Multa da 1.8 mln di dollari a DuPont per l’erbicida Imprelis

La US Environmental Protection Agency (EPA) ha annunciato ieri l’accordo con la compagnia DuPont per presunte violazioni del FIFRA Federal Insecticide, Fungicide, and Rodenticide Act per cui pagherà una penale 1,853 milioni dollari.

Una multa da 1.853 milioni di dollari è stata comminata dall’EPA, l’Agenzia ambientale americana alla DuPont multinazionale della chimica per non aver presentato i potenziali effetti negativi dell’erbicida Imprelis poiché venduto con una etichettatura che non ha garantito un uso sicuro. Infatti dopo le applicazioni di Imprelis si è verificata una notevole e diffusa morte di moltissimi alberi. L’erbicida era destinato a controllare le erbe infestanti come tarassaco, trifoglio, cardo, banane e edera terrestre.

Ha spiegato Cynthia Giles, Assistant Administrator for Enforcement and Compliance Assurance all’EPA:

La capacità di EPA nel proteggere il pubblico dai pesticidi pericolosi dipende dal rispetto delle aziende nell’obbligo di divulgare informazioni sugli effetti nocivi delle sostanze chimiche.5937642358_b3a85374b9_z-620x350

Il FIFRA, come parte del processo di registrazione di un pesticida o diserbante richiede alle aziende di presentare a EPA i potenziali impatti negativi di un prodotto su piante o animali. L’erbicida è stato approvato sebbene non disponesse di 18 relazioni. Il risultato è che Imprelis è stato etichettato senza riferire dei possibili danni a alcune specie di alberi. Dal 2010 al 2011 si sono verificati molti danni e molti alberi morti quali abete rosso e pino bianco sopratutto in Norvegia. Ci sono prove che riguardano gli effetti nocivi anche su aceri, lillà, platani e ontani. Dal giugno 2011 sono iniziate a giungere all’EPA lamentele da parte delle agenzie statali che seguono la diffusione dei pesticidi e legate all’uso dell’Imprelis. I danni maggiori si sono avuti nel Midwest, soprattutto Indiana, Illinois, Michigan, Minnesota, Ohio e Wisconsin. Nell’ Indiana si sono verificati più di 400 casi di danni agli alberi correlati all’ Imprelis nel 2011. Nell’agosto 2011, l’EPA ha ordinato alla DuPont di sospendere la vendita e la distribuzione dell’Imprelis; nel settembre 2011, la registrazione è stata modificata per vietarne la vendita, la distribuzione o la commercializzazione; la registrazione è scaduta l’8 settembre 2014 e DuPont non può più vendere il prodotto.

Fonte:  EPA

Foto | John Kaminski @ Flickr

Trovato erbicida tossico nel latte materno

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Ancora una volta sentiamo parlare di glifosato. Nei giorni scorsi, l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, l’Environmental Protection Agency – EPA, ha incontrato una delegazione di scienziati, ambientalisti e madri che hanno mostrato una forte preoccupazione a causa di tracce di glifosato trovate nel latte materno. Il glifosato, lo ripetiamo per chi non conoscesse questo prodotto, è il componente principale del Roundupl’erbicida della Monsanto più popolare al mondo. Da anni gli scienziati studiano le conseguenze che questa sostanza può comportare sull’uomo. Si parla di malformazioni, problemi gravi ai reni, interferenze con le funzioni riproduttive,aumento di rischio di Parkinson e di casi di autismo nei bambini. L’Agenzia ha incontrato in particolare un gruppo, denominato Moms Across America, che ha chiesto un intervento immediato e un ritiro del Roundup. Zen Honeycutt, la fondatrice del gruppo, ha affermato: “Questo è un veleno ed è nel nostro cibo. Ed ora è stato trovato anche nel latte materno. Numerosi studi mostrano gravi danni ai mammiferi. Vogliamo che questo tapis roulant tossico di cocktail chimici nel nostro cibo venga fermato”.

Il Roundup in cui è presente il glifosato è un erbicida presente in commercio dal 1970 e utilizzato in agricoltura, nei giardini e, come abbiamo avuto modo di vedere, anche nella manutenzione delle strade qui in Italia. Il glifosato è attualmente sotto osservazione dell’EPA che entro il 2015 dovrà determinare se il suo uso debba continuare così com’è, essere limitato o addirittura sospeso. L’agenzia si aspetta di avere una valutazione preliminare del rischio completa entro la fine di quest’anno. Dal canto loro, Monsanto e altri produttori chimici hanno assicurato che il glifosato è stato ampiamente studiato ed ha una lunga esperienza di utilizzo sicuro ed efficace. Non sono dello stesso parere naturalmente gli ambientalisti, i consumatori e gli scienziati che hanno portato a sostegno della loro tesi numerose ricerche che attestano la tossicità di questo prodotto. Il glifosato, infatti, è nocivo per le piante, per gli animali e per le persone.  Il gruppo Moms Accross America, che non ha intenzione di “mollare la presa” sulla questione, ha affermato che entro l’anno renderà disponibile uno studio sulla presenza di questa sostanza chimica nel latte materno negli Stati Uniti. I test commissionati dall’associazione e dal sito d’informazione Sustainable Pulse hanno rilevato la presenza di alti livelli glifosato in tre campioni su dieci di latte materno analizzato. Le analisi su 35 campioni di urine, invece, hanno evidenziato la presenza di residui di glifosato dieci volte superiori a quelli rilevati lo scorso anno da un’indagine analoga.

E pensare che solo l’anno scorso, l’EPA aveva deciso di aumentare i livelli di tolleranza ammessi per i residui di glifosato negli alimenti. Per l’agenzia il glifosato continua a essere un prodotto sicuro.

Fonte

(Foto: raruschel)

Fonte: ambientebio.it

Negli USA l’EPA inizia a porre limiti per l’inquinamento delle centrali a carbone

Gli standard di emissione per le nuove centrali sono quasi dimezzati ed entreranno in vigore entro l’anno. E già si parla di introdurre limiti per le centrali a carbone esistenti.Emissioni-centrale-a-carbone-586x346

Il piano di azione per il clima annunciato da Obama Georgetown University come un vero e proprio  new deal ambientale inizialmente era stato accolto con un po’ di scetticismo sulla sua efficacia, ma ora inizia a concretizzarsi. L’Environmental Protection Agency ha annunciato nuovi limiti per le emissioni inquinanti delle centrali a carbone. I nuovi impianti a carbone dovranno avere emissioni inferiori a 500 kgdi CO2 per MWh prodotto. Le emissioni attuali si situano tra i 700 e i 950 kg di CO2 per MWh, quindi le nuove centrali dovranno avere una riduzione tra il 30 e il 50%. Gli oppositori naturalmente lamentano il fatto che questi nuovi standard non sono raggiungibili con le tecnologie esistenti e farebbero crescere enormemente i costi. Bloomberg parla di “guerra al carbone”. D’altra parte le centrali a carbone sono la principale fonte di inquinamento negli USA e non possono pensare di continuare il business as usual; Lashoff, responsabile del programma climatico del NRDC ha giustamente commentato: «Sostanzialmente l’EPA ha dichiarato che i giorni dell’inquinamento senza limiti sono finiti.» I nuovi standard dovrebbero entrare in vigore entro fine anno, ma l’EPA ha già fatto sapere che entro giugno 2014 proporrà nuovi standard per le centrali a carbone esistenti. Se questa linea riuscirà a prevalere potrebbe essere un passo decisivo per la riduzione delle emissioni, in modo analogo a quanto ha fatto il Clean air act per l’inquinamento atmosferico.

 

Fonte: ecoblog