Monsanto è colpevole di crimini contro l’umanità e l’ambiente

Il “Tribunale Monsanto” ha emesso la sua sentenza contro la multinazionale americana che è stata dichiarata colpevole di crimini contro l’umanità e l’ambiente. Lo scorso 18 aprile il Tribunale Monsanto ha reso noto il suo parere legale nei confronti dell’azienda multinazionale più contestata al mondo, dopo aver analizzato per 6 mesi (1) le testimonianze di oltre 30 testimoni, tra esperti del settore agrario, avvocati e vittime dei danni causati dalle attività del colosso dell’agrochimica e della biotecnologia. Il Tribunale Internazionale Monsanto, tenuto da 5 giudici d’eccezione, è un “Tribunale d’Opinione”, fortemente voluto dalla società civile per chiarire una volta per tutte le obbligazioni legali di molte delle condotte dell’azienda multinazionale omonima.monsanto_tribunal_0_0

Le domande fondamentali che sono state poste e sulle quali la società civile ha chiesto il parere consultivo dei giudici del Tribunale erano sei. La prima domanda era legata al diritto ad un ambiente sano, in altre parole si è chiesto ai giudici se la Monsanto, attraverso le sue attività abbia agito in conformità con il diritto ad un ambiente sicuro, pulito, salutare e sostenibile; in seguito ci si è interrogati sul diritto al cibo, un diritto fondamentale che si realizza quando ogni uomo, donna e bambino ha fisicamente ed economicamente accesso a cibo adeguato al suo sostentamento; altra questione analizzata era il diritto alla salute, strettamente legato ai due diritti precedenti; altro tema sul quale il Tribunale ha espresso il suo parere era relativo alla libertà necessaria per la ricerca scientifica; in seguito si sono anche presi in considerazione eventuali complicità della Monsanto su crimini di guerra; ultimo aspetto, ma non certo meno importante dei precedenti: si è voluto indagare circa la possibilità che le attività della Multinazionale possano costituire un crimine di ecocidio.

Per ognuno dei capi d’imputazione l’Azienda Monsanto è stata giudicata colpevole.

Per quanto riguarda il diritto ad un ambiente sano, così come riconosciuto per la prima volta nel 1972 durante una conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente tenutasi a Stoccolma, le attività dell’azienda risultano aver pregiudicato la salute umana e animale, il suolo e le piante e la biodiversità. In particolare a seguito dell’esposizione dell’ambiente e degli esseri viventi al glifosato, ingrediente principale del suo erbicida più diffuso: il Roundup; ma anche con le sementi OGM brevettate dall’azienda e con i PCB. Per gli stessi motivi riportati qua sopra sono stati altresì violati il diritto al cibo e alla salute, entrambi riconosciuti dall’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Riguardo l’indispensabile necessità di garantire una ricerca scientifica libera, così come richiesto dall’articolo 15 della Convenzione internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e dall’articolo 19 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici delle Nazioni Unite, la Monsanto è stata giudicata colpevole di screditare le ricerche scientifiche indipendenti, diffondere false ricerche scientifiche, fare pressioni e persino corrompere governi e ufficiali pubblici, distribuire prodotti dannosi ancora prima di ottenere gli opportuni permessi, intimidire e minacciare di querelare le parti che cercano di informare i consumatori della presenza di prodotti Monsanto nel cibo che acquistano. Per quanto concerne invece la complicità nei crimini di guerra, come evidenziato nell’articolo 8 dello Statuto di Roma del 1998 della Corte Penale Internazionale, la multinazionale è da ritenersi responsabile in quanto tra il 1960 e il 1973 l’esercito americano utilizzò Agente Arancio per distruggere l’habitat dei Vietcong durante la Guerra del Vietnam.Monsanto_1

“I giudici concludono inoltre dichiarando che, nonostante lo sviluppo di molti strumenti per la protezione dell’ambiente, resta un divario tra gli impegni e la realtà della protezione ambientale. Il diritto internazionale sostengono che dovrebbe essere migliorato per una più efficace protezione dell’ambiente includendo il crimine di ecocidio, al quale le corti potrebbero far riferimento anche nel caso dei crimini di cui sopra commessi dalla Monsanto. Il Tribunale ribadisce che le imprese multinazionali dovrebbero essere riconosciute come attori responsabili e dovrebbero quindi essere sottoposte alla competenza della Corte penale internazionale in caso di violazione dei diritti fondamentali. Il Tribunale chiaramente identifica e denuncia una grave disparità tra i diritti delle multinazionali e dei loro obblighi. Pertanto, il parere consultivo incoraggia gli organi autorevoli a proteggere l’efficacia dei diritti umani internazionali e del diritto ambientale contro la condotta delle multinazionali. Le conclusioni molto chiare saranno di interesse sia per i critici di Monsanto e per l’agricoltura industriale, sia per gli azionisti delle società chimiche e soprattutto Bayer. La reputazione di Monsanto – e Bayer in caso di fusione – non migliorerà esattamente con queste conclusioni da parte dei giudici del Tribunale. Il parere consultivo è un segnale forte per coloro che sono coinvolti nel diritto internazionale, ma anche per le vittime di prodotti chimici tossici e della potenza delle grandi corporazioni. Il tribunale ha creato legami e condiviso informazioni importanti tra avvocati e organizzazioni che rappresentano le vittime. Pertanto è probabile che le conclusioni porteranno a più responsabilità nei confronti di Monsanto e simili. Questo rispecchierà il costo reale della produzione e influenzerà il valore delle quotazioni nel lungo periodo. Le aziende che causano danni alla salute, al cibo e all’ambiente dovrebbero e saranno ritenute responsabili delle loro azioni” (2).

Per una lettura completa dell’opinione consultiva del Tribunale Monsanto leggi qui 

  1. L’udienza si è tenuta a L’Aia, tra il 16 e il 18 ottobre dello scorso anno.
  2. http://www.monsanto-tribunal.org/main.php?obj_id=965946583: traduzione dall’inglese di Veronica Tarozzi

 

Fonte:  http://www.italiachecambia.org/2017/05/monsanto-colpevole-crimini-contro-umanita-ambiente/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

 

Ecocidio, la denuncia delle mamme campane: “8 bimbi morti in poco tempo”

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Protesta nei pressi della prefettura di Napoli per richiamare l’attenzione sull’ecocidio infantile in corso. Ben 8 bambini morti di tumore da novembre ad oggi. Ma i vertici ospedalieri ne confermano solo 5, in linea con la media nazionale.

Sono persone che prima non si conoscevano tra loro, diverse tra loro e senza niente in comune. Se non di essere genitori di bambini uccisi dal cancro. E di vivere in una terra conosciuta come “quella dei Fuochi”. Una terra che invece di essere casa e rifugio si è rivelata killer silenzioso per molti. Un luogo dove per anni si è consumato un vero e proprio ecocidio, “l’uccisione” dell’ambiente naturale. Che ha significato la morte per tanti, adulti e bambini. Lunedì 6 Febbraio la decisione di risvegliare l’attenzione delle istituzioni, cadute nell’immobilismo sulla questione. Le mamme denunciano le bonifiche non fatte (ma i fondi ricevuti?), gli screening promessi e mai realizzati, o realizzati in misura non sufficiente. Tante, troppe promesse che non hanno trovato riscontro nella realtà. E intanto i figli di questa terra muoiono.

Otto bambini morti, ma l’ospedale ne conferma solo cinque

Gli Angeli guerrieri della terra dei fuochi sono un gruppo di genitori, per lo più mamme che, come si legge dalla pagina Facebook, hanno pubblicamente denunciato l’ecocidio che sta avvenendo ai danni dei loro figli. Perché “la prima causa del cancro infantile è l’inquinamento ambientale e dunque tutti noi siamo chiamati a fare prevenzione primaria e politiche a tutela dell’ambiente perché nessun bambino merita il cancro e noi dobbiamo evitare in ogni modo che ciò avvenga”.

Pubblicano i nomi di 14 piccoli, tra i 7 mesi e i 14 anni, di cui ben 8 deceduti tra novembre e gennaio. Ma i dati del comitato non coincidono con quelli forniti dai vertici ospedalieri. Domenico Ripaldi, il direttore di Oncoematologia dell’ospedale Santobono Pausillipon (struttura partenopea di riferimento per la pediatria), replica che i decessi sarebbero solo 5 (e non 8). Dato considerato perfettamente in linea con la media nazionale.

I don Chichotte contro l’ecocidio

La preoccupazione delle mamme è l’immobilismo avvertito da parte delle istituzioni. Dopo lo scalpore iniziale e le promesse dei politici davanti alle telecamere, la Terra dei Fuochi non fa più notizia. È una realtà a cui ormai ci si è abituati. I riflettori si sono spenti sull’ecocidio e l’attivismo sembra una battaglia contro i mulini al vento. Intanto, pochi giorni fa un pentito della camorra rivela che non è solo la Terra dei Fuochi a essere stata utilizzata per lo smaltimento illegale dei rifiuti. Ha indicato anche la zona vesuviana, all’interno del Parco Nazionale che, da oasi verde all’ombra del Vesuvio, è diventata una discarica a cielo aperto.

È necessaria la cooperazione tra istituzioni e cittadini

«Vivere qui non è normale. Noi qui non abbiamo avuto nessun intervento – spiega la mamma di Enrico, 8 anni, membro degli Angeli, delle mamme guerriere – Lottiamo. Noi non siamo medici. Non abbiamo soluzioni, ma le istituzioni non possono negare che qui si muore. Mio figlio si chiama ancora Enrico. Per me è vivo ancora. Aveva otto anni e oggi non lo vedo giocare in strada. Fa male pensare che le istituzioni, i politici, la gente si abituino tutti alla morte dei bimbi. Fa male».
Sulla questione dell’illegalità ambientale, riportiamo la testimonianza di Don Maurizio Patriciello, sacerdote da sempre attivo nella lotta contro l’ecocidio, che su Facebook scrive: «Napoli ha bisogno di uomini e donne che facciano il proprio dovere con magnanimità, coraggio, severità. Ha bisogno di complicità buona tra la politica locale, regionale e nazionale dove i responsabili sappiano ascoltarsi e rispettarsi e non litigare come sta avvenendo tra il governatore e i commissari della sanità inviati dal governo. I cittadini hanno il diritto di essere tutelati».

Fonte: ambientebio.it

Dentro al santuario degli attivisti pro-ogm

L’anno scorso su twitter il vicepresidente di Monsanto, Robert Fraley, postò il link a un articolo secondo cui coloro che mantengono diffidenze nei confronti degli ogm sarebbero confusi, spinti dall’ideologia o vittima di disinformazione conseguenza dell’accesso libero alla cosiddetta “università di Google”, o addirittura teorici della cospirazione. Non avvertite anche in Italia la tendenza a etichettare così chi è critico? L’invito è a leggere le acute riflessioni di Colin Todhunter, scrittore indipendente che pubblica su diverse testate, tra cui Countercurrents e Global Research.ogm_ricerca_scienza

Dall’articolo di Colin Todhunter: QUI.

QUI il link postato da Fraley.

Fraley si chiedeva perchè le persone dubitassero della scienza e dava l’idea che coloro che criticavano gli ogm fossero degli agitatori o degli adepti della pseudo-scienza, spiega Todhunter nel suo articolo.

«L’industria e la sua corte di attivisti pro-ogm nel mondo scientifico e nei media hanno una visione del mondo che esige che la popolazione si inchini a qualche sorta di sacerdote della scienza le cui conoscenze e opinioni non devono mai essere messe in discussione (ascoltate questa recente presentazione alla Oxford Real Farming Conference, dal minuto 17:00). Esigono che crediamo ciecamente nella capacità della scienza di risolvere i problemi dell’umanità. Deferenza e fede sono le chiavi della religione. Il problema è che ricche multinazionali e ricchi individui hanno manipolato l’idea di scienza e sono riusciti a distorcere la ricerca scientifica. Hanno trasformato la loro vasta influenza economica in influenza politica, in controllo della scienza e delle istituzioni scientifiche. Il risultato è che gli istituti scientifici, i programmi di ricerca e chi la ricerca la fa sono oggi troppo spesso servi compiacenti degli interessi delle multinazionali. Lungi dal rendere libera l’umanità, il controllo della scienza e della ricerca scientifica e il dibattito influenzato dai media sono diventati uno strumento di inganno».

«La ragione per la quale così tante persone dubitano della scienza sta nel fatto che vedono quanto sia corrotta e manipolata dalle multinazionali. Quindi ritengono tali multinazionali irresponsabili e le loro attività e prodotti non adeguatamente regolati dai governi». Il sociologo Robert Merton ha sottolineato  come il patto tacito su cui si dovrebbe fondare la scienza vorrebbe una ricerca non dedita ad interessi personali, la vorrebbe votata alla proprietà intellettuale condivisa e comune, alla collaborazione e impegnata ad assoggettare i risultati a scrutinio organizzato e rigoroso. Non dovrebbero esistere i segreti, i dogmi e gli interessi privati».

«La realtà – prosegue Todhunter – è che le carriere, le reputazioni, gli interessi commerciali e i finanziamenti, tutto va nella direzione di minare questi fondamenti».

Scienza distorta, verità alterata

«Nel 2014 il segretario Usa per l’agricoltura, Tom Vilsack,invocava dati scientifici solidi a sostegno degli scambi alimentari tra Usa ed Europa. Le associazioni dei consumatori in Usa stanno spingendo per l’etichettatura degli ogm, ma Vilsack ha detto che mettere un’etichetta sugli alimenti per dire che contengono ogm “rischia di dare l’errata impressione che ci siano problemi di sicurezza”. Malgrado quanto Vilsack vuole farci credere, molti studi scientifici dimostrano che gli ogm rappresentano realmente un grosso problema di sicurezza e hanno anche conseguenze pesanti a livello ambientale, sociale ed economico (per esempio QUI su ogm e pesticidi in Argentina , QUI su come l’agricoltura ogni rappresenti un ecocidio in Sud America e QUI sugli effetti e l’impatto degli ogm)».

Vilsack non vuole permettere che i consumatori, malgrado lo richiedano, sappiano cosa mangiano; sta cercando di chiudere un dibattito scomodo per le multinazionali, perchè l’etichettatura darebbe la possibilità alla gente di rifiutare gli ogm. Eliminando i confronti aperti sugli ogm si vuole naturalmente chiudere la bocca a tutti i critici ed eliminare la discussione scientifica, politica e pubblica.

«Il concetto di scienza solida è stato manipolato – continua Todhunter – per un obiettivo preciso: gli ogm sono una strategia portata avanti dall’agrobusiness mondiale per controllare la proprietà intellettuale e le catene di approvvigionamento alimentare a livello globale».

«L’industria conduce studi inadeguati, a breve termine e nasconde i dati prodotti dalle proprie ricerche adducendo il segreto commerciale, ma ci sono ormai numerose ricerche che evidenziano i pericoli e i potenziali effetti dannosi degli ogm (si veda QUI e QUI). È stata accusata di falsità in India, di corruzione in Indonesia e intimidazioni contro chi sfida gli interessi delle multinazionali, così come di distorsione e censura dei dati scientifici  (si veda QUI e QUI)».

«Con l’obiettivo di modificare gli organismi per creare brevetti che assicurino sempre maggiori controlli su sementi, mercati e catena alimentare, il settore degli ogm si preoccupa solo di un certo tipo di scienza, quella che sostiene gli obiettivi dell’industria. Se veramente la scienza è tenuta in così alta considerazione da queste multinazionali, allora perché negli Usa non si etichettano i cibi ogm e non si permette che gli studi delle industrie siano pienamente accessibili e sottoposti a pubblico controllo invece di tenerli segreti, limitare la ricerca indipendente o ricorrere a tattiche manipolatorie? Se la scienza è tenuta in così alta considerazione dal settore degli ogm, perché allora in Usa si è permesso che i cibi ogm arrivassero sul mercato senza adeguati test a lungo termine? L’argomento usato come giustificazione è che i cibi ogm sono sostanzialmente equivalenti al cibo convenzionale. Ciò è sbagliato (si veda anche QUI). La “sostanziale equivalenza” è una strategia di mercato che semplicemente sottrae gli ogm dal tipo di controllo solitamente applicato alle sostanze potenzialmente tossiche o pericolose».

«Le industrie degli ogm sanno di soccombere nel dibattito scientifico (malgrado i pr assoldati sostengano il contrario), quindi catturano l’attenzione del pubblico propagando menzogne. Parte di esse si fondano sull’emotività: il mondo ha bisogno degli ogm per sconfiggere la fame. Ormai questo mito è crollato (si veda QUI , QUI e QUI)».

«La fede della gente nella ricerca è stata scossa a più livelli, non ultimo perché le multinazionali hanno accesso garantito alle decisioni politiche e stanno finanziando sempre di più la ricerca. Dice Kamalakar Duvvuru: “Andrew Neigbour, ex amministratore della Washington University di St. Louis, che ha gestito il legame milionario con la Monsanto, ammette che il denaro dell’industria arriva a certe condizioni: limita ciò che si fa, quando lo si fa e chi deve approvarlo”. La realtà è che Monsanto sta finanziando la ricerca non a beneficio dei contadini o della gente, ma per i propri interessi commerciali». La gente non dubita della scienza in sé, ma della scienza assoggettata alle pressioni delle multinazionali che vogliono ottenere risultati compiacenti oppure bypassare certe procedure. Basti leggere il rapporto Seedy Business per capire come la scienza sia vittima dell’agrobusiness. Scrive Claire Robinson: «Non sorprende che molti scienziati di enti pubblici e organizzazioni si alleino con l’industria degli ogm, dal momento che dipendono pesantemente dai fondi che arrivano da lì. Le multinazionali degli ogm hanno rappresentanti nei comitati universitari e della ricerca così come tra i decisori politici. Monsanto ha donato almeno un milione di dollari alla University of Florida Foundation. Alcuni scienziati accademici sono titolari di brevetti e sono coinvolti in spin-off che sviluppano ogm».

Per non parlare della revisione degli articoli che approdano sulle riviste scientifiche.

Scienziati come preti: opinioni personali mascherate da fatti

«Gli scienziati non rendono giustizia nè a se stessi nè alla scienza quando smerciano retorica sugli ogm». Si pensi a chi ha dichiarato che Greenpeace dovrebbe essere accusata di crimini contro l’umanità per la sua ferma opposizione agli ogm».

«Oppure a chi sostiene che certi enti agiscono come regimi totalitari responsabili della morte di milioni di persone solo perché propongono argomenti credibili e scienza a supporto della critica agli ogm».

«La realtà è che la retorica è il tentativo di chiudere la bocca ai critici e di marginalizzare le analisi legittime sulle vere cause della povertà e della fame e le soluzioni vere per un’agricoltura sostenibile che può sfamare l’umanità».

 

Fonte: ilcambiamento.it

L’ecocidio? Un crimine. L’iniziativa dei cittadini europei

La distruzione ambientale deve diventare un crimine per il quale le persone colpevoli devono essere ritenute responsabili. Per chiedere che l’ecocidio venga reso penalmente perseguibile in Europa, è stata lanciata dai cittadini europei la campagna “End Ecocide Europe”. L’obiettivo è quello di raggiungere un milione di firme.marea__nera3

La distruzione ambientale deve diventare un crimine per il quale le persone colpevoli devono essere ritenute responsabili. Questo crimine ha il nome di ecocidio, che sta ad indicare quei danni ambientali che stanno distruggendo il nostro pianeta e mettendo a rischio gli esseri umani, gli animali, gli ecosistemi. Per far sì che l’ecocidio venga riconosciuto come crimine anche dalla normativa nazionale e comunitaria è stata lanciata la campagna “End Ecocide Europe”. Si tratta di un’iniziativa promossa dai cittadini europei per chiedere che venga reso penalmente perseguibile l’ecocidio in Europa, ovvero:

che sul territorio europeo sarà illegale commettere ecocidio;

che saranno illegali attività commesse da compagnie o cittadini europei anche al di fuori dell’Unione Europea;

che le compagnie non europee che commettono ecocidio non potranno vendere i loro prodotti nell’Unione Europea.

Attraverso questa iniziativa si invita dunque la Commissione Europea ad approvare una legislazione che proibisca, prevenga ed ostacoli l’ecocidio, ossia il danneggiamento estensivo, la distruzione o la perdita dell’ecosistema di un determinato territorio. Potenziali casi di ecocidio possono essere ad esempio le sabbie bituminose di Alberta, la fratturazione idraulica (fracking), lo spianamento delle montagne o lo spopolamento degli alveari. A sostegno di tali richieste servono un milione di firme. La Commissione Europea sarà a quel punto legalmente obbligata a considerare la proposta di legge di conversione dell’ecocidio in crimine.

È possibile firmare fino a gennaio 2014 sul sito www.endecocide.eu.

Fonte: il cambiamento