Green e Fashion: a Copenhagen in mostra le creazioni di moda certificate PEFC

Nel corso del Copenhagen Fashion Summit 2018 dedicato alla sostenibilità nella moda, il PEFC Italia ha portato le creazioni “green” dei designer perugini dell’IID (Istituto Italiano del Design) e di Alceste Shoes di Ellera realizzate con tessuti derivanti dal bosco. Secondo il PEFC Italia è possibile ridurre il consumo delle risorse naturali nel mondo del fashion grazie alle foreste, cioè promuovendo i tessuti cellulosici ottenuti da legno proveniente da foreste certificate. L’innovazione, la creatività e la continua attenzione alla sostenibilità da parte della moda italiana volano in Danimarca: il PEFC Italia, ente nazionale normatore per la certificazione forestale sostenibile, ha infatti portato al Copenhagen Fashion Summit 2018, il più importante forum dedicato alla sostenibilità nella moda, le creazioni dei designer perugini dell’IID (Istituto Italiano del Design) e di Alceste Shoes di Ellera. L’evento, che si è svolto il 15 e 16 maggio nella capitale danese, ha messo in evidenza il tema della riduzione del consumo delle risorse naturali nel mondo del fashion, promuovendo nuove soluzioni sostenibili in grado di coprire l’intera catena di fornitura mediante l’uso di tessuti a basso impatto ambientale, tecnologie innovative e soluzioni di imballaggio verdi. Il PEFC Italia ha mostrato come la risposta a questi problemi possano essere le foreste, ovvero i tessuti cellulosici ottenuti da legno proveniente da foreste certificate PEFC.  Al Fashion Summit il PEFC ha dunque proposto abiti, scarpe e accessori creati con i designer dell’IID ed Alceste Shoes, in collaborazione con Mastro Pierini, nell’ambito del progetto “Forest4fashion” progetto del PEFC per la promozione dei materiali di origine forestale nel mondo della moda. Gli abiti sono interamente creati con tessuti derivanti dal bosco: tessuti in lyocell derivanti del legno di eucalipto, modal derivante dal faggio, viscose e sughero. “Alceste shoes” grazie alla creatività di Filippo Bocci e di Mastro Pierini con la linea “10punto10”, produce scarpe su misura sostenibili fatte a mano interamente create a partire da materiali di origine naturale come il lyocell e il sughero per le coperture e gomma naturale per le suole (anch’essa estratta da alberi coltivati in Tailandia).

“Con la partecipazione al Copenhagen Fashion Summit abbiamo voluto comunicare come l’uso sostenibile delle foreste e del legno e delle fibre da esse derivanti possa essere una valida alternativa ai materiali ad alto impatto ambientali attualmente utilizzati nel mondo della moda e del fashion”, spiega Antonio Brunori, Segretario generale del PEFC Italia. “La scelta consapevole da parte di designer e dei consumatori diventa quindi lo strumento chiave per muovere un reale cambiamento portando brand, ONG, mondo politico e mondo accademico all’assunzione di responsabilità comuni per la lotta ai cambiamenti climatici. Anche nell’ottica di promuovere una nuova visione dei consumi, riducendo gli spazi all’economia basata suIl’uso di materiali derivanti dal petrolio e spingendo sulla bioeconomia”.unnamed1

unnamed

Chi è PEFC Italia

PEFC Italia è un’associazione senza fini di lucro che costituisce l’organo di governo nazionale del sistema di certificazione PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), cioè il Programma di Valutazione degli schemi di certificazione forestale. Il PEFC è un’iniziativa internazionale basata su una larga intesa delle parti interessate all’implementazione della gestione forestale sostenibile a livello nazionale e regionale. Partecipano allo sviluppo del PEFC i rappresentanti dei proprietari forestali e dei pioppeti, organizzazioni ambientaliste, dei consumatori finali, degli utilizzatori, dei liberi professionisti, della ricerca, del mondo dell’industria del legno e dell’artigianato. Tra i suoi obiettivi si segnala quello di migliorare l’immagine della selvicoltura e della filiera foresta–legno-carta, fornendo di fatto uno strumento di mercato che consenta di commercializzare legno, carta e prodotti della foresta derivanti da boschi e impianti gestiti in modo sostenibile.

Fonte: agenziapressplay.it

 

Nel centro di Copenhagen le bici hanno superato le automobili

386556_1

Grazie a una serie di investimenti mirati, nella zona centrale della capitale danese il numero di velocipedi è oggi superiore a quello dei mezzi a motore. Le autorità di Copenhagen, capitale della Danimarca, hanno misurato il traffico in entrata e in uscita dal centro città a partire dal 1970: per la prima volta, il numero delle biciclette ha superato il numero delle automobili. Quest’anno, infatti, nella metropoli danese sono entrate 252.600 automezzi e 265.700 velocipedi. Rispetto all’anno scorso, le biciclette sono aumentate di 35.080 unità, con un incremento del 13 per cento.

Nel lontano 1970, a Copenhagen circolavano circa 100.000 biciclette nel centro citta, contro 340.000 automobili. Nel 2000 il numero di mezzi a due ruote ammontava a 170.000, mentre le macchine erano 320.000. Oggi, stando a quanto riportato da copenhagenize.com. il 41 per cento dei pendolari raggiunge il centro pedalando, il 27 per cento utilizza i mezzi pubblici e il 26 per cento l’automobile: una vera rivoluzione su due ruote! Il fatto è che Copenhagen ha investito moltissimo sulle biciclette. Più di un milione di corone sono state messe in progetti infrastrutturali che includono 17 ponti ciclabili che rendono l’accesso in città più semplice per i ciclisti, che non devono passare in mezzo al traffico dei veicoli motorizzati. Un punto dolente, però, c’è. Mentre nel centro di Copenhagen i ciclisti sono aumentati, nelle aree periferiche e suburbane il loro numero resta stabile, inalterato negli ultimi venti anni mentre l’utilizzo della bicicletta in Danimarca leggermente diminuito.

Fonte: ecodallecitta.it

La paperella centrale elettrica che produce energia fotovoltaica e idroelettrica

Il progetto della paperella che produce energia fotovoltaica e idroelettrica è stato presentato

The Vision Behind the Land Art Generator Initiative from Forecast Public Art on Vimeo.

La paperella che produce energia è il concept di una installazione presentata al Land Art Generator Initiative di quest’anno. LAGI è un concorso internazionale il cui obiettivo è stimolare la progettazione e la costruzione di installazioni di arte pubblica da collocare nel contesto urbano che hanno il vantaggio di produrre energia pulita. Ideatori del concorso sono Robert Ferry e Elizabeth Monoian che hanno presentato la prima edizione nel 2010 a Dubai. Il contest si tiene ogni due anni (dunque c’è stata l’edizione 2012 a New York e attualmente l’edizione 2014) e la premiazione del miglior progetto 2014 si terrà in autunno a Copenhagen. In sostanza il design diviene multidisciplinare e declina la progettazione alla produzione di energia rinnovabile tenendo conto sia delle peculiarità del territorio, sia delle sue esigenze in materia di approvvigionamento energetico.enerduck-4

energyduck1

energyduck2

energyduck4

energyduck31

energyduck41

LAGI con il suo concorso stimola dunque artisti, designer, e ingegneri a collaborare assieme per concepire strutture artistiche ma funzionali alla produzione di energia, diciamo centrali elettriche ma con un tocco artistico. Mai momento fu più opportuno per portare il contest LAGI 2014 a Copenaghen eletta Green Capital 2014 e con l’obiettivo di diventare città carbon neutral entro il 2025. La sfida è interessante poiché la produzione di energia pulita tiene conto sia della necessità estetica sia delle strategie di pianificazione necessarie al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità a zero emissioni.  E veniamo al progetto Energy Duck nato da un team multidisciplinare di artisti, designer e ingegneri con sede a Londra che è di fatto una centrale elettrica ma anche attrazione turistica interattiva e educativa che omaggia la fauna locale. La struttura dell’Energy Duck, che potrebbe essere collocata nel Porto di Copenhagen è stata pensata in acciaio su cui sono installati pannelli fotovoltaici che la renderebbero un collettore solare. Con un sistema di galleggiamento che viene attivato o disattivato da turbine idroelettriche l’anatra produce energia. I progetti sono visibili sul blog che li sta presentando a mano a mano che sono selezionati. La partecipazione si è chiusa lo scorso maggio e il concorso è supportato dal Politecnico di Copenhagen, Danish Design Centre, Green Cities, Sharing Copenhagen, Information Studies alla Aarhus University e Alexandra Institute, mentre la giuria vede la partecipazione di Connie Hedegaard Commissario europeo per il Clima con nomi prestigiosi del mondo de Design e della progettazione.

Fonte:  European Green Capital

Gucci e H & M a Copenhagen per discutere di moda sostenibile

Si è tenuta la terza edizione del Copenhagen Fashion Summit 2014

Il 24 aprile si è tenuta la terza edizione Copenhagen Fashion Summit 2014 nella medesima giornata in cui si commemoravano le 1300 vittime del Rana Plaza, l’edificio di Dacca crollato e dentro cui erano alloggiate diverse fabbriche tessili che producevano abbigliamento per noti marchi della moda internazionale. A Copenhagen hanno partecipato anche Gucci e H & M due tra i brand che maggiormente si stanno impegnando per rendere sostenibili le loro produzioni, ossia per non sfruttare le risorse,contenere l’inquinamento e per rispettare i diritti dei lavoratori. Il summit è tra aziende e privati che hanno in autonomia deciso di auto-regolamentarsi in risposta alle richieste dei consumatori più attenti e più esigenti e anche per rifinire verso l’alto i profitti perché a risparmiare si guadagna. Infatti Marie – Claire Daveu direttore per la sostenibilità del Gruppo Kering proprietario dei marchi Stella McCartney, Gucci, Bottega Veneta e Saint Laurent ha spiegato che la loro aspirazione è di diventare il polo dei marchi del lusso più sostenibili al mondo. I marchi etici in genere non sono attualmente associati all’Alta Moda ma se Daveu ha ragione allora il mercato potrebbe effettivamente cambiare. Daveu, infatti ha annunciato che entro il 2016 Kering sarà pronta per usare pellame che proviene da fonti sostenibili. Altro impegno previsto riguarda la riqualificazione energetica degli edifici per cui Bottega veneta ha vinto il Green Building Council award grazie alla certificazione LEED Platinum. Altri impegni riguardano la produzione di packaging sostenibile.summit-620x350

Stella McCartney che già produce una linea di scarpe e borse vegane ossia da cui sono banditi tutti i derivati animali ha spiegato che intende intervenire sulle modalità di lavaggio dei capi e ha annunciato un accordo con GINETEX – la società che possiede i simboli di lavaggio per il progetto Clevercare ovvero un nuovo sistema di etichettatura che aiuterà a evitare gli sprechi dei lavaggi inutili e a conservare meglio gli indumenti. Insomma meno si lavano i vestiti e meglio è poiché meno lavaggi non usurano i tessuti e consentono di risparmiare acqua ed energia. Vanessa Friedman che a breve sarà il nuovo critico di moda per il New York Times spiega che l’industria della moda è basata sull’obsolescenza programmata ossia sul fatto che i prodotti, in questo caso i capi invecchiano precocemente e che i designer sono spremuti come limoni e costretti a sfornare 6-8 collezioni all’anno. La risposta dei consumatori è dunque la scelta di acquisto verso quei capi resistenti, durevoli e verso pochi pezzi base.

fonte: The Guardian
Foto | Copenhagen Fashion Summit @ Facebook

Green Capital Award: cosa c’è da imparare dalle quattro finaliste 2015

Per avere una città mediterranea nella rosa delle Capitali verdi d’Europa bisognerà aspettare ancora un po’: dopo Stoccolma, Amburgo, la basca Vitoria, la bretone Nantes e Copenhagen, la sfida per il premio European Green Capital 2015 si gioca di tra Bristol, Bruxelles, Glasgow e Ljubljana. Ecco perché

374352

 

Per avere una città mediterranea nella rosa delle Capitali verdi d’Europa bisognerà aspettare ancora un po’: dopo StoccolmaAmburgo, la basca Vitoria, la bretone Nantes Copenhagen, la sfida per il premio European Green Capital Award 2015 si gioca di nuovo tutta fra città “fredde”: BristolBruxelles,Glasgow Lubiana. Il quartetto è stato selezionato sulla base dei 12 indicatori ambientali di riferimento: il contributo fornito alla lotta ai cambiamenti climatici, il trasporto locale, la quantità di verde urbano e l’attenzione al consumo del suolo; la biodiversità, la qualità dell’aria, lo stato dell’inquinamento acustico, la produzione e gestione dei rifiuti; il consumo d’acqua, le innovazioni tecnologiche ecosostenibili, la gestione delle questioni ambientali a livello di autorità locali e la performance energetica. Vediamo allora i punti di forza delle quattro finaliste.

Bristol (Inghilterra)

Il primo punto a favore la città inglese lo segna sul fronte della lotta al consumo di suolo: negli ultimi dieci anni le autorità locali hanno messo in piedi una strategia di salvaguardia del territorio solida ed efficace che ha portato ad avere il 94% delle nuove abitazioni in costruzione realizzato su terreni già compromessi e in attesa di bonifica: i cosiddetti brownfield. Percentuale ancora più alta per gli insediamenti industriali: 98%. Ottimi risultati anche sul piano della mobilità: la città sta mettendo a punto un’ordinanza che abbasserà limite di velocità a 20 miglia all’ora in tutte le aree residenziali (32 km all’ora) e sta investendo molto su mobilità ciclistica e ferroviaria.

Bruxelles (Belgio)

Il punto forte di Bruxelles è l’energia: in questi primi mesi dell’anno la città ha adottato un programma di obiettivi standard da raggiungere molto severo per limitare la quantità di emissioni inquinati, supportato da investimenti sostanziosi. Uno dei cavalli di battaglia di questa politica di efficientamento è il programma Exemplary Buildings: finanziato nel 2007 con 24 milioni di euro, oggi ne fa girare 460, con 1250 posti di lavoro. Il progetto serve a regolare gli standard energetici dei nuovi edifici, sia pubblici che privati, e nei primi due anni dalla nascita ha già permesso una riduzione di 13.000 tonnellate di CO2. Un risultato straordinario anche nel campo della riduzione dei rifiuti:la quota di produzione pro capite sarebbe calata drasticamente, addirittura il 20% dal 2000 ad oggi.

Glasgow (Scozia)

Glasgow non è certo nota per la sua anima verde: è la città più grande della Scozia e ha il carattere (e i colori) tipici delle città a forte vocazione industriale. Ma riserva delle sorprese notevoli. Prima di tutto per l’attenzione che dedica alla biodiversità e alla protezione delle aree verdi: il 22% del territorio comunale è stato dichiarato oasi protetta, e sottoposto a vincoli urbanistici severi. La Città ha dimostrato poi di saper trarre lezioni importanti dai momenti di crisi: il pesante alluvione del 2002 (in un giorno cadde la stessa quantità di acqua che la Città sopportava in un mese, e stiamo parlando della Scozia…) portò alla luce la necessità di avere un sistema di drenaggio all’avanguardia e che reggesse alle emergenze. Nacque così la Metropolitan Glasgow Strategic Drainage Partnership, un’agenzia che oggi è un vero faro nella gestione delle emergenze idrogeologiche.

Lubiana(Slovenia)
La capitale slovena ha molto da insegnare, e su diversi fronti. La gestione dell’acqua, l’attenzione per le energie rinnovabili e il teleriscaldamento, un piano serrato di riduzione delle emissioni di CO2 e soprattutto un ottimo piano per la mobilità urbana, che ha consentito di ridurre notevolmente il traffico automobilistico, e che entro il 2015 raggiungerà facilmente l’obiettivo che si era prefissata: meno 20% per gli spostamenti in auto. L’obiettivo finale, che secondo l’Unione Europea ha buone possibilità di riuscita, è l’equiparazione tra le tre voci principali del modal share: trasporto pubblico, automobili e biciclette. Inoltre il comune sta affrontando un importante rinnovamento del parco mezzi, che dovrebbe portare entro i prossimi due anni ad avere un 50% della flotta degli autobus alimentato a metano. Nei piani c’è anche una congestion charge, sul modello inglese. Lubiana è poi una delle città più verdi d’Europa: il Sentiero delle rimembranze, che attraversa diversi quartieri cittadini è lungo 33 km e conta oltre 7.000 alberi. La scelta della giuria sarà annunciata il 14 giugno, a Nantes, città che ha guadagnato il titolo per l’anno corrente.

scarica il report della Commissione Europea:

European Green Capital Award 2015

Fonte: eco dalle città