X Forum Qualenergia, CIB: ‘Biogasfattobene è il punto di partenza per una nuova rivoluzione agricola ecosostenibile’

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Grazie alla pratica elaborata dal Consorzio Italiano del Biogas l’azienda agricola produce più cibo senza aumentare la superficie coltivabile e riduce le spese: non deve smaltire gli effluenti zootecnici, non deve comprare fertilizzanti chimici, non deve più acquistare carburante per i mezzi

“Stiamo vivendo una sfida epocale: nutrire un pianeta sempre più sovrappopolato, fornendo l’energia che serve per le infrastrutture, le abitazioni, i trasporti. Il tutto contribuendo a invertire la tendenza al surriscaldamento globale e migliorando la salute umana, sempre più a rischio a causa delle sostanze chimiche che, dal campo, arrivano sulla tavola di ciascuno”. Lo ha dichiarato, Piero Gattoni presidente di CIB Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione, a margine del X Forum QualEnergia, tenutosi oggi nella Sala del Tempio di Adriano nella Camera di Commercio di Roma, dove interveniva  ai tavoli di discussione dedicati a “Efficienza Energetica per l’Agricoltura Biologica” e “Economia circolare ed energia”.

Noi del CIB – ha aggiunto Gattoni – crediamo che l’agricoltura sia il fattore essenziale di quest’equazione così complessa e pensiamo che la strada giusta sia quella del Biogasfattobene®, una piattaforma tecnologica esportabile su larga scala, per prima cosa nel Sud d’Italia dove potrebbe contribuire a un rilancio economico. Per imboccare con decisione questa strada c’è però bisogno di un quadro normativo chiaro: innanzitutto, va sbloccato il decreto interministeriale sul biometano”.

“A livello parlamentare – ha segnalato Gattoni – accogliamo con favore la risoluzione a risposta in commissione presentata dall’On. Oliverio e dal Gruppo PD che impegna il governo ad assumere iniziative per valorizzare la produzione di biogas in vista del raggiungimento degli obiettivi della SEN, ad adottare un nuovo regime di incentivazione o a prorogare l’attuale regime, a ridefinire le soglie d’accesso per gli incentivi e a favorire la creazione di collettività di energia locale in relazione alla localizzazione rurale degli impianti a biogas”.

Grazie alla pratica elaborata dal CIB del Biogasfattobene® – che unisce tecniche agricole avanzate e di minimo intervento, doppi raccolti, fertirrigazione e metodi di arricchimento naturale del terreno – l’azienda agricola ritorna al centro dello sviluppo economico, perché produce più cibo senza aumentare la superficie coltivabile (doppi raccolti) e riduce sensibilmente le spese: non deve, infatti, smaltire gli effluenti zootecnici (che diventano prezioso digestato), non deve comprare fertilizzanti chimici (utilizza solo biofertilizzanti autoprodotti), non deve più acquistare carburante per i propri mezzi (usa il biometano che raffina da sé). L’azienda agricola diventa, in questo modo, un’attività carbon negative, perché opera un sequestro attivo del carbonio (sottoforma di biomassa aggiuntiva coltivata) e uno stoccaggio dello stesso nel terreno grazie all’utilizzo del digestato come biofertilizzante. Il digestato si rivela, dunque, una risorsa preziosa perché contribuisce ad arricchire il suolo di elementi nutritivi, rendendolo più resiliente e più produttivo.

“A trarne giovamento è anche la salute di tutti noi, l’abbandono dei fertilizzanti di sintesi significa ovviamente avere prodotti più sani e naturali. A questo proposito – ha concluso Gattoni – CIB e Federbio hanno avviato nelle ultime settimane un tavolo di discussione per ragionare sull’uso del digestato anche nel contesto dell’agricoltura biologica”.

Fonte: ecodallecitta.it

Il cinema più piccolo del mondo è anche ecosostenibile

Nato da una vecchia roulotte ristrutturata, il Sol Cinema può ospitare fino a 10 spettatori. L’alimentazione dell’impianto elettrico è garantita dai pannelli fotovoltaici.

Si chiama Sol Cinema ed è la sala cinematografica più piccola del mondo, tanto da stare dentro a una roulotte. Quando, alcuni anni fa, Jo Furlong ha deciso di mettere mano a una vecchia roulotte buona soltanto per lo sfasciacarrozze gli artisti Ami e Beth Marsden hanno deciso di dargli man forte insieme al filmmaker Paul O’Connor. Sin dal principio, l’operazione Sol Cinema ha avuto un’anima eco: recuperare una vecchia roulotte. Sulla sua struttura sono stati installati dei pannelli fotovoltaici che rendono il cinema totalmente autonomo dal punto di vista energetico.

Eppure in questo cinema non manca davvero nulla: ci sono otto posti a sedere (dieci se gli spettatori sono bambini), un red carpet, le “usherettes” (ovvero le maschere per richiamare le persone e farle sedere nel cinema), i popcorn e addirittura un red carpet all’ingresso. All’interno del cinema “pop up” – come amano definirlo i suoi ideatori – viene utilizzato un proiettore Led con un eccellente sistema audio surround. Uno dei motivi d’orgoglio della squadra è proprio la possibilità di effettuare le proiezioni senza la necessità di allacciamento alla rete elettrica. Oltre alla struttura della roulotte, molti dei materiali impiegati nella ristrutturazione sono stati riciclati. Il Sol Cinema ha già partecipato a diverse manifestazioni in giro per il Regno Unito e per l’Irlanda, ma la sua squadra, forte di ben otto persone (fra proiezionista, maschere, intrattenitori e distributori di popcorn), è disponibile ad attraversare la Manica per proiezioni nel Vecchio Continente e anche al di fuori dell’Europa. La programmazione? Film di durata compresa fra 1 e 10 minuti, in maniera specifica cortometraggi a tematica ambientale o in grado di dare messaggi positivi agli spettatori, senza preclusioni di genere, dai film d’arte ai video musicali, dall’animazione al surrealismo.Immagine-620x338

Fonte:  Sol Cinema

Foto | Youtube

Vivere in una casa di legno: costruire un sogno partendo da zero

È stata realizzata in Friuli Venezia Giulia la “Casa di Legno Ecosostenibile”, il primo edificio al mondo, ad uso residenziale, ad aver ottenuto il prestigioso Certificato di Progetto PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification). Per saperne di più abbiamo intervistato l’ingegner Samuele Giacometti, ideatore del progetto.

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In Friuli Venezia Giulia, a Sostasio di Prato Carnico (Udine) nel cuore della Carnia, si trova la “Casa di Legno Ecosostenibile”: il primo edificio al mondo, ad uso residenziale, ad aver ottenuto il prestigioso Certificato di Progetto PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification). La casa, infatti, è stata realizzata con legno interamente locale, proveniente dalle foreste della Val Pesarina, gestite in modo sostenibile secondo i parametri stabiliti dal PEFC. Si tratta di un esempio concreto e virtuoso di salvaguardia dell’ambiente e dell’economia locale. L’edificio, ideato e realizzato dall’ingegnere friulano Samuele Giacometti, è fatto interamente di legno e non è solo una casa salubre, a scarso impatto ambientale e con ridotti costi di gestione, ma è anche una casa bella da vivere, perché piacevole alla vista, al tatto, all’olfatto e all’udito. Samuele è riuscito a tramutare in realtà quello che all’inizio era solo un sogno: vivere con la sua famiglia in una casa di legno. Ma, al tempo stesso, ha realizzato un esempio concreto e replicabile di tutela dell’ambiente e dell’economia locale. Samuele Giacometti è anche il fondatore di “SaDiLegno”, l’impresa che ne ha permesso la costruzione, passando attraverso l’esperienza delle imprese e degli artigiani della valle. Il progetto “SaDiLegno” è la dimostrazione concreta di com’è possibile plasmare gli oggetti che produciamo e l’uso che ne facciamo in armonia con la nostra vita e con quella delle generazioni future. La costruzione è partita da 43 alberi della Val Pesarina o, meglio, da 43 legno-pianta, selezionati e tagliati dall’Amministrazione Frazionale di Pesariis secondo gli standard del PEFC, è passata attraverso imprese e artigiani della stessa Val Pesarina, i veri protagonisti dell’intera filiera di trasformazione del legno da pianta a casa (arredamento compreso) ed è culminato con l’abitazione finita. La “Casa di Legno Ecosostenibile” è la sintesi di un progetto di vita nel quale confluiscono innovazione e sapere tradizionale, corretta gestione dei boschi e contenimento dei cambiamenti climatici, etica e sviluppo locale. Per questo Samuele ha deciso di raccontare la sua avventura in un libro, dal titolo “Come ho costruito la mia casa di legno”, nel quale spiega come passare “dalla teoria alla pratica” e dar vita ad un sogno che è alla portata di tutti. Abbiamo rivolto a Samuele alcune domande, chiedendogli di parlarci del suo sogno e della sua esperienza.

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“La casa è situata in Val Pesarina (Udine) a 700 m slm, dove l’inverno è lungo e freddo”, racconta Samuele. “Abbiamo iniziato il terzo anno di vita al suo interno ed ora possiamo dire che il guadagno annuo generato dalla casa ammonta a circa 1.000 euro. Avete capito bene, la nostra casa non genera costi aggiuntivi ma trasforma i costi sostenuti per costruirla, in investimento. L’edificio è certificato CasaClima B+, ha vinto nel 2010 il CasaClima Award ed è il primo al mondo, ad uso residenziale, ad aver ottenuto il Certificato di Progetto PEFC. Il tetto fotovoltaico ha una potenza pari a 4 kW di picco. Lo scorso anno, abbiamo immesso nella rete elettrica 51 kWh in più di quelli prelevati. L’unica fonte di calore è la cucina a legna, che brucia poco più di 20 quintali di legna all’anno per mantenere 156 mq di superficie calpestabile, su due piani, ad una temperatura media di 19°C”. “Parlando di CO2”, ci spiega, “la vita famigliare all’interno della casa produce ogni anno circa 300 kgCO2 (Fonte: Certificato energetico CasaClima) equivalente alle emissioni di un’automobile di piccola cilindrata a GPL, che percorre circa 3.000 km. Si tenga presente che 130 milioni di abitazioni come la nostra, abitate da 650 milioni di abitanti come noi, produrrebbero le stesse emissioni di CO2 che sono state prodotte, nel 2010, dall’uso degli edifici residenziali di New York, che è abitata da circa 8 milioni di persone (Fonte:CarbonVisuals)”. Aggiungo che, dal 6 marzo 2013, si può anche parlare di un vero e proprio ‘tesoretto’ della Casa di Legno. A Sauris (Udine) è stato, infatti, firmato il primo Contratto, in Italia, di crediti di carbonio locali da prodotti legnosi. Tutto ciò è stato possibile grazie al progetto Carbomark, a SaDiLegno ed ai fratelli Gianni e Michele Petris dell’impresa Vivere nel Legno. In totale sono 46 le tonnellate di crediti di anidrite carbonica (CO2) che il Carbomark riconosce ai 68 m³ di legno strutturale presenti nella nostra abitazione. Oggetto del Contratto sono le 10 tonnellate di CO2 che vengono acquistate dall’impresa Vivere nel Legno, al prezzo di 1000,00 €, a parziale compensazione delle proprie emissioni. Delle restanti 36 tonnellate di CO2, solo 20 rimarranno in vendita sul mercato volontario, mentre le rimanenti 16 andranno a coprire il ridottissimo impatto ambientale che genererà la nostra famiglia vivendo la casa di legno per i prossimi 50 anni”.

Come e quando nasce il progetto SaDiLegno?

Il progetto SaDiLegno nasce nel 2007 per rispondere alla domanda “cosa è per me il legno?”. Questa è la prima domanda che mi sono fatto quando ho pensato che sarebbe stato bello vivere in una casa di legno insieme alla mia famiglia, mia moglie Sarah ed i nostri tre figli: Diego, Diana e Pablo. L’esperienza vissuta”, continua Samuele, “mi ha permesso di mettere a punto il “Metodo SaDiLegno” che il PEFC International ha presentato lo scorso anno a RIO+20, come reale esempio di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Oggi, questo metodo rappresenta la base su cui sta nascendo la prima Rete d’Imprese della filiera Foresta-Legno in alta Carnia (Udine), nel cuore delle Dolomiti Friulane. Una rete che intende valorizzare quelle imprese che ancora vivono ed operano nelle immediate vicinanze di quei boschi, così ricchi di materia prima legno, ma troppo poco utilizzati.

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Termini come “ecologia, sostenibilità, green economy, km zero”, oltre ad essere di gran moda, spesso vengono utilizzati a sproposito. Lei cosa ne pensa?

La cosiddetta “green economy”, dal mio punto di vista, fa un uso spropositato di questi termini proprio perché carente di contenuti. Dove è il “verde” in un’economia che permette, in uno stesso edificio, l’installazione a SUD di un impianto solare termico e ad EST di un impianto fotovoltaico? E cosa dire delle distese di pannelli fotovoltaici su vaste aree agricole? Questi sono alcuni dei “mostri” generati dalla green economy. Ma veniamo al legno, oggi è sufficiente costruire un oggetto qualsiasi con questa straordinaria materia prima per farlo diventare, automaticamente, ecosostenibile. Poi, però, si scopre che ditte austriache comprano boschi friulani, tagliano le piante, trasportano i tronchi in Austria, producono tavole e travi vendute all’industria del legno italiana che, quale maggiore esportatore di prodotti finiti di legno in Europa, molto probabilmente rivenderà quell’oggetto, fatto di legno italiano, al vicino mercato Austriaco amante del Made in Italy. Tutto ciò è sostenibile?”

Qual è, invece, secondo lei, il modo più corretto per affrontare la questione dell’ecosostenibilità, soprattutto a livello produttivo-economico e riuscire davvero a consegnare alle generazioni future un ambiente salubre?

Aprendo il vocabolario della lingua italiana, in corrispondenza del termine ‘sostenibilità’ (usato nel nome del mio edificio: “Casa di legno eco-sostenibile”), leggo: “…possibilità di essere mantenuto o protratto con sollecitudine ed impegno o di essere difeso e convalidato con argomenti probanti e persuasivi”. In un campo d’intervento così vasto soltanto l’individuazione e la collocazione di limiti possono garantire l’efficacia dell’intervento. Ecco perché SaDiLegno ha scelto di impegnarsi nella difesa e nella convalida, con argomenti probanti e persuasivi, della sostenibilità del legno trasformato, da bosco a casa, all’interno di un Anello della Sostenibilità che ha un raggio di 12 km e il suo centro nei boschi di provenienza delle 43 legno-pianta impiegate nell’edificio stesso. Viene lasciata, invece, ad altri la difesa della sostenibilità sulla gestione dei boschi di provenienza del legname (Standard PEFC) e quella dell’abitazione (Standard dell’Agenzia CasaClima).

Per quanto riguarda il ‘km zero’ sono profondamente contrario a questo mito, perché annulla uno spazio fino a renderlo un punto che non può contenere né l’ambiente, né la società e l’economia. Ambiente, economia e società sono, invece, i pilastri del concetto di sostenibilità. Ridurre a ‘km zero’ un contesto così complesso significa, quindi, rinunciare in partenza alla sostenibilità e alla sua valutazione. Non trovate, quindi, che sia più stimolante e corretto parlare di “Casa di legno ecosostenibile a Km 12”? Da questo tipo di approccio è nata la collaborazione con l’ENEA di Bologna e con la dott.ssa Tamara Giacometti che, grazie al suo lavoro di tesi magistrale, ha dimostrato la sostenibilità ambientale del legno utilizzato nel progetto SaDiLegno, sulla base di dati quantitativi e mediante un approccio scientifico rivolto all’intero Ciclo di Vita (Lyfe Cycle Assessment).

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L’impatto generato sul cambiamento climatico ammonta a 52.000 kg CO2eq. Mediante appositi scenari di confronto, simulando la provenienza del legname da una distanza di circa 1.000 km, risulta evidente – per il progetto SaDiLegno – un beneficio ambientale pari al 20%. Questo valore, particolarmente significativo, è in linea con gli obiettivi del “Pacchetto clima ed energia” (Piano 20-20-20), approvato dalla Comunità Europea. In termini socio-economici, infine, vorrei sottolineare il fatto che trasformare le 43 legno-pianta della Val Pesarina nella nostra casa (arredamento compreso) ha generato un fatturato di 90.000 Euro. Risulta, quindi, evidente la valorizzazione della materia prima legno e delle imprese che ancora sono in grado di trasformarla all’interno di quell’Anello della Sostenibilità a km 12.

A suo avviso, quali sono i maggiori ostacoli ad un cambiamento virtuoso in tal senso nel nostro Paese? Cosa potrebbe fare, da subito e in concreto, la politica per agevolare un cambiamento virtuoso di paradigma economico?

Leggere e riflettere sul contenuto di questo articolo, credo, sia un buon inizio per tutti. Una buona pratica, dovendo acquistare un oggetto di legno, sarebbe fare le seguenti domande al venditore che propone l’acquisto:

1) Da dove viene il legno?

2) Quando è stata abbattuta la pianta di origine?

3) Quali trattamenti ha subito il legno per essere trasformato da pianta ad oggetto finito?

Dalle risposte ricevute sarà possibile capire quanto “sa di legno” l’oggetto che state per acquistare ed il suo grado di sostenibilità ambientale e socio-economica”. Infine, l’ingegner Giacometti si congeda con una citazione, sulla quale invita tutti i lettori a riflettere: “Se vuoi costruire una nave non devi, per prima cosa, affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma, invece, prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete, si metteranno subito al lavoro per costruire la nave” (Antoine-Marie-Roger de Saint-Exupéry).

Fonte: il cambiamento

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LA “COMUNITA’ ECOSOSTENIBILE NOVARESE”

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Sabato 6 aprile, a partire dalle 10.30, presso il “Piccolo Coccia” di Piazza Martiri, avrà luogo la conferenza di presentazione del progetto “Comunità Ecosostenibile Novarese”.

Si tratta di una aggregazione che ha come obiettivo generale il coinvolgimento del maggior numero possibile di cittadini e delle loro associazioni in esperienze concrete che aiutino lo sviluppo della consapevolezza e delle implicazioni connesse alla sostenibilità, non solo ambientale ma anche economica e sociale nei settori relativi ai rifiuti, dell’energia e del ciclo dell’acqua. Capofila e ‘associazione proponente’ del progetto è la Cooperativa La Ringhiera di Bergamo, cui si affianca come ‘associazione partner’  Mille Città del Sole. Il Comune di Novara è ‘amministrazione partner’ (soprattutto per quanto concerne la logistica), mentre la Fondazione Cariplo è finanziatore principale della iniziativa. Sostengono il progetto anche il Consorzio di Bacino Basso Novarese, Novamont SpA , la Fondazione Comunità Novarese e Acqua Novara VCO SpA (per la realizzazione delle Case dell’Acqua). Progettista tecnico per il ciclo dei rifiuti è Esper (Ente di Studio per la Pianificazione Ecosostenibile dei Rifiuti), mentre ASSA, Associazione LiNOx Novara, Cooperativa Sociale La Terra Promessa e il Politecnico di Milano (dipartimento di meccanica, per il “ricupero energetico sui mezzi di raccolta in frenata”) sono collaboratori. Hanno recentemente aderito alla iniziativa anche l’Agenzia Territoriale per la Casa della Provincia di Novara, l’Associazione Industriali di Novara, l’AMFAG SpA di Casaldolo (Mantova), l’Associazione Abacashì, CSV Novara e la Fondazione Novara Sviluppo. Sabato 13, a partire dalle 10, la “Comunità Ecosostenibile Novarese” diverrà pienamente operativa con la festa inaugurale del “Mercatino del Riuso non Commerciale” e dello “Spazio Sostenibilità” in Viale Curtatone, 15, presso la ex sede di ASSA. Nell’occasione verranno in seguito presentate le associazioni che collaborano al progetto. Nella stessa giornata sarà anche inaugurata la prima “Casa dell’Acqua” in Via Monte San Gabriele. Quest’ultima sarà sempre accessibile con erogazione di acqua filtrata, a temperatura controllata, naturale o frizzante. Il prelievo dell’acqua, disponibile a costi minimi (5 centesimi al litro), produrrà effetti indiretti sulla riduzione dei rifiuti (meno imballaggi e bottiglie di plastica) e sui trasporti. Il progetto Comunità Ecosostenibile Novarese dispone di un sito già attivo ( www.cenovara.it ) che ne riassume gli obiettivi e l’organizzazione

fonte: comune di Novara