Roma, i rifiuti e noi

Partendo dall’emergenza rifiuti, che è da tempo una costante per Roma e altre città, Mariella Lancia riflette sul nostro modo di gestire anche le nostre scorie interiori, oltre a quelle materiali. In che modo potremmo prevenire l’impatto distruttivo di eventi esterni cominciando a guardarci dentro e a trasformare noi stessi?

Ciclicamente un popolo, una parte del mondo, un gruppo o anche solo un individuo si fan e “manifestatore” di un male dell’umanità. È come se per un misterioso atto sacrificale qualcuno si facesse carico di una carenza, di una incapacità che viene posta sotto una lente di ingrandimento in modo che attraverso lo choc che questo evento provoca – soprattutto oggi attraverso l’esposizione mediatica – si possa prendere coscienza di qualcosa di cui tutti, seppure in gradi diversi, siamo portatori. E cominciamo a interrogarci, a cercare soluzioni e forse ad apprendere qualche lezione. I piromani inceneriscono boschi e pinete. Adolescenti annoiati ammazzano di botte un ignaro pensionato. Una nave vaga nel Mediterraneo per 17 giorni col suo penoso carico di migranti senza che un solo porto le dia il permesso di attraccare. Crollano ponti. Allora ci si agita, si va in piazza a protestare, si condanna, si aprono inchieste, si fanno in fretta e furia nuove leggi. Raramente ci si ferma a riflettere su di noi, su che cosa questi eventi rispecchino di noi stessi, come individui e come gruppo umano.

Prendiamo l’ “emergenza spazzatura”. Quale può essere la lezione dei rifiuti? A me pare che questa “emergenza rifiuti” che ricorrentemente affiora e mette in crisi, ci parli della nostra incapacità di gestire non solo le scorie materiali (di questo stanno parlando tutti), ma anche quelle psichiche. Della nostra poca dimestichezza, per esempio, con stati mentali che consideriamo negativi e di cui vogliamo liberarci al più presto: come la sofferenza, l’incertezza, la frustrazione, la tristezza, la noia, la paura, la rabbia. Oppure con situazioni difficili come fallimenti, errori, conflitti. Della nostra incompetenza nell’analizzare questi stati e questi eventi, per vedere quanto c’è di utilizzabile (per conoscerci meglio, per la nostra crescita interiore, per produrre pensiero, poesia, arte, condivisione…) e quanto di questa materia prima possa, quindi, essere estratto e trasformato. Ci siamo costruiti delle sane discariche per le nostre emozioni disturbanti? O le scarichiamo fuori dalla nostra porta, sul primo malcapitato passante? Abbiamo delle strutture per trasformarle in fertilizzanti e in energie alternative? O le lasciamo accumulare a casaccio, fino a esserne sopraffatti, a volte fino ad esplodere, con effetti distruttivi su noi stessi e sugli altri?  Sentiamo ad esempio cosa dice Gandhi, nella sua autobiografia, a proposito della rabbia: “Ho imparato la lezione suprema di non sopprimere la mia rabbia, ma di conservarla e come il calore conservato si tramuta in energia così la rabbia conservata e controllata si tramuta in un potere che può cambiare il mondo”.

Può darsi che per diventare abili nella trasformazione delle energie fisiche occorra iniziare imparando a trasformare le energie emotive e mentali. Che ne direste di avviare riflessioni simili anche su altri “eventi specchio” come quelli prima elencati ? Di che cosa potrebbero essere il “correlativo oggettivo” gli incendi dolosi, le “morti bianche”, l’emergenza migranti, le risse dei tifosi, i crolli di ponti e di edifici.? In che modo potremmo prevenire o almeno diminuire l’impatto distruttivo di eventi come questi cominciando a guardarci dentro e a trasformare noi stessi? Anche questo può essere l’Italia che cambia.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/07/roma-rifiuti-e-noi/

2bhappy: la felicità è una competenza che va allenata

2bhappy è definito dalle sue fondatrici, Daniela di Ciaccio e Veruscka Gennari, come un “acceleratore di felicità”. Cercano di insegnare, dopo aver cambiato vita per capirla, ciò che hanno appreso sulla “scienza della felicità” e su come questa vada allenata e appresa come una vera e propria competenza, da sperimentare e allenare. Per la nostra rubrica Meme!, ci inoltriamo oggi nel mondo della felicità e scopriamo come il regno della soggettività e dell’emozione incontri oggi quello oggettivo e analitico della scienza.

“Abbiamo bisogno di allenare competenze positive, il messaggio è che la felicità è una competenza che possiamo imparare e si può costruire. Bastano alcune informazioni e tanto allenamento, e noi cerchiamo di mettere a conoscenza le persone di questa possibilità”.

2bhappy è una società fondata da Daniela di Ciaccio e Veruscka Gennari, due professioniste che per anni hanno lavorato come consulenti per le aziende sul tema dello sviluppo personale ed organizzativo. Dopo una lunga ed appagante esperienza personale, Daniela e Veruscka hanno deciso di voler seguire le proprie tendenze naturali: lavorare sulla felicità.

Sembra il sogno di tutti, anche un po’ puerile? No, perché ci sono arrivate dopo aver lasciato il proprio lavoro, fondato la società e scoperto dopo lunghi e approfonditi studi che la felicità non è solo genetica, fortuna o fatalismo: è una competenza vera e propria, va allenata e stimolata, dobbiamo reinterpretare il nostro cervello come un muscolo da programmare giorno dopo giorno alla felicità. Solo cosi potremmo, se vogliamo, affrontare al meglio l’infelicità e il dolore e creare le condizioni per stare bene e lavorare e vivere meglio. 2bhappy oggi ha quasi tre anni, è in crescita e si propone come acceleratore di un cambiamento culturale che riporti al centro delle organizzazioni (dalle imprese alle scuole, dagli ospedali ai governi) le persone e la cultura della positività, del benessere, della cooperazione, affinché la felicità diventi il principio fondante delle nostre società, il nostro modo naturale di pensare e non la fonte di tutti gli scetticismi. 2bhappy oggi organizza workshop di cultural change per ispirare e aumentare la consapevolezza su questi temi; per le organizzazioni che vogliono percorrere la strada della trasformazione, interviene attraverso un network di professionisti appositamente selezionati e formati allo scopo della realizzazione del principio della felicità prima di tutto per tutti.34765028256_4ed61a3ae5_k

Daniela di Ciaccio

La scienza della felicità: l’allenamento alla felicità

Ci spiega Daniela di Ciaccio che “la felicità paga: soprattutto nel senso di efficacia e creatività, risoluzione dei problemi e apprendimento. La scienza ha dimostrato che il cervello in uno stato positivo, produce quelle sostanze come la dopamina o l’endorfine (le stesse prodotte durante l’attività fisica) che attivano tutti i centri dell’apprendimento, ed altre come la serotonina o l’ossitocina che regolano il nostro umore e ci connettono agli altri. Questo significa che in uno stato positivo io ricordo di più, registro meglio le informazioni, imparo più velocemente, ho la possibilità di vedere con maggiore facilità le alternative e tendenzialmente sono più predisposto verso gli altri, a collaborare. Questa è una condizione fisiologica: la felicità intesa come stato emotivo e mentale di benessere produce benessere e migliora la nostra vita. Come società se noi poniamo la felicità solamente legata al raggiungimento di un obiettivo, la stiamo trasportando sempre oltre alle nostre umane possibilità: se leghiamo la felicità a qualcosa che deve accadere dopo, finiremo per frustrarci continuamente e non viverla mai; questa è la condizione classica nella quale viviamo noi oggi, frutto del “no pain, no gain” anglosassone e alla sua particolare interpretazione nel creare frustrazione continua. Essere nel presente invece ci darebbe l’opportunità di fare meglio le cose, di farle in maniera più intelligente e ciò non significa privarsi di obiettivi, anzi: significa unire lo sforzo del traguardo al goderne di questo, proprio per creare nuovi obiettivi non dettati dal malessere e dall’insoddisfazione”.

Daniela ci spiega inoltre che “l’’altra grande scoperta della scienza è che i geni non sono il nostro destino: le persone ci obiettano spesso che felici si nasce, oppure che la felicità è solamente legata ad avvenimenti esterni. In realtà le cose non stanno propriamente così: analizzando i fattori che determinano la felicità, il dieci per cento è oggettivamente composto dalle circostanze esterne, cosi come un buon cinquanta per cento è composto dalle predisposizioni genetiche di ognuno di noi. È sicuramente tanto, ma c’è un vasto settore inesplorato rimanente e che è quantificabile in un quaranta per cento che dipende dai nostri comportamenti intenzionali. A livello neurobiologico, se io ogni giorno ripetessi un comportamento orientato all’allenamento del benessere o di certi stati d’animo, grazie al principio della neuroplasticità e della neurogenesi questo mi consente quasi di riscrivere il cablaggio del mio cervello. Anche se io sono nato con una predisposizione geneticamente sfavorevole, in realtà i miei comportamenti contano perché ogni mia esperienza concreta si lega nel mio cervello. Se io faccio continuamente esperienze di un certo tipo, quelle creano una traccia che diventa uno schema di comportamento. Se volessi allenare il benessere, la positività e la felicità devo fare intenzionalmente e ripetutamente esperienze che vanno in quella direzione, plasmando il mio cervello verso una forma orientata a fiorire piuttosto che a deprimersi”.34764970046_8c90dfcccf_k

Come si impara la felicità?

Ok, ma praticamente come funziona insegnare la felicità? “Noi quando incontriamo le persone puntiamo principalmente sulla trasmissione delle informazioni” ci spiega Veruscka Gennari, co-fondatrice di 2bhappy. “La consapevolezza è il primo gradino da superare per avvicinarsi a questi temi, in termini di sapersi osservare e imparare a capire di noi cosa ci piace e cosa meno, in maniera tale da poter investire energie nel cambiarle quando ne abbiamo voglia o ne sentiamo necessità. Informazione e allenamento in 2bhappy sono continuamente miscelate, facciamo degli interventi nei quali forniamo alle persone degli strumenti da mettere in pratica tutti i giorni e, se ce ne fosse la necessità, torniamo ad incontrarle per aggiungere dei tasselli al percorso della felicità, che va disegnato e costruito rompendo gli schemi limitanti precedenti. La didattica che utilizziamo è sempre coinvolgente e divertente, è soprattutto attiva. Per avere una misura pratica del nostro operato e di quello che vogliamo fare, pensate a quanto cambierebbe l’esperienza del paziente in una struttura ospedaliera se potesse incontrare tutti gli operatori di quel settore (l’infermiere, il medico ecc.) formati all’educazione alla felicità? Come cambierebbe l’esperienza di un bambino in una scuola? Sia chiaro che l’educazione alla felicità non ha niente a che fare con lo scimmiottamento del saluto e del sorriso, ma a che fare con una pratica seria che permette davvero di trasformare l’ambiente, in modo tale da diffondere e generare benessere. Va da sé che il nostro più grande lavoro, lo sforzo principale riguarda proprio lo sconfiggere le barriere mentali che ci sono rispetto al tema della felicità, e spesso sono davvero granitiche!”.34764997106_88070adc78_k

Veruscka Gennari

Il ruolo ereditario della negatività: il Pregiudizio Innato

Quando abbiamo fondato Italia che Cambia, uno dei temi sui quali abbiamo tanto riflettuto era il ruolo della negatività nelle nostre vite: è una caratteristica che sembra essere linfa vitale dei media di oggi. Il tema è molto vasto e le ragioni molteplici, ma parlando con Daniela anche su questo tema emerge un aspetto interessante, che ci fa vedere il tutto da una prospettiva sicuramente più ampia, meno legata all’emotività e più connessa con un aspetto della conformazione del cervello umano che ci portiamo dietro quasi come “fattore ereditario”: il cosiddetto Pregiudizio Innato.

“Sulla negatività abbiamo da scontare un aspetto storico che possiamo chiamare Pregiudizio Innato.” ci spiega Daniela di Ciaccio” È una caratteristica che fa parte dell’Evoluzione umana: per seicento milioni di anni siamo stati abituati a lottare contro un ambiente esterno ostile, pieno di insidie davvero letali per la nostra sopravvivenza. Siamo stati costretti per lungo tempo a selezionare dall’ambiente pericoli e minacce, per cercare di sopravvivere, mettendo in campo delle risposte cognitive e fisiche di tipo aggressivo o reattivo, di attacco o di fuga. è solo da duecentomila anni, con la comparsa dell’Homo Sapiens Sapiens, che il nostro cervello ha cominciato a sviluppare delle funzioni diverse: oltre a lottare e a combattere, ha messo in campo le abilità che ci contraddistinguono come esseri umani che sono quelle logico-razionali alte: il decision making, il calcolo dei costi-benefici e delle alternative, ma soprattutto l’empatia e la compassione che sono funzioni del cervello superiore. Quindi se prima era la tigre che ci aspettava fuori dalla caverna, oggi magari questa figura è stata sostituita ad esempio da quella dell’extra-comunitario che ci “ruba” il lavoro, oppure dalla crisi economica che minaccia la nostra sopravvivenza. Oggi si sta facendo leva, attraverso il sensazionalismo delle notizie e la cronaca nera, sul meccanismo di paura: questo stimola continuamente il nostro allarme genetico della minaccia e ci propende verso l’infelicità. Questo non aiuta, dunque la felicità a maggior ragione oggi è una competenza che deve essere allenata, perché la negatività biologica e culturale è fortissima.

L’intenzionalità e lo sforzo che dobbiamo specificatamente mettere in atto è verso un’altra direzione, capisco per queste ragioni appena dette che possa essere avvertito come insormontabile ma noi con 2bhappy abbiamo capito quanto sia importante far passare il messaggio che la felicità è un percorso conscio, non facile ma possibile e che va coltivato con costanza nel tempo. Questo non significa far finta che va tutto bene e non vedere che molte cose non funzionano: significa dotarsi di risorse che ci consentono di affrontare la negatività senza esserne travolti, mettendo in pratica le capacità superiori di valutare le alternative, chiedere supporto agli altri e trovare delle strategie vincenti che ci caratterizzano come specie, ma che stiamo attuando poco”.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/01/2bhappy-felicita-competenza-va-allenata/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Quando il cibo è anche la via per il perdono…

Una giornata intensa, dedicata al cibo, ma anche all’anima e alle emozioni. Sabato 11 marzo si è tenuta a Roma l’iniziativa “AlimentAmo – La Grande Via del Perdono” con il dottor Franco Berrino, epidemiologo, già in forze all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, e Daniel Lumera, scrittore e fondatore di “My Life Design Foundation”.9512-10268

Alimentarsi non significa soltanto mangiare e bere, come siamo abituati a pensare, ma nutrirsi anche delle nostre emozioni, dei nostri pensieri, delle nostre esperienze passate, delle nostre relazioni. E’ necessario, quindi, nutrire non solo il nostro corpo ma anche la nostra mente, il nostro spirito e la nostra coscienza in modo sano ed equlibrato. È questo quello di cui si è parlato e che si è concluso all’interessantissimo incontro che si è tenuto sabato scorso a Roma.

Il cibo, in sostanza, è strettamente legato al nostro modo di pensare e di agire. Le nostre esperienze negative profonde: l’abbandono, il rifiuto, l’umiliazione, l’ingiustizia e il tradimento possono essere devastanti e tutti conosciamo l’impatto profondo e doloroso che possono avere sulla nostra vita, sui nostri comportamenti e sulle nostre relazioni. Il primo passo, però, dice Berrino, è accettarle invece di rimuoverle o respingerle. Se abbiamo fatto un’esperienza profondamente negativa possiamo cambiare la nostra vita, scegliere di amarci. Solo amando noi stessi possiamo amare gli altri. Amare se stessi significa accettarsi e rispettare il proprio corpo e la propria anima nutrendoli con cibo semplice e sano. Abbiamo il potere di riequilibrarci, di guarirci. Noi siamo direttamente responsabili della nostra salute. E l’unica malattia che non si può guarire è l’arroganza. Ma che cosa riequilibra il nostro corpo e quali sono gli elementi di base per iniziare a prenderci cura di noi? «Basate la vostra alimentazione – ha spiegato Berrino – su cibi prevalentemente vegetali, bandendo cibo industriale e spazzatura, zucchero, bibite in generale. La malattia che ci arriva in un momento della nostra vita è, tuttavia, anche un’opportunità reale di cambiamento, di acquisizione di una consapevolezza che non avevamo. Noi abbiamo l’enorme potere di tornare e mantenerci sani. Una delle strade per farlo è sicuramente recuperare la connessione che abbiamo perso con la natura, tornare da un approccio di sfruttamento a uno di interconnessione con essa e liberare la nostra vita da questa visione distorta significa liberarsi. Un’altra è l’amore di cui siamo spesso carenti. Il vuoto di amore può essere riempito senza successo dal cibo, spesso cibo dannoso per il nostro corpo e per il nostro ambiente. Amare ed amarsi, conoscere, cambiare e perdonare sembrano essere le grandi vie da percorrere. E il perdono, dice Berrino, deve chiederlo per primo il medico, per la sua profonda ignoranza».

«Il cibo che mangiamo è talmente importante che è in grado – ha detto Daniel Lumera – di influire sulla nostra interpretazione della vita. Abbiamo bisogno di integratori sia emozionali che spirituali per essere sani. Tra questi integratori c’è il perdono come abilità basilare di un nuovo modo di essere umani. Esso sviluppa capacità fondamentali della sfera personale, aiuta a gestire conflitti e a trasformare i problemi in risorse. Il perdono, dice Lumera, è uno strumento fondamentale per la salute e la qualità della vita. Non si tratta, tuttavia, di un perdono di tipo “religioso” ma basato su un approccio assolutamente laico come strumento e abilità di vita. Il perdono, infatti, è uin valore che non appartiene a nessuna religione. Vuol dire agire liberi dall’odio. Chi impara a perdonare, infine, si ammala di meno e ha una qualità di vita nettamente migliore».

Alimentazione e perdono, quindi, come due delle grandi vie che portano alla cura del nostro corpo, della nostra energia vitale, delle nostre relazioni, del nostro benessere. Intraprendere queste due strade con consapevolezza influisce profondamente sulla salute della società e del nostro pianeta.

Fonte: ilcambiamento.it

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Ridere fa buon sangue! Comunità ospitale “La Terra del Sorriso”

Una comunità ospitale, un “luogo dell’altrove”: possiamo definire così La Terra del Sorriso, un progetto sociale che si fonde con la storia personale e professionale dei suoi fondatori Leonardo Spina e Sonia Fioravanti, che vi raccontiamo.

Non tutti i mali vengono per nuocere: nessun proverbio è così adatto per descrivere la storia di Leonardo e Sonia.
Leonardo Spina è autore e gelotologo, Sonia Fioravanti una psicoterapeuta specializzata in ipnosi clinica: insieme sono i fondatori della Terra del Sorriso, comunità ospitale nei pressi di Orvieto che è il luogo dove il mondo delle credenze, dei valori e delle idee di Leonardo e Sonia sta prendendo forma.

Da dove è nato questo mondo? Per scoprirlo, bisogna fare un salto nel passato: “Ormai quasi trent’anni fa io e Sonia ci siamo misurati con un problema di salute molto grave: uno di noi due ricevette la diagnosi di un tumore – spiega Leonardo – e la medicina classica ci portava verso cure tradizionali come un intervento, la chemioterapia e la radioterapia. Capimmo, dalle nostre emozioni, che questa non era la strada ideale per noi. Avevamo paura e fretta ed una persona che sta male non può provare queste emozioni”. Un incontro con un omeopata di Milano aprì la strada ad una guarigione diversa, possibile non solamente con una medicina bensì con un insieme di comportamenti personali. Inizialmente, fu importante comprendere il perché della malattia: Leonardo e Sonia riuscirono a capire insieme che un evento traumatico ma vissuto con troppa leggerezza era stato, in parte, la causa scatenante di questo tumore. Successivamente, l’attitudine ed il modo di affrontare il tumore si rivelarono altrettanto salutari: “ci stringemmo ancora di più l’uno con l’altro – ci racconta Leonardo – ed io, essendomi occupato in passato di teatro comico, portavo nella coppia ciò che c’era da ridere in questo tipo di problema”.  Dopo un anno, il problema scomparve. “Imparammo che nella medicina tradizionale non esisteva un approccio globale. c’era un attenzione sul corpo rispetto alla malattia ma non sulla mente e sulle emozioni” ci spiega Sonia. “La nostra fu una scelta di campo: ci curammo senza comprendere fino in fondo il valore delle cure naturali. E scegliemmo la spinta emozionale a non cedere alla paura, un atteggiamento fortemente legato al sorriso e al ridere perché questo ci dava forza: da qui sono nate tutte le nostre tappe successive”.MG_9684.jpg

“Comicità e salute”, “Ridere per Vivere” e “Homo Ridens”

Giunti a questa fase della storia, il proverbio più efficace è ‘Ridere fa buon sangue’. Almeno Leonardo ci dice così. “È vero alla lettera. Quando parliamo di buon sangue parliamo della composizione chimica del sangue, ed il ridere alimenta la produzione di certe sostanze che oggi sappiamo essere benefiche per il nostro organismo. Trovammo così il modo per unire la parte scientifica-psicologica di Sonia e la parte più artistica, buffa e comica che appartiene a me”.

La voglia di raccontare e divulgare la propria esperienza si fece talmente forte da segnare le tappe successive: la prima tappa fu la creazione di un modello di lavoro, chiamato “Comicità e Salute”, rivolto soprattutto ai ragazzi delle scuole ai quali Leonardo e Sonia parlavano di prevenzione primaria. Successivamente, nacque un’associazione chiamata “Ridere per Vivere”  (diventata poi una Federazione di quindici associazioni e cooperative sociali) che hanno formato e formano ancora oggi operatori socio-sanitari professionali, i “volontari del sorriso” e i clown-dottori. Fu dopo queste tappe che Leonardo e Sonia iniziarono a sognare la creazione di un vero e proprio luogo fisico, per dare la possibilità alle persone di incontrarsi e scambiarsi esperienze ed emozioni.  Il primo passo fu la creazione di un istituto di ricerca, documentazione e formazione chiamato Homo Ridens, che oltre a formare e a documentare il lavoro degli operatori del sorriso svolge ricerche cliniche validate su vari aspetti della gelotologia e delle cosiddette Nuove Scienze come la psicologia energetica, la medicina quantica, le scoperte della nuova biologia e dell’epigenetica.
Fondato Homo Ridens, mancava solamente un luogo fisico, “un luogo dell’altrove dove il nostro mondo di credenze potesse esprimersi” come lo racconta Sonia: la Terra del Sorriso.DSC00157.jpg

La Terra del Sorriso

La Terra del Sorriso è nata nel 2005 ed è sia un progetto sociale che una comunità ospitale aperta all’accoglienza per tutte le età, per chi vuole vivere un periodo a stretto contatto con la natura. Si trova sul Monte Peglia, nei pressi di Orvieto, ed è composta da tanti ettari di terra con ulivi, alberi da frutta e boschi. La terra è pulita, non è mai stata contaminata da concimi chimici. La Terra del Sorriso si basa su quattro pilastri fondamentali: il primo è la permacultura, rappresentata oggi soprattutto dall’orto sinergico. Il secondo pilastro è la Formazione: nella Terra del Sorriso è nata una scuola di alta formazione per operatori socio-sanitari, clown-dottori e volontari del sorriso.
L’arte, il terzo pilastro, secondo Leonardo “è di per sé terapeutica. Porta bellezza e felicità. Offriamo spazi e laboratori a giovani artisti e abbiamo il sogno di rendere le strutture architettonicamente comiche!”. Infine l’ultimo pilastro è quello che gli inglesi chiamano care, il prendersi cura delle persone: “La Terra del Sorriso è stata per molto tempo rifugio di giovani che nella società non trovavano una propria collocazione e che hanno lavorato e collaborato con noi cercando allo stesso tempo una propria identità – ci spiega Leonardo – e oggi posso dire che quasi tutti coloro passati per qua hanno trovato poi una loro collocazione.” Una dimensione aperta che si è dunque concretizzata, ma che non ha smesso di sognare oltre.

Il progetto RI.DO: RItorno al DOmani

RI.DO, RItorno al Domani , è un progetto di riabilitazione olistica di Homo Ridens e della Terra del Sorriso per bambini post-oncologici, che hanno superato da poco tempo un tumore e che, tornando a casa, hanno un sistema immunitario da ricostruire e un equilibrio familiare ed emozionale da recuperare. Sonia ci spiega l’obiettivo del progetto: “Noi ci prenderemo carica di un piccolo nucleo di bambini, massimo quattro-cinque per volta, che soggiorneranno nella Terra del Sorriso per quindici-venti giorni circa, insieme ad un suo familiare che potrà usufruire anche di attività specifiche per adulti su come continuare dopo il soggiorno le cure di prevenzione alle ricadute del male. I bambini, da un punto di vista emozionale, incontreranno gli operatori del sorriso, i nostri clown-dottori olistica, volontari scelti appositamente con un bando per far parte di questo progetto. Le cure fitoterapiche, anche attraverso un’alimentazione a base biologico- vegetariana- vegana, accompagneranno poi la prima fase di disintossicazione del fegato, dei reni e del sangue dagli effetti residui della chemioterapia. Il rapporto con la natura e con gli animali completa il percorso di riabilitazione”.

L’obiettivo del progetto Ri.Do. è dunque quello di riabilitare i bambini a trecentosessanta gradi, evitando possibili ricadute nella malattia, ed il tutto con un bassissimo costo per le famiglie: è infatti attiva una campagna di crowdfunding allo scopo di finanziare le spese necessarie al soggiorno dei bambini, che partiranno dal maggio 2016 con un primo nucleo.DSC_9790_2

Leonardo Spina e Sonia Fioravanti

Concludiamo con una frase di Sonia, che ci riporta all’inizio di questa storia e ne fissa il senso: “Quando incontriamo i simili e abbiamo la gioia di condividere pensieri ed emozioni, diventiamoi potenti. È importante incontrare persone, così come stringere legami con tutti coloro che lavorano per un progetto d’amore su questo Pianeta. È qui che sta la nostra piccola rivoluzione, che noi chiamano Ri-Evoluzione. È il frutto della nostra esperienza e sentivamo il bisogno di condividerlo nella pratica, per dare il nostro contributo”.

 

Il sito della Terra del Sorriso

Fonte:  http://www.italiachecambia.org/2016/02/io-faccio-cosi-108-comunita-ospitale-la-terra-del-sorriso/

 

State con chi vi aiuta a crescere

Per la nostra salute mentale, è essenziale circondarci di persone che ci rispettino e ci accettino con i nostri pregi e difetti, senza cercare di modellarci a loro piacere.coppia-sotto-lombrello-jpg-500x298-500x298

In questo mondo complicato non sempre è facile trovare “gli incastri” giusti. Ancor meno incontrare persone che completino i nostri angoli, i nostri vuoti, che sostengano i nostri valori; insomma, i fedeli compagni che ci seguono per tutta la vita. State con chi conosce il peggio di voi, e proprio per questo, vi aiuta ogni giorno, ad essere migliore. State con chi vi dà motivo di sorridere ogni mattina quando aprite gli occhi, senza procurarvi infelicità, paura o preoccupazione. Sembra difficile da realizzare, ma ci sono sempre persone capaci di portare luce nei nostri momenti bui. Persone che sanno a cosa vanno incontro quando decidono di stare con voi, e non si parla solo di relazione di coppia.

Tutti abbiamo bisogno di sentirci rispettati e accettati dagli amici, dai familiari e dai nostri compagni. Poter contare su una buona rete sociale è importante altrettanto che nutrire la nostra autostima e volerci bene.

State con chi vi aiuta ad essere migliori

Le persone che si rifiutano di cambiare alzano muri davanti la propria crescita personale. Nessuno è un esempio di virtù assoluta, ma se c’è una caratteristica basilare dell’essere umano, è la capacità di migliorare, di apprendere costantemente e integrare le nuove informazioni al proprio bagaglio personale.

  • Lasciamo entrare nella nostra vita persone capaci di arricchirci, di guidare i nostri passi verso la crescita interiore.
  • Per essere nelle condizioni di migliorare, abbiamo bisogno di essere coscienti dei nostri errori e limiti. Qualcosa che si può raggiungere solo con un atto di umiltà.
  • State con chi, senza giudicarvi, criticarvi o punirvi, vi offre il suo esempio di comportamento e vi serve da guida per andare avanti con più sicurezza, con meno ansie e paure.

State con chi vi considera una persona indispensabile della propria vitacoppia-500x342-500x342

Spesso si dice che dobbiamo evitare l’attaccamento oppure che non dobbiamo metterci nelle condizioni di avere bisogno di qualcuno. Bene, rivedendo questo aspetto con maggiore obiettività, una cosa è chiara: per essere felici, abbiamo bisogno di certe persone.

  • È necessario saper distinguere tra il bisogno di avere accanto a noi le persone a cui vogliamo bene dal bisogno di “sottometterle alla nostra volontà”, limitando la loro libertà, la capacità di prendere decisioni e la possibilità di crescere.
  • Chi ha bisogno di voi, deve anche imparare a rispettarvi. Se siete indispensabili nella vita di una persona, questa dovrà offrirvi un affettoche non soffochi, ma che vi arricchisca.
  • State accanto a chi vi dimostra, ogni giorno, che siete importanti, a chi sia capace di rendervi felici senza imposizione, controllo o sfiducia.

State con chi illumina i vostri giorni bui

Chi di noi non ha in famiglia o tra gli amici la classica persona che quando arrivi con un problema, invece di aiutarti, ti mette davanti i tuoi errori, gli sbagli che hai fatto e che ti hanno portato ad avere questa difficoltà. Ci sono persone che, invece di cercare soluzioni, sanno solo umiliarci. Evitiamo di cercare il loro consiglio. Quando qualcosa va male nella vostra vita, scegliete con cura su chi cercare un aiuto, chi è veramente in grado di ascoltarvi. Contate sulle persone che sanno prendersi cura di voi e rispettarvi, dalla personalità aperta ed empatica. State con chi, lungi dal giudicarvi, vi mostra la sua comprensione, perché sa mettersi nei vostri panni. Queste persone, che hanno il dono di trasmettervi calma nei giorni difficili e coraggio quando vi sentite soli, non lasciatele scappare.

State con chi vi dimostra impegno e con chi non cambia le sue emozioni dall’oggi al domanidonna-che-pensa-500x342-500x342

Ci sono persone per cui concetti come stabilità, rispetto e impegno non hanno grande valore. Personalità che oggi sono un’esplosione di affetto e rispetto e domani mostrano il volto dell’indifferenza. Può succedere nelle coppie, ma anche in famiglia. Esistono persone le cui emozioni sono volubili, segnate da una scarsa maturità emotiva.

  • Nessuno ha diritto di riempirci di speranza oggi per togliercela domani, come se fossimo privi di sentimento. Queste sono, senza ombra di dubbio, le relazioni più distruttive e tossiche. Proteggiamoci tenendole a distanza.
  • State con chi dimostra una buona maturità emotivae sia stabile negli affetti, nei sentimenti e nelle parole.
  • Gli esseri umani hanno bisogno di sicurezza. Ecco perché è tanto importante avere intorno a noi persone che non cambiano opinione dalla sera alla mattina, che ci offrano un impegno stabile e un patto esplicito in cui i nostri progetti si realizzano e le speranze non si perdono.

Fonte: viverepiusani.com

La nascita di una nuova “H”era – il nostro parto in casa

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Gaetano mi abbraccia durante l’inizio del travaglio

Questo racconto è stato in modalità “bozza” esattamente per 10 e mesi mezzo; più della gravidanza, davvero tanto tempo. Raccontare ciò che è successo quella notte è così emozionante e magico e descriverlo è molto complicato! Troppe le cose da ricordare…

Ma andiamo con ordine.  Quando ho deciso di partorire in casa?

Da sempre ho pensato che il luogo più sicuro e naturale per dare alla luce una creatura fosse “la casa” o dove ognuno di noi si sente a proprio agio. Mi sono sempre chiesta: “Ma tu faresti l’amore in ospedale? Perché si tratta di un atto d’amore, sessuale e intimo“, mi sono sempre detta: “Beh, no, preferirei partorire a casa, dove mi sento protetta, con persone di fiducia scelte da me e non, con sconosciuti”.

Molte persone ancora oggi mi chiedono: “Ma non hai avuto paura? Si molta” rispondo io, di finire in ospedale”; ma di questo parleremo dopo!

Facciamo un passo indietro, alla fine dell’anno 2013 scopriamo che una piccola “Lenticchia” stava crescendo dentro di noi; fisicamente dentro di me, ma anche nella mente del papà. La notizia più bella che una coppia possa ricevere; purtroppo, due mesi dopo, la mamma del mio compagno Gaetano, lascia questo mondo; Nonna Gina, con la maiuscola, che ha desiderato tantissimo un nipote, proteggerà Hera da un posto che per noi è lontano, ma che è in realtà è più vicino di quanto pensiamo, perchè è sempre a fianco a noi, io la sento ed Hera la vede, giocano insieme, con lei e i suo arcangeli custodi che sono stati a fianco per tutto il periodo della gravidanza e della nascita, grazie alla nostra amica Monica che ce li ha mandati.

La scelta del parto in casa però è stata una scelta un pò difficile, non per i dubbi, quelli non ci sono mai stati, ma per l’aspetto economico, in Liguria il rimborso non c’è, in altre regioni invece si. Da questo inizia il nostro percorso per realizzare questa possibilità, la mia libertà di scelta. Apro una raccolta firme (FIRMATELA PLEASE) e inizio insieme ad un’altra futura mamma, amica di pancia e di nascita in casa, Eleonora Vaschetti, (bravissima fotografa tra l’altro), ad aprire un gruppo su Facebook e a scrivere lettere di richiesta alla Asl e alla Regione Liguria, ancora oggi nessuna risposta, ma non molliamo!!! Andremo avanti seguendo tutte le strade possibili.

Scoperto che la cifra era molto alta ma il nostro desiderio pure, decidiamo che mai avremmo cambiato idea e avremmo realizzato il nostro sogno, ma come ?! Visto che io sono disoccupata?! ( ma molto occupata in tanti progetti come Eticologica, Arcipelago ŠCEC , Naturalmente Genitori , OrtoCollettivo Asilo Nel Bosco) e il papà sta vivendo un momento di crisi lavorativa nel settore del trasporto!? ( non preoccupatevi per lui, sta portando avanti un progetto bellissimo che si chiama Fai Meno Strada e il RETROFIT ELETTRICO di auto già in circolazione, sappiamo che a breve tutto si sistemerà, siamo una famiglia di ottimisti!!!).Semplice!! Creiamo una lista nascita alternativa, personalizzata ed ecosostenibile e decidiamo di recuperare tutto ciò che servirà alla bimba/o in prestito o in regalo e raccogliere fondi per pagare il parto domiciliare per poi restituire tutto appena avremmo ottenuto il rimborso ( non molliamo abbiamo detto!!) e come è finita!? Che ci siamo riusciti!!! Diciamo al 80% dai! Grazie alla collaborazione e al cuore grande di brave persone che ci vogliono bene, qualcuno ha contribuito anche solo con l’equivalente di un caffè, su richiesta nostra, spiegando che 1€ tu è uno un’altra persona si arriva in fretta all’obiettivo, altri con cifre più alte, ma per noi valgono tutte allo stesso modo! GRAZIE DI CUORE!GraviDANZA-2014-015-300x200

L’Inizio del grande viaggio alla scoperta di me, di noi!

Ma il nostro obiettivo non è individuale, il nostro desiderio è quello di vedere rispettata la scelta libera della donna, che al momento invece non lo è. Non c’è libertà di scelta del luogo, se vuoi partorire hai solo un’opzione, l’ospedale, se non vuoi l’ospedale, devi pagare, quindi di libero non c’è proprio nulla, c’è un chiaro ostacolo economico. Molte donne in verità, non sanno neanche che partorire a casa è possibile ed è anche più sicuro, perché si interviene meno e si lascia che la natura faccia il suo dovere, mettendo al centro la donna:

“Le mamme sanno già tutto, ma non lo sanno. Noi dobbiamo convincerle che loro sanno partorire e i loro neonati sanno nascere.”

(L. Braibanti)

Hera ha fatto molto di più della madre  quando sarà grande, la ringrazierò per questo!!

Molte donne aimè affidano questo momento importante al ginecologo/ospedale ad altre persone senza capire che nessuno può partorire al posto tuo, possono solo accompagnarti in questo momento che deve essere lasciato il più possibile in PACE! Più si interviene, medicalizza, giudica ecc e più si corre il rischio di interrompere un processo naturale che davvero, ha dell’incredibile! Sentiamo spesso racconti di travagli interrotti che non procedono ma non pensiamo mai al fatto che la natura ci invita a scegliere un posto per noi sicuro e a partorire li, se non si è a proprio agio, tutto si interrompe, per poi ripartire con fatica (per chi è fortunata e/o ostinata) e riuscire comunque a isolarsi e completare un processo naturale. Provate a spostare una gatta in travaglio, osservatela, secondo voi continuerà tranquillamente a partorire oppure si sentirà in qualche modo minacciata e non sicura di continuare? Interromperà il travaglio …si,  per poi proseguire solo quando riavrà trovato un ambiente tranquillo e indisturbato.

Pensavo queste cose già da prima di rimanere incinta, ma poi, vivendo il travaglio e il parto in prima persona ho rafforzato questo pensiero e ne ho avuto la conferma: la natura è magnifica, solo, lasciatela fare, perfavore!

Il dolore…. il dolore è una guida, non un nemico! Si vuole a tutti costi, che la donna, non abbia dolore durante il travaglio ma non capiamo che il dolore ha una funzione molto importante, non casuale, il dolore ci fa capire che è arrivato il momento e che bisogna solo scegliere il luogo più tranquillo per staccare, per entrare in una nuova dimensione, dove c’è solo la mamma e il cucciolo in arrivo, il resto è un contorno come dice il mio compagno

Spesso, si hanno complicazioni e travagli che non procedono, proprio perchè si interviene, si disturba, si dice la propria.. LASCIATE FARE AL CORPO DELLE DONNE E ALLA NATURA, MA SOPRATTUTTO AL BAMBINO!

Su questo concetto incollo un testo che trovo magnifico, che spiega meglio di me l’importanza del lasciarsi andare e accettare il dolore come guida, senza irrigidirsi, senza ostacolarlo e senza disturbarlo:

“Il parto è la cosa più naturale di questo mondo, ma lo abbiamo dimenticato. Ed è diventato alla stregua di una malattia,

dove i medici, gli infermieri, i macchinari e gli anestesisti sono gli attori e la donna è convinta di doversi affidare a loro.
La cosa che spaventa di più è il dolore, ma il dolore è funzionale al travaglio: serve alla donna per farle capire che è giunto il momento, serve per farla muovere nella posizione più consona all’uscita del bambino, serve a rilasciare ormoni fondamentali, quali ossitocina, endorfine, prostaglandine e serve a rafforzare la fiducia in sé che ha la donna. Serve insomma a fare in modo che tutto fili per il verso giusto. Quando la gravidanza è fisiologica, il travaglio e il parto non dovrebbero spaventare. Lasciamo che la medicina sia una spettatrice pronta a intervenire solo in caso di effettivo bisogno. Accettiamo invece l’intervento del nostro partner, l’unico che può effettivamente collaborare, facendo da sostegno fisico e morale. Madre, padre e figlio, insieme dal concepimento, insieme durante la nascita: gli unici veri attori di quello che è il miracolo della vita.” Val – Natural Parenting.it

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Sostegno – energia – magia

Abbiamo così scelto di farci seguire da due ostetriche libere professioniste, Alessandra ed Emanuela (ci piacevano entrambe per ragioni diverse) ma che non avevano mai lavorato insieme ma hanno accettato la sfida e nel frattempo che la panza cresceva insieme ad altre 3 ostetriche genovesi hanno deciso di unirsi e creare la cooperativa Le Maree  così hanno deciso di seguirmi in tre (si aggiunta con il tempo anche Teresa) per lavorare insieme, da subito! La mia GravidDANZA è stata meravigliosa, ho danzato fino al settimo mese con tanto di saggio di danza di fine anno e continuato fino a fine gravidanza Yoga, con Roberto che ha scritto per il mio Blog un bellissimo articolo sull’importanza di fare Yoga in Gravidanza: CLICCA QUI!

Ho avuto paura, dicevo prima, si, di finire in ospedale, alla 40esima e 41esina settimana ho eseguito due monitoraggi e ho avuto due episodi con lo stesso ginecologo (che sfiga) che hanno violato la mia persona, invece di ascoltare, giudicava e mi diceva che non potevo scegliere se farmi visitare e che se fossi dovuta andare all’ospedale a partorire, il Lotus Birth me lo sarei scordato perchè pericoloso, che sarebbe andato sicuramente qualcosa storto (peccato che avevo già accordi presi con neonatolo dello stesso ospedale proprio per fare il parto integrale anche li, eventualmente).

Pericoloso!? Ma la natura è così matta!? Informarsi meglio.. no, eh!?? In più cosa pensa di scrivere nella cartella che avevo aperto nell’ospedale di riferimento ( per un eventuale trasferimento) !!Gravidanza a rischio!!… non ho parole, davvero, anzi si, parole che si sono trasformate in segnalazione, scritta ed inviata! Beh, fatto sta che ero arrabbiata, i giorni passavano e mi sentivo uno yogurth in scadenza.. ma non si può!?!? I bambini nascono quando sono pronti, mica quando lo dice un calcolo matematico.. e su dai!! Nonostante dessi fiducia alla natura desideravo l’arrivo delle contrazioni per riuscire nel mio intento, partorire a casa, con i miei tempi e i suoi tempi; se fossi stata seguita dall’ospedale a 41+3 mi avrebbero indotto il parto.. ma perchè? spiegatemi perchè? Io stavo benissimo e il piccolo/a ancora meglio.. quindi? perchè questa fretta? troppa voglia di aver il controllo su tutto! Ok, avrei potuto firmare e dire NO, aspettiamo… ma che fatica, deve essere tutto una lotta? Anche in questo momento così sacro? Eh no!

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Alessandra mi massaggia la schiena dopo una doccia e la gatta Petra se la dorme, beata lei! 🙂

Menomalechehosceltocasacomeluogodelparto” mi ripetevo come un mantra ^_^

Chiesi aiuto anche a Veronica , di “L’Albero delle Stelle – la via spirituale per genitori e figli.”  che mi fece una seduta reiki per darmi energie positive e smuoverle nel verso giusto! Mi disse che Hera aveva un’aurea molto grande e che le sue energie erano belle forti… ero io che dovevo concentrami su di me e il nostro momento; decidere di lasciarmi andare DEL TUTTO e non solo a parole . Ma il momento non arrivava mai e così mi sfogai nuovamente con le ostetriche, raccontandogli cosa stavo provando, le mie paure, ma loro mi rassicuravano sempre, erano tranquille, mi dicevano di non pensarci, di staccare ( dal mondo Facebook sopratutto) e il momento sarebbe arrivato… è andò proprio così! Sparì dal web, fu così strano che le persone che stavano seguendo la mia gravidanza dall’inizio si stavo domandando..sarà mica arrivato il grande giorno tanto atteso? eh….

Ebbi  una giornata intera di prodromi, contrazioni di preparazione, ero felice perchè sapevo che da li a poco sarebbe successo qualcosa di maestoso! Emozioni forti dentro di me…. un misto tra agitazione e felicità! Con tre donne stavo avendo contatti via whatsup, tre grandi donne ( Eleonora, Marcella e Vincenza) che mi hanno incoraggiato e aiutato molto… a volte bastano poche parole per darti la carica! La sera prima sentì via skype anche Monica, una meravigliosa donna e amica romana che è stata con me Gaetano e il cucciolo/a a pregare.. si a pregare, chi mi conosce sa che non sono religiosa ma.. ho una grande carica spirituale, quella si, devo solo capire come indirizzarla al meglio, tempo al tempo! Una preghiera nella nostra piccola sala, io seduta sul pallone gonfiabile mentre muovevo il bacino cercando di mettermi in contatto profondo con la mia anima e gli arcangeli che sentivo davvero vicino a cui abbiamo chiesto di vegliare su di me e lei o lui?! Non abbiamo voluto sapere il sesso.. ci piace l’effetto sorpresa!

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Immersa tra le onde, accanto a due grandi donne che mi sostengono

Avviso Alessandra che ho delle contrazioni intense ma indolori, lei mi dice di fare ciò che sentivo di voler fare in quel momento.. una passeggiata? riposare, ballare? Fuori era tutto pronto, la piscina il gazebo ma.. quella sera arrivò la tempesta, pioggia e freddo; decidemmo di preparare un posticino più caldo dentro casa e allora giù di piumoni, coperte, tappettini messi uno sopra l’altro a formare un bel “ring” soffice; dove? sempre li, dove abbiamo pregato: di fianco al castello preferito della nostra gatta Petra. Gaetano si mise a dormire li, io non ci riuscivo, troppa energia dentro di me; mi misi sul divano a pregare-meditare-respirare e ad annusare il diffusore di olii essenziali… gli stessi che usai per farmi un olio da splamare sulla schiena per agevolare l’arrivo delle contrazioni ( le provai proprio tutte eh!). Ad un certo punto seduta sul divano non ci riuscivo più a stare, le contrazioni si facevano sempre più forti e vicine… mi metto a camminare. devo camminare, avanti indietro, voglio avvisare Alessandra che mi dice: “finchè riesci a stare al telefono e parlarmi, è ancora presto“. “Azz. annamo bene.. ed io che facevo anche un po’ la splendida e dicevo tra me e me, belin, se sono così leggere queste contrazioni sarà una passeggiata!”.Continuo a camminare e ciondolare… poi mi fermo, mi appoggio un po’ al tavolo, muovo il bacino e  dico a Gaetano di dormire pure, tanto c’è ancora tempo ma alle 2 o forse alle 3 del mattino non resisto più, vocalizzo, urlo, chiamo Alessandra, riesco a premere il tasto di chiamata ma al telefono non riesco a stare devo muovermi e pensare alle contrazioni, passo il telefono a Gae, che nel frattempo si era svegliato.

Mi dispiaceva però svegliarla Alessandra nel cuore della notte.. accipicchia!!

Verso le 5 arrivano entrambe, mi visitano e mi dicono che rimangono li, di la nella mia camera da letto in disparte, ci lasciano soli, come è giusto che sia, ma sempre presenti. Io mi trasferisco in bagno, seduta stavo bene, tra una contrazione e l’altra potevo appoggiare la testa sulla cassetta del wc  e io che mi immaginavo in una piscina o nei cuscinoni.. si si.. nel WC!!! Li stavo bene e durante la contrazione mi tenevo forte all’accappatoio che fortunatamente Gaetano aveva dimenticato appeso nello scaldaasciugamani elettrico;  Lo tiravo a me con forza e ogni tanto sentivo uno “STRAP” ops.. va beh, al massimo si ricuce!!! Ogni tanto Alessandra arrivava, mi visitava e mi diceva che andava tutto per il meglio, sanguinavo, un rosso vivo e mi spiegava che era un buon segno, mi stavo dilatando. Gridavo, mi lamentavo e Alessandra mi chiedeva cosa c’è? ed, io, “sto male” benissimo, vuol dire che tutto procede bene aaaaaaaaaaaaaaaaaaah molto bene!!! Sembra assurdo ma, le sue parole mi hanno dato coraggio, mi hanno fatto capire che tutto quello che mi stava arrivando addosso non era altro che ciò doveva succedere, stavo vivendo intensamente quel magico momento, unico, forte. BENE! Emanuela mi consiglia una doccia, visto l’intensità delle contrazioni e le ragazze vanno a fare colazione per lasciarci soli. Una doccia?! va beh dai, almeno visto che son li mi lavo anche i capelli un po’ come viene, mi ricordo di averci buttato dello shampoo e del balsamo a casaccio.. ho risciacquato?! forse! Per tutto il travaglio mi sentivo dentro ad un’altra dimensione, in un vortice costante, eravamo solo io, il mio corpo nudo, lei/ lui e la mia pietra di Agata al collo che mi dava energia.IMG_3148-200x300

Fiocco nascita fatto da me

Un momento così forte non l’ho mai vissuto, neanche quando sono salita per la prima volta nelle montagne russe a testa giù, no no. Ma perchè nessuno ci dice prima che è come fare una grande CACCA?!?! Ah si, perchè non è molto fine e romantico da dire  va beh, ve lo dico io donne in ascolto, cercate di rilassarvi il più che potete e lasciate che succeda, andrà tutto per il verso giusto  . Al loro rientro, una sorpresa le stava aspettando, ero già arrivata a dilatazione completa ( avevo una grande voglia di spingere), pochissime ore ma Alessandra “barando” mi dice che ero ancora 8 cm, per non farmi agitare e mi consiglia di cambiare stanza e  andare sul morbido, di scegliere una posizione che trovavo comoda, mi metto a carponi; appoggiata alla grande palla verde e davanti a me Gaetano  che mi teneva  forte le mani, non potevo credere che da li a poco la nostra vita sarebbe cambiata! Sapevo e sentivo che il cucciolo/a stava bene, l’importante era quello, ero serena e intimorita allo stesso momento, è possibile, lo giuro! . Ecco che arriva anche Teresa, la terza ostetrica, penso di averla a modo mio salutata, ma ero travolta dalla marea, riesco nonostante ciò a capire che inizia a scattare qualche foto, le foto del momento più bello della nostra vita. Felice!IMG_6645-300x200

Mamma Luana, Papà Gaetano, la piccola Hera e la pietra Agata al collo!

Poche spinte ma con una carica energetica da spaccare i vetri delle finestre ( chissà i vicini cosa avranno pensato? a questo però pensi dopo, perchè mentre vivi il momento, non pensi proprio a nulla) da una parte non vedevo l’ora di vedere la creatura e di conoscerne il sesso, da una parte avevo paura.. paura dell’ignoto, del non sapere che fare…ci sta! Lenticchia stava per “nascere con la camicia” , la testa era già fuori ancora dentro al suo sacco e solo alla penultima spinta si rompe; la stessa sensazione della rottura di un palloncino pieno d’acqua. PUFF! Calore, fuoco... Brucia! Non riesco a controllarmi più, Il bimbo/a spinge, vuole nascere; mi giro verso Alessandra e le dico “non riesco a trattenermi, ma non voglio lacerarmi!Help!” Lei mi fa capire di assecondare il mio corpo e qualunque scelta avrei preso, sarebbe andato comunque tutto bene. Sapevo che avrei dovuto aspettare di più, ma troppa forza dentro di me, troppo veloce… voleva uscire e io volevo che uscisse in fretta e quindi mi sono detta, “Pace, se mi lacererò lo accetterò con consapevolezza.” E così decido che sarà l’ultima spinta, arriva un tornado che fa scivolare la nuova vita tra le mie gambe, Alessandra come una bravissima giocatrice di rugby la prende al volo (un razzo) e  senza guardare il sesso per rispettare la mia scelta me lo passa sotto le mie gambe…ed eccolo!Un corpicino nudo, pieno vi vita. “Ma è una patata” esclamo subitio io! “E’ femmina, è Hera! (Se fosse stato maschio sarebbe stato Oscar). Per fortuna che subito dopo le ho detto “Ciao amore mio!” se no le creavo già un trauma appena nata IMG_3132-300x200

Teresa, Luana, Alessandra, Emanuela e la piccola Hera

E come per magia, le onde del mare svaniscono per fare spazio ad un enorme poesia piena d’amore, gli occhi si riempono di lacrime e il nostro sguardo rimarrà nei ricordi per sempre, come una foto; due occhi intensamente neri e svegli mi fissano e quel corpicino magro e alto si aggrappano al mio petto e inizia a nutrirsi di me, di noi. Hera si è attaccata subito al seno come se già sapesse cosa fare ( infatti è proprio così, loro sanno nascere e vivere, siamo noi che ce lo dimentichiamo). Sono RInata, insieme alla piccola Hera; si muore, per rinascere come MADRE, ecco tutto il senso di questo viaggio.

E’ stato tutto breve ma molto intenso, molto!

Ho anche ringraziato me stessa per non aver mai dubitato del parto in casa, se avessi scelto l’accompagnamento in ospedale o solo l’ospedale a dilatazione iniziata a casa, con cavolo che mi sarei spostata dal mio gabinetto preferito. Davvero, giuro, il mio corpo aveva scelto quel luogo come sicuro, come nido, come tana, come posto sacro e indisturbato. E così doveva essere; e poi come scritto più sopra, se avessi scelto l’ospedale questa magia non l’avrei mai potuta vivere, mi avrebbero indotto il parto e ciao ciao vibrazioni naturali! Invece Hera è potuta nascere in armonia, dove io è papà abbiamo pregato e meditato con zia Monica la sera prima del grande giorno. Petra era accanto a noi per tutto il tempo, sul suo piccolo trono di stoffa grigio, beh, non l’avete notata nelle foto?

 

Un parto integrale, un parto naturale, il parto come natura ha stabilito.

Mancava ancora la seconda nascita della giornata, quella della placenta, un momento importante, la sorella di Hera; colei che l’ha nutrita per 9 mesi. Avevo paura di sentire dolore, non avevo più contrazioni ma dovevo farla uscire, così, 2 o 3 spinte decise e via… sguscia via anche la focaccina, indolore (che bello) la piccola ma bella placenta è ora tra noi! Il cordone nel frattempo continuava a trasmettere energie e sangue alla piccola, tutto ciò che le serviva mentre la tenevo stretta a me, senza lavarla ma non era sporca, aveva solo qualche macchiolina scura qua e la, Lotus Birth, si chiama così questa pratica naturale del lasciare che il cordone ombelicale si stacchi naturalmente dopo qualche giorno. Molte persone ci hanno detto: “Ma non è stato difficile gestire tutto?” No, anzi, è stato un modo per rallentare e per goderci questo momento che non tornerà mai più! Racconto nel dettaglio in questo ARTICOLO di cosa si tratta e di come è andata a noi. La nascita di una nuova “H”era – una nuova famiglia è nata in casa!

Momenti emozionanti, unici che vale la pena vivere a 360°.

Donne, siate protagoniste di questo momento insieme al vostro bimbo e al papà, non delegate a nessuno questa fortuna che abbiamo di poter essere creatrici. Noi sappiamo come partorire; non serve nulla se non essere presenti, collegate al nostro IO più profondo, avere fiducia in quello che sta accadendo e in noi; ascoltatevi e lasciatevi andare, DEL TUTTO senza se e senza ma. Non ascoltate racconti negativi, non vi servono, avete solo bisogno di racconti positivi ed energie positive, dovete credere alla legge dell’attrazione, tutto andrà come volete voi e il miracolo della vita, sarà perfetto! Scegliete il luogo che vi rende più tranquille, dove vi sentite a vostro agio, sceglietelo VOI con il cuore non perchè SI FA COSI’e siatene convinte; avete scelto il luogo giusto se li vi sentite sicure, nella vostra tana, in un rifugio protetto, dove si sentite ascoltate, indisturbate e dove potete assecondare il vostro istinto. Scegliete le persone o le non persone che volete accanto in quel momento, avrete scelto bene se con queste persone c’è feeling, vi sentite accolte e capite, state bene e con loro riuscite a stare nude e vocalizzare senza imbarazzo; chi starà li con voi NON DEVE DISTURBARE PER NESSUN MOTIVO ma solo essere presente in silenzio per darvi sicurezza, proteggervi. Guardate come partoriscono gli animali, noi siamo animali, scegliete il luogo e le persone pensando anche a questo. E poi, non è vero che il momento del parto si dimentica, PER FORTUNA rimane impresso nella mente e nella pelle come un tatuaggio. Io ricordo e non voglio scordare. Il dolore è vita, è cambiamento, è amore. Non abbiate paura del dolore ma lasciate che vi entri dentro e si trasformi in luce e forza. Il dolore, che chiamarlo tale è quasi dispregiativo, vi guiderà. Non è il dolore di quando ci si rompe un piede è un altro tipo di dolore, chiamiamolo Estasi, l’uscire “fuori di sé”, oltre i confini di chi crediamo di essere e di come siamo abituati a pensarci. E’ li chiave di tutto. Ho avuto il piacere di guardare un CD con video di parti estatici che mi imprestò Nicole, che ringrazio ancora oggi. Guardateli, vi si aprirà un mondo e affronterete il momento del parto con un’altra mentalità. Di fatto, durante la nascita, il bambino stimola le stesse terminazioni nervose sollecitate durante il rapporto sessuale e, inoltre, avviene la liberazione di una complessa catena di ormoni, che hanno la funzione di promuovere l’attaccamento verso il bambino, e che hanno quindi connotazioni piacevoli (l’ossitocina, in primis, sostanza che normalmente si libera, appunto, dopo l’orgasmo). Ho voluto provare e durante il travaglio, ripensando ai quei video ci sono riuscita, solo  per 3 contrazioni eh, ma va bene così, al prossimo travaglio sarà tutto diverso. Sarò ancora più consapevole. Ho cercato di non sbattere contro le onde ma di cavalcarle. Sapete perchè è così  difficile averlo interamente estatico? Perchè sia ha paura di lasciarsi completamente andare, non è nei nostri schemi mentali, nella nostra cultura. Al prossimo parto lascerò scorrere completamente e non cercherò di irrigidirmi all’arrivo di quelle onde ma danzerò insieme a loro. Ed eccoci qui, in questa foto fatta da Eleonora 10 mesi dopo la nascita… ora però dopo questo racconto mi viene voglia di farne altri 10 di figli… accipicchia, ho iniziato tardi!!!

Un enorme grazie a Ada la mamma che porta avanti con me il progetto dell’Asilo nel Bosco a Genova e a Eleonora (amica di parto in casa) che hanno accettato, di leggere l’anteprima di questo racconto rivivendo il loro.

Un’altro ringraziamento va alla mia Mamma, che senza il suo/mio parto tutto questo non sarebbe successo. Grazie per avermi dato alla luce …

Grazie a Gaetano che mi ha sempre appoggiato in tutte le mie scelte, compresa questa!

Grazie a Barbara e Linda che mi sono venute a trovare la sera stessa insieme ad una pizza ^_^

Un abbraccio a tutti e …al prossimo parto!Luana+Hera10mesifotoEleonora-300x200

10 mesi dopo … foto di Eleonora Vaschetti

fonte: italiachecambia.org

Le piante si parlano… attraverso le radici!

Quando, nel lontano 1973, il botanico sudafricano Lyall Watson arrivò alla conclusione che le piante provano emozioni e potrebbero essere sottoposte alla macchina della verità, la reazione del mondo accademico fu di grande derisione.piante-radici-400x250

Eppure, adesso dalla University of Western Australia arriva una sorprendente conferma: le piante reagiscono ai suoni e possono comunicare fra loro attraverso dei “click” fatti dalle radici. La ricerca è stata condotta dalla Dottoressa Monica Gagliano in collaborazione con il professore Daniel Robert dell’Università di Bristol (UK) e il professore Stefano Mancuso dell’Università di Firenze. E’ noto da tempo che le piante comunicano fra loro attraverso sostanze volatili per segnalare l’arrivo di un pericolo, come un erbivoro. La Dottoressa Gagliano un giorno mentre curava le erbe del suo giardino si è chiesta se queste potessero essere sensibili anche ai suoni e da lì ha avviato una serie di esperimenti con il suo team di ricerca. Sono così arrivati alla scoperta che le giovani piante di mais producono dei click sonori della frequenza di 220 Hz. Questi risultati sono stati pubblicati nella rivista internazionale Trends in Plant Science, ma siamo solo all’inizio di un lungo percorso che dovrebbe portarci ad avere maggiori conoscenze sulla capacità sensoriali e comunicative degli organismi vegetali. Nell’attesa di ulteriori ricerche, continuiamo a parlare con le nostre piante e chissà che loro, da qualche parte sotto il terriccio, non ci stiano rispondendo a suon di radici!

Fonte: tuttogreen.it