I servizi resi ogni anno dalla natura valgono il doppio dell’economia mondiale

Si tratta di circa 125000 miliardi di dollari all’anno. Negli ultimi 15 anni questo valore è diminuito del 14% a causa della distruzione degli habitat.

Occorrerà decisamente rivedere il detto il denaro non cresce sugli alberi, dal momento che l’economia della specie umana può funzionare solo grazie ai servizi resi ogni anno dall’ecosistema: assorbimento della CO2, purificazione dell’acqua, impollinazione, protezione dalle tempeste, prevenzione dell’erosione del suolo e molti altri. Si può dare un valore economico a questi servizi che la natura ci fornisce “gratuitamente”? Uno studio interdisciplinare realizzato da sei diverse università ha stimato questo valore in 125 T$all’anno (1 T$ = 1000 miliardi di dollari), otto volte il PIL USA, il doppio dell’economia mondiale(1). Il valore dei servizi marini è pari a 50 T$, di cui 22 dagli oceani e 28 dalle zone costiere; in questo gruppo le barriere coralline valgono ben 10 T$ per la loro straordinaria biodiversità, nonostante occupino una porzione minuscola del pianeta. Gli ecosistemi terrestri contribuiscono per 75 T$. A sorpresa, il contributo maggiore non viene dalle foreste (16 T$), ma dalle zone umide (26 T$) e dalle praterie (18 T$). Negli ultimi quindici anni la distruzione degli habitat naturali per fare posto a urbanizzazione, agricoltura e pascoli ha determinato una perdita di servizi naturali pari a 20 T$ all’anno, cioè il 14% del valore del 1997. Le perdite maggiori riguardano la distruzione delle barriere coralline e delle foreste costiere di mangrovie, causate dalla creazione di acquacoltura di gamberetti. Stiamo erodendo il capitale naturale della terra ad un ritmo assurdo e insostenibile. Dandogli un valore economico, è possibile parlare nel linguaggio degli economisti per sperare di fare loro capire che oggi ogni ulteriore crescita economica può solo avvenire a spese del capitale naturale. (2) Detto altrimenti, il costo delle esternalità che imponiamo alla natura determinerà, più prima che poi, il collasso dell’economia e della società.Servizi-economici-ecosistemi

(1) Dollari costanti del 2007. Questo lavoro aggiorna un precedente lavoro del 1997 che stimava il valore dei servizi naturali in 46 T$. Per l’inflazione questo valore sarebbe oggi cresciuto a 145 T$, ma la perdita di numerosi habitat terrestri e marini ha fatto calare il valore a 125 T$.

(2) Da un punto di vista fisico ed ecologico, avrebbe più senso valutare le basi materiali ed energetiche dell’economia, piuttosto che dare un valore monetario alla natura, ma dal momento che le decisioni a livello mondiale vengono prese sulla scorta di valutazioni che attengono solo alla sfera dell’economia, è necessario includere il valore dei servizi naturali nei bilanci delle aziende e delle nazioni.

Fonte: ecoblog.it

La fusione del permafrost sarà un disastro per l’economia (e magari anche per le nostre vite…)

Il danno economico relativo ai cambiamenti climatici indotti dalla fusione del permafrost è stato stimato in 60 000 miliardi di $, pari all’attuale prodotto dell’economia mondiale. Concentrarsi sull’impatto monetario è tuttavia piuttosto riduttivo quando è in gioco la sopravvivenza della civiltà per come la conosciamo.

Abiskojåkka_and_Torneträsk_spring-586x439

In un articolo di prossima pubblicazione su Nature, due economisti si sono uniti a un climatologo per valutare l’impatto sull’economia dell’accelerazione del global warming a causa del rilascio in atmosfera del metano intrappolato nel permafrost, sia terrestre che sottomarino. Solo il permafrost siberiano contiene qualcosa come 50 Gt di metano (pari a quasi un terzo del metano contenuto nei giacimenti sfruttabili) intrappolato nel terreno gelato. A mano a mano che il disgelo procede a causa del global warming, questo metano viene liberato in aria causando altro riscaldamento, con un effetto potenzialmente catastrofico. Secondo i ricercatori, lo scenario business as usual produrrebbe danni pari a 60 000 miliardi di dollari, pari cioè all’ attuale prodotto lordo dell’economia mondiale. Nello scenario migliore i danni sono stimati in 37 000 miliardi. Chissà se questi numeri faranno smuovere un sopracciglio a qualche banchiere o a qualche caimano di Wall Street. Personalmente ritengo che parlare di danni all’economia sia piuttosto ridicolo, quando siamo di fronte ad una vera e propria minaccia per la civiltà con il rischio di perdite di habitat ed estinzioni di massa, crollo della produzione agricola, perdita delle regioni costiere ed eventi meteorologici estremi ogni anno.  Quando si sta per avere un incidente, si pensa a sopravvivere, non a fare il calcolo dei danni… ma questo ahimé è il rovesciamento concettuale operato dalla casta degli economisti. Secondo un’analisi delle stalattiti nelle grotte siberiane (che naturalmente crescono solo quando è abbastanza caldo per avere acqua liquida), il disgelo del permafrost è avvenuto 500 000 anni fa, quando le temperature erano 1,5 °C sopra al valore preidustriale. Ora siamo già a 0,8 °C e arriveremo a 1 °C in una ventina d’anni anche se oggi riducessimo a zero le emissioni. Cosa accadrà?

«E’ la fine del mondo per come lo conosciamo», cantavano i REM «ed io mi sento bene.» Sarà perchè siamo assicurati?

 

Fonte: ecoblog