CycloLenti in Georgia: l’ospite è un dono di Dio

Fino all’anno scorso Tiphaine credeva che gli italiani fossero i più pazzi al volante. Viaggiando, viaggiando nella sua classifica personale di spericolatezza il popolo dello stivale è stato sorpassato prima dai greci, poi dai turchi ed ora dai georgiani. Speriamo che ci si fermi qui. In effetti i georgiani guidano davvero come dei matti. Vale la legge del più forte, chi ha la guida più aggressiva e prepotente si guadagna la strada! La via che passa al centro del Paese è noiosa e piena di auto, ci dicono. È deciso, faremo la strada per le montagne. Quello che sta per aspettarci è un vero e proprio tuffo in un altro mondo, soprattutto se paragonato all’atmosfera della grande Batumi che abbiamo appena lasciato. Per il primo giorno ce la prendiamo con calma, è tutto asfaltato e seguiamo il fiume con lievi dislivelli. È quasi sera e al primo cenno di pioggia siamo accolti da una famiglia del posto.4835806_orig-1024x682

La nonna di Dachi, sempre molto sorridente

“Accomodatevi”, ci dice il padre. Le bici vanno dritto dritto in garage e noi su, al primo piano, davanti ad una tazza di caffè e dolci fatti in casa. Di solito non bevo mai caffè, ma non voglio rifiutare, la tazza è già davanti a me. Con gran sorpresa il caffè georgiano mi piace, è cremoso e dolce. Qui tutti conoscono Celentano, i suoi film e le sue canzoni, perfino le parole a memoria. Dachi, il nipote, ci fa da interprete in inglese. A tavola si materializza una mini caraffa colorata, contiene del chacha, la grappa georgiana. Partono i brindisi e l’atmosfera è allegra e disinvolta, i ragazzi suonano, i bambini ballano, gli adulti cantano! Raggiungiamo i mille metri d’altitudine e mentre ci concediamo una birra (1lt=1€) come ricompensa per lo sforzo, un ragazzo ci chiede la nazionalità:
“I’m italian”
“Anch’io…”
“Di dove?”
“Di Napoli”
“Anch’io…”
“Come ti chiami?”
“Marco”
“Anch’io…”
“Nooo vabbè!”

E ci ritroviamo a Khulo (si, si chiama così il paese)! Per questa sera, visto che qui non si fanno problemi sul numero degli occupanti, dormiremo per terra sui materassini nella stanza d’albergo che ha prenotato. Mentre il sole cocente e la ripida salita tra pietre e terra mi fanno ragionare su come potrei mai alleggerire il pesante bagaglio, c’è chi invece ha ben pensato di risolvere il problema alla radice e di portarsi dietro tutta una casa. In direzione opposta giunge un mostro enorme. Un camion camperizzato attrezzato per andare fuori strada. “Ma lo sapete che il passo è a quota 2025mt e che è tutto sterrato? Perfino in auto è difficile salire o scendere”, ci interrogano perplessi la coppia di slovacchi proprietari della casa mobile che come se non bastasse dietro si portano anche un quad. Ma noi in bici siamo più leggeri e le nostre ruote, meno ingombranti, possono passare tra le numerose buche laddove auto e moto hanno difficoltà, rispondiamo alla coppia che ci guarda con una faccia mista tra stupore e ammirazione.4377625_orig-1024x768

Il super camion 4×4 degli slovacchi

Sulla via si alternano mucche al pascolo e grossi mezzi pesanti mai visti prima d’ora. Sono camion e furgonati russi che risalgono al periodo della guerra, per loro strada o non strada non fa alcuna differenza. Siamo quasi a fine giornata e anche questa volta inizia a piovere che ci ritroviamo proprio davanti la porta di casa di una famiglia. I bambini, fuori, ci hanno già salutato. Piove forte, ci fanno entrare. La casa è di legno e le palafitte compensano la pendenza del terreno. L’atmosfera all’interno è calda e accogliente, siamo seduti sul divano circondati da cinque bambini, i genitori e i nonni tutti sorridenti per questi ospiti inaspettati. I ragazzi ci portano subito i loro libro di inglese. Con un vero e proprio gioco dei mimi li aiutiamo a svolgere i compiti di traduzione dall’inglese al georgiano. Poi si aprono le danze e a turno e insieme si esibiscono in balletti ai ritmi di musiche tradizionali e non. Perfino il più piccolino conosce i passi.1494361_orig-1024x682

Lezioni di danza

Nel frattempo la cena è pronta. Il tavolo, apparecchiato e ricco di portate, viene spostato al centro della stanza. Il capofamiglia ci fa cenno che possiamo iniziare, ma a tavola ci siamo solo noi e lui, gli altri devono aspettare e potranno mangiare solo quando l’ospite è sazio a sufficienza. Mi sento un po’ a disagio nel non poter condividere questo momento tutti assieme, ma bisogna rispettare le regole del posto. Qui l’ospite è sacro, è considerato un dono di Dio. A pance piene facciamo intendere che siamo a posto. Il tavolo ritorna nell’angolo e in ordine tocca prima ai bambini, poi alla mamma e infine ai nonni.

Fonte : italiachecambia.org

Economia? Sì, ma solo se è…del dono

Il nome, già di per sé, indica un…brulichio di energia, movimenti e persone: “Il formicaio” è l’associazione di promozione sociale di Lecce che è riuscita a far decollare un’esperienza da prendere ad esempio, il bazar dove si pratica l’economia del dono.ilformicaio

Sono una decina tra ragazzi e ragazze, con background differenti: chi ha studiato economia aziendale, chi viene dalla cooperazione internazionale, chi si è cimentato con il turismo e chi con i corsi di scienze politiche. Ma nell’associazione “Il formicaio” hanno trovato il loro comune denominatore: far comprendere che è possibile intendere l’economia applicando un paradigma radicalmente diverso da quello convenzionale. «Ci siamo costituiti formalmente nell’aprile del 2014, ma in realtà siamo una realtà operante sul territorio da ottobre 2010, quando abbiamo ricevuto il primo finanziamento dall’Agenzia Nazionale Giovani, nell’ambito del Programma Europeo Youth in Action (YIA), con il progetto “Luogo Comune”, per aprire uno spazio nel centro di Lecce dove praticare l’economia del dono» spiega Umberto Cataldo, presidente dell’associazione, anche se ci tiene a dire che lo è «solo formalmente, perché in realtà le decisioni vengono prese tutti insieme e alla pari». «Da quel momento, pur avendo cambiato sede e volontari, il Bazar del Dono è stato l’attività principale del Formicaio. La sede attuale è via Zanardelli 22, vicino al cuore commerciale di Lecce, una grande sfida per un’attività basata sul dono. Il concetto alla base è semplice: “Dona ciò che non usi, prendi quello che ti piace”. Obiettivo del Bazar è quello di promuovere la cultura del dono come buona pratica di sostenibilità ambientale che valorizzi ed accresca la sensibilità ecologica e solidale nella nostra società. Attraverso il Bazar del Dono è possibile donare e scambiare oggetti usati, prendere qualcosa senza necessariamente lasciare altro in cambio. Dono e riuso permettono di ridurre l’impatto ambientale dei consumi, risparmiare e fare rete con cittadini e associazioni, tanto da far divenire il bazar un vero e proprio “luogo comune”, cioè uno spazio di co-working dove il Formicaio e altre realtà, in primis “Le Miriadi 49”, co-progettano e realizzano concept e attività. Il bazar è solo il fiore all’occhiello delle tante attività portate avanti dal Formicaio. Sin dal primo progetto (Luogo Comune, 2010) abbiamo previsto 2 format: “Semi di conoscenza” e “laboratori ecologici”. Nel primo caso si tratta di incontri tra cittadini, spesso proposti da loro stessi, che si svolgono tramite le metodologie non formali come world cafè, eccetera. Scopo di tali incontri è discutere insieme sui temi che vanno dalla mobilità sostenibile all’ agricoltura ed alimentazione, clima ed energia ed interazione culturale per formulare dal basso proposte e soluzioni per migliorare la realtà in cui viviamo. Nel secondo caso, le persone mettono in condivisione, oltre alle proprie conoscenze, anche il saper fare. Si tratta di stimolare nelle persone la riflessione sull’efficacia e sulla semplicità di alcune buone pratiche che ognuno di noi può mettere in atto quotidianamente. Molti laboratori sono incentrati sulla riscoperta del concetto di autoproduzione: dalle conserve al sapone, dal pane all’abbigliamento, si può produrre facilmente una gran quantità di cose commisurate alle necessità e nel rispetto dell’ambiente e della salute. Nel secondo progetto finanziato dall’Ang è stato inserito l’EcoInfoPoint, ossia una mappatura delle realtà ecosostenibili nel del Salento, realizzato in crowdsourcing sul nostro portale www.ilformicaio.eu. Grazie a questo strumento cittadini, studenti e turisti possono facilmente scoprire e venire in contatto con chi, sul territorio, si impegna ogni giorno nel campo della sostenibilità. Infine, attraverso il progetto “Bazar del Dono”, finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito del bando “Principi Attivi 2012”, si sta sviluppando un portale di Banca del Tempo che permette di scambiare competenze e saperi avendo come unica unità di misura il tempo. Per fare ciò è in corso un processo di coinvolgimento della cittadinanza”. “Contemporaneamente abbiamo organizzato rassegne e convegni all’interno dell’Università e di circoli culturali – prosegue Umberto – In particolar modo un ciclo di seminari sui cambiamenti climatici e il loro impatto sulla salute, sull’agricoltura e sugli ecosistemi; un ciclo di incontri sulle economie solidali; dibattiti e racconti sui popoli balcanici. Sta per entrare nel vivo anche “Manifesto”, un concorso di comunicazione sociale ed ambientale e realizzazione di esposizioni itineranti delle opere, finanziato dal consiglio degli studenti. Per il terzo anno consecutivo siamo stati accreditati per partecipare al SERR, Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, e porteremo in piazza Sant’Oronzo i nostri stand con il bazar del dono itinerante. Cooperiamo con altre associazioni nella realizzazione di eventi green e conviviali. In particolare gli ultimi due anni ci hanno visti collaborare attivamente per il GreenSoundFestival, un festival musicale che invita a riflettere e scambiare buone pratiche per limitare l’impronta ecologica. L’ultimo anno, insieme alla Cianfrusoteca, abbiamo organizzato La Primavera Manifesta, un evento basato sulla convivialità, il dono e l’autoproduzione, e lo Swap Party, una festa per scambiare oggetti e fare nuove amicizie».

Passione, energia, valori e lungimiranza: qualità che possono aiutare tutti a guardare avanti.

Fonte: ilcambiamento.it

Una Festa del presente per celebrare il dono. Il report da Pisa

Si è svolta a Pisa domenica 26 maggio la prima edizione della Festa del Presente, “la festa in cui tutti e tutte si scambiano di tutto”, per riscoprire e valorizzare forme alternativa di solidarietà e ricchezza. L’evento è stato organizzato dal Distretto di Economia Solidale Altro Tirreno (DESAT), dal Gruppo Decrescita Pisa “InventiamoFuturo” e dall’Officina di Economia Solidale (OdES)pisa_piazza_santa_caterina

Lo scorso 26 Maggio si è tenuta a Pisa, in piazza Martiri della Libertà (nota come piazza Santa Caterina), la Festa del presente, “la festa in cui tutti e tutte regalano di tutto”, come recita il motto dell’evento. La festa è stata organizzata dal Distretto di Economia Solidale Altro Tirreno (DESAT), dal Gruppo Decrescita Pisa“InventiamoFuturo” e dall’Officina di Economia Solidale (OdES) su ispirazione di una manifestazione omologa che si svolge ormai da due anni a Porcari, in provincia di Lucca. Lo scopo è la celebrazione del dono in quanto quale: “l’unica regola consiste nel non fare uso di denaro, ma di donare ciò che si preferisce, anche senza ricevere nulla in cambio. Tutti sono però tenuti a riprendersi gli oggetti che non trovano un altro possessore per evitare il degrado della piazza e l’abbandono delle cose”, spiegano Francesco Cappello, Roberto Lepera e Samuele Lo Piano del gruppo “InventiamoFuturo”. A partecipare alla festa pisana sono state diverse associazioni, le quali hanno predisposto in modo autonomo i propri banchetti e stand, raccogliendo una discreta affluenza di persone: circa qualche centinaio nell’arco dell’intera giornata. A percorrere la piazza ci si poteva, così, imbattere nelle più diverse attività: dal Gazebo Shiatzu, che offriva massaggi a chiunque avesse bisogno di rimettersi in sesto, allo stand di Bilanci di Giustizia, che proponeva materiale informativo sui progetti etici ed intrattenimento per i più piccoli, fino allo Yoga della risata ed agli stand di associazioni culturali e sociali come L’Alba, Alchemia, e Ametàstrada. Alle diverse associazioni si sono aggiunti numerosi gruppi e soggetti che hanno animato il pomeriggio con attività di divulgazione scientifica, canto, musica e arte (come la lavorazione dell’argilla). I bambini sono stati senz’altro protagonisti indiscussi della giornata, vista la grande quantità di libri, vestiti e giocattoli che ciascuno liberamente posava sull’erba della piazza in attesa di qualche interessato.festa__presente

Ma la caratteristica essenziale della festa del presente è stata l’assenza di obblighi e di vincoli di reciprocità: chiunque era libero di accettare qualcosa in dono, pur non avendo nulla da contraccambiare, perché anche il saper ricevere è una qualità da non trascurare. D’altra parte non si trattava soltanto di donare cose, ma, eventualmente, di offrire servizi e disponibilità in diversi ambiti. Proprio in relazione a quest’ultima possibilità, diversi pannelli sono stati predisposti sul lato esterno della piazza per raccogliere le offerte più variegate: dalle ore di ripetizioni in una qualche disciplina, alle offerte di baby-sitter, di conversatore in lingua straniera o di fotografo. In questo modo la Festa del presente è diventata per tutti un’occasione di incontro e di condivisione in una piazza solitamente adibita a luogo di passaggio e mai di sosta, se non occasionale per gli studenti o le persone di passaggio. Gli organizzatori della Festa hanno speso molte energie nell’ideazione e promozione dell’evento, trattandosi di una manifestazione di carattere non esclusivamente simbolico. Infatti fare a meno del denaro e venirsi incontro offrendo le proprie risorse, capacità e disponibilità contraddice, da un lato, le regole dello scambio economico, dall’altro ripristina su un più alto livello la dignità del soggetto quale creatore di valori e non mero consumatore di beni. Come ricordava Baudrillard, “nell’economia del dono e dello scambio simbolico, una quantità debole e sempre finita di beni è sufficiente a creare una ricchezza generale, poiché essi passano costantemente dagli uni agli altri. La ricchezza non è fondata sui beni, ma sullo scambio concreto tra le persone. Essa è dunque illimitata, perché il ciclo dello scambio è senza fine persino tra un numero limitato di individui, ciascun momento del ciclo di scambio si somma infatti al valore dell’oggetto scambiato”. Precisamente questa dialettica di generazione di valore attraverso l’interazione concreta degli individui viene rigettata dalle forme del rapporto monetario, in cui le cose si relativizzano in funzione del mezzo di scambio. Riscoprire la pratica del dono può essere allora un modo per ricordarsi che la penuria e l’abbondanza sono anch’essi, a loro volta, concetti estremamente relativi.

Fonte. Il cambiamento