Sud est barese, Pietro Santamaria: «Chi fa la differenziata, risparmia!». Costi (e ricavi) di quattro comuni

«La raccolta differenziata conviene ai cittadini e ripaga i Comuni». Lo spiega Pietro Santamaria, autore del libro “L’ultimo chiuda la Discarica” in un recente studio che mostra i costi (e i ricavi) dei comuni di Conversano (con sistema a cassonetto stradale), Rutigliano, Mola di Bari e Cellamare (con sistema della raccolta porta a porta)

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Articolo di Pietro Santamaria
Quali sono i riflessi della raccolta differenziata sulle casse comunali e sulla spesa sostenuta dai cittadini? Per capirlo abbiamo confrontato quattro Comuni: Cellamare, Conversano, Mola di Bari e Rutigliano. Conversano, che ha la percentuale di raccolta differenziata più bassa, sopporta il costo più alto per lo smaltimento dei rifiuti: ben 63 euro all’anno per ogni abitante; Cellamare e Rutigliano, che nel 2012 hanno superato il 70% di raccolta differenziata, pagano in media per i rifiuti quattro volte meno di Conversano; Mola 37 euro all’anno per ogni residente. Della raccolta differenziata si può pensare quello che si vuole (c’è chi la fa per dovere e con piacere e chi invece la ritiene una grande ed inutile seccatura) ma se si analizzano i numeri (i costi e i ricavi della cessione delle diverse frazioni dei rifiuti) e si scopre che fare la raccolta differenziata conviene allora si può anche cambiare idea e convincersi che la raccolta differenziata oltre ad essere un obbligo di legge è anche un modo per fare risparmiare i cittadini.
Per dimostrarlo abbiamo calcolato il costo di smaltimento dei rifiuti indifferenziati e il ricavo conseguito dalla vendita dei rifiuti raccolti in modo differenziato da quattro Comuni del sud-est barese. 
Come avviene la raccolta dei rifiuti in questi quattro Comuni? Conversano esegue la raccolta dei rifiuti con il sistema dei cassonetti stradali, mentre gli altri tre Comuni hanno avviato la raccolta differenziata “porta a porta” a partire da novembre 2011 (Rutigliano), febbraio 2012 (Cellamare) e marzo 2012 (Mola di Bari). Nella tabella 1 sono riportati i risultati della raccolta differenziata che sono stati conseguiti dai quattro Comuni negli ultimi due anni (i dati vengono pubblicati sul portale ambientale della Regione).

Tabella 1. Percentuale della raccolta differenziata in quattro Comuni del sud-est barese.
Comune 2011 2012
Cellamare(5.183 abitanti) 29,6% 70,1%
Conversano(24.425 abitanti): 14,0% 12,1%
Mola di Bari(26.388 abitanti) 22,5% 45,6%
Rutigliano(17.888 abitanti) 17,5% 79,0%

Conversano ha fatto registrare percentuali molto basse di raccolta differenziata , mentre Rutigliano e Cellamare hanno ottenuto un netto aumento nel 2012 rispetto all’anno prima; Mola di Bari ha conseguito risultati intermedi. In modo quasi speculare, nello stesso periodo, Cellamare, Mola e Rutigliano hanno diminuito nettamente la produzione di rifiuti indifferenziati (che finiscono in parte in discarica e in parte nel CDR), mentre Conversano ha fatto registrare in entrambi gli anni considerati il valore più alto di rifiuti indifferenziati, nonostante non sia il Comune con il maggior numero di abitanti (tab. 2) .

Tabella 2 – Numero di residenti e di rifiuti solidi urbani indifferenziati in quattro comuni del sud-est barese negli ultimi due anni.
Cellamare: (commento: in diminuzione)
2.218 (Tonnellate rifiuti indifferenziati prodotti nel 2011)
521 (Tonnellate rifiuti indifferenziati prodotti nel 2012)

Mola di Bari: (commento: in diminuzione)
11.296 (Tonnellate rifiuti indifferenziati prodotti nel 2011)
7.154 (Tonnellate rifiuti indifferenziati prodotti nel 2012)

Rutigliano: (commento: in diminuzione)
7.021 (Tonnellate rifiuti indifferenziati prodotti nel 2011)
1.337 (Tonnellate rifiuti indifferenziati prodotti nel 2012)

Conversano: (commento: invariato)
11.978 (Tonnellate rifiuti indifferenziati prodotti nel 2011)
11.936 (Tonnellate rifiuti indifferenziati prodotti nel 2012) 


Il costo di trattamento dei rifiuti indifferenziati (quelli cioè che non vengono separati per essere poi recuperati o riciclati) è aumentato nel corso degli ultimi tre anni ed oggi è di 126 euro per tonnellata più IVA. A conti fatti, come emerge dalla tabella 3, rispetto al 2011, nel 2012 i Comuni di Cellamare, Mola e Rutigliano hanno risparmiato, rispettivamente, 151mila euro (il 68%), 196mila euro (il 17%) e 453mila euro (il 60%), grazie alla raccolta differenziata , mentre Conversano ha dovuto sborsare 241mila euro in più nel 2012 rispetto al 2011 (il 18% in più). 

Tabella 3 – Costo (in euro) sopportato da quattro Comuni per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati.
Comune 2011 2012
Cellamare 246.458 € 68.605€
Mola di Bari 1.254.932€ 942.409€
Rutigliano 780.101€ 176.073€
Conversano 1.330.723€ 1.572.206€
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Per valutare quanto costano i rifiuti solidi urbani (senza considerare però il costo della raccolta e del trasporto) occorre considerare anche quanto i Comuni spendono per conferire agli impianti di compostaggio la frazione organica (l’umido) raccolta in modo differenziato con i cassonetti stradali (come a Conversano) o con il “porta a porta” (abbiamo considerato il costo di 80 euro per tonnellata) e quanto ricavano dalla cessione dei rifiuti raccolti in modo differenziato (carta e cartoni, vetro, plastica e metalli per i quali, in media, abbiamo supposto pari a 20 euro per tonnellata il loro valore). Ancora una volta, come possiamo vedere dalla tabella 4, i tre Comuni in cui è attivo il sistema di raccolta differenziata spinta hanno aumentato nel 2012 sia i costi per conferire la frazione organica agli impianti di compostaggio sia i proventi della raccolta differenziata, mentre Conversano, a causa dei pessimi risultati conseguiti nel 2012 rispetto al 2011 (tab. 1), ha fatto registrare la diminuzione del costo dell’umido, ridottosi ai minimi termini, e i peggiori ricavi dalla raccolta differenziata.

Tabella 4 – Costo della frazione organica e ricavo (in euro) ottenuto dalla vendita del materiale raccolto in modo differenziato da quattro Comuni negli ultimi due anni.
Costo dell’organico
Cellamare: 0 (nel 2011); 33.710€ (nel 2012)
Mola di Bari: 693€ (nel 2011); e 153.350€ (nel 2012)
Rutigliano: 31.814€ (nel 2011); 236.098€ (nel 2012)
Conversano: 17.414 (nel 2011); 1.431€ (nel 2012)

Ricavo raccolta differenziata 
Cellamare: 24.972€ (nel 2011); 31.729€ (nel 2012)
Mola di Bari: 90.268€ (nel 2011); 126.658€ (nel 2012)
Rutigliano: 56.315€(nel 2011); 109.143€ (nel 2012)
Conversano: 46.714€(nel 2011); 31.506€ (nel 2012) 
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Dai dati del costo di smaltimento dei rifiuti indifferenziati (tab. 3), del costo dell’umido e dal ricavo ottenuto dalla raccolta differenziata (tab. 4) è possibile calcolare quanto hanno speso i Comuni per liberarsi dei rifiuti. I risultati sono riportati nella tabella 5 e sono espressi in valore assoluto e in rapporto al numero di abitanti di ciascun Comune (il riferimento è costituito sempre dai dati pubblicati dal portale ambientale della Regione). In entrambi gli anni considerati è Conversano ad aver sopportato la spesa maggiore , mentre Rutigliano e Cellamare, che hanno i valori più alti di raccolta differenziata, nel 2012 hanno ridotto notevolmente la loro spesa. A Conversano gli abitanti hanno sopportato una spesa maggiore nel 2012 rispetto al 2011 , mentre gli altri tre Comuni, che nel 2011 avevano sopportato l’esborso di circa 43 euro all’anno per ogni abitante, hanno beneficiato di una riduzione netta nel 2012, soprattutto Cellamare e Rutigliano. 

Tabella 5 – Spesa (in euro) complessiva (costi meno ricavo) sostenuta da quattro Comuni per la consegna dei rifiuti agli impianti di smaltimento e compostaggio (costi) e di recupero (ricavo) dei rifiuti.
Spesa sostenuta per Comune
Cellamare 221.486€(nel 2011); 70.587€(nel 2012)
Mola di Bari 1.165.357€(nel 2011); 969.101€ (nel 2012)
Rutigliano 755.600€(nel 2011); 303.027€(nel 2012)
Conversano 1.301.423€(nel 2011); 1.542.131€(nel 2012)

Spesa sostenuta per abitante:
Cellamare 42,7€ (nel 2011); 13,6€ (nel 2012)
Mola di Bari 44,2€ (nel 2011); 36,7€ (nel 2012);
Rutigliano 42,2€(nel 2011); 16,9€(nel 2012);
Conversano 53,3€(nel 2011); 63,1€(nel 2012);
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Conclusioni: 
Quindi, Conversano, che non fa la raccolta differenziata spinta, spende quattro volte di più di Cellamare e Rutigliano che invece hanno adottato il “porta a porta”. Mola si colloca tra i due estremi, a dimostrazione che dovrà ancora migliorare i risultati del suo “porta a porta”.
Insomma, la raccolta differenziata conviene ai cittadini e all’ambiente e ripaga i Comuni anche delle maggiori spese sostenute per la gestione che si ha con il “porta a porta” rispetto alla raccolta con i cassonetti stradali. Non è un caso, infatti, che il Comune di Rutigliano ha ridotto nel 2012 la TARSU. 
Analisi come questa dovrebbero essere promosse e diffuse dai Comuni, affinché i cittadini facciano con più convinzione e attenzione la raccolta differenziata. Passa parola.

Fonte: eco dalle città

Emergenza rifiuti a Palermo: Amia fallita e le strade diventano una discarica

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La discarica di Bellolampo è al limite della saturazione, l’Amia è fallita e in tre anni di gestione commissariale sono stati persi altri 90 milioni di euro. Si aspettavano i profumi e i colori della primavera a Palermo e, invece, sono i maleodoranti sacchetti dell’immondizia e i colori spenti dei sacchetti di plastica a contraddistinguere questi giorni di fine aprile. Cumuli di rifiuti, cassonetti stracolmi che invadono i marciapiedi e persino le corsie riservate ai mezzi pubblici. Non è certo uno spettacolo edificante per i turisti che iniziano ad arrivare nel capoluogo siciliano. Dopo Napoli e Roma, dunque, l’emergenza rifiuti si sposta ancora più a sud, dove il mix dei primi caldi e dei rifiuti sta saturando l’aria con un odore nauseabondo. La situazione va avanti da alcune settimane ed è diventata critica quando il Tribunale di Palermo ha dichiarato fallita l’AMIA la società che si occupa della gestione dei rifiuti in città. Nei giorni scorsi il sindaco Leoluca Orlando aveva pesantemente attaccato i tre commissari Sebastiano SorbelloFrancesco Foti e Paolo Lupi puntando l’indice su una gestione commissariale che in tre anni di gestione ha fatto perdere ulteriori 90 milioni di euro all’utility già in difficoltà. Ora interverranno i curatori fallimentari . I problemi, purtroppo, non sono soltanto di ordine economico o, meglio, i buchi di bilancio hanno provocato disagi a livello logistico: la discarica di Bellolampo (le cui recenti traversie rappresentano un capitolo a parte di questa triste storia) potrebbe saturarsi entro fine mese. Anche quando ripartirà la raccolta dei rifiuti potrebbe non esserci lo spazio necessario a stoccarli. Si profila all’orizzonte la realizzazione di un termovalorizzatore che presuppone, però, una differenziazione nella raccolta dei rifiuti. Per il momento i cittadini, esasperati dagli odori nauseabondi, hanno deciso di dar fuoco ai rifiuti accendendo una cinquantina di roghi che hanno costretto le forze dell’ordine a intervenire. Molto duro il commento alla vicenda del Presidente dei Circoli dell’Ambiente, Alfonso Fimiani:

Le immagini di una Palermo invasa dai rifiuti non sono che l’epilogo di una situazione drammatica che denunciamo da anni. Durante le elezioni regionali la nostra critica è stata trasversale: nessuno dei candidati a Governatore si era minimamente preoccupato di avanzare proposte di risoluzione di una problematica che ha radici profonde e lontane nel tempo e questi sono i risultati. Non accettiamo che ci sia il solito scaricabarile: le responsabilità sono dell’intera filiera istituzionale che non è stata ancora in grado di assicurare alla Regione Sicilia impianti adeguati per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti. Addossare le colpe agli eletti dell’ultima tornata è ridicolo: il tema non è stato mai affrontato con un piglio che possa portare ad una risoluzione definitiva. In Sicilia servono i termovalorizzatori: è necessario costruirne uno in ogni Provincia. A questi è necessario affiancare serie politiche di riduzione, recupero e riciclo: il rifiuto deve essere trasformato in risorsa, come recita il nostro slogan.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Quanti non imballaggi ci sono nella raccolta differenziata della plastica?

Nella raccolta della plastica devono essere conferiti solo gli imballaggi, ma ci finisce ancora molta plastica non imballo. La Provincia di Torino e IPLA hanno elaborato i risultati delle oltre 1200 analisi merceologiche realizzate da IPLA nell’ambito di due protocolli d’Intesa sulla raccolta multimateriale della plastica dal 2007 al 2012. La frazione estranea misurata nella analisi merceologiche è costituita da “plastica non imballo” in una misura che va dal 23% al 48%. Pubblichiamo un intervento di Paolo Foietta, presidente ATO-R (Torino374590

Ogni giorno ogni cittadino della provincia di Torino produce circa 1,3 kg di rifiuti (per un totale di 480 kg/anno). Gran parte di questi è costituita da imballaggi plastici: circa il 9% in peso e molto di più in volume, dato il basso peso specifico di questi materiali. Nella raccolta della plastica devono essere conferiti solo gli imballaggi, ma purtroppo ci finisce ancora molta plastica non imballo: talvolta non è facile distinguere gli imballaggi dai manufatti plastici e talvolta semplicemente il cittadino non sa che i manufatti (ad esempio giocattoli, spazzolini da denti e una miriade di oggetti di uso quotidiano), benché plastici, non devono finire nella raccolta differenziata della plastica. La Provincia di Torino e IPLA hanno elaborato i risultati delle oltre 1200 analisi merceologiche realizzate da IPLA nell’ambito di due protocolli d’Intesa sulla raccolta multimateriale della plastica dal 2007 al 2012. I dati mostrano, pur con marcate differenze fra un territorio e l’altro, che ancora tanti manufatti plastici finiscono nella raccolta differenziata; la tabella seguente evidenzia che la frazione estranea misurata nella analisi merceologiche è costituita da “plastica non imballo” in una misura che va dal 23% al 48%. Proprio nei territori in cui la qualità è migliore la maggior parte della frazione estranea è rappresentata dalla plastica non imballo.
Parte di questi manufatti sarebbero potenzialmente riciclabili, poiché realizzati con polimeri riciclabili (PE, PP, PET, ….), ma non essendo imballaggi vengono scartati in fase di selezione per essere avviati a recupero energetico o peggio ancora in discarica. Oltre allo “spreco ambientale” è da segnalare il problema dello sforamento dei limiti di qualità stabiliti da COREPLA in termini di percentuale di frazione estranea, il cui sforamento è troppo spesso determinato proprio dalla presenza di manufatti plastici, con negativi impatti economici per i Comuni.
Si aggiunga infine una particolarità tutta “burocratica”: nella raccolta differenziata del nostro territorio sono già stati rinvenuti diversi imballaggi marchiati “PARI”; si tratta di imballaggi in film di polietilene (perfettamente riciclabile) che vengono classificati da COREPLA come frazione estranea in sede di analisi merceologiche, poiché sono di competenza amministrativa di un consorzio autonomo, ma che durante il processo industriale di selezione vengono comunque avviati a riciclo nel circuito COREPLA. Per quanto paradossale, ciò è quanto avvenuto in almeno due casi documentati, nei quali il Comune a causa dei pochi kilogrammi di imballaggi PARI ha sforato la fascia di qualità non vedendosi riconoscere l’intero corrispettivo.
Allo stesso tempo la raccolta differenziata, da parte dei cittadini, degli imballaggi più preziosi e facili da riciclare ha ancora notevoli margini di miglioramento: si stima che il 10% del rifiuto indifferenziato smaltito in discarica, anche nelle aree territoriali più virtuose, sia costituito dai bottiglie in PET ed altri imballaggi riciclabili: in peso, si tratta di oltre 50 mila tonnellate annue nella sola provincia di Torino, un quantitativo leggermente superiore all’intero ammontare delle raccolte differenziate di imballaggi in plastica che avviene nel nostro territorio.
La discussione per il rinnovo dell’Accordo Anci-Corepla dovrebbe tenerne conto

PRESENZA DELLA PLASTICA NON IMBALLO NELLA FRAZIONE ESTRANEA (FE) totale

% MEDIA (anni 2007-2012)
ACEA Pinerolese
31.20
ACSEL Val di Susa
35.98
ASA Castellamonte
38.37
CCS Chierese
48.34
CIDIU Zona Ovest
29.56
COVAR 14 – Torino Sud
36.71
SCS Ivrea
23.61

Fonte. Eco dalle città

Riduzione rifiuti del 25% e differenziata al 70%: gli obiettivi al 2020 dell’Emilia-Romagna

La giunta regionale dell’Emilia Romagna su proposta dell’assessore all’Ambiente, Sabrina Freda, ha approvato il documento preliminare del Piano regionale di gestione dei rifiuti (Prgr)

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Ridurre la produzione pro-capite di rifiuti urbani del 25%, raggiungere il 70% di raccolta differenziata, riciclare il 60% dei rifiuti prodotti, dare priorità al recupero di materia rispetto al recupero di energia, e minimizzare lo smaltimento a cominciare dal conferimento in discarica. Sono questi i principali obiettivi che l’Emilia Romagna dovrà raggiungere entro il 2020, secondo quanto previsto dal documento preliminare del Piano regionale di gestione dei rifiuti (Prgr), approvato dalla giunta Errani su proposta dell’assessore all’Ambiente e alla Riqualificazione urbana Sabrina Freda. Si tratta dell’atto fondamentale che delinea la struttura portante del nuovo Piano e che avvia la procedura di confronto con l’assemblea legislativa, con gli enti territoriali, le associazioni e tutti i portatori di interesse. L’approvazione definitiva del Piano è prevista entro il 12 dicembre di quest’anno. “Il Piano deve individuare strategie per il contenimento della produzione di rifiuti alla fonte – spiega Freda – e significa trovare soluzioni per prolungare la vita dei prodotti e incentivare processi di produzione con meno sprechi, puntando quindi su un diverso modello di sviluppo che superi la cosiddetta società dei consumi, che ha mostrato tutti i suoi limiti, e assuma invece come motore la sostenibilità”. Scopo ultimo, rimarca Freda, “è dunque fare dell’Emilia Romagna un avamposto della cosiddetta ‘Clean economy’, che punta sullo sviluppo di innovative tecnologie a impatto zero, in grado di trasformare i rifiuti in risorsa superando la logica dello smaltimento”.

Fonte: eco dalle città