No Tav, Qui di Daniele Gaglianone in anteprima al Torino Film Festival

In anteprima al festival torinese, il racconto in soggettiva di 10 uomini e donne che da 25 anni si oppongono al progetto Tav verrà distribuito in sala a partire dal 27 novembre

Verrà presentato al Torino Film Festival per debuttare in sala il 27 novembre Qui di Daniele Gaglianone, documentario sulla lotta dei No Tav in Val Susa. L’attesa è molta perché la storia degli ultimi vent’anni, nel “qui” che dà il titolo al lavoro di Gaglianone, è stata intrecciata in maniera indissolubile al dibattito sulla Grande Opera. Nel corso degli anni molti documentaristi si sono interrogati sulla costruzione della Tav il cui significato è ormai trascendente alla stessa utilità o inutilità dell’opera. Nel comunicato stampa che è giunto in redazione stamane vengono citate le parole di un rappresentante delle forze dell’ordine in una conversazione avuta con il regista nella fase preparatoria del film:

Io sono incazzato con quelli della Val di Susa perché quando andiamo là ci tirano le pietre. Non è più una questione di Tav sì Tav no, ma è una questione di essere contro o meno il sistema. Lo Stato ha deciso e tu ti devi adeguare, punto e basta. Viviamo in un paese di democrazia rappresentativa: se non sei d’accordo, la prossima volta voti per quelli che non vogliono l’opera. (…) Per il tuo documentario incontrerai dei sì Tav, intendo non dei politici, ma persone comuni?

chiede il rappresentante delle forze dell’ordine che aggiunge, dopo la risposta affermativa del regista, come possa essere

a favore della Torino-Lione solo chi non conosce il progetto.QUI_GabriellaTittonel_004-620x348

Il racconto di Qui è la narrazione in soggettiva di dieci attivisti No Tav che da 25 anni si oppongono all’opera che si sono scontrati con la dura realtà di una politica che – con fronte bipartisan – ha messo in stand by la democrazia e ogni forma di dialogo con la cittadinanza, nel nome degli interessi economici e politici. Nonostante decine e decine di studi certifichino l’inutilità dell’opera, la Tav è diventata il terreno di uno scontro ideologico fine a se stesso, quello efficacemente descritto nella succitata conversazione. Ma in Valsusa si è andati ben oltre la semplice contrapposizione ideologica. Negli ultimi dieci anni le forze di polizia e la cittadinanza si sono spesso scontrate in campo aperto e negli ultimi anni oltre un migliaio di procedimenti giudiziari sono stati aperti in un territorio in cui abitano 60mila persone. Naturalmente in nessun altra zona d’Italia la percentuale di persone sottoposte a procedimenti giudiziari è così alta.

Nei ritratti di questo documentario un gruppo di persone si racconta attraverso parole e silenzi. Con vissuti tra loro lontani e con attitudini distanti, si sono ritrovati dalla stessa parte ad abitare la stessa lotta contro la linea ad alta velocità Torino Lione che dovrebbe passare in Valle di Susa, una valle già attraversata da due statali, un’autostrada e una linea ferroviaria dove transitano i TGV, Train à Grande Vitesse. Per alcuni questa nuova linea pare rappresentare la linea Maginot del futuro del paese; per altri è un’opera inutile economicamente, devastante per l’ambiente e per le finanze pubbliche. Nel corso degli anni la politica – quella mediaticamente intesa come politica dei partiti – sembra essere scomparsa intorno al problema, incapace di gestire una situazione lasciandola incancrenire (oppure scientemente convinta di doverla gestire esattamente così). In val di Susa invece non è scomparsa, o è ricomparsa, in questi 25 anni di opposizione al progetto, la politica intesa come incontro fra gente che discute sul proprio presente e sul proprio futuro, fra gente che si ritrova per porre delle domande insieme e insieme a cercare delle risposte. Ma nel frattempo una questione politica, sociale ed economica è stata fatta slittare sul piano inclinato dell’ordine pubblico. E allora, sempre di più, il rapporto tra cittadino e stato si riduce alla sola relazione con un agente in tenuta antisommossa,

spiega in una nota il regista Daniele Gaglianone. Conoscendo il suo cinema, la sua tenace ricerca del vero, pur nella grande eterogeneità del suo percorso filmico, non vediamo l’ora di immergerci nel buio della sala, perché sia fatta luce su una storia che non riguarda un po’ tutti, perché Qui non è soltanto in Valsusa.QUI_GabriellaTittonel-620x348

Fonte: Comunicato Stampa

Foto | Ufficio Stampa

Nucleare, l’eredità e i pericoli del deposito di Saluggia

Là suta. La nostra eredità nucleare in un triangolo d’acqua di Cristina Monti, Paolo Rapalino e Daniele Gaglianone racconta Saluggia, il paese a 40 km a nord est di Torino dove sono conservate il 96% delle scorie radioattive prodotte nella stagione nucleare italiana

Saluggia, piccolo comune agricolo a 40 Km da Torino, è conservato il 96% delle scorie radioattive prodotte dalla stagione nucleare italiana. L’area si trova a ridosso del fiume Dora Baltea, tra i principali affluenti del Po, delimitata da canali irrigui che portano l’acqua alle risaie del vercellese e attraversata dalla falda acquifera che alimenta l’acquedotto del Monferrato. In questo triangolo d’acqua, a partire dal 1958, sono sorti un centro di ricerca nucleare, un reattore sperimentale ed un impianto di riprocessamento in cui si sono sviluppate – in ambito civile e militare – tecniche per recuperare uranio e plutonio dagli elementi di combustibile irraggiati. Sono così arrivate a Saluggia barre esaurite dalle centrali nucleari italiane (oltre alla vicina Trino Vercellese, anche Caorso, Latina e Garigliano) e da reattori di altre nazioni per essere sciolte e riprocessate all’interno del centro Eurex. Ancora oggi lì si trovano i residui liquidi del trattamento, le più pericolose tra le scorie, stoccati in serbatoi a pochi metri dal fiume. L’alluvione dell’autunno 2000 che causò l’esondazione della Dora Baltea e l’esondazione degli argini del canale Farini, portò a un allagamento dei siti nucleari del vercellese. Il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, all’epoca presidente ENEA, parlò di “catastrofe planetaria sfiorata”. Quattordici anni dopo e a quasi trent’anni dalla fine del nucleare in Italia, i rifiuti radioattivi sono ancora a Saluggia, dove si sta ultimando un nuovo deposito temporaneo di scorie il D2. Il Governo Italiano ha disatteso la legge 368 del 2003 che prevedeva, entro il dicembre 2008, la realizzazione di un Deposito Nazionale nel quale custodire in sicurezza i rifiuti radioattivi: non è ancora stato individuato alcun sito e la soluzione temporanea di Saluggia ha ormai assunto i connotati di un deposito permanente. Nelle scorse settimane i lavori per il deposito D2 – che sorgerà sulle rive della Dora Baltea – è stato travolto da uno scandalo tangenti. Secondo le indagini della magistratura sull’Expo l’imprenditore vincitore della gara per il Cemex, Enrico Maltauro, avrebbe ricevuto dalla cupola dell’Expo la richiesta dell’1,5% dell’appalto, vale a dire un milione 350mila euro di cui 600mila sarebbero stati effettivamente versati.

Là Suta. La nostra eredità nucleare in un triangolo d’acqua: parlano i registi

Alla storia del sito nucleare di Saluggia, dalla fine degli anni Cinquanta fino a oggi, i registi Cristina Monti, Paolo Rapalino e Daniele Gaglianone hanno dedicato Là Suta. La nostra eredità nucleare in un triangolo d’acqua, un documentario che è stato presentato a Cinemabiente, la manifestazione torinese che quest’oggi, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, si chiuderà con la consegna dei premi ai vincitori della diciassettesima edizione.

Apparentemente non c’è nulla di pericoloso. La catastrofe non è successa ed è probabile che non succederà. Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo film ci chiedevano che senso aveva raccontare questa storia. A noi è parsa emblematica del nucleare italiano. Se voi avete in casa del materiale pericoloso e avete dei bambini che cosa fate lo lasciate a portata di mano, sparso per la casa oppure lo nascondete in un luogo sicuro? Ecco il deposito unico nazionale permetterebbe di mettere al sicuro queste scorie,

ha detto Paolo Rapalino. A lui ha fatto seguito Daniele Gaglianone:

Quello che mi ha affascinato in questa storia è stato il viaggio nel tempo, vedere come è cambiata la sensibilità rispetto all’ambiente, il modo in cui la società si racconta le cose. In una delle immagini di repertorio c’è una ripresa che nessuno, oggi, si sognerebbe mai di fare: un albero sradicato nel nome del progresso.

Il film ha suscitato un lungo dibattito al quale hanno preso parte anche Gian Piero Godio e Rossana Vallino, due ambientalisti che da alcuni decenni si battono per portare alla luce le problematiche connesse al sito di Saluggia.Immagine32-620x396

Foto | Là Suta. La nostra eredità nucleare in un triangolo d’acqua

Fonte: ecoblog.it

Cinemambiente 2014: a Torino il festival più green d’Italia

Un centinaio di film da tutto il mondo per fare il punto su inquinamento, energia, clima, demografia e sviluppo sostenibile. La più importante rassegna cinematografica a tematica ambientale d’Italia si svolgerà dal 31 maggio al 5 giugno

Da sabato 31 maggio a giovedì 5 giugno Torino ospita la diciassettesima edizione di Cinemambiente, la più importante manifestazione cinematografica italiana dedicata all’ambiente e all’ecologia. Nonostante i venti di crisi che ciclicamente ne mettono a rischio la prosecuzione, la “creatura” di Gaetano Capizzi continua a crescere e a essere un punto di riferimento a livello globale nel ricco settore dei documentari a tematica ambientalista. Sono circa 100 i titoli che verranno proiettati nelle tre sale del Cinema Massimo e (novità di quest’anno) al Centro Studi Sereno Regis, al Cecchi Point, al Piccolo Cinema e al Cineteatro Baretti. Una novità importante che permetterà al festival di andare oltre la sede consueta di via Verdi 18, per “invadere” altri luoghi del centro cittadino e i quartieri di San Salvario, Aurora e Barriera di Milano. L’idea che Cinemambiente porta avanti da oltre tre lustri è quella di un cinema capace di intervenire sulle coscienze, di informare la cittadinanza e di farne crescere la consapevolezza. L’ambiente viene inteso nella sua accezione più ampia, come ambiente umano e come rapporto fra l’uomo e il territorio, anche quello urbano. Davvero difficile scegliere i titoli di punta in un programma che appare davvero più ricco che mai. Ad aprire il festival sarà Virunga di Orlando von Einsiedel, un’inchiesta sulle pressioni messe in atto da una compagnia petrolifera inglese sui volontari che tutelano il parco della Repubblica del Congo, un vero e propri scrigno di biodiversità minacciato dalla presenza di grandi giacimenti di petrolio nel sottosuolo. Fra i film nel concorso internazionale documentari segnaliamo Divide in Concord di Kris Kaczor, sulla battaglia di Jean Hill contro le bottiglie di plastica nel paesino di Concord nella quale nacque Henry David Thoreau, fondatore dell’ambientalismo, The Horses of Fukushimadi Matsubayashi Yoju, sulla sorte dei cavalli dopo l’incidente nucleare del 2011, The Ghost in Our Machine di Liz Marshall, un’indagine sull’utilizzo industriale degli animali, Just Eat It – A Food Waste Story di Grant Baldwin sullo spreco alimentare, Population Boom di Werner Boote sull’emergenza demografica, Vendages di Paul Lacoste sulle storie di alcune persone impegnate in una vendemmia nel Sud della Francia. Temi molto forti anche nel concorso documentari italiani. Buongiorno Taranto di Paolo Pisanelli racconterà il dramma di una città avvelenata dal più grande stabilimento siderurgico d’Europa, Là suta – La nostra eredità nucleare in un triangolo d’acqua di Daniele Gaglianone, Cristina Monti e Paolo Rapalino. Si parlerà anche di rifiuti a Napoli (Zero Waste di Raffaele Brunetti), del Black Rock Desert del Nevada (A Burning Dream di Massimiliano Davoli) e delle allergie stagionali (The Toxic Burden di Patrizia Marani). Prevista anche una sezione dedicata ai documentari della durata di un’ora e la sezione Panorama Italia. Sono previsti alcuni eventi speciali come il Bike Gala in programma nella giornata di apertura, incontri, dibattiti e proiezioni speciali fuori concorso come quella di Energized di Hubert Canaval sull’emergenza energetica e Thule Tuvalu che mette in relazione una cittadina nel nord della Groenlandia e un atollo del Pacifico entrambi minacciati dallo scioglimento dei ghiacciai.17-cinemambiente-locandina-620x654

Fonte:  Cinemabiente

Foto © Getty Images