Microplastiche nei cosmetici, disastro Ue: tempi lunghi e campo aperto alle nanoplastiche

Con l’intervento delle lobby dell’Echa, l’Agenzia europea dei chimici, che ha espresso il proprio parere sul divieto Ue, i produttori hanno ottenuto una scappatoia che esclude la messa al bando delle nanoplastiche, la forma più pericolosa di microplastica. Divieto delle microplastiche in cosmetici e detergenti non prima del 2030 e possibilità di continuare a usare le nanoplastiche, nonostante i dubbi degli esperti Ue. Sono alcuni punti del parere dell’Echa, l’Agenzia europea dei chimici, sul divieto Ue delle microplastiche intenzionalmente aggiunte nei prodotti, annunciato nel 2018 e che dovrebbe diventare legge nel 2022. Oggi si è conclusa la consultazione sul parere dell’agenzia Ue, che ha visto coinvolte associazioni di categoria dell’industria chimica e cosmetica.

“Con l’intervento delle lobby”, si legge in una dettagliata analisi pubblicata sul blog dello European Environmental Bureau “quando il regolamento entrerà in vigore nel 2022 l’unico miglioramento immediato sarà il divieto delle microperle nei cosmetici che il settore si è già impegnato a eliminare”.

“Così – prosegue il blog – nel 2022 il regolamento affronterà solo lo 0,2% delle microplastiche disperse nell’ambiente. Questo ritmo lento significa che l’iniziativa dell’Ue ridurrà l’inquinamento da microplastica solo della metà nel 2028 e del 90% entro il 2030″.

Rispetto alla sua stesura originale, in cui gli esperti proponevano 4 anni per l’applicazione del divieto sui cosmetici e suggerivano di vietare le microplastiche con una dimensione minima di 1 nanometro (nm), il parere finale dell’Echa suggerisce un bando da 100 nanometri in su e la piena applicazione di alcuni divieti non prima del 2028 e nel 2030.

Il parere, che sarà inviato alla Commissione entro dicembre, fornisce la base scientifica per la proposta di regolamento che l’Esecutivo presenterà a paesi Ue e dell’Europarlamento. Nel 2018 gli eurodeputati avevano chiesto il di vietare entro il 2020 l’uso di microplastiche aggiunte intenzionalmente nei cosmetici, prodotti per la cura personale, detergenti e prodotti per la pulizia e hanno proposto norme più rigorose per i frammenti in plastica dispersi nell’ambiente da tessuti, pneumatici, vernici e mozziconi di sigarette.

Fonte: ecodallecitta.it

PFAS: l’inquinamento che minaccia tutta Europa

Non c’è solo il Veneto, non c’è solo in Nord Italia: l’inquinamento da PFAS minaccia tutta l’Europa. Lo dicono i dato del rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) “Rischi chimici emergenti in Europa – PFAS”.

PFAS: l'inquinamento che minaccia tutta Europa

Non ci sono solo il Veneto e le altre regioni del nord e centro Italia a essere minacciate dall’inquinamento da PFAS. Anche l’intera Europa è esposta a questo rischio di contaminazione, situazione che rivela una pervasività veramente preocupante di queste sostanze così dannose per la salute. Il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) “Rischi chimici emergenti in Europa – PFAS” presenta una panoramica dei rischi noti e potenziali per la salute umana e l’ambiente in Europa causati da sostanze alchiliche perfluorifluorurate (PFAS). Queste sostanze chimiche estremamente persistenti e artificiali sono utilizzate in una varietà di prodotti di consumo e sistemi industriali perché hanno proprietà che risultano particolarmente utili all’industria; vengono usate per esempio per aumentare la repellenza all’olio e all’acqua, ridurre la tensione superficiale o resistere a temperature e prodotti chimici elevati. Attualmente esistono oltre 4.700 diversi PFAS che, a causa della loro estrema persistenza, si accumulano nell’organismo delle persone e nell’ambiente. Sebbene manchino la mappatura e il monitoraggio sistematici di siti potenzialmente inquinati in Europa, le attività di monitoraggio nazionali hanno rilevato PFAS nell’ambiente in tutta Europa e la produzione e l’uso di PFAS hanno anche portato alla contaminazione delle forniture di acqua potabile in diversi paesi europei. Il biomonitoraggio umano ha anche rilevato una serie di PFAS nel sangue dei cittadini europei. Il rapporto dell’EEA avverte che, a causa dell’elevato numero di PFAS, è un compito difficile e dispendioso in termini di tempo valutare e gestire i rischi per queste sostanze individualmente, il che può portare a un inquinamento diffuso e irreversibile.

I costi per la società dovuti a danni alla salute umana e alle bonifiche in Europa sono stati stimati in decine di miliardi di euro all’anno.

Le persone sono principalmente esposte al PFAS attraverso acqua potabile, imballaggi per alimenti e alimenti, polvere, creme e cosmetici, tessuti rivestiti in PFAS o altri prodotti di consumo.

Occorrono dunque serie misure e azioni per sanare questa situazione, limiti chiari di legge e sanzioni, bonifiche e prevenzione.

Fonte: ilcambiamento.it

Microplastiche: l’inquinamento coinvolge anche i laghi. L’indagine di Legambiente ed Enea

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Sei i laghi campionati nel 2017, in tutti rinvenute microparticelle di plastica. I laghi di Como e quello Maggiore sono quelli in cui è stata trovata la maggiore densità media di particelle al chilometro quadrato: rispettivamente 157mila e 123mila

Il problema del marine litter e delle microplastiche in acqua non riguarda solo mari e oceani, che rischiano di diventare zuppe di plastica, ma anche i bacini lacustri e fiumi. A confermare la presenza di questo fenomeno nelle acque interne, i dati di Legambiente che, nel corso della sua campagna itinerante Goletta dei Laghi 2017, ha realizzato per il secondo anno consecutivo, in collaborazione con ENEA, un campionamento ad hoc sulle microplastiche, con dimensione inferiore ai 5 millimetri, presenti nei laghi monitorando sei bacini: Iseo, Maggiore, Garda, Trasimeno, e per la prima volta Como e Bracciano, per un totale di quasi 50 chilometri percorsi dalla manta, la rete utilizzata per i vari campionamenti. Allo stesso tempo, per la prima volta, sono stati campionati anche alcuni corsi fluviali immissari ed emissari, a monte e a valle degli impianti di trattamento delle acque presenti: il fiume Oglio per l’Iseo, in entrata e in uscita dal lago, l’Adda per il Lago di Como, il Sarca in entrata nella parte trentina del Garda e il Mincio come emissario, visto che le particelle di plastica sono trasportate il più delle volte da corsi d’acqua e dagli scarichi. Dalla ricerca di Legambiente ed ENEA, l’unica a livello nazionale di questo tipo, emerge che, nei sei laghi monitorati sono state rinvenute microparticelle di plastica. Tra i bacini lacustri che presentano più microparticelle ci sono quello di Como e il lago Maggiore. Il primo con una densità media di 157mila particelle per chilometro quadrato, nella parte settentrionale, e con un picco di oltre 500mila particelle nel secondo transetto collocato più a nord, in corrispondenza del restringimento tra Dervio (Lc) e Santa Maria Rezzonico (Co). Il lago Maggiore presenta una densità media di 123mila particelle per chilometro quadrato, con un picco di oltre 560mila particelle in corrispondenza della foce del fiume Tresa, tra Luino e Germignaga (Va), sul quale insiste il depuratore e campionato successivamente ad un evento temporalesco, che potrebbe aver aumentato l’apporto degli scarichi e quindi di particelle dal fiume. Non se la passano bene neanche quello di Bracciano e di Iseo. Il primo, fortemente colpito quest’estate dalla siccità e dell’eccessiva captazione che hanno creato condizioni ambientali critiche, nei dieci transetti campionati dai tecnici di Goletta dei Laghi presenta una media di 117mila particelle per chilometro quadrato. Il secondo, quello di Iseo, una media 63 mila particelle. Valori medi più bassi invece per il lago di Garda – quasi 10mila particelle per chilometro quadrato – e per il Trasimeno con 7.914 particelle su chilometro quadrato. Per i vari campionamenti, i tecnici di Goletta dei laghi hanno utilizzato una rete tipo “manta” costruita appositamente per navigare nello strato superficiale della colonna d’acqua e per filtrare grandi volumi, trattenendo il materiale d’interesse. La Manta – costituita da una bocca rettangolare metallica da cui si diparte il cono di rete e un bicchiere raccoglitore finale; e due ali metalliche vuote, esterne alla bocca, che la mantengono in galleggiamento sulla superficie – è stata trainata lungo rotte prestabilite per 20 minuti, percorsi ad una velocità media di 2,5 nodi. In tutti i campioni analizzati sono state trovate microplastiche: un dato per Legambiente inconfutabile sulla diffusione di questa contaminazione in ambiente lacustre, nonostante le diversità di ogni lago.

“Le microplastiche – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – sono ormai sempre più presenti negli ecosistemi marini e terrestri, si tratta di un inquinamento di difficile quantificazione e impossibile da rimuovere totalmente. Con la Goletta dei laghi e grazie alla collaborazione con Enea, abbiamo realizzato il primo studio a livello nazionale sull’inquinamento da microplastiche nei fiumi e nei laghi, uno strumento fondamentale per capire e conoscere la portata del fenomeno. Le cause sono per lo più alla cattiva gestione dei rifiuti a monte e l’apporto che deriva dagli scarichi degli impianti di depurazione e da quelli che ancora oggi finiscono nei fiumi e nei laghi senza trattamento alcuno”.

Per fronteggiare questo problema e ridurre gli impatti, aggiunge Zampetti: “servono politiche di buona gestione su tutto il bacino idrografico, attività di sensibilizzazione e azioni efficaci di prevenzione. A questo riguardo ben venga l’approvazione arrivata ieri degli emendamenti, a prima firma di Ermete Realacci, che prevedono la messa al bando dal 2019 dei cotton fioc non biodegradabili e non compostabili e lo stop dal 2020 all’uso delle microplastiche nei cosmetici. Una bella notizia per l’ambiente e la conferma della leadership dell’Italia nel contrastare il marine litter che soffoca mari, fiumi e laghi anche nel nostro Paese. Infine è prioritario che il monitoraggio delle microplastiche sia inserito tra le attività istituzionali di controllo ambientale previste dalle norme sulla qualità dei corpi idrici, come fatto per il mare e le spiagge, considerando le microplastiche come indicatore per la definizione dello stato di salute delle acque interne”.

Per quanto riguarda i corsi fluviali immissari ed emissari dei bacini, Legambiente ricorda che i fiumi attraversano ampie porzioni di territorio e sono nastri trasportatori di ciò che ricevono, soprattutto in termini di rifiuti legati spesso ad una malagestione a livello urbano o portati dal dilavamento delle acque meteoriche, e legati al problema della maladepurazione. Per questo Goletta dei Laghi 2017 ha voluto allargare il fronte della ricerca campionando, prima e dopo gli impianti di depurazione, i corsi fluviali. In particolare per l’Iseo è stato esaminato il fiume Oglio in entrata e in uscita, per quello di Como il fiume Adda, per il Garda il Sarca in entrata nella parte trentina e il Mincio come emissario. La differenza tra i campioni prelevati a valle e a monte dei depuratori può arrivare fino all’80% di particelle per metro cubo, come nel caso dell’Oglio e del Mincio. Nel fiume Oglio, come affluente del lago di Iseo, è stato rilevato un incremento di particelle a valle dell’impianto di depurazione pari all’81%. Nell’Oglio emissario, la differenza tra la media delle particelle per metro cubo a monte e a valle del depuratore, mostra un incremento del 13%. Per l’Adda, come affluente del lago di Como, l’incremento del numero di particelle a valle del depuratore risulta pari al 62%, mentre, nell’Adda emissario del lago di Como l’incremento del numero di particelle ogni metro cubo è pari al 58%. Per il fiume Sarca, affluente del Garda nella parte trentina, la situazione vede un incremento del numero di particelle ogni metro cubo di acqua pari al 74%; l’incremento di particelle registrate nel Mincio prima e dopo due impianti di trattamento delle acque è pari all’80%. Nei vari campionamenti fluviali, la manta è stata calata da ponti, a centro fiume, permettendo il filtraggio dell’acqua per un tempo standard di 20 minuti. Durante ogni campionamento sono stati registrati i dati della stazione e le condizioni climatiche e ambientali, utili dall’interpretazione dei risultati.

“I risultati sulla densità e composizione delle microplastiche campionate nel corso della passata edizione di Goletta dei Laghi di Legambiente – dichiara Maria Sighicelli, ricercatrice ENEA – hanno evidenziato un’importante presenza di microparticelle nei laghi italiani. In particolare, i transetti vicini a input fluviali e ristringimenti sono quelli più ricchi di plastica. I dati analizzati relativi ai campionamenti eseguiti nella campagna 2017 confermano una forte eterogeneità tra i transetti, sicuramente fisiologica, legata alla dinamica del fenomeno e in particolare a fattori naturali e antropici, che concorrono alla diffusione delle particelle nelle acque superficiali. Ad esempio, oltre 500 mila particelle per chilometro quadrato nel lago Maggiore, sono state registrate nel transetto in prossimità della foce del fiume Tresa a valle del depuratore”.

“Dai dati ottenuti sulla presenza di microplastiche negli immissari ed emissari dei laghi subalpini – spiega Loris Pietrelli, ricercatore ENEA – è evidente la stretta correlazione fra numero di microplastiche e presenza di impianti di depurazione delle acque reflue urbane. Sarebbe pertanto opportuno migliorare i processi di depurazione e contemporaneamente aggiornare la normativa. Ad esempio, qual è il numero di microfibre per metro cubo ammissibile per lo scarico in acque superficiali?”

Infine uno sguardo anche ai macrorifiuti e alle attività di citizen science. Oltre al campionamento delle microplastiche dei laghi, Goletta dei laghi ha attivato una campagna di citizen science per il monitoraggio dei rifiuti presenti sulle spiagge sulle sponde dei bacini lacustri. Nel 90 % dei siti campionati è stata registrata la presenza di plastica, molto spesso frammenti di piccole dimensioni dovuti in larga parte ai rifiuti urbani, che a causa di una non corretta gestione da parte delle amministrazioni oltre all’abbandono, arrivano sulle sponde o direttamente in acqua e lì si degradano in frammenti sempre più piccoli. A questo si aggiunge un inefficace servizio di depurazione dei reflui urbani che contribuisce al fenomeno della diffusione di rifiuti. Tra tutti i cotton fioc, che sono stato oggetto di una campagna specifica di Legambiente #norifiutinelwc.

Fonte: ecodallecitta.it

 

Bloccato un documento che vieta 31 pesticidi in Europa, lo denuncia The Guardian

Il giornale The Guardian annuncia di aver visionato un documento in possesso della Commissione europea in cui 31 pesticidi potrebbero essere vietati a causa dei potenziali rischi per la salute. Ma il documento sembra sia stato bloccato. Ci sono 31 pesticidi per un valore di mercato di miliardi di euro che potrebbero essere vietati poiché rappresentano dei potenziali rischi per la salute. Ma secondo The Guardian il documento è stato bloccato da alti funzionari dell’Unione europea sotto la pressione delle grandi aziende chimiche che li utilizzano nei saponi, cosmetici e plastiche, scrive The Guardian;

quali Bayer e BASF, che ne hanno bloccato i criteri e al loro posto sono apparse opzioni meno rigorose assieme a un piano per la valutazione di impatto che si finalizzerà nel 2016.

Il documento visto da The Guardian raccomanda inoltre, di identificare e categorizzare le sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino (EDC) che secondo gli scienziati causano un’aumento di anomalie fetali, mutazioni genitali, sterilità ma anche cancro e perdita del QI. Il documento inedito afferma inoltre che i rischi associati all’esposizione a interferenti endocrini si verificano anche a basse dosi e che dunque è necessario per queste sostanze chimiche che ne sia approvato l’uso. I criteri proposti per la categorizzazione degli interferenti endocrini, assieme alla strategia per la loro attuazione, si sarebbe dovuta mettere in atto lo scorso anno.pesticidi-620x350

Una fonte della Commissione ha detto a The Guardian:

Eravamo pronti presentare i criteri e una proposta di strategia ma dall’Ufficio del segretario generale ci hanno detto di non pensarci più. Effettivamente i criteri sono stati soppressi e biocidi e pesticidi hanno proseguito per la loro strada.

Il mese scorso 11 deputati hanno scritto una lettera al Commissario per la salute e la sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitisin lamentandosi del fallimento dell’Unione europea nell’ onorare il suo mandato a adottare i criteri sugli interferenti endocrini. Al posto della identificazione proposta di composti simili agli ormoni, l’attuale tabella di marcia dell’UE favorisce opzioni per basse quantità di interferenti endocrini e iò perché l’esposizione a soglie basse sarebbe considerata sicura. L’industria e le lobby agricole favoriscono questo approccio, sostenuto dal Regno Unito e da alcuni ministeri tedeschi. Sostengono che gli effetti socio-economici del divieto di pesticidi e biocidi potrebbe essere rovinoso per le comunità agricole. Infatti, uno studio del National Farmers ‘Union lo scorso anno ha stimato che il ritiro dei prodotti per la protezione delle colture potrebbe costare al settore agricolo del Regno Unito fino a 40.000 posti di lavoro e a 1.73 miliardi di sterline di perdite nei profitti, pari al 36 per cento dei livelli attuali.

Fonte: The Guardian

© Foto Getty Images

Parabeni, l’Europa chiarisce che sono sicuri

I parabeni, sostanze chimiche ampiamente utilizzate nei cosmetici e nelle creme solari in qualità di conservanti sono sospettati di essere interferenti endocrini, ma per l’Europa restano sicuri

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Il Scientific Committee on Consumer Safety (SCCS) ha pubblicato la Opinion on parabens con particolare attenzione per il propylparaben e butylparabene dichiara che:

l’uso di propilparaben e butilparaben come conservanti nei prodotti cosmetici sono sicuri per il consumatore fino a quando la somma delle loro concentrazione singola non sia superiore allo 0,19%.

Spiega a Euractiv Sylvia Maurer, Safety and Environment Senior policy officer all’ European Consumers’ Organisation (BEUC):

L’Europa sottovaluta la quantità complessiva alla quale i consumatori sono esposti. Usiamo in media 10-20 cosmetici al giorno. Tali sostanze potenzialmente nocive si trovano in rossetti, creme e shampoo e possono entrare in circolo nel nostro organismo. Siamo preoccupati che questo ‘effetto miscela’ sia stato ignorato.

Ancora secondo il BEUC molte aziende che hanno rinunciato a usare parabeni per i loro prodotti hanno scelto diverse sostanze non meno nocive e dunque il consumatore a oggi può difendersi solo leggendo bene in etichetta l’INCI per comprendere quali e quanti ingredienti compongono il cosmetico. I parabeni sono in discussione in Francia mentre sono già stati vietati in Danimarca nel 2011.

Fonte:  Euractiv

 

Dal 15 al 17 marzo, FA’ la cosa giusta!!

Dal 15 al 17 marzo, FA’ la cosa giusta!

Dal 15 al 17 marzo riapre a Milano Fa’ la cosa giusta!, la fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che quest’anno festeggia la sua decima edizione: una tre giorni per tornare a parlare di cambiamento nei nostri stili di vita, per renderli più sostenibili per l’ambiente e per il budget familiare

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Nata nel 2004 a Milano da un progetto della casa editrice Terre di mezzo, Fa’ la cosa giusta!, fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, si prepara a vivere la sua decima edizione dal 15 al 17 marzo 2013 e si svolgerà come di consueto presso i padiglioni 2 e 4 di Fieramilanocity, storico quartiere fieristico di Milano.
Fa’ la cosa giusta!, fin dalla sua prima edizione, ha come obiettivo quello di diffondere sul territorio nazionale le “buone pratiche” di consumo e produzione e di valorizzare le specificità e le eccellenze, in rete e in sinergia con il tessuto istituzionale, associativo e imprenditoriale locale.

L’esperienza del marzo scorso si è conclusa con la presenza di 67.000 visitatori, 700 realtà espositive, 2.500 studenti e 700 giornalisti accreditati. Un mondo dell’economia solidale rappresentato in vari contesti e in costante crescita.

In questi anni è infatti cresciuto notevolmente l’interesse per il mondo che si riconosce nella definizione di “Economia Solidale”: un sistema di relazioni economiche e sociali che pone l’uomo e l’ambiente al centro, cercando di coniugare sviluppo con equità, occupazione con solidarietà e risparmio con qualità. Sempre più realtà produttive, infatti, intraprendono un percorso di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale e, al contempo, cresce il numero di cittadini consapevoli dell’importanza e della forza che risiede nella loro capacità di partecipazione diretta e nelle loro scelte di acquisto.

Le due anime di Fa’ la cosa giusta!, quella culturale e quella espositiva si evidenziano nel susseguirsi di oltre 270 appuntamenti, tra tavole rotonde, convegni, laboratori e spettacoli e nei 700 espositori che danno vita alla mostra/mercato costituita da 11 sezioni tematiche:

MOBILITA’ SOSTENIBILE – Sezione Speciale 2013
Associazioni, enti pubblici e imprese profit e non profit impegnate nella diffusione di strumenti di mobilità sostenibile: bicicletta, trasporto pubblico, car sharing, car pooling, apparecchi elettrici e a idrogeno.

ABITARE GREEN
Arredamento eco-compatibile, equo e solidale; design per la sostenibilità e l’accessibilità; studi di progettazione sostenibile, autocostruzione, complementi d’arredo con materiali naturali o di riciclo, detersivi eco compatibili, aziende di raccolta dei rifiuti e di macchine e sistemi per la raccolta e il riciclo, bio-edilizia e bio-architettura, risparmio energetico, agevolazioni fiscali e finanziamenti etici, energia prodotta da fonti rinnovabili. Spazio Orti e giardini.

COMMERCIO EQUO e SOLIDALE 
Empori e botteghe del mondo, produttori del Sud del mondo, associazioni di rappresentanza del commercio equo e solidale.

COSMESI NATURALE E BIOLOGICA
Prodotti per la bellezza, la cura del corpo e l’igiene personale.

CRITICAL FASHION
“Consumare moda critica” significa dedicare attenzione non solo allo stile e alle tendenze, ma anche e soprattutto alle caratteristiche etiche dei capi che si indossano; il vestire acquista sempre più un valore simbolico, diventa il tramite per un messaggio relativo ai nostri valori, alla nostra identità, al nostro stile di vita.

EDITORIA E PRODOTTI CULTURALI
Siti, periodici, case editrici, case di produzione cinematografica e discografica, gruppi, associazioni, cooperative, imprese impegnate nella produzione e/o distribuzione di progetti e prodotti culturali.

IL PIANETA DEI PICCOLI
Abbigliamento, arredamento, giochi, prodotti per l’igiene personale e per la cura del bambino.

MANGIA COME PARLI
Aziende agricole (produttori e trasformatori) e distributori biologici e biodinamici; realtà che difendono la biodiversità; produttori locali a “Km 0”; associazioni e istituzioni impegnate in progetti di educazione all’alimentazione e in difesa della sovranità alimentare, consorzi di tutela dei prodotti tipici.

PACE E PARTECIPAZIONE
Associazioni locali e nazionali, distretti e reti, campagne, gruppi informali, gruppi d’acquisto, associazioni per la pace e la nonviolenza, Ong, volontariato, banche del tempo, comunità di vita, associazioni di tutela dei consumatori (Salone dei Consumatori), sindacati

SERVIZI PER LA SOSTENIBILITA’
Servizi vantaggiosi e sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale.

TURISMO CONSAPEVOLE
Associazioni, enti pubblici, imprese profit o non profit e altre realtà impegnate nell’organizzazione e nella promozione di un turismo rispettoso dell’ambiente, dei diritti dei popoli e dei lavoratori.

Per maggiori informazioni:
falacosagiusta.terre.it

Fonte: eco dalle città

 

ECOLOGIA: stop ai test cosmetici sugli animali

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Una nuova buona notizia per tutti gli animali e le cavie da laboratorio arriva dall’Unione Europea che impone in modo definitivo il divieto di testare prodotti cosmetici sugli animali. Il bando sui test cosmetici entrerà in vigore l’11 marzo senza proroghe o rinvii, ha assicurato il Commissario europeo Tonio Borg, promotore dell’iniziativa.

Dopo l’obbligo di utilizzare anestetici per gli esperimenti più dolorosi su cavie e animali da laboratorio, dall’Unione europea arriva una nuova legge a favore degli animali impiegati per i test in laboratorio. A rendere nota la notizia sono state la famosa azienda di cosmetica The Body Shop e l’organizzazione no profit Cruelty Free International, impegnate da oltre 20 anni nella lotta per l’abolizione di test per fini cosmetici sugli animali. Il divieto è arrivato ed entrerà in vigore dal prossimo 11 marzo 2013, senza proroghe o rinvii.

Il bando per i test cosmetici riguarderà tutti i prodotti venduti nell’Unione e provenienti dunque da ogni parte del mondo, anche dalla Cina dove non esistono al momento divieti o limitazioni sui test sugli animali da laboratorio; e tutti i tipi di prodotti:  da quelli per l’igiene e la cura del corpo, a quelli di bellezza e make up, al dentifricio e al sapone per le mani. Come ha spiegato Michelle Thew, amministratore delegato di Cruelty Free International

 

Questo è davvero un evento storico e l’apice di più di 20 anni di campagne. Ora sposteremo la nostra determinazione e la nostra visione verso un panorama globale, per assicurarci che il resto del mondo segua questo stesso percorso.

Uguale entusiasmo è stato dimostrato dall’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) che parla di punto di partenza e non di arrivo

Come associazione animalista, il nostro obiettivo è di arrivare a uno stop su qualsiasi tipo di esperimenti sugli animali, anche in campo medico. Ricordiamo infatti che si tratta di un metodo mai validato scientificamente e che ogni anno centinaia di migliaia di persone perdono la vita a causa di farmaci che si vorrebbero sicuri proprio perché testati sugli animali. E che invece producono effetti collaterali, talvolta letali, in quanto il modello animale non è assolutamente applicabile all’uomo  Lo stop alla sperimentazione sugli animali permette, dunque, non solo di salvare la vita a milioni di esseri senzienti ma di favorire il progresso della medicina attraversa la ricerca di farmaci realmente efficaci per la salute di numerosissimi pazienti.

Fonte: ENPA