Consorzio Biogas: ‘Governo liberi le potenzialità del più grande giacimento di energia verde italiana’

Piero Gattoni, Presidente del CIB – Consorzio Italiano Biogas a Roma: “Dobbiamo segnalare l’esistenza di cortocircuiti burocratici che continuano a bloccare lo sviluppo del nostro settore”

 “Progettare un cambio di paradigma dei processi produttivi verso un modello di economia circolare è un’occasione per rimettere la natura e l’agricoltura al centro del dibattito nazionale. Gli agricoltori e gli allevatori italiani che hanno scelto la strada del Biogasfattobene® hanno dimostrato in questi anni che si può produrre di più con meno e che dalla terra può partire un processo virtuoso di uso consapevole delle risorse, di riduzione delle emissioni in atmosfera, di riutilizzo degli scarti e di produzione di energia e di biocarburanti rinnovabili. Questa non è teoria, quando parliamo di biogas e biometano agricoli ci riferiamo alle tecnologie e al know-how di circa 1200 aziende che hanno investito negli ultimi dieci anni oltre 4,5 mld di euro nel tessuto economico del nostro Paese, dando vita a uno dei laboratori di economia circolare più importanti a livello europeo.”

Così Piero Gattoni, Presidente del CIB – Consorzio Italiano Biogas, intervenuto stamane a Roma all’incontro “La corsa ad ostacoli dell’economia circolare in Italia”, organizzato da Legambiente, alla presenza del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa. 

“L’attuale Governo è sensibile ai nostri valori ma, purtroppo, dobbiamo segnalare l’esistenza di cortocircuiti burocratici che continuano a bloccare lo sviluppo del nostro settore, imponendo, ad esempio, delle restrizioni assurde sul fronte dell’alimentazione dei biodigestori e impedendo, di fatto, le riconversioni degli impianti esistenti dalla produzione di biogas per la produzione elettrica a quella di biometano per i trasporti. Chiediamo dunque al Ministro Costa di intervenire per sbloccare le potenzialità del più grande giacimento di energia verde italiana, che tanto può dare al nostro sistema energetico e alla nostra economia anche in termini di occupazione e di nuovi investimenti”.

Fonte: ecodallecitta.it

Crescono i comuni rinnovabili: oltre 3000 quelli che producono più energia elettrica di quanta ne consumino i residenti

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E sono 40 quelli 100%rinnovabili dove le energie pulite soddisfano tutti i consumi elettrici e termici riducendo le bollette di cittadini e imprese. Premiati da Legambiente i Comuni di Cavalese (TN) e Castellamare di Stabia (Na)

Continua a crescere in Italia la generazione distribuita da energie pulite insieme all’innovazione energetica, accompagnata da un nuovo modo di essere cittadini prosumer (produttori-consumatori di energia) e dalla diffusione delle comunità dell’energia. Nel 2016, anche se con ritmi molto inferiori rispetto al passato, sono stati installati 396 MW di fotovoltaico, 282 MW di eolico, 140 di geotermico, 513 di bioenergie e 346 di miniidroelettrico. Le fonti rinnovabili hanno contributo a soddisfare il 34,3% dei consumi elettrici complessivi. Un dato in diminuzione per il secondo anno dopo 10 anni di crescita (nel 2006 era del 15%), per via del calo avvenuto nella produzione idroelettrica (-8,9%) con 42,3 TWh contro i 59,5 del 2014 quando si era toccato un picco per l’inverno particolarmente piovoso. Ciò dimostra quanto siano rilevanti i cambiamenti climatici anche nella partita della produzione elettrica.  È però significativo che in dieci anni la produzione da energie pulite sia passata da 51,9 a 106 TWh.

L’Italia rimane comunque dei paesi di punta nel mondo come installazioni: in dieci anni nella Penisola gli impianti da fonti rinnovabili sono passati da qualche centinaio a oltre un milione tra elettrici e termiciÈ cresciuto il contributo apportato dalle nuovi fonti rinnovabili (biomassa, fotovoltaico, eolico, geotermia, mini idroelettrico) alla produzione elettrica dal 2,6% (2006) al 22,7% (2016) rispetto ai consumi complessivi. Dati positivi arrivano anche dal territorio: crescono i comuni rinnovabili, passando da 356 (2005) a 7.978 (2016), oggi quindi in tutti i municipi italiani è installato almeno un impianto. Su 7.978 comuni 3021 producono più energia elettrica di quanta ne consumano le famiglie residenti, grazie a una o più fonti rinnovabili. Salgono invece a 40 i Comuni 100% rinnovabili, dove le energie pulite soddisfano tutti i consumi elettrici e termici riducendo le bollette di cittadini e imprese. Sorprendente poi la crescita del solare, avvenuta anche senza incentivi: negli ultimi due anni sono stati realizzati 180mila impianti solari fotovoltaici, pari al 25% di tutti quelli installati in Italia – per un totale di 1.310 MW installati. Questi risultati hanno già determinato vantaggi significati: si è ridotta la produzione da impianti termoelettrici, tra i più inquinanti, sono diminuite le importazioni dall’estero di fonti fossili. Ad esempio in dieci anni c’è stato un calo del petrolio del 30%, del gas del 20% e del carbone del 25%. Si sono ridotte le emissioni di CO2 con vantaggi per il clima del Pianeta, ma anche economici. Si è ridotto il costo dell’energia nel mercato elettrico, grazie alla produzione di solare e eolico che permette di tagliare fuori l’offerta delle centrali più costose.

È quanto emerge in sintesi dal Rapporto Comuni Rinnovabili 2017 di Legambiente, realizzato con il contributo di Enel Green Power e in collaborazione con GSE, che racconta il successo delle fonti pulite e il cambiamento che sta avvenendo nel territorio italiano con numeri, storie e buone pratiche (sono 200 quelle raccolte sul sito www.comunirinnovabili.it), mantenendo uno sguardo attento sull’Europa dove l’autoproduzione da fonti rinnovabili, attraverso il ruolo dei prosumer e delle comunità energetiche, è al centro della nuova Direttiva europea in corso di approvazione, senza dimenticare l’importanza degli Accordi di Parigi per il futuro delle rinnovabili. Il cambiamento che è in atto sul territorio è, inoltre, ben raccontato dalle eccellenze dei comuni 100% rinnovabili, e in particolare dal comune di Cavalese (TN), premiato quest’anno da Legambiente. Ci sono poi le amministrazioni e le aziende che si impegnano per la sostenibilità e l’innovazione come il comune di Castellamare di Stabia (Na), vincitore del premio buona pratica, e le tre aziende (Società Agricola Arte, Birrificio artigianale Lesster, Nuova Sarda Industria Casearia) vincitrici del premio rinnovabili e cibo di qualità unito all’innovazione in campo energetico.

Il dossier “Comuni Rinnovabili 2017” è stato presentato oggi a Roma e alla conferenza di presentazione hanno partecipato: Katiuscia Eroe,Responsabile energia Legambiente, Federico Maggi, Cosvig, Piero Gattoni Presidente Cib e Caseificio Caramasche, Ivan Stomeo Sindaco di Melpignano e responsabile energia ANCI, Vincenzo Scotti, AD For Greeen; mentre alla tavola rotonda coordinata da Romina Maurizi direttore del quotidiano Energia hanno preso parte Antonio Cammisecra Amministratore delegato Enel Green Power, Ermete Realacci, Presidente Commissione Ambiente della Camera, Agostino Re Rebaudengo Vicepresidente Elettricità Futura, Luca Barberis Direttore Divisione Sviluppo Sostenibile GSE e Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale Legambiente.

“Il dossier Comuni Rinnovabili – spiega Edoardo Zanchini, Vicepresidente di Legambiente – mostra i successi dei territori che credono e scommettono nelle rinnovabili. Ora è il momento di accelerare, non accontentandosi di questi risultati. Proprio l’Accordo di Parigi e i nuovi obiettivi europei sul clima e l’energia, oggi ci obbligano a guardare a come costruire un nuovo scenario di sviluppo delle energie pulite nel nostro Paese, dove si possano cogliere i vantaggi della rivoluzione in corso nel sistema energetico per rilanciare sviluppo e lavoro. Le esperienze raccontate e premiate oggi dimostrano un Italia all’avanguardia nel Mondo e oggi, con la riduzione dei costi degli impianti e le innovazioni in corso nei sistemi di accumulo, nelle smart grid e nelle auto elettriche, l’Italia può scegliere di puntare su un modello energetico che abbia al centro il territorio e l’autoproduzione da fonti pulite”.

“I risultati di questo studio evidenziano come continua in tutto il mondo la crescita delle rinnovabili, un processo che va avanti anche in Italia – afferma Antonio Cammisecra, responsabile di Enel Green Power, la divisione Global Renewable Energies di Enel – Se guardiamo al territorio emerge poi come siano tanti i comuni e le imprese che sono dentro modelli innovativi. Il futuro sempre più imminente sta nello sviluppo di generazione rinnovabile integrata con reti intelligenti e sistemi di accumulo”.

Tornado ai dati del dossier, i comuni del solare sono passati 7.978, mentre sono 6.819 quelli che hanno almeno un impianto solare termico. Tra i comuni, il miglior risultato in termina di potenza installata su tetti e in relazione al numero di abitanti, arriva dal comune di Macra (CN), con una media di 165 MW/1.000 abitanti, seguito dal Comune di Fascia in provincia di Genova con una media di 76 MW/1.000 abitanti e 81 MW complessivi e dal Comune di Monterone (LC) con 63 MW ogni 1.000 abitanti. In tutti e tre i casi si superano ampiamente i fabbisogni elettrici delle famiglie residenti, mentre in Italia sono complessivamente 1.435 i Comuni dove grazie a questa tecnologia la produzione di energia elettrica supera il fabbisogno delle famiglie residenti. In crescita anche i comuni dell’eolico che arrivano a quota a 904, di questi 293 si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico grazie all’eolico. La potenza installata è in crescita, pari a 9.257 MW, con 282 MW in più rispetto al 2015. Questi impianti, secondo i dati di Terna, hanno permesso di produrre 17,5 TWh di energia, pari al fabbisogno elettrico di oltre 6,5 milioni di famiglie.

I Comuni del mini idroelettrico sono 1.489. Il Rapporto prende in considerazione gli impianti fino a 3 MW e la potenza totale installata per questa dimensione nei Comuni italiani è di 1.568 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 6,2 TWh, pari al fabbisogno di energia elettrica di 2,3 milioni di famiglie. Crescono anche i municipi delle bioenergie che arrivano a quota 4.114 per una potenza installata complessiva di 5.490 MW elettrici, 1.534 MW termici e 415 kW frigoriferi. Sono 590 i Comuni della geotermia per una potenza totale di 993 MW elettrici, 228,5 MW termici e 5,4 MW frigoriferi. Infine i comuni della bioenergia sono 4114 per una potenza installata complessiva di 5.490 MW elettrici, 1.534 MW termici e 415 kW frigoriferi.

Le proposte di Legambiente: Per l’associazione ambientalista il futuro delle rinnovabili è già adesso, per questo l’Italia deve investire in questo cambiamento liberando l’autoproduzione da fonti rinnovabili, oggi al centro della discussione mondiale e un punto fondamentale delle Direttive europee, in corso di approvazione, che riconoscono un ruolo centrale ai prosumer e alle comunità dell’energia. L’Italia può aprire subito a questa prospettiva per creare vantaggi per le imprese e le famiglie, in un campo di innovazione dove si incrociano fonti rinnovabili, smart grid, auto elettriche e storage dell’energia. Stabilire delle regole semplici e trasparenti per l’approvazione di progetti, perché l’incertezza delle procedure è ancora oggi una delle principali barriere in Italia alla diffusione degli impianti da fonti rinnovabili, sia di piccola che di grande dimensione. Tra le altre proposte Legambiente chiede che vengano definite nuove politiche per la spinta alle rinnovabili, avviati revamping degli impianti eolici e idroelettrici, che venga sbloccato l’eolico offshoreeliminati i sussidi alle fonti fossili, che si investa nelle reti energetiche e nell’accumulo e soprattutto che i comuni siano i protagonisti nella spinta all’innovazione energetica.

Il dossier su: https://www.legambiente.it/contenuti/dossier/comuni-rinnovabili-2017

Fonte: ecodallecitta.it

 

Copenaghen disinveste quasi 1 miliardo di euro dalle fonti fossili

La commissione finanze di Copenaghen ha accolto la proposta del sindaco Frank Jensen di disinvestire quasi un miliardo di euro in corone danesi togliendo questo denaro dalle fonti fossili. Ora l’ultima parola passa al consiglio cittadino. E l’Italia?

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«Copenhagen è all’avanguardia nella transizione verso l’energia verde» ha detto il sindaco della capitale danese. «E noi stiamo impegnandoci per diventare la prima capitale al mondo a bilancio neutro di CO2 nel 2025. Quindi abbiamo ritenuto sbagliato continuare a investire in petrolio, carbone e gas». Ha spiegato Thomas Meinert Larsen, responsabile dell’operazione di disinvestimento: «L’energia eolica è da record in Danimarca e stiamo per coprire l’80% del nostro fabbisogno per l’elettricità e il riscaldamento con fonti rinnovabili, entreremo a regime nel giro di 4 anni. Abbiamo anche le prove secondo cui le aziende e i gruppi che lavorano con le fonti fossili hanno mentito deliberatamente sui cambiamenti climatici e stanno facendo pressioni in maniera aggressiva per fermare le politiche energetiche a loro non vantaggiose. La decisione di dismettere gli investimenti nelle fonti fossili mette Copenaghen dalla parte giusta della storia». Il disinvestimento su questo fronte è nell’agenda anche di altre capitali europee, come Stoccolma, Amsterdam e Berlino. Anche Oslo si è già mossa in questa direzione, così come Parigi e Newcastle in Australia. Nel mondo oltre 500 municipalità hanno iniziato a ridurre in varie forme i loro investimenti nelle fonti fossili. E l’Italia? Il governo Renzi ha tentato in tutti i modi di far saltare i referendum contro le trivellazioni, ma è sopravvissuto un quesito (anche se gli uomini del premier ci stanno lavorando…). Peccato che, se non si andrà all’election day, si sperpereranno tanti denari pubblici. Il governo non lo vuole assolutamente perché porterebbe ad una maggiore partecipazione. E ancora: i consumi di gas naturale in Italia per l’anno 2015 sono risultati in sensibile crescita, +9% sul 2014, dopo il calo costante degli ultimi quattro anni. La domanda di gas naturale per la generazione di energia elettrica è cresciuta del 16,5%, pari a 20,7 miliardi di metri cubi. E alcune indiscrezioni hanno fatto trapelare la notizia di un possibile accordo tra Italia e Russia per il coinvolgimento del nostro paese e di Saipem nel raddoppio del gasdotto North Stream. Butteremo altri soldi? Nel 2015 anche i consumi petroliferi in Italia sono tornati a crescere: circa 59,7 milioni di tonnellate, con un aumento del 3,6% rispetto al 2014. In calo i consumi di benzina, in aumento quelli del gasolio per autotrazione: insieme crescono dell’1%. E il carbone? Secondo il rapporto Wwf “Carbone: un ritorno al passato inutile e pericoloso, attualmente in Italia sono in funzione 12 centrali a carbone alcune delle quali sono vecchie, usano tecnologie obsolete e sono attive nel bel mezzo di aree urbane densamente abitate. Questi impianti nel 2014 hanno contribuito a soddisfare solo il 13,5% del consumo interno lordo di energia elettrica con circa 43.455 GWh, ma hanno emesso oltre 39 milioni di tonnellate di CO2 corrispondenti a quasi il 40% di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale. L’Italia, con una potenza elettrica installata di circa 122 GW, a fronte di una punta massima della domanda di quasi 59,4 GW (raggiunta il 21 luglio 2015 a causa delle condizioni di caldo eccezionale), ha una sovrabbondanza di centrali termoelettriche (overcapacity) che fa sì che già oggi gli impianti funzionino a scartamento ridotto, con un assurdo aggravio di costi per i cittadini. Inoltre un emendamento nel Milleproroghe ha portato da 5 a 6 anni l’estensione del periodo incentivato per i vecchi impianti a biomasse, biogas e bioliquidi concessa con la Legge di Stabilità. Un regalo da circa 100 milioni di euro l’anno a spese dei consumatori e dei nuovi impianti a fonti rinnovabili. Malgrado i no di 5 Regioni, è poi passato il decreto inceneritori, cui il governo punta a costruire in Italia altri nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti. Un paese, il nostro, piantato nelle paludi degli interessi privati!

 

Fonte: ilcambiamento.it

Energy [R]Evolution: nel 2050 il 100% di rinnovabili. Si può!

In dicembre la conferenza sul clima di Parigi farà capire chi sta facendo sul serio e chi sta parlando a vanvera. Raccontarsi le favole non basta più e lo scenario dipinto da Greenpeace ci dimostra che nel 2050 si può (volendo) arrivare al 100% di rinnovabili. Basta scuse.energyrevolution

Leader politici e uomini potenti siederanno in dicembre al vertice per il clima a Parigi, il solito gotha costituito da pochi che parlano e decidono a nome di molti, di tutti. Ma qui veramente non c’è più margine, non ci sono scuse per chi si nasconde dietro il greenwashing. Il 100% di energia rinnovabile può essere raggiunto da qui al 2050 ed è l’unico modo per evitare che il mondo venga travolto da una catastrofe climatica sempre più sotto gli occhi di tutti. Le energie rinnovabili sono diventati la scelta mainstream in molti paesi e i costi sono diminuiti drasticamente. A confermare quella che non è solo più una ipotesi ma una possibilità dimostrabile è il rapporto di Greenpeace, Energy [R]Evolution 2015 (QUI il rapporto integrale), secondo cui non solo possiamo stabilizzare le emissioni di CO2 entro il 2020, ma possiamo anche ridurle fino allo zero nel 2050.

Cosa ci dice il rapporto

I carburanti fossili vanno progressivamente eliminati, per fasi

Il settore dell’energia rinnovabile può trasformare un’epoca

  • Le rinnovabili hanno contribuito per il 60% alla produzione di energia nel mondo nel 2014
  • Questa diffusione ha visto un calo drastico dei prezzi, ora il fotovoltaico e il solare sono competitivi con il carbone
  • Le rinnovabili guadagnano terreno malgrado un sistema di sussidi globali che privilegiano le fonti fossili (550 miliardi di dollari annuali, più del doppio di quanto va alle rinnovabili)
  • Nei prossimi 15 anni la produzione di energia elettrica da rinnovabili passerà dal 21% al 64%

Il riscaldamento e i trasporti sono una grande sfida

  • Il petrolio per il riscaldamento sarà sostituito da collettori solari, energia geotermica e calore da idrogeno
  • Il gas sarà l’ultima fonte fossile in uso, ma sarà sostituita dall’idrogeno
  • I trasporti richiedono una rivoluzione tecnologica e più ricerca e sviluppo

Il passaggio al 100% di rinnovabili creerà lavoro

  • Ad ogni fase della transizione ci saranno sempre più settori di lavoro nell’energia. La Energy [R]evolution potrà creare 20 milioni di posti di lavoro nel mondo da qui al 2030
  • Il solare fotovoltaico fornirà 9,7 milioni di posti di lavoro, l’equivalente delle persone che oggi lavorano nel carbone. Nel solare i posti di lavoro saranno 7,8 milioni, il doppio di quanti oggi sono impiegati nel petrolio e nel gas.

L’investimento necessario per raggiungere questo obiettivo entro il 2050 sarebbe più che ripagato dai futuri risparmi derivanti dall’abbandono dei combustibili fossili. Per un futuro 100 per cento rinnovabile al 2050, l’investimento aggiuntivo medio nelle rinnovabili sarebbe di circa 1000 miliardi di dollari l’anno. Il risparmio medio legato al mancato uso di combustibili fossili rispetto allo stesso periodo sarebbe invece di 1070 miliardi di dollari l’anno, quindi più degli investimenti necessari per la completa transizione verso le rinnovabili. Quindi, è bene parlare di fatti, cifre e decisioni. Non c’è proprio più tempo da perdere.

Fonte: ilcambiamento.it

Mafia e multinazionali latte boom dell’energia verde d’Italia

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Migliaia di pannelli solari luccicano al sole, ma il terreno agricolo pregiato si trova sotto sterile. Mentre l’isola italiana di Sardegna crogiola in un boom delle energie rinnovabili, la lunga mano della criminalità organizzata rischia deturpando le sue ambizioni di energia pulita.

Famosa per le sue lussureggianti pianure e le acque color smeraldo ma tormentato dalla povertà e la disoccupazione, la Sardegna ha colto al volo l’occasione per rilanciare l’economia convertendo i suoi lunghi mesi di sole in energia verde. Città e paesi di tutta Italia stanno accogliendo l’energia idroelettrica, l’energia geotermica, centrali eoliche, pannelli solari, generatori di vapore e impianti a biomassa, dovuto in gran parte ai sussidi statali generose. Nel nord-ovest della Sardegna, il raccolto dai campi viola e dorati di cardi e girasoli viene utilizzato per generare energia da biomassa, mentre sulle dolci colline nel centro dell’isola, imponenti turbine bianche girare dolcemente nella brezza in seconda più grande parco eolico d’Italia. Con la disoccupazione giovanile nella regione di oltre il 50%, molti speravano gli incentivi verdi dello stato avrebbero respirare non solo la vita in comunità familiari in difficoltà, ma attirare aziende provenienti da altre parti d’Italia e le multinazionali estere che creare posti di lavoro. Il problema, secondo i gruppi di campagna, è che, mentre i contributi provengono dalle tasche dei contribuenti, finora la regione ha visto poco degli utili realizzati dalle società di energia, molti dei quali sono accusati di fare affermazioni fraudolente di fondi.

‘Il denaro lascia il paese’

Procuratore sardo Mauro Mura ha avvertito l’anno scorso di infiltrazioni mafiose nel settore, segnalando i casi di impianti di energia rinnovabile che aveva approfittato enormemente dalle sovvenzioni aperte esclusivamente agli agricoltori, mentre “non produce alcun beni agricoli a tutti”. “Gli incentivi sono stati pensati per i veri agricoltori, si trattava di un aiuto da parte dello Stato. Avrebbero dovuto essere in grado di installare alcuni pannelli sul loro terra per il proprio consumo, e vendere qualsiasi energia rimanente su”, ha detto il 63-Yearbook vecchio attivista Pietro Porcedda. Alla periferia di Narbolia vicino costa occidentale dell’isola, una tale pianta si estende attraverso i campi più fertili della città. Oltre 107.000 pannelli solari si siedono in cima alle tetti di alcune serre 1600, in cui i proprietari avevano promesso di coltivare piante di aloe. Ma con la luce del sole chiuso fuori dai pannelli, non cresce nulla lì, ma erbacce. L’azienda cinese che gestisce l’impianto, nel frattempo, sta intascando profitti da 20 anni di sussidi e la cessione della sua energia a gigante italiano Enel, ha detto Porcedda. “Invece il denaro lascia il paese, non è reinvestito qui. E i 60 posti di lavoro ci avevano promesso? Quattro persone lavorano qui”, ha aggiunto, non accusando la multinazionale ma le autorità italiane per chiudere un occhio alla situazione. Il potenziale per gli investimenti – e la corruzione – è grande. Forze dell’ordine dell’Unione europea Europol contrassegnato da preoccupazioni nel 2013 che “la mafia italiana sta investendo sempre di più nelle energie rinnovabili.” E il settore è cresciuto da allora. In solare in particolare, l’Italia è diventata un leader mondiale, generando più della sua energia dal sole di qualsiasi altro Stato, con oltre il 7,5% del consumo nazionale proveniente da produzione fotovoltaica. Ogni borgata nel paese ora vanta almeno una fonte di energia rinnovabile, secondo principale gruppo ambientalista in Italia Legambiente, con 323 considerata autonoma in termini di energia elettrica grazie ai parchi eolici.

‘Le minacce non ci fermeranno’

Nonostante il successo, il governo italiano è stato costretto a ridurre le sovvenzioni dello scorso anno nella speranza di abbattono i prezzi dell’energia elettrica, dopo le famiglie si sono trovati di pagare € 94 € (100 $) all’anno in cima ai loro bollette per sostenere le energie verdi. Incentivi per gli impianti fotovoltaici, per esempio, sono stati tagliati tra il 6% e il 25%, in funzione soprattutto capacità dell’impianto. Ma mentre il retro rotolo può frenare l’interesse degli investitori futuri, potrà fare ben poco per affrontare i problemi già presenti nel sistema. “I primi sussidi erano molto grandi, ha fatto le multinazionali affamati e sono venuti qui a investire”, ha detto Rosetta Fanari, 47, la cui azienda rende ricotta cremosa sulla base di una ricetta sarda antica in vasche alimentate da energia solare ultra-moderno generatore di vapore. Una delle imprese locali orgogliosi di aver beneficiato degli incentivi come sono stati destinati, disse lei dovrebbe fare di più “per assicurarsi che la ricchezza rimanga qui, per creare benefici per l’ambiente, il popolo sardo”. Alcuni abitanti del luogo hanno preso su se stessi per bloccare progetti controversi. Biologo Manuela Pintus è stato eletto sindaco della vicina Arborea quest’anno su una piattaforma per evitare la perforazione di un pozzo esplorativo per il gas naturale vicino a una riserva per pellicani protette. “I nostri tifosi hanno ricevuto minacce da coloro che volevano il bene, che ha detto ‘Ti distruggiamo tutto quello che hai se votate per Manuela,'” ha detto. “E non ci ha impedito. Abbiamo madri locali e nonni dietro di noi, e continuerà la lotta per proteggere la nostra terra per le generazioni future.”

Fonte: euractiv.com

L’Italia produce il 20% dell’energia fotovoltaica del mondo, ma interessa a qualcuno?

Importa a qualcuno che siamo la seconda potenza fotovoltaica del pianeta? Questo dovrebbe attrarre investimenti, ricerca e innovazione, ma prima dobbiamo rottamare la politica fossile di ENI ed ENELProduzione-fotovoltaico-mondo

L’Italia è la seconda produttrice mondiale di energia da fotovoltaico e con una produzione di18,5 TWh nel 2012 ha raggiunto il 20% della produzione del pianeta. Interessa ancora a qualcuno in Italia la nostra posizione da primato nell’energia solare? Qualcuno ha pensato a un solar pride? Nessuno è fiero di essere (forse ancora per poco) la seconda potenza fotovoltaica del pianeta? Una simile posizione di vantaggio dovrebbe attirare investimenti, ricerca e innovazione, magari a partire dalle più grandi aziende energetiche del paese. Invece ENI ed ENEL difendono il medioevo delle trivellazioni e del carbone e influenzano una stampa prezzolata che intona il piagnisteo del peso degli incentivi ogni volta che si parla di rinnovabili. Secondo uno studio di AGICI-Finanza di impresa, nei prossimi vent’anni le energie rinnovabili porteranno maggiori introiti o minori spese per 228 miliardi a fronte di una spesa di 152 miliardi in incentivi. Un buon investimento. Perchè non lo dice nessuno? Nel 2013 la produzione FV italiana supererà i 21 TWh, ma la la nostra quota sul totale mondiale probabilmente non salirà ulteriormente, visto che nel 2013 è stato installato solo poco più di un GW di nuova potenza FV, rispetto ai 9,4 del 2011 e ai 3,5 del 2012. In questo stesso anno il Giappone è arrivato a quota 7 GW, gli USA a 5, la Cina a 4,3 di nuovi impianti. Del nostro ottimo piazzamento nel campo delle rinnovabili non resterà nemmeno il ricordo, se non sapremo rottamare la politica fossile di ENI ed ENEL.

Fonte: ecoblog

Il più grande parco eolico offshore del pianeta inaugurato nell’estuario del Tamigi

Le 175 turbine sono in grado di fornire energia a 470000 famiglie e dimostrano la fattibilità di progetti rinnovabili su vasta scala. Ora occorre dal governo la certezza di eliminare il carbonio dal settore elettrico nell’arco di meno di due decenniParco-eolico-2-586x379

Qualche giorno fa è stato inaugurato da David Cameron il parco eolico più grande del pianeta, nell’estuario del Tamigi a 20 km dalla costa del Kent. Con 175 turbine ha una potenza di 630 MW, con la potenzialità di produrre 1,75 TWh all’anno, sufficienti per i consumi di 470000 famiglie. Il parco, noto come London array, è stato ultimato in meno di 2 anni (22 mesi per la precisione) ed è previsto un ulteriore ampliamento fino a 1000 MW. La produzione di energia è iniziata già ad ottobre, ma il primo ministro si è deciso ad inaugurarlo solo ad esso, probabilmente per riequilibrare con l’appoggio del governo la poco comprensibile ostilità della maggioranza conservatrice nei confronti dell’energia eolica. John Sauven, direttore di Greenpeace UK, ha commentato positivamente la realizzazione del parco, che dimostra la capacità britannica di realizzare progetti di energia rinnovabile su vasta scala. Tuttavia ha chiesto a Cameron di accelerare la marcia, in modo da decarbonizzare il settore elettrico entro il 2030. «Cameron deve fare un po’ di più che tagliare nastri. Deve fornire al settore sicurezza di lungo periodo, accettando di eliminare completamente il carbonio dal settore elettrico.»

Fonte: ecoblog