Parco Nazionale del Gargano, secco NO all’ eolico Offshore: “Minaccia cicogne e gru”

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Il Parco Nazionale del Gargano dice no alla centrale Eolica OffShore della società Trevi Energy Spa. Il progetto prevede la costruzione di 60 turbine, alte 150 metri, davanti alle isole Tremiti. Il Parco Nazionale del Gargano si oppone a un progetto di eolico offshore che interessa le acque antistanti i comuni di Chieuti, Serracapriola e Lesina. I comuni ricadono nel territorio del Parco e sono posti di fronte all’area marina protetta delle isole Tremiti.

Scopriamo qualcosa in più sul progetto e sul perché del rifiuto.

Il NO del Parco nazionale del Gargano all’eolico Offshore

Un impianto composto da 60 turbine, alte 150 metri, disposte in una superficie di 40 chilometri quadrati. È questo il progetto che ha risvegliato il diniego del Parco nazionale del Gargano, contrario a realizzare un impianto di eolico offshore di fronte alle Isole Tremiti. Le motivazioni sono da cercarsi nell’ impatto ambientale che l’installazione potrebbe avere sulla fauna presente nell’area. Un’opera che, quando è stata presentata, non solo aveva suscitato l’opposizione dell’Ente Parco, ma anche della comunità dei pescatori, preoccupati per l’impossibilità di continuare il proprio operato.

Il Progetto

Il progetto porta la firma della Trevi Energy Spa di Cesena. L’azienda ha chiesto al Ministero delle Infrastrutture una concessione demaniale per 25 anni. L’idea prevede la realizzazione di un impianto di turbine nelle acque antistanti i Comuni di Chieuti, Serracapriola e Lesina, ricadenti nel territorio del Parco e poste proprio di fronte all’area marina protetta delle Isole Tremiti. L’impianto è composto da 60 turbine, dalla potenza di 3,3 MW per complessivi 198 MW. Per realizzarlo è prevista, naturalmente, tutta una serie di opere e infrastrutture, tra cui una stazione marina di trasformazione elettrica ed una condotta sottomarina lunga 8,5 chilometri.

Il secco NO del Parco Nazionale del Gargano

Secondo il Parco Nazionale del Gargano, il progetto non considererebbe l’impatto degli aerogeneratori sull’avifauna migratrice e stanziale.

«Il promontorio del Gargano e le Isole Tremiti – sostiene l’Ente Parco – costituiscono un corridoio ecologico di importanza internazionale per le rotte di migrazione dell’avifauna in direzione nord-sud (Europa-Africa) ed est-ovest (Balcani-Italia), in particolare per rapaci e veleggiatori come cicogne e gru».

Che cos’è l’eolico offshore

Con il termine eolico offshore si intendono i vari tipi di impianti eolici, installati nel mare aperto. Si tratta di decine di turbine, impiantate al largo delle rive, che possono presentarsi in molteplici formazioni: a stormo, ad esempio, a delta o a filari lineari. Tempo fa, un rapporto dell’European Wind Energy Association (EWEA) aveva evidenziato come l’Unione Europea, nel tratto che va dal Portogallo alla Finlandia, potrebbe produrre 4 volte l’energia necessaria al suo fabbisogno totale, attraverso l’installazione delle turbine eoliche offshore galleggianti. Le potenzialità di progetti del genere nascono dal fatto che in mare aperto c’è una migliore qualità e quantità del vento e nessun vincolo paesaggistico. In teoria, almeno, viste le opposizioni recentemente avanzate dal Parco Nazionale del Gargano.

Fonte: ambientebio.it

Eolico offshore: il più grande impianto al mondo sarà di Dong Energy

Il gigante danese dell’energia rinnovabile dal vento ha annunciato la firma del contratto che porterà alla costruzione del parco eolico da 1.386 MW al largo dello Yorkshire.http _media.ecoblog.it_e_e50_eolico-offshore-il-piu-grande-impianto-al-mondo-sara-di-dong-energy

Record su record nel settore dell’energia eolica: Dong Energy, gigante danese dell’energia rinnovabile dal vento, non ha ancora ultimato la costruzione del parco eolico offshore più grande del mondo, lo Hornsea Project One da 1.200 MW di potenza, ma ha già annunciato il prossimo giga parco. Cioè lo Hornsea Project Two da 1.386 MW al largo delle coste dello Yorkshire, nel Regno Unito. Lo ha annunciato la stessa Dong Energy, mettendo in luce il costo per MWh molto basso assegnato come incentivo all’energia che verrà prodotta: 57,50 sterline per MWh, il 50% in meno rispetto ai prezzi delle aste per gli incentivi svoltesi l’anno scorso.  Le aste per gli incentivi nel Regno Unito, infatti, si basano sui cosiddetti Contract fo Difference (CfD): per 15 anni il Governo offre una remunerazione predefinita per l’energia elettrica prodotta dall’impianto e, se il prezzo all’ingrosso è inferiore a tale prezzo (e quindi l’azienda vende l’energia a meno di quanto convenuto inizialmente), il Governo paga la differenza. Se è maggiore, la differenza la paga l’azienda restituendo al Governo l’eccesso di profitto. Questo schema è ovviamente una scommessa sia per il Governo che per l’azienda, anche perché l’asta per aggiudicarsi il contratto spinge quest’ultima a proporre il prezzo più basso possibile. Da qui deriva la tendenza delle aziende a proporre impianti dalle dimensioni e potenze gigantesche. Hornsea Project Two sarà costruito in alto mare, a 89 chilometri dalla costa dello Yorkshire. Avrà una capacità di 1.386 MW, sufficienti ad alimentare 1.300.000 utenze domestiche del Regno unito. Entrerà in funzione nel 2022 e avrà una vita operativa di 25 anni. A differenza dei parchi eolici offshore recentemente costruiti in Danimarca, Olanda, Regno Unito e Germania, Hornsea Project Two prevede anche la costruzione (sia offshore che onshore) delle stazioni elettriche e dei cavi di connessione dall’impianto alla terra ferma.

Fonte: ecoblog.it

Le pale eoliche da 50 MW saranno segmentate e sottovento

L’eolico offshore è l’energia rinnovabile che offre maggiori prospettive di sviluppo. Ma i costi sono ancora alti e i limiti tecnologici impediscono agli ingegneri di costruire torri sempre più alte e potenti. I Sandia National Laboratories stanno cercando la soluzione.http _media.ecoblog.it_a_abd_le-pale-eoliche-da-50-mw-saranno-segmentate-e-sottovento

L’ingegneria dell’eolico offshore ha già fatto passi da gigante e le ultime turbine eoliche raggiungono gli 8 MW di potenza. Si stima che, con le attuali tecnologie, si possa arrivare fino a 13-15 MW per ogni torre eolica ma oltre questo limite sarà difficile sviluppare ulteriormente gli impianti, soprattutto a causa della struttura delle pale. I Sandia National Laboratories, multinazionale americana gestita da Honeywell International per conto della National Nuclear Security Administration del Department of Energy degli Stati Uniti, sta cercando di superare questi limiti. L’idea è quella dell’eolico con tecnologia SUMR: Segmented Ultralight Morphing Rotor. Cioè un rotore segmentato, ultraleggero, che cambia forma e che potrebbe arrivare addirittura a 50 MW di potenza. Si parte dai limiti attuali, per superarli. Le pale delle turbine eoliche oggi in uso sono costruite in un unico pezzo (avete mai visto, mentre viaggiate in automobile, uno di quei trasporti speciali che portano le gigantesche pale verso il sito di installazione?), sono rigide e pesanti e vengono installate sopravento. L’eolico SUMR prevede che le pale siano realizzate assemblando pezzi di dimensione e peso inferiore, che possano cambiare forma in base all’intensità del vento e che siano installate sottovento rispetto al rotore.

In questo modo la lunghezza delle pale potrebbe salire dagli attuali 80 metri dei modelli da 8 MW ai futuri 200 metri degli impianti da 50 MW. Qualora il vento dovesse essere troppo forte le pale si “chiuderebbero” mentre ancora girano, grazie all’installazione sottovento e al design a segmenti.

Se i progetti dei Sandia Laboratories dovessero diventare realtà, allora si aprirebbe un potenziale enorme mercato per l’eolico offshore che, oggi, soffre di costi di installazione troppo alti. Potendo installare 50 MW con una sola turbina, per di più assemblata in situ e non trasportata tutta intera con ulteriori ingenti spese, certamente i costi totali di impianto scenderebbero a livelli simili all’eolico onshore.

Credit foto: Sandia Labs

Fonte: ecoblog.it

L’eolico offshore galleggiante Hywind prende vita in Scozia

Statoil, gigante norvegese del petrolio e del gas, sta per ultimare la costruzione dell’Hywind Project: il primo parco eolico offshore commerciale galleggiante.http _media.ecoblog.it_a_a00_eolico-offshore-galleggiante-hywind-prende-vita-in-scozia

L’eolico offshore galleggiante sta per passare dalla sperimentazione alla realtà. Il gigante norvegese dell’energia fossile Statoil, infatti, ha ultimato la costruzione delle 5 turbine da 6 MW ciascuna che comporranno il parco eolico Hywind da 30 MW in Scozia, al largo di Peterhead a nord di Aberdeen. Montate su una piattaforma a Stord in Norvegia, a breve arriveranno via mare nel punto prescelto per l’installazione, a 25 km dalla costa scozzese. Qui verranno montate su cinque piloni galleggianti, ancorati al fondale marino con dei cavi d’acciaio e, successivamente, allacciate alla rete elettrica del Regno Unito. Del progetto Hywind non stupisce la dimensione e la potenza, ma l’innovazione tecnologica e le possibilità tecniche che aprirà in futuro. Rispetto ai mega parchi eolici già presenti al largo delle coste di Sua Maestà, infatti, la potenza ammonta a meno di un decimo. Il fatto che siano galleggianti, però, apre alla possibilità di installare turbine eoliche offshore praticamente ovunque nel mondo, con qualsivoglia fondale marino. Le cinque torri dell’Hywind Project pesano 12 mila tonnellate ciascuna, hanno un diametro del rotore pari a 154 metri (circa il doppio dell’apertura alare di un Airbus A380) e sono alte in totale 253 metri, 78 dei quali sotto il livello del mare. La potenza, come già accennato, è pari a 6 MW per ogni turbina. Potranno reggere l’impatto di onde alte 20 metri e resisteranno a venti fino a 40 metri al secondo di velocità. Il progetto Hywind, capitanato da Statoil col 75% dell’investimento e da Masdar con il restante 25%, è costato ben 210 milioni di sterline (circa 240 milioni di euro). Vedrà la luce entro la fine del 2017.

Credit Foto: Masdar

Fonte: ecoblog.it