La Francia verso il bando dell’obsolescenza programmata

L’Assemblea Nazionale francese ha approvato un emendamento che ha lo scopo di impedire l’obsolescenza programmata, cioè l’insieme di tutte le strategie adottate dai produttori e finalizzate a ridurre il ciclo vitale di un prodotto. La durata di vita di un apparecchio di uso comune, cioè, viene intenzionalmente accorciata in modo da rendere il prodotto inservibile o “fuori moda” in breve tempo e spingere così le vendite di nuovi articoli.

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Rispetto al passato, ad esempio, le apparecchiature elettriche ed elettroniche in commercio hanno un ciclo vitale molto breve, talmente breve da far sorgere il legittimo sospetto che i produttori ne abbiano programmato scientificamente la “fine prematura” per massimizzando i profitti. È capitato a tutti che apparecchiature semi-nuove siano diventate improvvisamente inutilizzabili (in genere succede a due anni dall’acquisto, cioè dopo la scadenza del periodo di garanzia) oppure che i pezzi di ricambio non siano più in commercio o siano talmente costosi che conviene comperare un dispositivo nuovo piuttosto di riparare quello vecchio. Tutto ciò costringe i consumatori a gettare prodotti quasi nuovi, ma inutilizzabili, nella spazzatura e ad acquistarne altri. Questa abitudine, però, ha impatti negativi sul bilancio delle famiglie e conseguenze nefaste sull’ambiente: l’usura precoce e pianificata a tavolino provoca uno spreco inutile di risorse naturali e di tutti i metalli preziosi presenti nei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), un aumento esponenziale di rifiuti nelle discariche, l’inquinamento delle falde acquifere e dei suoli, con costi enormi a carico della collettività. In un interessante report dello scorso anno, due esperti tedeschi di obsolescenza programmata – Stefan Schridde e Christian Kreiss – hanno calcolato l’entità dei “danni economici” causati dall’obsolescenza pianificata nella sola Germania. Secondo gli esperti, se i consumatori tedeschi non fossero “costretti” a comprare continuamente nuovi apparecchi, si potrebbero risparmiare 100 miliardi di euro all’anno.Obsolescenza2

Per questi motivi, in Francia alcuni parlamentari hanno presentato un importante emendamento al Progetto di Legge sulla Transizione Energetica promosso dall’attuale Ministro dell’Ecologia, dello Sviluppo Sostenibile e dell’Energia, Ségolène Royal. L’emendamento prevede che l’obsolescenza programmata venga considerata una vera e propria frode a danno dei consumatori. Secondo il diritto francese dei consumatori, il reato di frode consiste nell’aver “ingannato o tentato di ingannare” il cliente sulla natura, quantità o idoneità all’utilizzo di un prodotto. Se la frode viene dimostrata, il produttore è punibile con pene detentive fino a due anni di reclusione e multe fino a 300.000 euro. E le sanzioni possono anche essere inasprite, se le conseguenze della frode sono particolarmente gravi per i consumatori. Attualmente, però, la frode riguarda la natura, quantità o idoneità all’utilizzo di un prodotto, ma non il suo ciclo vitale. Da qui la richiesta dei parlamentari Eric Alauzet, Denis Baupin et Cécile Duflot di inserire un nuovo comma relativo al reato di frode che abbia come oggetto “la durata di vita di un prodotto (che sia stata) intenzionalmente ridotta in fase di progettazione”. “Troppo spesso – si legge nella presentazione dell’emendamento – i prodotti di uso comune vengono progettati dai produttori per smettere di funzionare dopo che sono stati utilizzati un determinato numero di volte. Queste pratiche sono nefaste per l’ambiente e pesano sul potere d’acquisto delle famiglie. Al momento, il Codice dei consumatori non cita esplicitamente la riduzione della durata di vita di un prodotto tra gli elementi che concorrono alla definizione di frode ai danni dei consumatori, ma è essenziale che questa venga esplicitata, in modo da poter fermare l’obsolescenza programmata”.Obsolescenza4

L’emendamento è stato approvato dall’Assemblea Nazionale a fine settembre ed ora è in attesa di votazione da parte del Senato francese. E qui sta il nocciolo della questione: anche nel caso in cui l’emendamento venga approvato in via definitiva, per il produttore che si avvale dell’obsolescenza programmata non si apriranno automaticamente le porte del carcere, ma la frode sul ciclo vitale del prodotto dovrà essere prima dimostrata. Se, ad esempio, un consumatore francese volesse citare in giudizio un produttore perché la lavatrice, la stampante o lo smartphone sono durati solo pochi mesi o anni, dovrebbe convocare una serie di esperti e provare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il costruttore ha intenzionalmente accorciato la durata di vita del prodotto già in fase di progettazione. “Questo è un ottimo emendamento a livello teorico, ma la sua attuazione rischia di non esserlo”, ha commentato Olivier Iteanu, avvocato della Corte d’Appello di Parigi. “I singoli consumatori e i magistrati potrebbero decidere che non vale la pena spendere tempo e soldi per questo tipo di cause. Potrebbe funzionare, invece, in circostanze particolari – ad esempio in caso di sinistri o di class action collettive”. Ma ciò non toglie che l’emendamento votato dall’Assemblea nazionale francese costituisca una buona notizia: il problema dell’obsolescenza programmata non è più solo un tema per l’opinione pubblica, ma oggetto di dibattito anche a livello normativo. Segno che i cittadini – non solo francesi ma anche europei – sono sempre più consapevoli che la produzione di beni effimeri va fermata in favore di prodotti eco-sostenibili e di qualità, di un’economia circolare basata sulla facilità di riparazione, riuso e riciclo dei prodotti, e sull’efficienza nell’uso delle risorse. Perché l’usura pianificata a tavolino fa male a tutti: ai singoli cittadini, alla collettività e all’ambiente.

 

Fonte:  italiachecambia.org

Milleproroghe: rinviato l’obbligo di fonti rinnovabili negli edifici nuovi e ristrutturati

Il Senato ha approvato un emendamento al decreto Milleproroghe che fa slittare l’obbligo di aumentare la quota di fonti rinnovabili in edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti. Contrario il Movimento 5 Stelle377952

Il Senato ha approvato un emendamento al Dl milleproroghe, che fa slittare di un anno l’adeguamento ai nuovi obblighi di utilizzo di fonti rinnovabili negli edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti. Si tratta, più nel dettaglio, di una modifica (proposta dalla Lega) al decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, che introduce, appunto, delle prescrizioni in tema di edilizia sostenibile ed efficienza energetica degli immobili.  In particolare, la percentuale di acqua calda che dovrà essere prodotta usando le rinnovabili passerà dal 20% al 30% alla fine 2014 (inizialmente lo scatto era previsto alla fine del 2013). Posticipato, inoltre, il passaggio dal 20 al 35% della quota di consumi di energia termica che devono essere coperti da fonti rinnovabili . L’incremento era previsto per l’inizio di quest’anno, ma l’emendamento propone però lo slittamento di tale obbligo al 2015. Duro il commento del Movimento 5 Stelle che, oltre a dare notizia del voto e ad esprimersi contrariamente a Palazzo Madama, ha definito l’episodio «un nuovo colpo di mano alle fonti rinnovabili». Commenta il capogruppo al Senato del M5S Gianni Girotto: «L’ obbligo avrebbe permesso di implementare meglio il concetto di autoconsumo energetico degli edifici, contribuendo alla riduzione dei consumi energetici, alle emissioni, ma sopratutto a stimolare la domanda interna e la ripresa economica favorendo il settore della green economy. Sicuramente, l’approvazione di questo emendamento, che vede la contrarietà del Movimento 5 Stelle, contribuisce a minare il dibattito sul clima e gli obiettivi europei al 2030 in cui il Governo deve rispondere al più presto per chiarire la sua posizione».

Fonte: ecodallecittà