Le creme solari distruggono l’ecosistema marino

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Abbiamo più volte visto come, per poter riuscire ad avere una tintarella senza rischi, sia necessario proteggere la propria pelle. Tra i consigli dati dagli esperti per prevenire malattie e tumori della pelle, soprattutto nei mesi estivi, c’è sia un’attenta e graduale esposizione al sole, che l’utilizzo di creme protettive, scelte in base al proprio fototipo di appartenenza. Eppure, c’è chi accusa proprio le creme solari di essere tra i maggiori agenti inquinanti, capaci di creare danni all’ecosistema marino. L’allarme è stato lanciato da una recente ricerca pubblicata sulla rivista dell’American Chemical Society. Lo studio è stato realizzato, tra gli altri, dal Dipartimento di Global Change Research, dell’Istituto Mediterraneo di Studi Avanzati (IMEDEA). Il problema riguarderebbe alcuni ingredienti, presenti generalmente in molte creme protettive, che finiscono in acqua quando ci facciamo il bagno. Questi ingredienti possono diventare tossici per il fitoplancton, alla base della catena alimentare degli ecosistemi marini. Gli ingredienti responsabili di tale disastro sarebbero le nanoparticelle di biossido di titanio e di ossido di zinco che, reagendo con i raggi ultravioletti del sole, si trasformano in nuovi composti, come il perossido di idrogeno, nocivi per la fauna acquatica.protezioni-solari

Per accertarsi della pericolosità dei prodotti, e soprattutto dell’impatto negativo che i bagnanti possono avere sulla vita marina, gli studiosi hanno esaminato dei campioni prelevati nella Palmira beach di Maiorca, affollata da 10mila dei 200 milioni di turisti che ogni estate si riversano sulle coste del Mediterraneo. In base ai risultati ottenuti dai test di laboratorio, ed effettuati su campionamenti di acqua e dati turistici, gli esperti hanno tratto la conclusione che il biossido di titanio delle creme solari sia tra i maggiori responsabili dell’aumento dei livelli di perossido di idrogeno nelle acque costiere. La ricerca non è però nuova. I due esperti a capo dello studio, Antonio Tovar-Sanchez e David Sanchez-Quiles, avevano già indagato l’effetto negativo che le creme solari possono avere nel sistema marino, in un lavoro pubblicato sulla rivista Plos One il 5 giugno del 2013. Quest’ulteriore analisi conferma la precedente tesi. Naturalmente, la colpa della distruzione dell’ecosistema marino non è da attribuirsi esclusivamente ai solari. Il catalogo dei prodotti cosmetici e non che, attraverso gli scarichi domestici, finisce in mare è enorme. Pensiamo ad esempio agli esfolianti che contengono microsfere di polietilene che, attraversando lo scarico, assorbono pesticidi e altre sostanze chimiche. Una volta finite in mare, queste microsfere vengono scambiate dai pesci per plancton e mangiate. In questo modo, ritornano a noi attraverso la catena alimentare. Bisogna sempre ricordare che ogni nostra scelta, per quanto innocua ci possa apparire, influisce sempre sull’ambiente che ci circonda. Non stiamo dicendo ovviamente di rinunciare a proteggere la propria salute e la pelle, facendo completamente a meno delle creme solari. Basta farlo con attenzione. Evitando di esagerare nelle quantità e cercando di scegliere sempre prodotti che diano il minore impatto possibile sull’ambiente.

(Foto in evidenza: amcrc.com; foto interna: kimberlysnyder)

Fonte: ambientebio.it/

Estate 2013, attenzione alle creme solari: inquinano il mare

Secondo un recente studio spagnolo le sostanze contenute nelle creme solari causerebbero gravi danni all’ambiente marino.103013960-586x412

Secondo uno studio pubblicato dal Consiglio nazionale delle ricerche spagnolo alcuni componenti delle creme solari, nonostante siano pensati appositamente per proteggere la pelle umana dai danni derivanti dall’esposizione al sole, se diluiti possono causare importanti danni all’ecosistema marino. Il lavoro, che ha coinvolto anche l’Università di Valencia ed è stato pubblicato sulla rivista PLoS ONE, ha analizzato l’impatto dei filtri solari sugli ecosistemi marini che circondano la splendida isola di Maiorca, rilevando che, specie nelle stagioni ad alta intensità turistica, l’impatto sugli ambienti marini di para-aminobenzoati, cinnammato, benzofeonone, dibenzoilmetano, biossido di titanio, ossido di zonco, parabeni, solfato di ammonio, trifosfato di pentasodio e un’altra cinquantina di prodotti chimici e biologici, può essere rilevante e, anzi, persino dannoso per gli ecosistemi marini stessi.

“I filtri solari possono avere un significativo impatto ambientale in aree di intensa attività turistica. […] I nostri esperimenti mostrano che alcuni di questi prodotti hanno effetti tossici sul fitoplancton marino, crostacei, alghe e pesce, effetti che potrebbero facilmente estendersi anche ad altri componenti dell’ecosistema. “

ha spiegato Antonio Tovar Sanchez, ricercatore CSIC (Consejo Superior de Investigaciones Científicas) presso l’Istituto Mediterraneo di Studi Avanzati. Analizzando le acque di tre diverse spiagge dell’isola, due particolarmente affollate ed una piuttosto riservata: i risultati dei campionamenti (raccolti nel 2011) dimostrerebbero che nelle acque delle prime due spiagge si verifica un’alta concentrazione di inquinanti (in particolare tra le 14 e le 18) contenuti nelle creme solari. I danni principali li subisce il fitoplancton, il cui sviluppo viene fortemente messo a rischio: in particolare è la microalga Chaetoceros gracile a subire le conseguenze peggiori; la correlazione tra creme solari e agenti inquinanti è dimostrata, secondo i ricercatori, con i campionamenti alla spiaggia di Ses Salines, considerata un luogo incontaminato eppure con concentrazioni “interessanti” di benzofenone e metilbenciledina.

Il rimedio, secondo i ricercatori, sembrerebbe non esserci proprio:

“Ciascuno dei prodotti che abbiamo testato, e lo abbiamo fatto con tutto ciò che è sul mercato, contiene una qualsiasi di queste componenti, compresi quelli pubblicizzati come biologici.”

Al momento, dunque, l’unica soluzione (a parte il passaggio alla tintarella di luna) sembrerebbe quella di evitare spalmate da record (perchè la salute, si sa, è importante quanto l’ambiente), nella speranza che questa ricerca spinga le aziende produttrici delle creme solari a eliminare gli agenti inquinanti in esse contenute.

Fonte: CSIC

 

Creme solari:come scegliere tipo di filtri e quantità

Con l’arrivo del bel tempo e l’estate ormai alle porte, torna il rischio di problemi alla pelle, dovuti principalmente alla “tintarella selvaggia”. Per evitare la semplice scottatura fino a malattie ben più serie (come i tumori alla pelle), è indispensabile utilizzare creme solari con il giusto fattore di protezione. Per orientarsi, è bene sapere che – ad esempio – il filtro 30 di una crema solare indica che passa 1/30 della radiazione (il 3,3%), così come il filtro 15 indica che passa 1/15 (il 6,6%).Scottature

A fare chiarezza sull’abbronzatura e sui filtri solari è Piergiacomo Calzavara-Pinton, Direttore della Clinica Dermatologica degli Spedali Civili di Brescia (e membro del Consiglio direttivo della Sidemast, la Società Italiana di Dermatologia che ha recentemente registrato ‘un aumento dei casi di malattie e tumori della pelle, causati proprio dall’ esposizione al sole), che spiega: “Bisogna saper applicare le regole per proteggere la pelle dai raggi UV, e ottenere al tempo stesso un’abbronzatura sana. Accanto ai soliti suggerimenti (come quello di non esporsi nelle ore centrali della giornata) bisogna evidenziarne alcuni più importanti e utili”:

  • Il primo è scegliere un prodotto con fattore di protezione alto: ”Molti credono – spiega l’esperto – che un prodotto solare con fattore di protezione 50 ostacoli l’abbronzatura. Ma il valore SPF (fattore di protezione solare) indica il rapporto tra radiazione solare filtrata e radiazione trasmessa alla pelle” (SPF 50 è uguale a 1/50, cioè il 2%, mentre un SPF 30  indica che passa 1/30 della radiazione, ovvero il 3.3%, non una grande differenza quindi).
  • Il secondo consiglio è quello di cercare sempre “sulla confezione il valore di protezione da UVA (UVA-PF) non solo il valore SPF che indica la protezione da UVB”. Un prodotto che protegga solo da UVB, e quindi dall’ ustione solare, induce a trascorrere più tempo al sole, assorbendo una quantità molto più elevata di raggi UVA, che non scottano, ma hanno un’azione rilevante nel fotoinvecchiamento e tumori cutanei.
  • Il terzo consiglio è di applicare il prodotto solare in abbondanza. ”I valori SPF e UVA-PF sono calcolati in laboratorio applicando 2 mg. di prodotto per centimetro quadrato, come dire un cucchiaino di crema per 2 cm. di pelle. Riducendo la quantità applicata, i valori SPF e UVA-PF calano in modo esponenziale. Acquistare una crema con alto SPF ma non applicarla nella quantità giusta è inutile”.Protezione-solare

E a giudicare da un recente sondaggio, gli italiani continuano a scottarsi (e quindi a non seguire anche gli accorgimenti più basilari). “Molti connazionali hanno cute, capelli e occhi scuri e ritengono, sbagliando, di non aver bisogno di proteggersi – spiega Gian Marco Tomassini, coordinatore nazionale del Gruppo Melanoma dell’Adoi, l’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani che in questi giorni torna in tour con il progetto MY SKINCHECK (realizzato con il supporto di La Roche-Posay). E anche chi ha una pelle più delicata, comunque diffusa nel nostro Paese, sottovaluta l’importanza della protezione”. Stando ai dati raccolti nell’edizione 2012 di MY SKINCHECK su oltre 2mila partecipanti, le persone appartenenti a fototipo III e IV (i più diffusi nel nostro Paese: pelle chiara o olivastra, capelli castani o bruni, occhi castani o scuri) non utilizzano mai alcuni validi strumenti: l’88% non indossa il cappello, il 95% non porta la maglietta e il 74% non usa gli occhiali da sole. Quasi la metà (43%) così si scotta, al pari dell’80% degli intervistati di fototipo I e II (pelle, capelli e occhi chiari), che per la stragrande maggioranza dei casi si limitano alla crema solare, tralasciando cappello (nell’81% dei casi), maglietta (92%) e occhiali (69%).Crema-solare

Come applicare creme e lozioni solari. “Vanno applicati – precisa Tomassini – prima dell’esposizione con cura su tutto il corpo, senza dimenticare zone spesso trascurate come nuca o dorso del piede, ed è indispensabile rinnovare l’applicazione nel corso della giornata e dopo bagni o sudate”. Bisogna utilizzare creme a largo spettro, in grado cioè di schermare sia i raggi UVA (all’origine dell’invecchiamento cutaneo, di alcune reazioni allergiche e di tumori cutanei) che gli UVB (responsabili dell’abbronzatura, ma anche delle scottature), pure nei giorni in cui il cielo è coperto oppure quando si sta all’ombra. A ricordarci che il sole fa bene (se ci si espone in maniera corretta) è anche Mario Santinami, responsabile struttura melanomi e sarcomi all’Istituto tumori di Milano: “Il sole è un importante alleato della salute, fa bene alle ossa e all’umore .. Uno dei suoi effetti principali è lo stimolo della sintesi di vitamina D (che per il 90% produciamo grazie al sole e solo per il 10% introduciamo con i cibi), un vero toccasana per rafforzare le ossa e contro malattie infettive, autoimmuni e cardiovascolari”.

Fonte: http://news.klikkapromo.it/2013/06/creme-solari-come-scegliere-tipo-di-filtri-e-quantita/

Tratto. http://pianetablunews.wordpress.com/

Parabeni, l’Europa chiarisce che sono sicuri

I parabeni, sostanze chimiche ampiamente utilizzate nei cosmetici e nelle creme solari in qualità di conservanti sono sospettati di essere interferenti endocrini, ma per l’Europa restano sicuri

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Il Scientific Committee on Consumer Safety (SCCS) ha pubblicato la Opinion on parabens con particolare attenzione per il propylparaben e butylparabene dichiara che:

l’uso di propilparaben e butilparaben come conservanti nei prodotti cosmetici sono sicuri per il consumatore fino a quando la somma delle loro concentrazione singola non sia superiore allo 0,19%.

Spiega a Euractiv Sylvia Maurer, Safety and Environment Senior policy officer all’ European Consumers’ Organisation (BEUC):

L’Europa sottovaluta la quantità complessiva alla quale i consumatori sono esposti. Usiamo in media 10-20 cosmetici al giorno. Tali sostanze potenzialmente nocive si trovano in rossetti, creme e shampoo e possono entrare in circolo nel nostro organismo. Siamo preoccupati che questo ‘effetto miscela’ sia stato ignorato.

Ancora secondo il BEUC molte aziende che hanno rinunciato a usare parabeni per i loro prodotti hanno scelto diverse sostanze non meno nocive e dunque il consumatore a oggi può difendersi solo leggendo bene in etichetta l’INCI per comprendere quali e quanti ingredienti compongono il cosmetico. I parabeni sono in discussione in Francia mentre sono già stati vietati in Danimarca nel 2011.

Fonte:  Euractiv