Comunità energetiche: approvato l’emendamento nel MilleProroghe

C’è il sì alla nascita delle cosiddette “comunità energetiche” con l’approvazione nel decreto Mille Proroghe dell’emendamento che detta i criteri per la produzione e lo scambio di energia da fonti rinnovabili.

Comunità energetiche: approvato l'emendamento nel MilleProroghe

C’è il sì alla nascita delle cosiddette “comunità energetiche” con l’approvazione nel decreto Mille Proroghe dell’emendamento che detta i criteri per la produzione e lo scambio di energia da fonti rinnovabili.  L’approvazione è arrivata da parte delle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera. Il testo votato promuove la creazione di comunità energetiche e di sistemi di autoconsumo da fonti rinnovabili. Si potranno valorizzare lo scambio di energia da fonti rinnovabili per utenze poste all’interno della rete di distribuzione (progetti locali) e la creazione di vantaggi per l’energia autoconsumata istantaneamente, in modo da spingere configurazioni capaci di soddisfare al meglio i fabbisogni e di integrare sistemi di accumulo e di mobilità elettrica, sistemi efficienti, riducendo così lo scambio con la rete e contribuendo alla stabilità del sistema.

I condomini potranno installare pannelli sui tetti per poi dividere l’elettricità prodotta e agli imprenditori di una determinata area sarà consentito avere un impianto unico, eliminando le barriere che fino a oggi impedivano di scambiare energia pulita, ad esempio, in un distretto produttivo. L’emendamento, firmato dal senatore M5S  Gianni Girotto, dovrebbe approdare in Aula, alla Camera, mercoledì. Si tratta di una misura che anticipa il recepimento della direttiva europea 2018/2001 dedicata alla promozione delle fonti rinnovabili e che promuove la creazione di comunità energetiche e di sistemi di autoconsumo da fonti rinnovabili. L’obiettivo è far diventare i cittadini ‘prosumer’ (produttori e consumatori).

LA FASE SPERIMENTALE

Per il momento, ci sarà una fase sperimentale nella quale sarà consentito installare impianti non superiori a 200 kilowatt di potenza (per la realizzazione delle configurazioni a bassa tensione), che dovranno entrare in esercizio dopo l’approvazione definitiva del Milleproroghe e con un limite di tempo (fino al 30 giugno 2021). Si prevedono incentivi non cumulabili con quelli già in corso per lo ‘scambio sul posto’, ossia chi immette energia in rete. Resteranno, invece, le detrazioni fiscali per gli impianti rinnovabili. L’energia prodotta potrà essere consumata subito, immessa in rete oppure ‘caricata’ in accumulatori ed essere usata in seguito.

“Finalmente sarà possibile produrre e scambiare l’energia pulita – ha commentato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – nei condomini e tra imprese, tra edifici pubblici e attività commerciali. In questo modo si apre la strada per progetti locali di impianti solari in autoproduzione ma anche per scambiare localmente l’energia in eccesso, con riduzione di sprechi e vantaggi tanto ambientali quanto economici per imprese, famiglie e comunità”.

Fonte:ilcambiamento.it

Crescono i comuni rinnovabili: oltre 3000 quelli che producono più energia elettrica di quanta ne consumino i residenti

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E sono 40 quelli 100%rinnovabili dove le energie pulite soddisfano tutti i consumi elettrici e termici riducendo le bollette di cittadini e imprese. Premiati da Legambiente i Comuni di Cavalese (TN) e Castellamare di Stabia (Na)

Continua a crescere in Italia la generazione distribuita da energie pulite insieme all’innovazione energetica, accompagnata da un nuovo modo di essere cittadini prosumer (produttori-consumatori di energia) e dalla diffusione delle comunità dell’energia. Nel 2016, anche se con ritmi molto inferiori rispetto al passato, sono stati installati 396 MW di fotovoltaico, 282 MW di eolico, 140 di geotermico, 513 di bioenergie e 346 di miniidroelettrico. Le fonti rinnovabili hanno contributo a soddisfare il 34,3% dei consumi elettrici complessivi. Un dato in diminuzione per il secondo anno dopo 10 anni di crescita (nel 2006 era del 15%), per via del calo avvenuto nella produzione idroelettrica (-8,9%) con 42,3 TWh contro i 59,5 del 2014 quando si era toccato un picco per l’inverno particolarmente piovoso. Ciò dimostra quanto siano rilevanti i cambiamenti climatici anche nella partita della produzione elettrica.  È però significativo che in dieci anni la produzione da energie pulite sia passata da 51,9 a 106 TWh.

L’Italia rimane comunque dei paesi di punta nel mondo come installazioni: in dieci anni nella Penisola gli impianti da fonti rinnovabili sono passati da qualche centinaio a oltre un milione tra elettrici e termiciÈ cresciuto il contributo apportato dalle nuovi fonti rinnovabili (biomassa, fotovoltaico, eolico, geotermia, mini idroelettrico) alla produzione elettrica dal 2,6% (2006) al 22,7% (2016) rispetto ai consumi complessivi. Dati positivi arrivano anche dal territorio: crescono i comuni rinnovabili, passando da 356 (2005) a 7.978 (2016), oggi quindi in tutti i municipi italiani è installato almeno un impianto. Su 7.978 comuni 3021 producono più energia elettrica di quanta ne consumano le famiglie residenti, grazie a una o più fonti rinnovabili. Salgono invece a 40 i Comuni 100% rinnovabili, dove le energie pulite soddisfano tutti i consumi elettrici e termici riducendo le bollette di cittadini e imprese. Sorprendente poi la crescita del solare, avvenuta anche senza incentivi: negli ultimi due anni sono stati realizzati 180mila impianti solari fotovoltaici, pari al 25% di tutti quelli installati in Italia – per un totale di 1.310 MW installati. Questi risultati hanno già determinato vantaggi significati: si è ridotta la produzione da impianti termoelettrici, tra i più inquinanti, sono diminuite le importazioni dall’estero di fonti fossili. Ad esempio in dieci anni c’è stato un calo del petrolio del 30%, del gas del 20% e del carbone del 25%. Si sono ridotte le emissioni di CO2 con vantaggi per il clima del Pianeta, ma anche economici. Si è ridotto il costo dell’energia nel mercato elettrico, grazie alla produzione di solare e eolico che permette di tagliare fuori l’offerta delle centrali più costose.

È quanto emerge in sintesi dal Rapporto Comuni Rinnovabili 2017 di Legambiente, realizzato con il contributo di Enel Green Power e in collaborazione con GSE, che racconta il successo delle fonti pulite e il cambiamento che sta avvenendo nel territorio italiano con numeri, storie e buone pratiche (sono 200 quelle raccolte sul sito www.comunirinnovabili.it), mantenendo uno sguardo attento sull’Europa dove l’autoproduzione da fonti rinnovabili, attraverso il ruolo dei prosumer e delle comunità energetiche, è al centro della nuova Direttiva europea in corso di approvazione, senza dimenticare l’importanza degli Accordi di Parigi per il futuro delle rinnovabili. Il cambiamento che è in atto sul territorio è, inoltre, ben raccontato dalle eccellenze dei comuni 100% rinnovabili, e in particolare dal comune di Cavalese (TN), premiato quest’anno da Legambiente. Ci sono poi le amministrazioni e le aziende che si impegnano per la sostenibilità e l’innovazione come il comune di Castellamare di Stabia (Na), vincitore del premio buona pratica, e le tre aziende (Società Agricola Arte, Birrificio artigianale Lesster, Nuova Sarda Industria Casearia) vincitrici del premio rinnovabili e cibo di qualità unito all’innovazione in campo energetico.

Il dossier “Comuni Rinnovabili 2017” è stato presentato oggi a Roma e alla conferenza di presentazione hanno partecipato: Katiuscia Eroe,Responsabile energia Legambiente, Federico Maggi, Cosvig, Piero Gattoni Presidente Cib e Caseificio Caramasche, Ivan Stomeo Sindaco di Melpignano e responsabile energia ANCI, Vincenzo Scotti, AD For Greeen; mentre alla tavola rotonda coordinata da Romina Maurizi direttore del quotidiano Energia hanno preso parte Antonio Cammisecra Amministratore delegato Enel Green Power, Ermete Realacci, Presidente Commissione Ambiente della Camera, Agostino Re Rebaudengo Vicepresidente Elettricità Futura, Luca Barberis Direttore Divisione Sviluppo Sostenibile GSE e Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale Legambiente.

“Il dossier Comuni Rinnovabili – spiega Edoardo Zanchini, Vicepresidente di Legambiente – mostra i successi dei territori che credono e scommettono nelle rinnovabili. Ora è il momento di accelerare, non accontentandosi di questi risultati. Proprio l’Accordo di Parigi e i nuovi obiettivi europei sul clima e l’energia, oggi ci obbligano a guardare a come costruire un nuovo scenario di sviluppo delle energie pulite nel nostro Paese, dove si possano cogliere i vantaggi della rivoluzione in corso nel sistema energetico per rilanciare sviluppo e lavoro. Le esperienze raccontate e premiate oggi dimostrano un Italia all’avanguardia nel Mondo e oggi, con la riduzione dei costi degli impianti e le innovazioni in corso nei sistemi di accumulo, nelle smart grid e nelle auto elettriche, l’Italia può scegliere di puntare su un modello energetico che abbia al centro il territorio e l’autoproduzione da fonti pulite”.

“I risultati di questo studio evidenziano come continua in tutto il mondo la crescita delle rinnovabili, un processo che va avanti anche in Italia – afferma Antonio Cammisecra, responsabile di Enel Green Power, la divisione Global Renewable Energies di Enel – Se guardiamo al territorio emerge poi come siano tanti i comuni e le imprese che sono dentro modelli innovativi. Il futuro sempre più imminente sta nello sviluppo di generazione rinnovabile integrata con reti intelligenti e sistemi di accumulo”.

Tornado ai dati del dossier, i comuni del solare sono passati 7.978, mentre sono 6.819 quelli che hanno almeno un impianto solare termico. Tra i comuni, il miglior risultato in termina di potenza installata su tetti e in relazione al numero di abitanti, arriva dal comune di Macra (CN), con una media di 165 MW/1.000 abitanti, seguito dal Comune di Fascia in provincia di Genova con una media di 76 MW/1.000 abitanti e 81 MW complessivi e dal Comune di Monterone (LC) con 63 MW ogni 1.000 abitanti. In tutti e tre i casi si superano ampiamente i fabbisogni elettrici delle famiglie residenti, mentre in Italia sono complessivamente 1.435 i Comuni dove grazie a questa tecnologia la produzione di energia elettrica supera il fabbisogno delle famiglie residenti. In crescita anche i comuni dell’eolico che arrivano a quota a 904, di questi 293 si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico grazie all’eolico. La potenza installata è in crescita, pari a 9.257 MW, con 282 MW in più rispetto al 2015. Questi impianti, secondo i dati di Terna, hanno permesso di produrre 17,5 TWh di energia, pari al fabbisogno elettrico di oltre 6,5 milioni di famiglie.

I Comuni del mini idroelettrico sono 1.489. Il Rapporto prende in considerazione gli impianti fino a 3 MW e la potenza totale installata per questa dimensione nei Comuni italiani è di 1.568 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 6,2 TWh, pari al fabbisogno di energia elettrica di 2,3 milioni di famiglie. Crescono anche i municipi delle bioenergie che arrivano a quota 4.114 per una potenza installata complessiva di 5.490 MW elettrici, 1.534 MW termici e 415 kW frigoriferi. Sono 590 i Comuni della geotermia per una potenza totale di 993 MW elettrici, 228,5 MW termici e 5,4 MW frigoriferi. Infine i comuni della bioenergia sono 4114 per una potenza installata complessiva di 5.490 MW elettrici, 1.534 MW termici e 415 kW frigoriferi.

Le proposte di Legambiente: Per l’associazione ambientalista il futuro delle rinnovabili è già adesso, per questo l’Italia deve investire in questo cambiamento liberando l’autoproduzione da fonti rinnovabili, oggi al centro della discussione mondiale e un punto fondamentale delle Direttive europee, in corso di approvazione, che riconoscono un ruolo centrale ai prosumer e alle comunità dell’energia. L’Italia può aprire subito a questa prospettiva per creare vantaggi per le imprese e le famiglie, in un campo di innovazione dove si incrociano fonti rinnovabili, smart grid, auto elettriche e storage dell’energia. Stabilire delle regole semplici e trasparenti per l’approvazione di progetti, perché l’incertezza delle procedure è ancora oggi una delle principali barriere in Italia alla diffusione degli impianti da fonti rinnovabili, sia di piccola che di grande dimensione. Tra le altre proposte Legambiente chiede che vengano definite nuove politiche per la spinta alle rinnovabili, avviati revamping degli impianti eolici e idroelettrici, che venga sbloccato l’eolico offshoreeliminati i sussidi alle fonti fossili, che si investa nelle reti energetiche e nell’accumulo e soprattutto che i comuni siano i protagonisti nella spinta all’innovazione energetica.

Il dossier su: https://www.legambiente.it/contenuti/dossier/comuni-rinnovabili-2017

Fonte: ecodallecitta.it

 

Energie rinnovabili: aumentano gli investimenti e diminuiscono i costi

Aumentano gli investimenti nelle energie rinnovabili e diminuiscono i costi di produzione. Eolico e fotovoltaico, inoltre, già oggi sono competitivi con gas e carbone e lo saranno in misura sempre maggiore nei prossimi anni. Diminuiscono gli investimenti nel settore energetico nel mondo, ma aumentano quelli nelle energie rinnovabili, nelle reti elettriche e nell’efficienza energetica. È il punto centrale del World Energy Investment del 2016, il nuovo rapporto annuale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, che indica un nuovo ri-orientamento in atto negli investimenti del settore energetico. Il Wei 2016 mette in evidenza come “nel 2015, gli investimenti totali nel settore energetico hanno raggiunto gli 1,8 trilioni di dollari, in calo dell’8% rispetto ai 2,0 trilioni di dollari nel 2014. Il sistema energetico sta subendo un ampio ri-orientamento verso l’energia low-carbon e l’efficienza, ma gli investimenti nelle principali tecnologie energetiche pulite devono essere ulteriormente estesi per mettere l’economia mondiale sulla strada della stabilizzazione climatica”.renewable_energy_enecyclopaedia_284

“Mentre la spesa per la renewable power capacity è stata piatta tra il 2011 e il 2015” sottolinea il rapporto “la produzione di elettricità dalla nuova capacità è aumentata di un terzo, riflettendo il rapido calo dei costi calo dei costi per le turbine eoliche e il solare fotovoltaico”. Gli investimenti totali nelle energie rinnovabili a livello mondiale ammontano ora a 313 miliardi di dollari, quasi il 20% della spesa totale in energia del 2015; le energie rinnovabili rappresentano così ora la più grande fonte di investimento energetico. Il più grande investitore mondiale del mondo nel settore dell’energia si conferma la Cina, con una spesa di 315 miliardi di dollari dovuta soprattutto all’impegno nella costruzione di centrali low-carbon e reti elettriche, ma anche all’attuazione di politiche per l’efficienza energetica. Crescono anche gli investimenti nell’efficienza energetica, che nel 2015 hanno segnato una crescita record del 6% annuo, incentivati anche da nuove politiche governative come gli standard minimi che riguardano una quota crescente di nuovi edifici, elettrodomestici e veicoli a motore.renewable-oil_10413

Secondo uno studio effettuato da Carbon Tracker, inoltre, “eolico e fotovoltaico già oggi sono competitivi con gas e carbone e lo saranno in misura sempre maggiore nei prossimi anni”. Lo studio sostiene che “le centrali elettriche a fossili costruite ora abbiano fattori di carico minori di quelli storici e una durata di vita utile più corta”, perché in un mondo che va verso la “decarbonizzazione” e in cui cresce la produzione da rinnovabili, le centrali a fonti fossili lavorano e lavoreranno sempre di meno e una loro futura estensione sarebbe improbabile. In linea generale, dai due studi, sta a noi vedere la misura del bicchiere: è ormai un dato di fatto che il futuro è sempre più all’insegna delle energie rinnovabili che di quelle fossili e questo per motivi che vanno anche oltre i due studi analizzati nell’articolo. Allo stesso tempo sembra ancora lungo il percorso per una produzione energetica sempre più sotto l’insegna delle rinnovabili. La strada è già segnata e speriamo di continuare a percorrerla, nel migliore dei modi. Ognuno di noi, con le proprie scelte, può contribuire a modificare il mercato dell’energia elettrica spostando la produzione verso le tecnologie rinnovabili e a basso impatto ambientale. In che modo? Informandosi e passando all’azione, scegliendo adesso di usare energia pulita.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/10/energie-rinnovabili-investimenti-diminuiscono-costi/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=general

Alleanza per l’autoproduzione: 350 sindaci hanno già aderito

È nata Alleanza per l’autoproduzione, con l’adesione da parte di oltre 350 sindaci al manifesto promosso da Legambiente. Lo scopo: incentivare, partendo anche dal basso, l’autoproduzione di energia pulita in Italia, integrandola profondamente nel territorio.fotovoltaico_pannelli_montaggio

Alleanza per l’autoproduzione ha un suo manifesto che potete scaricare QUI.

Il problema qual è? Partiamo da alcuni esempi: oggi in Italia una raffineria e un impianto solare pagano la stessa tassa sull’autoconsumo; all’interno di un edificio è vietato distribuire energia elettrica autoprodotta da fonti rinnovabili; è vietato persino distribuire energia elettrica pulita autoprodotta tra più imprese di uno stesso distretto industriale. «L’autoproduzione e la distribuzione locale di energia da fonti rinnovabili sono oggi al centro dell’interesse in tutto il mondo per le opportunità che si stanno aprendo con l’innovazione nella gestione energetica, grazie all’efficienza e alla riduzione dei costi delle tecnologie e delle reti – spiega Legambiente – Anche in Italia questa prospettiva avrebbe grandi potenzialità perché, in questa forma, le fonti rinnovabili anche senza incentivi diretti, potrebbero offrire una adeguata risposta alla domanda di elettricità e calore negli edifici e nei territori, creando valore e nuova occupazione».

«Abbiamo lanciato un’alleanza per l’autoproduzione da fonti rinnovabili – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini – per aprire a un cambiamento del modello energetico che deve avere al centro le energie pulite e le opportunità per i territori e le comunità. Crediamo sia arrivato il momento di aprire un confronto pubblico e trasparente su queste sfide, sia a livello italiano che europeo, per eliminare le barriere che oggi fermano una prospettiva che è nell’interesse delle famiglie e delle imprese».

Per Legambiente un cambiamento radicale del modello energetico come è quello dell’autoproduzione, distribuito e con molteplici protagonisti (i prosumer, ossia soggetti al contempo produttori e consumatori di energia elettrica), «può portare vantaggi per un Paese come l’Italia, in termini di riduzione dei consumi, importazioni di fonti fossili, emissioni inquinanti e climalteranti». Ma occorre anche agire sul quadro normativo, oggi complicato e contradditorio, addirittura penalizzante dopo la riforma delle tariffe elettriche, tanto da arrivare a vietare la distribuzione locale di energia da fonti rinnovabili. L’allenza coinvolge associazioni di imprese, di cittadini e di consumatori, insieme agli enti locali «per rendere possibili investimenti come quelli realizzati nei Comuni delle Alpi dove, con una legge nata per le cooperative legate alle centrali idroelettriche, è possibile distribuire l’energia pulita localmente. Una opportunità che ha aperto a innovazioni nella gestione delle reti e nella produzione da fonti rinnovabili, di grandissimo interesse e con conseguente riduzione dei costi in bolletta».

«L’autoproduzione è un tassello fondamentale di una politica energetica che finalmente faccia ripartire gli investimenti nelle fonti rinnovabili, dopo il calo degli ultimi anni (300MW installati di solare fotovoltaico nel 2015 contro 9mila nel 2011) – prosegue Legambiente – Ma soprattutto, attraverso la spinta all’innovazione, proprio questa prospettiva può essere la risposta ai problemi di oscillazioni nella produzione da rinnovabili. Perché aprendo all’autoproduzione negli edifici, nei distretti produttivi, nello scambio tra aziende, si può creare una gestione integrata di impianti di produzione e di accumulo, sistemi efficienti in grado di offrire un efficiente servizio di bilanciamento e dispacciamento rispetto alla rete, e capace di programmare immissioni e prelievi. La seconda sfida riguarda gli oneri di sistema che si pagano in bolletta, perché in una prospettiva di questo tipo si ridurrebbe la platea di chi partecipa alla spesa. Per questo serve trasparenza e un cambiamento delle regole, in modo da prevedere una partecipazione agli oneri di sistema legata al tipo di fonte utilizzata (è assurdo che paghino allo stesso modo l’autoconsumo di una raffineria e quello di un impianto solare) e un controllo dell’evoluzione di questi oneri, in modo da poter effettuare eventuali interventi correttivi».

«Il referendum del 17 aprile – ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni – ha messo in evidenza quanto l’Italia abbia bisogno di una strategia energetica per uscire dalle fonti fossili. Per questo chiediamo al Governo di eliminare barriere e tasse nei confronti dell’autoproduzione e aprire a processo di innovazione che, oltre ad essere nell’interesse generale, è oramai riconosciuto come competitivo anche dalla Commissione Europea».

«Oggi disponiamo di tutte le competenze per rispondere agli allarmi lanciati dall’Autorità per l’energia sulla sicurezza del sistema, ma anche sulla riduzione delle risorse per gli oneri di sistema. Sono questioni facilmente risolvibili all’interno di uno scenario davvero nuovo, nel quale si spostano i consumi verso il vettore elettrico, e dove si può (finalmente) ripensare la tassazione in funzione delle emissioni e dell’inquinamento prodotti. Attraverso l’autoproduzione possiamo dare risposta ai problemi storici di dipendenza energetica dall’estero dell’Italia attraverso un processo davvero innovativo e conveniente, grazie alla riduzione dei costi degli impianti da fonti rinnovabili, delle batterie di accumulo, delle tecnologie di gestione. Di sicuro, si dovranno introdurre regole nuove per accompagnare questa prospettiva e si dovranno nel tempo verificare i risultati, per accompagnare sviluppo e investimenti. Ma è arrivato il momento di aprire a una innovazione energetica che guarda al futuro del Pianeta e che crea opportunità nei territori».

Le proposte di Legambiente:

1) All’interno degli edifici deve essere consentita la distribuzione di energia elettrica autoprodotta da fonti rinnovabili attraverso reti private.

In questo modo si apre ad innovazioni nella gestione elettrica e del riscaldamento nei condomini, negli edifici per uffici e commerciali.

2) Tra aziende limitrofe deve essere consentito lo scambio di energia elettrica prodotta da impianti da fonti rinnovabili o in cogenerazione ad alto rendimento attraverso reti private.

In modo da aprire ad innovazioni nei distretti industriali e nello scambio di elettricità da fonti rinnovabili tra aziende limitrofe.

3) Le amministrazioni pubbliche devono poter utilizzare la rete elettrica per lo scambio di energia prodotta da impianti da fonti rinnovabili tra edifici di proprietà.

Per dare la possibilità ai Comuni di investire nelle fonti rinnovabili e di scambiare energia tra i diversi edifici pubblici.

4) Le utenze domestiche devono poter beneficiare di vantaggi fiscali e semplificazioni nell’autoproduzione da fonti rinnovabili.

In questo modo si aiutano le famiglie a installare impianti solari sui tetti direttamente per i consumi di illuminazione, riscaldamento, raffrescamento.

5) L’autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili deve beneficiare di vantaggi sugli oneri parafiscali in bolletta per i vantaggi ambientali che determina.

In questo modo si rendono vantaggiosi gli investimenti nell’autoproduzione, distinguendo nella tassazione tra impianti da fonti rinnovabili e invece da fonti fossili.

Dossier completo QUI

 

Fonte: ilcambiamento.it

Come progettare una casa ecosostenibile

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La bio-edilizia è senza dubbio una gran cosa, soprattutto perché permette di immergersi nel verde, senza danneggiare l’ambiente con la costruzione di case composte da materiali ad alto tasso inquinante, oppure orientate verso lo spreco delle risorse energetiche del pianeta. Inoltre, progettare una casa eco-sostenibile è anche un motivo di stile: le abitazioni rispettose della natura possono risultare meravigliose da ammirare e da abitare. Per non parlare poi del risparmio economico che si potrà avere sulle bollette e sulla costruzione della casa stessa. Vediamo insieme tutti i consigli per progettare una casa eco-sostenibile.

Scegliere il luogo adatto

Costruire una casa eco-sostenibile significa innanzitutto scegliere il luogo adatto in cui collocarla. Stando ai trend americani, il luogo più indicato è senza dubbio uno che sia immerso nella natura, e che possa creare un’atmosfera di grande benessere e relax. In ogni caso, bisogna sempre controllare una serie di elementi per comprendere se il terreno è realmente edificabile, e per evitare un crollo delle fondamenta: elementi come l’assenza di falde acquifere, di vulcani sotterranei, di crepacci e faglie, e di eventuali sbocchi per gas letali per l’uomo.

Fare i conti con il budget

Costruire una casa eco-sostenibile ha un suo costo che, pur non essendo elevato come quello di una classica costruzione, impone comunque di fissare un budget preciso e di non superarlo per non trovarsi in condizioni economiche difficoltose. In questo senso, il web può diventare una risorsa importantissima, sia per reperire i materiali più adatti ad un costo decisamente inferiore, sia per ponderare l’eventualità di accendere un mutuo, qualora dovesse servire. Ad esempio, sul sito di Hellobank potrete trovare tutte le informazioni su come fare il calcolo della rata del mutuo online, usufruendo di diverse opzioni quali la scelta fra tasso fisso o variabile, e altre opzioni accessorie ideali per il vostro profilo.

L’importanza dei materiali ecologici

Quando si costruisce una casa eco-sostenibile, è fondamentale utilizzare solo materiali ecologici quali il legno proveniente da foreste certificate. Inoltre, è sempre il caso di evitare di utilizzare vernici tossiche e materiali difficili da smaltire come la plastica.

Un’abitazione non può essere considerata ecologica se non viene alimentata da energia pulita e rinnovabile. In questo senso, montare i pannelli solari è un obbligo se si vuole abbattere nel tempo il costo delle bollette e sfruttare una fonte di energia pulita come il sole.

Fonte: L.P.

Accordo USA-India per contrastare i cambiamenti climatici

L’accordo prevede un’attivita’ di cooperazione per lo sviluppo delle energie rinnovabili, delle tecnolgie off grid e di riduzione dell’inquinamento. Il Presidente Obama ha siglato uno storico accordo con il presidente del”India Narendra Modi perche” le due nazioni operino insieme per contrastare i cambiamenti climatici, mettendo sul tappeto una serie di obiettivi che dovrebbero “espandere il dialogo politico e il lavoro tecnico sulle energie rinnovabili e le tecnologie a bassa emissione di gas serra.” L’accordo non specifica obiettivi di riduzione delle emissioni, come nel caso di quello raggiunto con la Cina lo scorso novembre, ma contiene tuttavia una serie di punti qualificanti:

(1) Cooperazione per raggiungere obiettivi ambiziosi alla conferenza di Parigi di fine anno;

(2) Un fondo comune di 125 milioni di dollari in 5 anni per sostenere progetti di ricerca su energie rinnovabili, efficienza energetici e biofuel di nuova generazione;

(3) Accelerare la crescita di una finanza dell’energia pulita, che potrebbe riguardare un portafoglio di un miliardo di dollari

(4) Cooperazione per migliorare la qualita’ dell’aria nelle citta’ indiane

(5) Sviluppo di tecnologie off grid in grado di portare le energie rinnovabili a chi e’ ancra fuori dalla rete elettrica nelle campagne.

L’India ha il 17% della popolazione mondiale, ma contribuisce solo per il 5,5% alle emissioni di gas serra. Tuttavia e’ molto probabile che verra’ colpita duramente dai cambiamenti climatici; per questo l’accordo di oggi e’ particolarmente importante.Obama-Modi

Fonte: ecoblog.it

“Green lies, il volto sporco dell’energia pulita”: cosa è bene sapere per andare…oltre la crescita

“Green lies. Il volto sporco dell’energia pulita” è un documentario che mette in luce, attraverso le testimonianze di cittadini riunitisi in comitati, le anomalie che caratterizzano le pratiche o lo sviluppo della green economy quando sono «esasperate da operazioni di speculazione economica». Da vedere per riflettere.green_lies

Il documentario è stato proiettato di recente nell’ambito della rassegna di Oltre la Crescita e mette in luce, attraverso le testimonianze di alcuni comitati cittadini, le anomalie che caratterizzano le pratiche e lo sviluppo della green economy «esasperate nella maggior parte dei casi da operazioni di speculazione economica e che, di contro, hanno ricadute negative sui territori e le popolazioni locali» (…). Le rinnovabili potranno davvero essere una rivoluzione energetica e culturale, solo se diverranno un mezzo a portata di tutti e non un beneficio per pochi. Alla proiezione è seguita una discussione con le persone coinvolte e con i partecipanti all’incontro. Erano presenti anche Lucie Greyl (di Centro Documentazione Conflitti Ambientali CDCA e realizzatrice delle interviste) e Carlo Sessa (esperto in progetti di ricerca comunitari, analisi di lungo periodo e partecipazione dei cittadini). Due i focus principali da cui muovere per capire meglio di cosa parliamo e la posta in gioco:

– la Green economy, che nell’informazione dei media (e nelle scelte economiche) si sta affermando come la soluzione al problema di coniugare tutela ambientale e crescita economica. Ma è davvero così?

– l’importanza della partecipazione delle persone e delle comunità per fare pressione, contribuire al cambiamento, influenzare le decisioni pubbliche.

Cosa significa green economy nella sua realizzazione concreta e come si sta traducendo nelle pratiche? Molte delle esperienze esistenti in italia (ma il trend è spesso improntato allo stesso modo) rispondono a pure logiche di profitto, senza apportare benefici economici più vasti per le economie locali né i benefici ambientali reclamizzati, ma anzi contribuendo a compromettere ulteriormente la qualità della vita e il futuro del territorio. Quale i ruolo del modello economico che c’è dietro alla realizzazione delle opere? Spesso le opere definite di energie rinnovabili o alternative non si rivelano tali. Siamo di fronte a un modello predatorio che, e a ben guardare, tende troppo spesso a riprodurre lo stesso modello di sviluppo basato sul ritmo di prelievo e consumo di risorse naturali che afferma di voler superare. Scarsa incidenza delle norme e dei provvedimenti nazionali e regionali in materia. Non contribuiscono realmente a facilitare la riconversione ecologica dell’economia (ad es. la Strategia Energetica nazionale o anche quella della Regione Toscana). La (dis) informazione dei media mainstream e le strategie di comunicazione delle multinazionali dell’energia. Riescono a veicolare messaggi falsamente “green” ad un’opinione pubblica mediamente non avvezza ad andare oltre quello che si legge o si ascolta in TV. L’espropriazione del “potere” decisionale locale. Accade laddove le comunità locali direttamente investite dalla realizzazione di queste opere (pale fotovoltaiche, impianti di geotermia, ecc.) non sono coinvolte nel processo decisionale e nelle scelte su interventi che impatteranno sul loro futuro, oltre che sull’ambiente. La partecipazione delle persone si riduce, nel migliore dei casi, ad una mera consultazione e “presa d’atto” di scelte già adottate. Venendo anche meno al principio fondamentale del coinvolgimento dei cittadini per l’efficacia delle politiche ambientali e per la sostenibilità dello sviluppo. Ci sono un ruolo e responsabilità politiche nel modo in cui queste opere, presentate dai decisori locali come soluzioni per coniugare tutela ambientale e crescita economica e creare occupazione, apportino in realtà la gran parte dei benefici solo alle aziende realizzatrici, spesso multinazionali dell’energia. E gli amministratori locali,spesso finiscono con il divenire complici degli interessi economici in gioco, per ignavia, o consapevolmente. Fatta eccezione per alcuni casi e testimonianze di sindaci e amministrazioni locali virtuose, che provano e riescono anche a far prevalere gli interessi della comunità e dei suoi cittadini su quelli delle imprese. Comuni (e sindaci) ”illuminati”. Nel panorama variegato di esperienze in corso di green economy basate sull’utilizzo di energie rinnovabili, esistono e si distinguono anche amministrazioni che si impegnano nel difendere l’interesse dei territori e delle comunità che amministrano dalla speculazione ad opera e a vantaggio di pochi (ma sempre sulla spinta delle persone che si mobilitano “dal basso”). Ci sono comunità impegnate e “competenti”, in cui l’autoformazione, oltre a contribuire a fare pressione e (a volte) cambiare le cose, influenzando le scelte pubbliche finali, diventa funzionale a fare informazione , a produrre conoscenza anche dal basso e a coinvolgere e dare opportunità di re-agire, fare rete. È importante attivare e stimolare una valutazione partecipata di quanto accade, attraverso l’informazione documentata e trasparente e il coinvolgimento delle persone. Una partecipazione quindi che diventa non solo opposizione, ma capacità di essere proattivi e di fare “pubblica opinione”, moltiplicando la conoscenza. Occorre una informazione attraverso la Rete non più solo “estrattiva”, ma che, grazie alla conoscenza diffusa, diventa capace di essere filtrata. Ci pare utile concludere questa riflessione sulla Green Economy e sull’importanza di ripartire dalle parole– che avevamo già avviato nella prima edizione della Scuola Oltre La Crescita – con una considerazione di Luciano Gallino[i]: «Dipende a quale economia verde si fa riferimento. Fare riferimento a pannelli fotovoltaici e pale eoliche, piuttosto che ad altro, non è un grande passo avanti se le dimensioni energivore della nostra economia rimangono immutate. (…)».

Fonte: ilcambiamento.it

 

 

La paperella centrale elettrica che produce energia fotovoltaica e idroelettrica

Il progetto della paperella che produce energia fotovoltaica e idroelettrica è stato presentato

The Vision Behind the Land Art Generator Initiative from Forecast Public Art on Vimeo.

La paperella che produce energia è il concept di una installazione presentata al Land Art Generator Initiative di quest’anno. LAGI è un concorso internazionale il cui obiettivo è stimolare la progettazione e la costruzione di installazioni di arte pubblica da collocare nel contesto urbano che hanno il vantaggio di produrre energia pulita. Ideatori del concorso sono Robert Ferry e Elizabeth Monoian che hanno presentato la prima edizione nel 2010 a Dubai. Il contest si tiene ogni due anni (dunque c’è stata l’edizione 2012 a New York e attualmente l’edizione 2014) e la premiazione del miglior progetto 2014 si terrà in autunno a Copenhagen. In sostanza il design diviene multidisciplinare e declina la progettazione alla produzione di energia rinnovabile tenendo conto sia delle peculiarità del territorio, sia delle sue esigenze in materia di approvvigionamento energetico.enerduck-4

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LAGI con il suo concorso stimola dunque artisti, designer, e ingegneri a collaborare assieme per concepire strutture artistiche ma funzionali alla produzione di energia, diciamo centrali elettriche ma con un tocco artistico. Mai momento fu più opportuno per portare il contest LAGI 2014 a Copenaghen eletta Green Capital 2014 e con l’obiettivo di diventare città carbon neutral entro il 2025. La sfida è interessante poiché la produzione di energia pulita tiene conto sia della necessità estetica sia delle strategie di pianificazione necessarie al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità a zero emissioni.  E veniamo al progetto Energy Duck nato da un team multidisciplinare di artisti, designer e ingegneri con sede a Londra che è di fatto una centrale elettrica ma anche attrazione turistica interattiva e educativa che omaggia la fauna locale. La struttura dell’Energy Duck, che potrebbe essere collocata nel Porto di Copenhagen è stata pensata in acciaio su cui sono installati pannelli fotovoltaici che la renderebbero un collettore solare. Con un sistema di galleggiamento che viene attivato o disattivato da turbine idroelettriche l’anatra produce energia. I progetti sono visibili sul blog che li sta presentando a mano a mano che sono selezionati. La partecipazione si è chiusa lo scorso maggio e il concorso è supportato dal Politecnico di Copenhagen, Danish Design Centre, Green Cities, Sharing Copenhagen, Information Studies alla Aarhus University e Alexandra Institute, mentre la giuria vede la partecipazione di Connie Hedegaard Commissario europeo per il Clima con nomi prestigiosi del mondo de Design e della progettazione.

Fonte:  European Green Capital

Da Officinae Verdi la mappa dell’Italia a energia pulita

Piemonte, Umbria e Marche le tre Regioni italiane ad aver destinato la quota maggiore di finanziamenti europei all’efficienza energetica e alla produzione di energia da fonti rinnovabili.  Ben 2,1 miliardi di euro di fondi UE per 5.802 progetti legati all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili. Questa la mappa dell’Italia che utilizza l’energia pulita in modo intelligente, elaborata da Officinae Verdi; la Energy Efficiency Company, nata dalla joint venture UniCredit – WWF Italia, ha effettuato uno screening dei progetti greentech, verificando la sostenibilità economico-finanziaria e le leve finanziarie pubblico-private attivabili. Si scopre così che Piemonte, Umbria e Marche sono le tre Regioni italiane ad aver destinato la quota maggiore di finanziamenti europei all’efficienza energetica e alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Nel dettaglio il Piemonte ha investito 250 milioni di euro (il 13% di 2 miliardi di euro di finanziamenti monitorati), l’Umbria 53 milioni di euro su 576 milioni (il 9%) e le Marche 54 milioni di euro sul totale di quasi 600 milioni di euro (9%). Non solo. Ad oggi in 10 Regioni – Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Sicilia, Umbria e Veneto – tali finanziamenti risultano essere ancora in corso, con il 2015 come termine ultimo per spendere le risorse residue dei fondi strutturali.Immagine

In tal senso i 50 milioni di euro destinati dal Lazio alle piccole e medie imprese che vogliono investire sull’uso efficiente delle risorse energetiche e la produzione verde per il Lazio, costituiscono un vero e proprio record. Seguono Abruzzo con oltre 44 milioni di euro e Veneto con 39 milioni di euro. Sul fronte “normativo” invece, sono Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adigee Puglia le Regioni più virtuose, che si sono dotate di leggi che rendono obbligatori interventi di efficienza energetica, uso di energia da fonti rinnovabili e certificazione energetica degli edifici.  “Quella dell’Italia a “energia pulita” – ha dichiarato Giovanni Tordi Amministratore Delegato di Officinae Verdi – è una mappa articolata e complessa, che è necessario monitorare perché ad oggi ammonta ancora a 4,4 Mtep/anno di energia primaria risparmiata il gap che separa l’Italia dall’obiettivo europeo del 20% di efficienza energetica al 2020 e l’impegno delle amministrazioni regionali è fondamentale nel dare seguito ai provvedimenti nazionali e cogliere l’opportunità di innovazione e sviluppo offerta dai fondi strutturali europei. Gli investimenti in energie rinnovabili ed efficienza energetica – ha aggiunto Tordi – possono far ripartire la nostra economia grazie ad un modello di sviluppo diffuso a basso impatto ambientale ma ad alto tasso di occupazione e innovazione tecnologica, con importanti possibilità di ricerca applicata: i soli interventi per la riqualificazione energetica degli edifici hanno mobilitato, al 2013, 19 miliardi di euro di investimenti e attivato tra diretto e indotto 280mila posti di lavoro. Fonte: Rinnovabili.it

Rinnovabili: in Europa coprono il 14% del fabbisogno di energia. In Italia siamo al 13,5%

Pubblicati i dati Istat, aggiornati al 2012, relativi alla quota di energia rinnovabile dell’UE e dei singoli stati membri. Solo tre paesi hanno già raggiunto il target previsto per il 2020, all’Italia manca ancora un ulteriore 3,5%378420

L’energia da fonti rinnovabili ha soddisfatto, nel 2012,il 14,1% del totale dei consumi annui dell’Unione Europea. Lo rende noto l’Eurostat, sottolineando che nel 2004 la quota era dell’8,3% del 2004.  L’obiettivo che l’UE ha fissato nell’ambito della strategia climatica al 2020 è di arrivare al 20% entro, appunto, il 2020. Un target che sembra raggiungibile, anche se molti Stati membri dovranno impegnarsi non poco per fare appieno la loro parte. Sono solo tre, infatti (Svezia, Bulgaria ed Estonia; i paesi che hanno già raggiunto i propri obiettivi nazionali 2020. In Svezia, in particolare, la quota di rinnovabili rispetto ai consumi energetici è salita dal 38,7% del 2004 al 51% del 2012, mentre il target nazionale era del 49%. Ma il primo stato a raggiungere in anticipo l’obiettivo 2020, nel 2011, è stato l’Estonia (rinnovabili al 25,2%), seguita nel 2012 anche dalla Bulgaria (16,3%). L’Italia, invece, non ha ancora centrato il tuo target del 17%, passando comunque dal 5,7% del 2004 al 13,5 del 2012. I paesi più rinnovabili in assoluto, a parte la Svezia, sono la Lettonia (35,8%), la Finlandia (34,3%) e l’Austria (32,1%). In fondo alla classifica, invece, troviamo Malta, dove le rinnovabili coprivano, nel 2012, solo l’1,4% dei consumi energetici totali, il Lussemburgo (3,1%), la Gran Bretagna (4,2%) e l’Olanda (4,5%).

Scarica i dati Eurostat

Fonte: http://www.ecodallecittà.it