“Rischiano di sparire i temi caldi dell’ecologia”

Un commento di Paolo Hutter su come è stata presentata e accolta la Transizione Ecologica che dovrebbe essere un pilastro del nuovo governo Draghi

Strane o finalmente normali che siano, le coincidenze politiche hanno dato in questi giorni una visibilità incredibile all’ambiente, o meglio alle parole dell’ambiente. Provo a tornare a scrivere qualcosa anche io, alzando un attimo la testa dai Progetti Salvacibo e simili in cui sono immerso. Le parole che ho sentito più forti in questi giorni, il sapore percepito di questa “transizione ecologica” è un po’ tanto tecnocratico per i miei gusti. E non mi riferisco tanto alle esperienze di robotica o tecnoscienza del neo ministro Cingolani, non mi riferisco neanche al discorso di Draghi, ma mi riferisco ai pronunciamenti delle principali associazioni ambientaliste. Ho sentito il dibattito de La Nuova Ecologia di martedì 16 febbraio e sono rimasto spiazzato. Quasi tutta l’enfasi, l’ aspettativa, è puntata sulle rinnovabili, e poi sugli impianti da aprire per il riciclo e il compostaggio. Quasi come una appendice indipendente viene ricordata la biodiversità. Capisco che di fronte ai miliardi del Recovery Fund, e alle scelte da fare, i sentimenti di sobrietà monastica non servano. Posso anche capire che papa Francesco lo lasciamo citare a Draghi perché dal banchiere suona più inaspettato, da Greenpeace non serve. Ma sembra (per un attimo?) che siano stati dimenticati non dico i richiami alla necessità di ridurre i consumi superflui, ma persino i riferimenti al risparmio energetico e ai criteri di efficienza e sufficienza.

Certo, è comprensibile che in questo momento si concentri l’attenzione sul conflitto tra fonti rinnovabili e combustibili fossili, è comprensibile che si punti su solare ed eolico per contrastare la presunta efficienza del gas. Ma non si può irridere chi vuole difendere il paesaggio e più in generale non credo si possa pensare di fare una vera transizione ecologica solo coi temi freddi dei Gigawatt elettrici senza i temi caldi di una economia circolare solidale e antispreco.

Fonte: ecodallecitta.it

Il risparmio energetico con le auto ibride: la fuel economy della Volkswagen XL1

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Il risparmio energetico è importante per la salvaguardia ambientale: con le auto ibride si può fare un passo importante. Ecco come funziona la fuel economy della Volkswagen XL1.

Il risparmio energetico è uno degli obiettivi a cui bisogna tendere per chi ha a cura la salvaguardia ambientale, e la ricerca si basa soprattuto sull’ottimizzazione dei consumi auto e sull’efficienza delle auto. Questo obiettivo viene centrato dalle auto ibride e dalle auto elettriche, che con un diverso tipo di fuel economy possono davvero cambiare lo scenario sui consumi. Le caratteristiche della Volkswagen XL1 rispondono a questa esigenza, ed è stata messa alla prova in un tour attraverso le 5 smart city in Europa più attente alla salvaguardia dell’ambiente. Con il propulsore elettrico da 20kW e i 50km di autonomia in modalità full electric offerti dalle batterie agli ioni di litio di cui è dotata è possibile muoversi tra le strade di Amsterdam imitando il silenzio con cui l’acqua scorre tra i canali che le affiancano, mentre in modalità hybrid il contributo del motore bicilindrico Diesel 800cc da 48 CV diventa determinante per raggiungere più a nord in grande comodità la città svedese di Stoccolma con un consumo che scende al di sotto del litro di carburante ogni 100 km di percorrenza. Consumi tanto contenuti sono possibili grazie al sistema di propulsione ibrido plug-in, all’uso di battistrada davvero stretti che limitano gli attriti sull’asfalto, un ridotto coefficiente di resistenza aerodinamica pari a 0.18 e un peso complessivo dell’auto molto contenuto. La Volkswagen XL1 pesa appena 795 kg, di cui 227 kg per il propulsore inclusa la batteria, 153 kg per il telaio e 230 kg per la carrozzeria compresa di porte, parabrezza con tecnologia a vetro sottile e monoscocca in carbonio. Attraversare i suggestivi fiordi della Danimarca con un’auto simile, più corta di una Polo, più bassa di una Porsche Boxster e che vanta emissioni di CO2 di appena 21 g/km ci fa sentire discreti e rispettosi dell’ambiente, molto piccoli di fronte la sublime maestosità con cui la natura si esprime in questi luoghi e ci fa capire che c’è ancora molto da fare ma che siamo sulla strada giusta. C’era una volta l’auto e la città. C’era una volta l’auto per cinque città. Elegantemente vestita di bianco, come una sposa perfetta per la civiltà in cui si è deciso di respirare un’aria più nuova e pulita, la Volkswagen XL1 si muove con stile come un’icona silenziosa tra le strade di città già catapultate nel futuro più limpido. Nel giorno e nella notte, luci ed ombre scorrono riflesse lungo le sue forme minimali in un interminabile timelapse che conduce questa leggerissima automobile tra le aperte mura delle più suggestive smart cities d’Europa. Il cuore green di questa affascinante autovettura entra in perfetta risonanza con l’animo nobile delle opere d’arte che incontra e le sue forme avveniristiche si muovono con disinvoltura nel contesto architettonico offerto dalle scultoree opere belghe firmate Santiago Calatrava, tanto quanto farebbero tra le architetture anni 50 di Pier Luigi Nervi, il neoclassicismo offerto dai boulevard parigini o nella penombra della Tour Eiffel. Come un giovane profeta in terra straniera la Volkswagen XL1 corre proclamando innovazione tra fieri edifici in ferro forgiato e bulloni che dopo un secolo non smetteranno comunque mai di voler essere moderni e raggiunge terre in cui si è già realizzata la promessa di un mondo più vivibile, ecosostenibile, tecnologico, accogliente e pulito.

I suoi impazienti propulsori sostenuti e circondati da strati di materiali compositi altamente tecnologici e leggeri e la sinuosa silhouette plasmata dalla galleria del vento si incastonano finalmente tra le arcate di luce della stazione di Liegi, come fossero parte di un unico disegno e create dalla medesima mano. Ogni linea di questa futuristica vettura ripercorre le curve tipiche di quella intramontabile matematica armonia che ha fatto di ogni grande architettura un modello senza tempo. L’austerità delle sue forme, il volto più sincero delle sue origini tedesche, si fonde con forza con i principi di funzionalità che muovono gli organizzatissimi poli tecnologici che l’accolgono alle porte della capitale economica della Vallonia, Liegi, e tra le architetture delle cinque città più smart e Green dell’Europa del Nord, le più attente all’ambiente, ai trasporti e alla qualità della vita.

7 Guarda la Galleria “Volkswagen XL1 | #smartcities360 Tour”

 

Fonte: ecoblog.it

Consumi energetici in calo: colpa della crisi o merito dell’efficienza?

Negli ultimi anni, il settore industriale ha ridotto i consumi energetici molto più del comparto civile: segno che in Italia è la crisi il vero “motore” dell’efficienza energetica? Un’analisi dei dati disponibili380650

Un quantitativo di energia primaria pari a circa 1.200 Gwh (Gigawattora), corrispondenti a 268.000 tonnellate di CO2 non emesse in atmosfera. A tanto ammontano, secondo i dati Enea, i benefici in termini di risparmio energetico ottenuti in Italia nel 2012 (l’ultimo anno per cui sono disponibili le stime ufficiali, ndr) grazie agli interventi di efficientamento sugli immobili incentivati col meccanismo della detrazione fiscale del 55% (attualmente l’aliquota è fissata al 65%, ndr).
Cifre significative, ma inferiori ai valori record raggiunti nel 2010, quando il risparmio energetico annuo era stato superiore del 35%, con 2.032 Gwh/anno di energia “salvata”. Per il 95%, gli interventi di incremento dell’efficienza hanno riguardato persone fisiche, e per il 64% si è trattato di operazioni di sostituzione degli infissi (168.000 interventi sul totale delle pratiche). Seguono l’ammodernamento dell’impianto di riscaldamento (25%) e l’installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda (9% del totale). Per il 70%, inoltre, le azioni di riqualificazione energetica incentivati nel 2012 hanno riguardato immobili riscaldati con impianti a metano (seguono le biomasse al 13% e l’elettricità al 7%). Il 22% degli interventi complessivi, infine, è stato realizzato sul territorio della sola regione Lombardia, mentre un altro 38% ha riguardato Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Il Piemonte, in particolare, detiene per il 2012 il record di energia risparmiata pro capite, con 49 Gwh/anno per abitante.

Leggi tutti i dati nel Rapporto Enea 2012 sulla detrazione fiscale del 55%

Più in generale, al di là degli interventi sull’edilizia incentivati col 55%, nel 2012 l’Enea ha certificato per l’Italia risparmi energetici complessivi pari a oltre 73.000 GWh, quasi il 30% in più rispetto al 2011. Un calo dei consumi che, però, ha interessato soprattutto i settori trasporti e industria (vedi oltre per ulteriori dettagli) più che il civile, che anzi ha visto crescere il suo peso percentuale sui consumi nazionali dal 34,5% del 2011 al 36,7% dell’anno successivo (anche se, ampliando l’analisi al periodo 1990-2011, il residenziale è il settore che ha conseguito i progressi più regolari, mentre l’industria ha avuto significativi miglioramenti di efficienza solo a partire dal 2005).

Scarica il Rapporto 2012 sull’efficienza energetica dell’Enea

Per lo meno negli ultimissimi anni, dunque, nonostante i buoni risultati delle detrazioni sull’efficienza in edilizia, il calo complessivo dei consumi dipende forse più dalla crisi delle industrie che dalla maggiore attenzione degli italiani. Qual è dunque il peso effettivo delle buone pratiche in tema di efficienza sul bilancio energetico complessivo dell’Italia? Sono gli atteggiamenti virtuosi dei cittadini, in aumento negli ultimi anni, a incidere davvero sul calo dei consumi, o è piuttosto la crisi economica ad aver condotto forzatamente il nostro paese a una progressiva riduzione del fabbisogno energetico nazionale?  Proviamo a ragionare sulle cifre disponibili. Sempre nel 2012, secondo i Dati provvisori di esercizio elaborati da Terna, in Italia la richiesta complessiva di energia elettrica ha raggiunto i 325.300 Gwh, in diminuzione del 2,8% rispetto al 2011, nonostante un giorno lavorativo in più (il 2012 è stato un anno bisestile, ndr). Particolarmente significativo, nel quadro generale del crollo dei consumi, sembrerebbe il peso della crisi sofferta dai principali settori industriali. Tra il 2011 e il 2012, infatti, i consumi elettrici dell’industria sono calati del 6,6%, mentre il comparto domestico ha visto una riduzione di appena l’1% (in aumento, invece, i dati di terziario e agricoltura). Risultano in calo, in dettaglio, i consumi di tutti i principali settori industriali (dal siderurgico all’alimentare, dalla produzione di elettricità alle costruzioni), ad eccezione dell’estrazione di combustibili e del comparto acquedotti.

Consulta i Dati Terna relativi ai consumi elettrici del 2012

Un dato, quello del ruolo preponderante della crisi industriale nel crollo dei consumi nazionali, confermato anche dal Ministero dello Sviluppo Economico che, nel Bilancio energetico nazionale 2012 (l’ultimo di cui è stata pubblicata la versione definitiva, ndr), certifica un calo annuo dei consumi totali di energia del 3,5%, con trasporti e industria ai primi due posti tra i settori che fanno registrare una contrazione (rispettivamente con il -9,2% e -7,6% rispetto all’anno precedente). Secondo le stime del MISE, invece, il fabbisogno energetico del comparto civile (che a differenza dei dati Terna include anche il gas naturale e altri combustibili) risulta addirittura in aumento dello 0,9% annuo, nonostante i risultati della detrazione fiscale del 55% registrati dall’Enea e il calo del fabbisogno elettrico contabilizzato da Terna.

Scarica il Bilancio energetico nazionale 2012 del MISE

Un trend che sembrerebbe essere confermato dalle prime cifre, ancora provvisorie, relative al 2013, che fotografano di nuovo una maggiore contrazione per il settore industriale a fronte del comparto domestico. Sul calo dei consumi, insomma, almeno da un paio di anni a questa parte sembrerebbe avere inciso più la crisi economica, che colpisce in modo particolare l’industria, che le buone pratiche domestiche “pro efficienza” o, in particolare, gli interventi di ristrutturazione edilizia a fini energetici realizzati da privati cittadini (che pure hanno mostrato, fin dalla loro introduzione nel 2007, potenzialità molto importanti). È d’altra parte la stessa Enea, nel suo “Rapporto 2012 sull’efficienza energetica”, ad auspicare, pur sottolineando i buoni risultati già raggiunti dall’Italia, una più incisiva «azione di sensibilizzazione sui temi del risparmio e dell’efficienza energetica attraverso la quale programmare percorsi informativi ed educativi mirati. È infatti questa la chiave per raggiungere ulteriori e più ambiziosi risultati: soltanto una domanda sempre più consapevole e competente potrà essere in grado di stimolare un’offerta sempre più innovativa».

Va detto, in ogni caso, che l’intera Unione Europea è piuttosto in ritardo sul suo obiettivo complessivo in termini di aumento dell’efficienza energetica (l’unico non vincolante del “Pacchetto clima 20-20-20”, ndr), e che anche il monitoraggio puntuale e dettagliato dei progressi effettuati dai singoli stati – con il confronto tra le diverse voci e il contributo dei vari comparti al target di risparmio – risulta tuttora difficile, se paragonato ad esempio con la contabilizzazione della produzione di energia da fonti rinnovabili. Una “ingiustizia” a cui potrebbe porre definitivamente rimedio il nuovo pacchetto di impegni climatici UE al 2030, che dovrà essere approvato dall’Unione nei prossimi mesi.

(Photo ©Eco dalle Città)

Fonte: ecodallecitta.it

Rifkin annuncia la fine del capitalismo

“Al cuore del capitalismo c’è una contraddizione che ne sta ora accelerando la fine”. Jeremy Rifkin, consulente dell’Unione Europea e guru mondiale dello sviluppo sostenibile, ha presentato in Italia il suo ultimo libro, “La società a costo marginale zero”, pronosticando un futuro “in decrescita”.rifkin

Proviamo a immaginare uno scenario in cui il costo di ogni ulteriore produzione sia, al netto dei costi fissi, praticamente pari a zero. Impossibile, dite voi? Invece secondo Jeremy Rifkin – che nei giorni scorsi a Milano, Mantova e Trento ha presentato il suo nuovo libro, La società a costo marginale zero – tutto questo è già realtà. Crescono infatti i prosumers – consumatori che diventano produttori in proprio – che generano e condividono informazioni, contenuti d’intrattenimento, energia verde e oggetti fabbricati con stampanti 3D, il tutto ad un costo marginale quasi zero. Ma cosa significa realmente? Una società caratterizzata da costi marginali prossimi allo zero rappresenta il contesto a massima efficienza in cui promuovere il benessere generale e, nel contempo, il punto di flesso che segna l’inevitabile uscita del capitalismo dalla scena mondiale. Infatti quando i beni e i servizi diventano quasi gratuiti, il profitto precipita, il mercato si atrofizza e il sistema capitalistico muore. A cominciare dal suo elemento fondante: la proprietà. Usando le parole del filosofo William James, la proprietà è diventata il sistema di misurazione dell’essere umano e un’estensione della personalità, così che il confine tra ciò che una persona chiama “me stesso” e ciò che chiama semplicemente “mio” è difficile da tracciare. La nostra reputazione, i nostri figli, l’opera delle nostre mani, possono esserci cari quanto il nostro corpo. Nel suo senso più ampio, il sé di un uomo è la somma totale di tutto quello che egli può chiamare suo: non soltanto il suo corpo quindi, ma anche i suoi indumenti e la sua casa. Se crescono e prosperano, si sente trionfante, se deperiscono e diminuiscono, si sente abbattuto. Oggi, però, un numero crescente di persone inizia a percepire la proprietà come un limite, un qualcosa di obsoleto e fuori moda, oltre che, in molti casi, anche poco conveniente. In Italia lo dimostra una ricerca condotta da Ipsos e commissionata da Airbnb e BlaBlaCar: il 31% degli intervistati si dimostra interessato ad utilizzare i servizi collaborativi, l’11% si dichiara già utilizzatore e solo il 27% si è dimostrato negativamente orientato verso il fenomeno. Il 57% degli intervistati prevede inoltre una forte diffusione del ride sharing, il 47% ritiene che l’house sharing crescerà nel prossimo futuro, mentre i settori che sembrano avere maggiori potenzialità sono il co-working e il car sharing, citati rispettivamente dal 61% e dal 53% degli intervistati.  Emerge dunque che il mondo non è più di chi possiede, ma di chi condivide: mentre in passato la libertà era concepita in termini negativi, come diritto di escludere gli altri dal godimento di qualcosa conquistato col sudore della fronte (logica meritocratica), oggi la libertà è intesa come diritto all’inclusione e misurata in termini di accesso (logica collaborativa e solidale). Il punto di svolta è ormai vicino, secondo le previsioni di Rifkin: stando alla sua ricostruzione, entro il 2050 il mercato capitalistico si ritrarrà in nicchie sempre più ristrette, mentre si affermerà sulla scena mondiale un nuovo sistema economico, quello del Commons collaborativo. Nel nuovo scenario la gestione e il controllo centralizzato del commercio cedono il passo alla produzione paritaria, distribuita e a scala laterale, segnando quindi la fine delle bipartizioni “proprietari e lavoratori”, “venditori e consumatori”. Arroccarsi in una Seconda rivoluzione industriale ormai al tramonto, con opportunità economiche sempre più modeste, un Pil sempre più contratto, una produttività sempre più in calo, un tasso di disoccupazione sempre più alto e un ambiente sempre più inquinato, è quindi improponibile, secondo Rifkin. Dal volume emerge che occorre favorire la convergenza dell’Internet delle comunicazioni, dell’energia e della logistica. Ad esempio, afferma Rifkin, «Occorre cambiare la piattaforma energetica perché costa sempre di più e porta al cambiamento climatico. Non capisco cosa stia aspettando l’Italia: si parla di attualità, riforme, ed è necessario farle ma non è sufficiente. L’Italia deve cambiare il proprio modello energetico. Non può restare nel XX secolo, ancora con carburanti fossili e con il nucleare perché così rimarrà un passo indietro». Questa trasformazione deve poi essere accompagnata da un cambiamento culturale, quello che Rifkin chiama “sviluppo di una coscienza biosferica”, ovvero quella coscienza che porta a riconoscere che le vite degli individui sono intimamente interconnesse, che il benessere personale dipende dal benessere della più ampia comunità nella quale si vive e che, ancora, tutto ciò che si fa lascia un’impronta ecologica.  Rifkin racconta una rivoluzione che sa di Decrescita, fatta di semplicità, ragione e rispetto: per costruire una società della decrescita bisogna cambiare radicalmente il sistema economico, attraverso una ri-localizzazione della produzione,  una forte diminuzione dei movimenti di merci e capitali e un aumento del periodo di vita dei prodotti per diminuire la massa dei rifiuti, secondo la logica della condivisione. Maurizio Pallante, Fondatore del Movimento della Decrescita Felice in Italia, suggeriva proprio qualche settimana fa l’ennesima piattaforma collaborativa (CoseInutili.it), chiedendosi nel contempo come sia possibile decrescere in un Paese in cui è così difficile fare autoproduzione. Rifkin fornisce una risposta più che ottimistica, ora tocca al governo ma anche a tutti i singoli che vogliono muoversi in questa direzione. “Cambierà tutto come è avvenuto con motore a vapore, telegrafo e ferrovia durante la Prima Rivoluzione ed elettricità, telefono e petrolio durante la Seconda. Possiamo accettarlo e agire di conseguenza oppure rimanere spettatori del cambiamento altrui”

Fonte: ilcambiamento.it

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Come costruire una stufa a massa termica e prepararsi per tempo per la prossima stagione fredda

Scaldarsi con la legna è uno dei modi più antichi per proteggersi dal freddo ma nel corso del tempo l’utilizzo di questa tecnica si è ottimizzata ed evoluta, puntando ad una maggiore efficienza, comodità, resa, comfort, sicurezza e semplicità. Una delle avanguardie è la stufa a massa termica ed ecco come fare per imparare a costruirla.stufa_a_legna

Tra le varie tipologie di stufe, quella a massa termica (o stufa in muratura) si è evoluta e perfezionata nel tempo soprattutto nel centro e nord Europa e, in base alla tipologia e alla zona, ha preso nomi diversi come Kachelofen, Grundofen, Stube, dalle caratteristiche leggermente diverse ma con un concetto comune: scaldare una massa opportunamente progettata e dimensionata in modo che questa riscaldi l’ambiente circostante utilizzando poco combustibile, sfruttando efficientemente il calore dei fumi prima della loro uscita dal comignolo. Ora, con l’avvicinarsi della stagione calda, non si è più nell’emergenza di doversi scaldare nell’immediato, quindi ci si può prendere tutto il tempo per imparare le tecniche di costruzione di una stufa a massa termica per poter poi essere pronti per la prossima stagione fredda. L’occasione è data da un corso che si terrà a Massa Marittima (GR), dal 7 all’11 maggio: un vero e proprio laboratorio didattico con Axel Berberich per la costruzione di una stufa a massa termica (su due piani e due serpentine radianti) ed una stufa cucina con forno. Le stufe verranno costruite in un casa solare passiva (serra solare in luce a sud) tamponata in balle di paglia. L’elevato isolamento e traspirabilità dell’edificio (paglia, grassello di calce e argilla) si abbina quindi perfettamente con l’alta efficienza della stufa ed in linea con la tipologia di edificio a basso consumo energetico. La massa termica per “intrappolare” e “rilasciare” il calore può essere di varia natura. Tra i tanti materiali, la terra cruda, ovvero l’argilla, è tra i migliori, semplici da usare e naturali. Le stufe in muratura infatti vengono generalmente costruite con mattoni crudi di argilla o, alternativamente, in mattoni refrattari, legati tra loro da una malta di allettamento a base di argilla, sabbia e acqua. I materiali utilizzati sono quindi naturali, largamente diffusi sul territorio, relativamente economici e di facile reperibilità o autoproduzione.
VANTAGGI
Tra i vantaggi principali troviamo:
 Il calore viene diffuso per IRRAGGIAMENTO, esattamente come il sole scalda la terra. La massa termica, una volta riscaldata da una combustione ad elevata temperatura, rilascia nel tempo il calore nell’ambiente. Non scalda l’aria, come i tradizionali sistemi di riscaldamento a convezione o circolazione, ma scalda solamente la “massa” di ciò che i raggi incontrano: il nostro corpo, le pareti, il mobilio etc etc. Non scaldando l’aria si eliminano problemi di circolazione di polveri e pulviscolo e perdita di calore quando l’aria calda esce (spifferi, porte e finestre aperte, cattivo isolamento).
 Il calore da irraggiamento e’ benefico e salutare sul corpo in quanto riproduce l’effetto del sole all’interno della casa e riesce a penetrare maggiormente all’interno del corpo rispetto alla sola aria calda.
 L’alta efficienza della stufa comporta un ridotto utilizzo di combustibile (legna), una carica ogni 12/24 ore nei giorni più freddi o una carica ogni 48 ore nei periodi meno freddi. Questa maggiore efficienza implica minore taglio di legna, minore spazio di stoccaggio, minore impegno e lavoro nell’approvvigionare la legna e caricare continuamente la stufa durante il giorno. Un notevole risparmio energetico.
 Le stufe a massa termica opportunamente progettate possono a loro volta inglobare altri elementi: serpentina/e per acqua calda sanitaria o per scaldare ambienti lontani dal corpo centrale della stufa attraverso, ad esempio, dei muri radianti.
La particolarità di questo tipo di stufe è che vengono progettate e dimensionate su misura tenendo in considerazione l’ambiente in cui si trovano, quanto e cosa devono scaldare, la capacità isolante dell’edificio, eccetera. Non rappresentano quindi una soluzione fissa, ma una modularità che può adattarsi ad ambienti o edifici diversi (case nuove o esistenti – es: case in pietra o muratura; su uno o più piani o locali). In base a tutti questi fattori viene calcolata la resa in KW che la stufa dovrà generare e come questa viene distribuita nell’ambiente. Questo tipo di stufe possono quindi includere delle serpentine ad acqua calda a bassa temperatura per scaldare ambienti chiusi (il bagno ad esempio) o il riutilizzo dei fumi ancora molto caldi tramite opportuni “girofumi” per scaldare altri ambienti. Con questo tipo di “progettazione” e “tecnologia” la stufa risulta essere un elemento importante dell’abitazione, vivo e presente ed indipendente dall’energia elettrica.
Per informazioni sul laboratorio di maggio nel Grossetano:
Alberto Tesio
334 7983854
albertotesio@yahoo.it

fonte: il cambiamento.it

Riscaldamento Naturale della Casa

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Torri di Quartisolo: un Comune a…efficienza energetica

Un software per censire e analizzare – in rete e gratuitamente – gli edifici di un territorio, proponendo soluzioni concrete e praticabili per migliorarne l’efficienza energetica. È questo l’aspetto più innovativo del progetto presentato dal comune di Torri di Quartesolo, in provincia di Vicenza, all’interno del Piano d’azione per l’energia sostenibile (Premio A+CoM nel 2013 come migliore PAES italiano nella categoria dei comuni dai 5.000 ai 20.000 abitanti).efficienza_energetica

Un applicativo (si può scaricare gratuitamente dal sito del comune vicentino) che usa come database i dati emersi dalla “Zonizzazione energetica” del territorio comunale, elemento giudicato vincente da Alleanza per il Clima, l’onlus che insieme a Kyoto Club ripropone anche quest’anno il premio A+CoM per i migliori Piani d’azione per l’energia sostenibile italiani (c’è tempo fino al 24 marzo per partecipare, per maggiori informazioni www.climatealliance.it).
“Grazie ad apposite analisi di livello territoriale – spiegano da Torri di Quartesolo – abbiamo diviso gli edifici in funzione del loro consumo energetico: per ogni zona individuata, da quella più energivora (Zona I) a quella con le performance relativamente più virtuose (Zona V), sono state effettuate delle simulazioni d’intervento con l’obiettivo di studiare il vantaggio economico e ambientale dell’investimento in un miglioramento energetico”. Ora così, attraverso un click, i cittadini quartesolani potranno visualizzare con il computer le proprie abitazioni, conoscerne lo stato di salute energetico e gli eventuali interventi da programmare per migliorarne l’efficienza. “Il nostro software – proseguono dall’ufficio tecnico del comune veneto – utilizza Google Earth, applicativo che Google mette a disposizione gratuitamente per tutti gli utenti della rete: tutti gli edifici del Comune di Torri di Quartesolo sono individuati con dei blocchi tridimensionali colorati (rosso, arancione, giallo, verde scuro e verde chiaro). Spostando il cursore su ogni singola abitazione e cliccandoci sopra si vede comparire una schermata in cui vengono suggeriti tutti i possibili interventi di efficienza e risparmio energetico che si possono mettere in campo”. Migliorie per diminuire i consumi per il riscaldamento e l’acqua calda, come comportamenti energetici virtuosi (ad esempio, mantenere le temperatura dei locali entro i 19° C), la realizzazione di isolamenti termici, la sostituzione dei serramenti o della caldaia o l’istallazione di pannelli solari termici. Interventi per cui sono stati specificati tutti i parametri tecnici necessari (mq, costi) in funzione delle caratteristiche dell’edificio medio di ogni Zona, dando, allo stesso tempo, una serie di informazioni indispensabili a cittadini per scegliere se intervenire o meno: detrazioni a cui si può eccedere, risparmio energetico ed economico annuale conseguibile, costo d’investimento necessario e tempo di rientro dell’investimento.

Fonte: il cambiamento.it

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Nuovi obiettivi UE su CO2, efficienza e rinnovabili: battaglia a Bruxelles

Le varie direzioni generali della Commissione UE sono ancora in disaccordo sulla linea da seguire nel definire il target europeo al 20130 in tema di emissioni, efficienza energetica e fonti rinnovabili. Ma in pochi giorni si dovrebbe arrivare alle nuove misure

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Sarà ”battaglia sino all’ultimo minuto” su cifre e vincoli tra i commissari Ue che mercoledì prossimo dovranno adottare l’atteso pacchetto di misure sui target climatici, energetici, ambientali e industriali, ”tutti strettamente collegati gli uni agli altri”. La partita, infatti, riferiscono fonti Ue, vede da una parte ”la tutela della competitività dell’industria e la sostenibilità dei prezzi per i consumatori”, e dall’altra ”la capacità di attirare investimenti in Europa” sulle tecnologie verdi. L’esito preciso delle discussioni, che fervono tra le diverse direzioni generali della Commissione Ue in vista della decisiva riunione del Collegio del 22, non è scontato. Anche se sembra andare verso un 40% vincolante di taglio delle emissioni di CO2, come sostenuto dalla commissaria al clima Connie Hedegaard, dal presidente Barroso e anche dai ministri dell’ambiente di alcuni paesi tra cui l’Italia, mentre gli obiettivi sulle rinnovabili resterebbero non obbligatori. La ‘linea del Piave’, su cui concordano diversi commissari tra cui Tajani, Rehn e Oettinger, è di evitare di affossare del tutto la competitività dell’industria europea, già messa a dura prova dalla crisi. Nessuno a Bruxelles è contrario a ridurre in linea di principio le emissioni di CO2, ma si vuole anche evitare un ‘carbon leakage’ a favore degli impianti industriali ad alto impatto ambientale dei paesi emergenti come la Cina, e la chiusura ulteriore di quelli europei per deficit di competitività. I dati in possesso di Bruxelles mostrano infatti una situazione differenziata a seconda del comparto, dove quelli più penalizzati da target climatici ambiziosi sarebbero quelli dell’industria pesante. Un ulteriore tassello della strategia Ue dovrebbe arrivare per Pasqua, quando il commissario alla concorrenza Almunia dovrà presentare le nuove norme sugli aiuti di stato valide sino al 2020, che riguardano in particolare le industrie energivore.

 

Fonte. ecodallecittà

Il grafene aumenta l’efficienza dei dispositivi fotovoltaici

Il grafene si conferma come il materiale delle meraviglie con applicazioni che possono rivoluzionare le rese dei materiali fotovoltaicigrafene-384x350

Per i ricercatori dell’Istituto nanoscienze (Nano-Cnr) e dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie (Ifn-Cnr) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) il grafene si conferma essere il materiale delle meraviglie grazie ad una proprietà recentemente scoperta. Infatti il grafene se sottoposto a impulsi luminosi brevissimi riesce a moltiplicare a cascata gli elettroni. Questo risultato è stato ottenuto grazie alla collaborazione con Politecnico di Milano, Scuola normale superiore e Università di Cambridge e Manchester e pubblicato su Nature Communications. Rispetto alla capacità del grafene di moltiplicare gli impulsi luminosi, precisa Giulio Cerullo di Ifn-Cnr e Politecnico di Milano:

La moltiplicazione di carica è estremamente difficile da rilevare poiché dura appena un centinaio di femtosecondi, meno di un milionesimo di milionesimo di secondo! Per studiare effetti fisici su scale temporali così brevi servono impulsi luminosi altrettanto brevi, che siamo stati in grado di ottenere con tecniche di spettroscopia ultra-veloce capaci di ‘comprimere’ la luce. Il nostro esperimento rappresenta al momento l’evidenza sperimentale più chiara del fenomeno nel grafene.

La proprietà scoperta, dunque, si presta a essere utilizzata in tutti quei dispositivi fotovoltaici per aumentarne l’efficienza. Il progetto sotto cui rienta questo ambito di studio è Graphene Flagship sostenuto da un maxi-finanziamento di un miliardo di euro per 10 anni anni e che vede la partecipazione di oltre 70 partner scientifici e industriali il cui obiettivo è usare il grafene in vasti settori di applicazione. Spiega Marco Polini di Nano-Cnr di Pisa:

Studiare il comportamento degli elettroni nel reticolo bidimensionale di questo materiale, che è costituito da un foglio monoatomico di atomi di carbonio, è la chiave per capirne e sfruttarne al meglio le eccezionali proprietà: conduzione di elettricità e calore migliore del rame, leggerezza e resistenza maggiori dell’acciaio. Un aspetto ancora poco noto, per esempio, è cosa accade agli elettroni dopo che un lampo intenso e ultra-breve di luce li ha fortemente perturbati: abbiamo pertanto indagato le primissime fasi successive alla foto-eccitazione, quando gli elettroni, riscaldati dalla luce a temperature di migliaia di gradi, si raffreddano in un tempo brevissimo.

In sostanza i fotoni che precipitano vanno a creare un processo noto come moltiplicazione a cascata, per cui spiega Polini:

Un fenomeno noto come ‘carrier multiplication’, grazie al quale, per ciascun fotone assorbito dal grafene, più elettroni si mettono in moto e incrementano la corrente elettrica. La possibilità di innescare questo fenomeno potrebbe migliorare le prestazioni delle tecnologie fotovoltaiche e dei dispositivi optoelettronici in termini di efficienza, robustezza, risparmio energetico.

Fonte:  Comunicato stampa Cnr

 

Il paradosso di Jevons: più efficienza causa più consumo

Il miglioramento delle tecnologie energetiche non basta a ridurre la nostra impronta ecologica, perchè è verificato che se aumenta l’efficienza aumentano anche i consumiEfficienza-e-consumi-cemento

Il grafico qui sopra illustra bene il paradosso di Jevons, raccontato da Serge Latouche nella citazione che segue. Tra il 1998 e il 2006, quindi prima della crisi, i miglioramenti dell’efficienza energetica nella produzione del cemento in Italia non hanno ridotto i consumi energetici totali, ma li hanno aumentati.

«Un rapporto del Sustainable Europe Research Institute conferma che negli ultimi trent’anni, malgrado una diminuzione del 30% della quantità di risorse naturali consumate per punto di PIL supplementare, l’estrazione totale di materie prime non si è affatto ridotta. Questo fenomeno è stato battezzato effetto rimbalzo o, nella letteratura specializzata,paradosso di Jevons. L’economista neoclassico W.S. Jevons aveva osservato che le caldaie a vapore consumavano sempre meno carbone grazie ai perfezionamenti tecnici, ma che il consumo globale  di carbone continuava a crescere  a seguito della moltiplicazione delle caldaie stesse. Le tecnologie efficaci in ultima istanza sollecitano la crescita della domanda; l’aumento dell’efficienza è più che controbilanciato da un aumento delle quantità consumate. Soddisfatti di avere ridotto il nostro consumo di energia, per esempio usando lampadine a risparmio energetico, ci offriamo un viaggio in più alle Antille… Il TGV va più veloce: allora andiamo più lontano e viaggiamo più spesso. La casa è meglio isolata: con i soldi risparmiati in energia ci compriamo un’altra automobile. Internet dematerializza l’accesso all’informazione: e noi stampiamo più carta. Il risultato è che ci sono sempre più autostrade e TGV, il traffico aumenta e il consumo di carta non cala.»

Serge LatouchePer un’abbondanza frugale, Torino 2012, pp 96-97

Fonte: ecoblog

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Efficienza, emissioni e rinnovabili al 2020: come sta andando l’Europa?

L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha pubblicato un bilancio degli obiettivi UE al 2020 in materia di emissioni, rinnovabili ed efficienza energetica. Se l’Europa lotta ancora per raggiungere i primi due target, il terzo sembra sempre più lontano dalla possibile attuazione. E l’Italia non è da meno

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Salvo sorprese, l’Europa non riuscirà a centrare gli obiettivi di efficienza energetica previsti per il 2020. Lo rivela il rapporto Trends and projections in Europe 2013 (vedi allegato), appena pubblicato dall’AEA, l’Agenzia europea per l’Ambiente. Confrontando la situazione attuale con gli impegni assunti dagli Stati membri, infatti, risultano in linea con il rispettivo target solo 4 Paesi: Belgio, Estonia, Malta e Spagna. Per il resto, sembra a portata di mano soprattutto l’obiettivo che riguarda la riduzione delle emissioni di CO2. Stando alle stime dell’Agenzia, infatti, l’Unione europea ha ridotto le emissioni tra il 1990 e il 2012 di circa il 18%, per cui intravede il target di riduzione delle emissioni del 20% entro il 2020. Più nel dettaglio, le emissioni sono scese quasi dell’1% nel corso del 2012, secondo i dati provvisori sulle emissioni pubblicati di recente dalla stessa AEA. Sempre sul fronte dei gas serra, i 15 Stati membri con un comune impegno nell’ambito del Protocollo di Kyoto (UE-15) dovrebbero aver ridotto le emissioni, tra il 2008 e il 2012, del 12,2%, ben oltre l’obiettivo dell’8% richiesto dal Protocollo di Kyoto per la sua prima fase di applicazione. Inoltre, quasi tutti i Paesi UE con un obiettivo individuale di riduzione dei gas serra nell’ambito del protocollo di Kyoto sembrano in condizioni di mantenere gli impegni assunti in sede internazionale. Ancora in bilico, infine, l’obiettivo in materia di energie rinnovabili: secondo il rapporto siamo al 13% del fabbisogno europeo coperto da fonti “pulite”, e il target del 20% al 2020 sembra alla portata dell’UE. Quanto ai singoli Paesi, nessuno sembra sulla buona strada per centrare tutti e tre gli “scores” della politica 20-20-20, ma neanche un Paese membro, d’altro canto, rischia il flop su tutti e tre i fronti. Più nel dettaglio, il rapporto indica come Austria, Belgio, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo e Spagna debbano impegnarsi di più in materia di riduzione delle emissioni, mentre Belgio, Francia, Lettonia, Malta, Paesi Bassi e Regno Unito dovranno darsi da fare sul fronte delle rinnovabili. Per quanto riguarda l’Italia, infine, risulta indietro proprio nell’inseguimento dell’obiettivo di efficienza energetica, nonostante il “contributo” della crisi economica al calo dei consumi e le recenti stime che parlano di target al 2016 centrato al 65%. Bel Paese più avanti, invece, sul fronte dello sviluppo delle fonti rinnovabili (nel 2011 eravamo al 12% del consumo totale di energia, rispetto a un obiettivo del 17% entro il 2020. La crescita percentuale dal 2005 è stata del 6,1%, una delle più significative in Europa), mentre l’impegno di riduzione delle emissioni dovrebbe essere raggiunto, ma solo a patto che vengano adottate tutte le misure previste. A questo proposito, comunque l’AEA sottolinea la carenza di informazioni relative alla situazione italiana, soprattutto per quello che riguarda il meccanismo di scambio dei crediti di emissione (ETS). «L’Italia – si legge nel rapporto – rimane l’unico Stato membro dell’UE a 15 che non ha fornito le informazioni sulla quantità di crediti che intende acquistare, né sulle risorse finanziarie stanziate a tale scopo».

Fonte: eco dalle città