Oceani di acqua sotto la superficie terrestre individuati grazie ai terremoti

Le prove delle presenza di Oceani di acqua sommersi sotto il manto terrestre individuati grazie alla presenza di ringwoodite

Un serbatoio di acqua pari a tre volte il volume degli oceani del mondo è stato trovato in prossimità del nucleo del nostro Pianeta il che potrebbe spiegare l’origine dei mari. L’acqua è stata individuata grazie a un minerale, la ringwoodite che si trova a 700 km sotto il mantello terrestre. L’acqua liquida copre quasi il 75% della superficie terrestre, ma cotituisce solo lo 0,025% della massa dell’intero pianeta ma per gli scienziati esiste sebbene nascosto un grande serbatoio di acqua sotto la crosta terrestre. A fare la scoperta Steven Jacobsen della Northwestern University di Evanston in Illinois, con altri ricercatori che grazie ai sismometri hanno studiato le onde sismiche provenienti da più di 500 terremoti. Misurando la velocità delle onde a diverse profondità, la squadra ha iniziato a determinare le tipologie di rocce coinvolte. Il livello dell’acqua si è rivelato poiché le onde hanno rallentato, poiché occorre più tempo per attraversare una roccia bagnata rispetto a una roccia asciutta. La scoperta sostiene le ipotesi presentate in un recente studio condotto da Graham Pearson dell’Università di Alberta a Edmonton, Canada che appunto si è concentrato sull’evoluzione di un diamante presente nella zona di transizione tra il mantello superiore e inferiore della crosta terrestre scoprendo la presenza di ringwoodite. La presenza di questo immenso serbatoio getta luce sull’origine dell’acqua della Terra, poiché vi sono due scuole di pensiero tra studiosi che ritengono che l’acqua sia giunta attraverso le comete e altri che sostengono che si sia formata sul nostro Pianeta. E dunque questa recente scoperta suggerisce che gli oceani possano essere come esondati dall’interno della Terra.earthquake-620x346

La crosta terrestre raggiunge profondità di circa 100 chilometri. Da lì, il mantello superiore occupa altri 300 chilometri circa. Tra lì e il mantello inferiore si trova il ringwoodite ossia tra i 410 km e 660 km sotto la superficie terrestre nota appunto come “zona di transizione”. Gli scienziati sono stati a lungo divisi su cosa, esattamente, si trovi nella zona di transizione. Sappiamo che la maggior parte del mantello superiore è costituito da olivina un minerale che sotto pressione e temperature molto elevate genera la ringwoodite. Studi di laboratorio hanno dimostrato che il minerale può contenere acqua, che non è presente come liquido, ghiaccio o vapore ma intrappolato nella struttura molecolare del ringwoodite come ioni idrossido (atomi di ossigeno legati e idrogeno). Ora la domanda a cui gli scienziati dovranno rispondere è: Quanta acqua c’è sotto la Terra?

Fonte:  News discoveryMotherboard, News Scientist

Foto | jacobsen

Viaggio al centro della terra per scoprire l’origine degli tsunami

Un team di scienziati raggiungerà, per la prima volta, il punto dove si scontrano le placche tettoniche51902461-586x424

Venerdì scorso un team di sismologi ha intrapreso una missione di studio della crosta terrestre al largo del Giappone. Lo scopo è di comprendere l’origine dei terremoti. L’imbarcazione che ospita i ricercatori e la torre di perforazione di 121 metri capace di penetrare a 7.000 metri sul fondo del mare si chiama Chiku, ovverosia Terra. Partita dal porto di Shimizu, la nave riprenderà un lavoro di perforazione cominciato nel 2007 e riproposto con regolarità nell’Oceano Pacifico. I ricercatori studieranno la faglia Nankai anche nota come la “faglia del mare del sud”, dove la placca del mare delle Filippine scivola sulla placca eurasiatica. L’intensa attività geologica della zona viene costantemente monitorata poiché potrebbe essere l’epicentro di scosse potenzialmente devastanti, molto più potenti di quella di magnitudo 9 che l’11 marzo 2011 ha provocato lo tsunami che ha scatenato l’incidente nucleare di Fukushima con epicentro a circa 1000 km a nord est della faglia Nankai. Il Governo giapponese ha rivelato lo scorso anno che una scossa della Nankai associata a un tsunami potrebbe provocare circa 320mila vittime sulle coste giapponesi. L’obiettivo dei ricercatori è riuscire a raggiungere i 5200 metri sotto il livello del mare, laddove le placche si scontrano. Sarà la prima volta che un sondaggio raggiungerà direttamente una zona sismica, laddove si genera l’energia che provoca i movimenti della crosta terrestre. Gli scienziati piazzeranno dei rilevatori nella crosta terrestre che saranno collegati ai sistemi d’analisi sulla terraferma:

Vogliamo studiare come la crosta terrestre si muove negli istanti che precedono i terremoti in modo da poterli prevenire più facilmente, ha dichiarato Omata, uno degli scienziati del team di lavoro. Situato nel punto di incontro di ben quattro placche tettoniche, il Giappone subisce, ogni anno, il 20% dei sismi più potenti registrati dai sismografi di tutto il mondo.

Fonte: Le Parisien