Energia eolica con il vento in poppa: +13% nel 2014 con oltre 40 GW installati

Nel 2014 sono stati installati tra i 42 e i 47 GW di nuova potenza eolica, soprattutto grazie allo sforzo della Cina. Gli USA sono pero’ il paese con la maggiore produzione di energia. Quante turbine eoliche erano in funzione alla fine del 2014? Al momento non esistono ancora statistiche ufficiali, ma la World Wind Energy Association  stima a dicembre 2014 una potenza totale installata di 360 GW, 42 in piu’ dello scorso anno (13%).  La Vestas, una delle principali aziende costruttrici di generatori eolici e’ un po’ piu’ ottimista e stima una crescita di 47 GW, pari a un + 14.8%. Rispetto agli scorsi anni il tasso di crescita e’ leggermente rallentato, ma d’altra parte era impossibile mantenere a lungo il 25-30% annuo del periodo 2005-2010. Rispetto alle previsioni di cinque anni fa del Global Wind Energy Outlook, lo sviluppo reale ha decisamente superato lo scenario minimo, che prevedeva 295 GW a fine 2015, e si trova leggermente al di sotto dello scenario medio, 460 GW alla fine del corrente anno, risultato improbabile a meno di qualche exploit da parte delle nazioni emergenti. La Cina ha superato ormai i 100 GW di potenza, portando l’Asia al primo posto nella classifica, grazie anche al contributo dell’India. L’Europa segue al secondo posto con soli 2 GW di nuova potenza installata e 5 GW in costruzione. Gli Stati Uniti sono tuttavia al primo posto per l’energia prodotta, come e’ stato sottolineato dal presidente Obama nel suo discorso sullo stato dell’Unione, grazie alla maggiore producibilita’ specifica dovuta alla maggiore velocita’ del vento. La strada da compiere per uscire dalla schiavitu’ del petrolio e del gas e’ ancora lunga, ma le potenzialita’ dell’energia del vento sono incredibili: si sta parlando di qualcosa come 600 000 TWh, pari a oltre il quadruplo di tutti i consumi mondiali di energia.Eolico-2015-620x447

Fonte: ecoblog.it

100% dell’energia da vento, sole, acqua e biomasse? Per il Fraunhofer è possibile

Con un aumento significativo, ma realistico, della sua produzione rinnovabile, la Germania potrebbe soddisfare tutti i propri bisogni energetici entro il 2050, compresi i trasporti e il riscaldamento.

Il Fraunhofer Institut ama guardare lontano ed ha provato ad immaginare uno scenario in cui la Germania sarà alimentata nel 2050 al 100% da energie rinnovabili, e non stiamo parlando solo dell’energia elettrica, ma di tutti i consumi, quindi anche il riscaldamento e i trasporti. Riducendo alcuni consumi e migliorando l’efficienza, è possibile soddisfare la domanda di energia con “soli” 1000 TWh (vedi grafico in basso), di cui 486 dall’eolico on shore, 240dall’offshore, 190 dal fotovoltaico, 50 dalle biomasse e 24 dall’idroelettrico (la Germania ha poche montagne). Questo significherebbe moltiplicare per nove l’attuale produzione rinnovabile; traguardo ambizioso, ma possibile, tenendo anche conto dei miglioramenti nella tecnologia.

Già, ma come funzionerebbe un mondo elettrico?

Il riscaldamento verrebbe fornito da pompe di calore che possono più o meno moltiplicare per tre l’energia elettrica impiegata (1). Con un miglioramento dell’isolamento termic, le esigenze di calore in Germania sarebbero soddisfatte da 330 TWh. I trasporti verrebbero realizzati con la doppia modalità di veicoli elettrici (120 TWh) e power-to-gas (235 TWh), cioè produzione di metano da fonti rinnovabili, di cui esistono già dei prototipi. La nostra speranza è che vinca il modello tedesco, progettuale e fortemente orientato alle rinnovabili, rispetto al modello americano, troppo timido e dominato dalle lobby fossili.

(1) La pompa di calore usa l’energia elettrica per spostare energia da un ambiente più freddo (esterno) ad uno più caldo (interno), in modo analogo ad un frigorifero (dove però gli ambienti sono scambiati).  Il rapporto tra calore in uscita e lavoro in ingresso è detto coefficiente di prestazione; dipende dalla differenza di temperatura, ed è all’incirca uguale a tre se il freddo esterno non è troppo intensoScenario-rinnovabili-Germania

Fonte: ecoblog