Un anno che può cambiare la vita, praticamente

“Practical Sustainability”, ovvero sostenibilità pratica. Questo il tema al centro del corso annuale proposto in Inghilterra dall’organizzazione Shift Bristol. Un percorso basato su soluzioni pratiche, creative e positive per contribuire ad un futuro più sostenibile, resiliente e in equilibrio con gli ecosistemi che ci circondano. Da Leslie Griffiths, che ha vissuto questa esperienza, ecco il racconto di un anno che le ha davvero cambiato la vita. Anche un giorno qualunque può cambiare completamente la nostra direzione. Io mi trovavo nel centro della cittadina inglese di Bristol per un evento sui cambiamenti climatici quando per caso la mia attenzione cadde su un volantino un po’ stropicciato appoggiato su una panchina. Riportava a grandi lettere tre parole che in quel momento mi sembravano la cura perfetta contro il senso di frustrazione, sfiducia e impotenza nei confronti delle sfide che il nostro pianeta sta affrontando: Practical Sustainability e Shift. Le prime due “Practical Sustainability”, ovvero sostenibilità pratica, racchiudono tutto ciò che possiamo fare con le nostri mani ogni giorno per soddisfare i nostri bisogni senza compromettere le risorse disponibili alle generazioni future. Nonostante la parola “sostenibilità” fosse diventata molto comune negli ultimi decenni, la concepivo spesso come un concetto piuttosto astratto, difficilmente applicabile ad azioni pratiche e scelte quotidiane. Tuttavia, dentro di me sentivo che molti aspetti della mia vita non erano in sintonia né con la natura circostante né con la mia coscienza interiore. Distratta da impegni in apparenza prioritari e accecata da tecniche di manipolazione sociale, queste sensazioni rimanevano spesso nascoste e quando affioravano non sapevo come gestirle. Fu la terza parola che lessi su quel volantino ad aprire una breccia sul da farsi: “Shift”, che significa cambiare. Era giunto il momento di cambiare.DSC_0513.jpg

Venni così a conoscenza di un’impresa sociale no-profit chiamata Shift Bristol organizzatrice di un corso annuale in Practical Sustainability basato su soluzioni pratiche, creative e positive per contribuire a un futuro più sostenibile, resiliente e in equilibrio con gli ecosistemi che ci circondano.  Attraverso un percorso di educazione non-formale, laboratori, attività pratiche e lavoro di gruppo, Shift Bristol si propone di affrontare temi come ecologia profonda, energie rinnovabili, rigenerazione del suolo, economia circolare e transizione. Visite a realtà locali che mettono in pratica principi di permacultura e condivisione permettono di avvicinarsi a stili di vita in sintonia con la natura, a sperimentarsi in autoproduzione, bioedilizia, orticoltura, riutilizzo di materiali di scarto e ad esplorare la propria creatività. Mi innamorai immediatamente dell’idea, tutto sembrava risuonare, ma ci volle tempo per riuscire ad ascoltare la mia spinta interiore, mettere da parte l’esitazione nel lasciare un lavoro sicuro e lo scetticismo di alcuni nell’appoggiare una scelta che mi avrebbe portato a vivere in una delle città più care del Regno Unito con metà delle risorse finanziarie guadagnate fino a quel momento. Alla fine mi iscrissi al corso. Contro ogni aspettativa, già dopo poche settimane iniziai a risvegliarmi la mattina con un paio di occhi nuovi sul mondo, sulle mie responsabilità come consumatrice e come essere umano in connessione con tutto il resto della vita sul pianeta in qualsiasi forma. Iniziai a vedere come tutto sia collegato, a divorare i libri messi a disposizione dalla “biblioteca del cambiamento” e a confrontarmi con insegnanti esperti provenienti da background diversissimi ma che condividono con passione saperi ed esperienze.DSC_0723.jpg

Un ruolo unico ed essenziale in questo percorso appartiene alle persone con cui l’ho condiviso. Ventisei menti e ventisei cuori alla ricerca di qualcosa di più profondo, sotto la superficie delle cose, al di là di ciò che ci viene servito dai media. Avere la possibilità e soprattutto il tempo di osservare insieme le dinamiche di gruppo, risolvere conflitti, prendere decisioni consensuali, affrontare paure e riflettere sul cambiamento ha creato non solo grandi collaborazioni e amicizie vere ma anche la certezza di non essere soli in questo nostro percorso verso un futuro sostenibile. Indubbiamente ci furono anche momenti di sconforto e rabbia, nell’apprendere le conseguenze dell’uso di glifosato, gli effetti della vendita di semi della Monsanto in India, nel vedere foto di luoghi di natura incontaminata spazzati via per accedere alle sabbie bituminose da cui ricavare petrolio, nell’assistere al salvataggio di creature rimaste intrappolate in imballaggi di plastica etc. Ma qualsiasi percorso di cambiamento inizia anche scontrandosi con la realtà che ci disgusta e, fortunatamente, Shift Bristol seppe fornire supporto, strumenti e occasioni in cui trasformare la disperazione e l’apatia di fronte a travolgenti crisi sociali ed ecologiche, in azioni costruttive e collaborative. Ogni mese si attendevano con ansia le “gite fuori porta” che per un paio di giorni permettevano di immergersi in meravigliose realtà come quella della comunità di Brithdyr Mawr nel Galles occidentale, che si prende cura della terra lasciando la minima impronta possibile, come l’antico bosco accudito da Ben Law, l’ecovillaggio di Lammas e molti altri.

A primavera inoltrata per evitare la pioggia e per coronare la fine prossima del percorso, fu prevista la costruzione di una casetta di legno che in futuro avrebbe ospitato un asilo nel bosco, corsi di yoga e meditazione. Sembra incredibile come mesi di collaborazione, scambio, discussioni accese e apprendimento portarono un gruppo con una manciata di nozioni in bioedilizia a realizzare una struttura non solo solida e robusta ma anche bellissima. Sotto l’occhio attento ed esperto di tre guru dell’autocostruzione e della falegnameria potemmo mettere insieme i pezzi di un’esperienza che ha lasciato un segno. Considero questo corso come un prato fiorito, su cui io e gli altri, come api, abbiamo potuto trarre ispirazione come nettare e assaggiare approcci e soluzioni diverse unite da una visione comune di sostenibilità e benessere. Apprezzo infinitamente il fatto che ci siano state presentate le mille sfaccettature di ogni realtà, opinioni opposte, cause e conseguenze di ogni scelta senza la presunzione di giudicarle giuste o sbagliate. Ora, a un anno dalla fine del corso, mi ritrovo infinitamente più ricca di prima, di un bagaglio unico, di un’esperienza intensa, e posso confermare che – come suggerisce il nome Shift che a me inizialmente appariva molto ambizioso – dopo un percorso simile il cambiamento accade veramente. È inevitabile.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/06/come-un-anno-puo-cambiare-vita/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Huehuecoyotl, l’esperimento sociale di ecologia profonda

A un’ora di auto da Città del Messico, annidato tra montagne straordinarie (la Sierra del Tepozteco), c’è un’incredibile formazione rocciosa circondata dalla foresta dove da 30 anni viene portato avanti un esperimento di vita alternativa: l’ecovillaggio di Huehuecoyotl.huehuecoyotl_messico_ecovillaggio

Un gruppo di artisti itineranti messicani e di diverse altre nazionalità hanno deciso, a suo tempo di fermarsi lì, dopo avere viaggiato per 15 anni insieme, diventando culla di progetti magari visionari, ma di grande impatto. Huehuecoyotlè una parola Nahuatl che significa coyote molto vecchio. La storia di questo avamposto inizia da due studenti, Alberto Ruz Buenfil (figlio di un archeologo messicano) e Andres King Cobos. Negli anni 60 si recarono in Europa per rendere omaggio al situazionista danese Jorgen Nash e formarono un gruppo al quale si unì anche la sorella di Nash. Tennero spettacoli di strada in Europa, Asia e Nord America negli anni 70 vivendo con il denaro che raccoglievano, senza passaporto, ballando, suonando il tamburo, passando per città e remoti villaggi, facendo figli, cambiando compagni e partecipando  a molti degli esperimenti sociali più radicali di quegli anni. All’inizio degli anni 80, i due fondatori del gruppo sentirono che era ora di tornare a casa. Erano in 26, molti con bambini piccoli. Individuarono un luogo nella Sierra del Tepozteco nel 1982, dove si stabilirono. Nacque Huehuecoyotl. Trascorsero i primi anni vivendo in maniera spartana su terre non lavorate e dentro roulotte e pullmini recuperati e dipinti. Diedero inizio ad una originale scuola elementare a Tepoztlán, la più vicina città. E’ stata gestita in maniera collettiva per 16 anni dalle famiglie dei bambini. Poi iniziarono a costruire alcune infrastrutture, edifici sostenibili, impianti per la conservazione dell’acqua. Quel luogo pittoresco divenne ben presto il paradiso desiderato da molti esponenti della New Age, ma divenne ben presto anche luogo di grandi battaglie per preservare la terra e la cultura locale dalle grandi invasioni commerciali e industriali. I cittadini diHuehuecoyotl sono riusciti ad evitare la costruzione di un campo di golf e di un mega hotel sulle loro terre, battaglia che è stata poi raccontata dal regista Saul Landau in We Don’t Play Golf Here. Le famiglie di Huehuecoyotl hanno adottato fin da subito una ecologia profonda, hanno organizzato gruppi di custodi della terra in numerose aree rurali, chiamatiConsejo de Visiones – Guardianes de la Tierra. Sono arrivati in tanti per imparare dagli indigeni una visione “terra-centrica” e non più “antropocentrica”, le tecniche della permacultura e il bioregionalismo. Nel 1994, Ruz Buenfil, attirato di nuovo dal richiamo del viaggio, decise di lanciare un nuovo progetto itinerante, un caravan che avrebbe attraversato l’America fino alla Terra del Fuoco insegnando permacultura, promuovendo il rispetto per le tradizioni indigene e le culture locali attraverso la musica, la danza e il teatro di strada.  La Caravana Arcoiris por la Paz viaggiò per 13 anni, fino a che il ministero brasiliano della cultura (guidato all’epoca dal musicista Gilberto Gil) non riconobbe loro il ruolo di docenza e organizzazione di eventi nella promozione di una sostenibilità ecologica attraverso l’arte e la cultura. Nel tempo Huehuecoyotl divenne punto di riferimento per ogni sorta di contaminazione culturale, sede di eventi e festival; uno dei suoi fondatori assunse una docenza al Goddard College in Vermont e portà gli studenti al suo ecovillaggio affinchè apprendessero stili di vita sostenibili. La comunità fu anche tra i fondatori del Global Ecovillage Network, che oggi include oltre 200 realtà su cinque continenti. Un altro fondatore diede inizio a una sorta di college internazionali “senza muri”, chiamato Gaia University, che offre programmi di rigenerazione ecosociale. Tante altre connessioni sono state messe in atto e continuano ancora oggi. Al proprio interno, Huehuecoyotl non è stato e non è privo di contraddizioni. Sono stati rimproverati individualismi, manca un progetto economico collettivo, non c’è più oggi l’impegno per autoprodurre completamente il cibo che si consuma. E’ in comune attualmente la proprietà e la gestione della terra sulla base di un accordo consensuale. Ma sono tanti i membri che ancora sono mossi da un fervente impegno nell’attivismo ecologico. Ruz Buenfil si è dedicato a formulare la Dichiarazione dei Diritti di Madre Terra (oggi parte delle leggi approvate in Bolivia e Ecuador); altri sono coinvolti nella tutela delle popolazioni indigene, nelle campagne per salvare le coltivazioni dei nativi e per difendere l’agricoltura biologica e contadina. Oggi Huehuecoyotl è entrato in una fase in cui molti esperimenti sociali collettivi sono forse meno intensi, i membri fondatori hanno tra i 60 e i 70 anni, molti non vivono più a tempo pieno nell’ecovillaggio e negli ultimi 15 anni non sono stati tanti i nuovi membri arrivati. Sono pesantissimi i tentativi esterni di speculazione sulle terre di quella zona, la popolazione messicana è vittima di spaventose iniquità nella distribuzione delle risorse e delle ricchezze, ci sono tantissimi giovani senza lavoro nè istruzione, molti si sono spostati nelle grandi città. Così, probabilmente, il futuro di Huehuecoyotl non è garantito più di quanto non sia garantito quello del Messico nel suo complesso. Ma resiste ancora, come prova di quanto è possibile fare e cambiare se si hanno volontà e spirito giusto. Se queste alternative potranno svilupparsi negli anni a venire dipenderà da fattori forse non tutti prevedibili, dato che in questo ventunesimo secolo a prevalere forse è il caos, che però è anche fermento e desiderio di cambiamento. Comunque, fino a che progetti visionari e lungimiranti come Huehuecoyotl  continueranno ad esistere , offriranno esempi concreti di percorsi che possono essere intrapresi, dovunque.

Fonte: ecoblog.it