal punto di vista della capacità di smaltimento a livello nazionale”

ha spiegato Loredana Musmeci, direttore del dipartimento Ambiente dell’Iss. I rifiuti pericolosi contenenti amianto rappresentano il 14% di tutti i rifiuti pericolosi prodotti in Italia, un dato che cresce del doppio, ogni anno, grazie alle opere di censimento. Censimento che tuttavia altro non fa che registrare, semplicemente, la presenza di Eternit sul territorio: dei 34mila siti segnalati come “da bonificare” infatti, solo una risibile parte ha registrato interventi di bonifica. Una situazione assurda se pensiamo che la legge 257, che ha messo l’amianto al bando, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale nel 1992. Il “Progetto Amianto”, la prima attuazione del Piano Nazionale Amianto presentato dal governo Monti in aprile, dell’Iss si concluderà entro dicembre 2014: le prime risultanze, spiega Musmeci, saranno disponibili già in primavera. Le domande sono ancora tantissime e i tempi tecnici per il Piano Nazionale, sembrerebbe, non aiutano a rallentare la strage silenziosa dei morti ammazzati dall’asbesto.

Fonte. ecoblog

Amianto killer, “risanamenti urgenti per la salute dei cittadini”

“Censimenti al palo e bonifiche a rilento: killer sottovalutato, risanamenti urgenti per tutelare la salute dei cittadini”. È quanto afferma Legambiente che ieri ha partecipato alla manifestazione nazionale amianto per chiedere che nella legge di stabilità vengano finanziati interventi di bonifica per eliminare l’amianto dai Siti di Interesse Nazionale più compromessi.

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Legambiente aderisce alla manifestazione nazionale amianto promossa ieri a Roma dal Coordinamento nazionale amianto per chiedere che nella legge di stabilità vengano finanziati interventi di bonifica per eliminare l’amianto dei Siti di Interesse Nazionale più compromessi, l’estensione del Fondo per le Vittime dell’Amianto operante per i lavoratori colpiti da malattie da amianto a tutti i cittadini ex esposti ugualmente colpiti per esposizioni casalinghe o ambientali, il riconoscimento delle esposizioni per i lavoratori colpiti da malattie professionali o comunque a rischio di malattia da amianto. “L’amianto è stato messo al bando da una legge del 1992 ma da allora è stato fatto molto poco per rimuovere questa fibra letale dal territorio nazionale e garantire ai cittadini il loro diritto alla salute – ha dichiarato il coordinatore del settore scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti, presente ieri mattina davanti alla protesta davanti a Montecitorio – Oggi, ancora una volta, torniamo a denunciare il grave ritardo con cui si sta procedendo alla bonifica dei siti industriali e degli edifici contaminati. Il CNR ha calcolato che ci sono oltre 32 milioni di tonnellate di amianto presenti sul territorio nazionale, prendendo in considerazione solo le onduline di cemento amianto. Secondo i dati elaborati lo scorso anno da Legambiente, sono in attesa di bonifica circa 50mila edifici pubblici e privati e 100 milioni di metri quadrati strutture in cemento-amianto, a cui vanno aggiunti 600mila metri cubi di amianto friabile. È lo stesso piano nazionale amianto – ha proseguito il responsabile scientifico di Legambiente – a porre un extra-incentivo per la sostituzione dell’eternit con il fotovoltaico tra gli strumenti per finanziare e accelerare le bonifiche. Uno strumento cancellato dai recenti conti energia, nonostante abbia portato alla rimozione di oltre 20 milioni di metri quadrati di eternit dai tetti e all’installazione di 2.159 MW da fonti energetiche pulite e rinnovabili. Con un finanziamento di 20,8milioni di euro l’anno, attraverso questo meccanismo di incentivi che dovrebbe essere ripristinato, si raggiungerebbe l’obiettivo di bonifica di rimozione di 10 milioni di metri quadri di coperture in eternit: un primo passo per il risanamento dell’amianto. Ci auguriamo – ha concluso Zampetti – che finalmente parlamento e governo decidano di mettere in bilancio le risorse necessarie ad avviare gli interventi di risanamento necessari in tutta Italia, insieme alla pianificazione e alla realizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei materiali”.

Fonte: il cambiamento