Entro il 2020 l’idrogeno coprirà il 20% consumi energetici

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Il 20% dei consumi energetici totali coperti dall’idrogeno entro l’anno 2020: è la proposta lanciata in occasione della conferenza sul clima Cop23 di Bonn, presso la quale i 18 leader dell’industria mondiale, uniti sotto l’egida di quello che è stato definito The Hydrogen Council, hanno lanciato una Vision sul ruolo dell’idrogeno sviluppata dalla società di consulenza McKinsey. Il tutto è contenuto in uno studio denominato Hydrogen, Scaling up, che delinea una roadmap completa ed esauriente che spiega l’impatto che l’idrogeno potrebbe avere sulla transizione energetica: lo studio dimostra come l’idrogeno possieda il potenziale per lo sviluppo di un giro di affari di circa 2,5 miliardi di dollari e 30 milioni di posti di lavoro, entro il 2050. Questo andrebbe a ridurre di circa 6 gigatoni le emissioni annuali di CO2 rispetto ai livelli attuali, contribuendo quindi all’abbattimento di quel 20% necessario a limitare il riscaldamento globale entro due gradi centigradi: lo studio prevede che la domanda annuale di idrogeno potrebbe decuplicarsi entro il 2050 raggiungendo gli 80 EJ, andando a coprire il 18% della domanda energetica totale. In un periodo storico in cui si prospetta una crescita della popolazione modiale di circa due miliardi di persone entro il 2050, le tecnologie legate all’idrogeno sembrano possedere un potenziale concreto per una crescita economica sostenibile. Questa nuova roadmap è stata presentata nel corso del Sustainability Innovation Forum in presenza di 18 Senior Member del Comitato, tra cui Takeshi Uchiyamada, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Toyota e Benoît Potier, Presidente e CEO di AirLiquide, accompagnati dal Prof. Aldo Belloni, CEO di The Linde Group, Woong-chul Yang, Vice-Presidente della Hyundai Motor Company e Anne Stevens, Board Member di Anglo American. Durante la presentazione, il Comitato ha lanciato un appello agli investitori, ai decisori politici e alle aziende per trovare quanto prima una soluzione per questa transizione. L’incontro ha visto anche l’annuncio di Woong-chul Yang, della Hyundai Motor Company, che prenderà il testimone di Takeshi Uchiyamada per il ruolo di Co-Chairman e per presiedere il Gruppo al fianco di Benoit Potier a partire dal 2018.

Fonte: ecoblog.it

Clima: con l’aumento delle temperature cambiano i consumi elettrici in Europa

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Entro la fine del secolo la domanda di elettricità si sposterà dai Paesi del Nord come la Svezia e la Norvegia, che avranno a che fare con temperature meno rigide in inverno, ai Paesi del Sud come la Spagna e il Portogallo, dove le estati saranno ancora più calde e richiederanno un maggior impiego dei condizionatori. L’aumento delle temperature che interesserà il Pianeta a causa delle emissioni di gas serra comporterà, in Europa, un cambiamento dei consumi energetici. Entro la fine del secolo la domanda di elettricità si sposterà dai Paesi del Nord come la Svezia e la Norvegia, che avranno a che fare con temperature meno rigide in inverno e quindi con un minor consumo energetico di riscaldamento, ai Paesi del Sud come la Spagna e il Portogallo, dove le estati saranno ancora più calde e richiederanno un maggior impiego dei condizionatori. A delineare la situazione è uno studio internazionale capitanato dall’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico. Le variazioni della domanda energetica in base al termometro sono simili in tutta l’Europa. “I picchi di consumo e l’utilizzo complessivo di elettricità sono più bassi nei giorni in cui la temperatura massima è di 22 gradi, e aumentano sia quando la colonnina di mercurio sale, sia quando scende”, spiega Leonie Wenz, autore dello studio pubblicato sulla rivista Pnas. Stando alla ricerca, che ha preso in esame i dati orari sull’elettricità in 35 Paesi europei, i consumi si sposteranno non solo verso il meridione, ma anche dagli inverni – più miti in tutto il Vecchio Continente – alle estati, che saranno più calde. “Il principale meccanismo di adattamento che l’uomo ha per combattere le alte temperature esterne è raffreddare gli ambienti interni, il che comporta un maggior uso di elettricità”, rileva Max Coffhammer dell’università di Berkeley, coautore dello studio, che mette in guardia sulla maggiore pressione a cui saranno sottoposte le reti elettriche. Detlef van Vuuren, professore in valutazione integrata del cambiamento ambientale globale dell’Università di Utrecht, ha affermato che la ricerca coincide con i risultati dei suoi ultimi studi sull’impatto mondiale dei cambiamenti climatici, ma ha aggiunto che non ha tenuto conto di fattori come il passaggio a vetture elettriche o l’aumento della ricchezza: “Il cambiamento climatico non è la cosa più importante per le richieste di elettricità in futuro”. Inoltre, van Vuuren sostiene che nell’Europa meridionale ci si aspetta uno sviluppo sempre maggiore dei sistemi fotovoltaici, che potrebbe contribuire ad attenuare i problemi e i costi dovuti alla crescente domanda di energia.  Lucas Davis, dell’Università della California, Berkeley, che non era coinvolto nello studio, ha invece dichiarato che la ricerca potrebbe rivelarsi preziosa nel pianificare le infrastrutture per le future necessità energetiche. Ha anche evidenziato un problema significativo: “Quelli che [gli autori] hanno stabilito sono grandi aumenti del consumo di elettricità nei giorni caldi, ma se questo dovesse accadere domani il sistema energetico attuale non sarebbe pronto”.

 

Fonte: ecodallecitta.it

 

Emissioni e consumi elettrici in calo, rinnovabili in crescita: i dati del rapporto ISTAT ‘Noi Italia 2014’

L’Istat ha pubblicato il rapporto “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, con dati aggiornati, per quanto riguarda l’energia, al 2011 e al 2012. Calano i consumi elettrici, cresce il contributo delle rinnovabili. Sul fronte emissioni, si avvicina il target nazionale del Protocollo di Kyoto378113

Calano i consumi elettrici, crescono le rinnovabili, diminuiscono le emissioni di gas serra. Lo rivela il rapporto “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” appena presentato dall’Istat con dati aggiornati al 2011 e al 2012.

Consumi elettrici

Nel 2012, i consumi elettrici in Italia sono stati pari a 5.082,9 kWh per abitante, con un decremento rispetto al 2011 del 2,4% circa (secondo Terna il calo era stato del 2,8%) , un dato poco al di sopra dei valori registrati nel 2009 (4.999,7). L’indice fornisce anche informazioni specifiche sui singoli settori merceologici. Sempre nel 2012, ad esempio, il consumo complessivo di energia elettrica è aumentato nel comparto agricolo (+0,3%) e nel terziario (+3,4%) mentre è stato registrato un calo significativo nell’industria (-6,6%), e nel residenziale (-1,0%). Un trend sul quale ha indubbiamente inciso la crisi economica, ma sul quale può aver avuto un certo peso anche la particolare mitezza del clima.
A livello regionale, consumi elettrici inferiori alla media nazionale si sono registrati nelle regioni del Mezzogiorno, ad eccezione della Sardegna (+26,3% rispetto al valore italiano), nonché in Liguria (-22,8%), Lazio (-19,6%) e Marche (-8,1%). Consumi nettamente al di sopra della media nazionale, invece, in Friuli-Venezia Giulia (+53,4%) e Valle d’Aosta (+48,9%). Tornando al trend nazionale, il calo del fabbisogno elettrico nazionale si è confermato anche nel 2013, con una flessione su base annua del 3,4% (vedi dati Terna aggiornati).

Energie rinnovabili

Per quanto riguarda invece le rinnovabili, secondo il rapporto Istat nel 2012 la quota del consumo nazionale lordo di energia elettrica coperta da fonti pulite è stata pari al 26,9%, in aumento di 3,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Un dato in linea con le stime diffuse dal GSE, che per lo stesso periodo indicava una percentuale del 27,1%. La distribuzione sul territorio nazionale evidenzia la prevalenza dell’idroelettrico nelle regioni montuose e della fonte eolica nel Mezzogiorno. «Si segnala invece una sostanziale uniformità in tutta Italia nello sviluppo della produzione di energia elettrica da biomasse – si legge inoltre nel rapporto – mentre la Toscana è l’unica regione in Italia a produrre energia geotermica».
Emissioni di gas serra

Nel 2011 in Italia sono stati emessi 488,8 milioni di tonnellate di gas serra espresse in termini di CO2 equivalente, pari a un calo del 2,3% rispetto all’anno precedente. Il dato è lo stesso contenuto nell’Inventario nazionale delle emissioni in atmosfera dei gas serra per l’anno 2011 pubblicato dall’ISPRA, e rivela un calo del 5,8% rispetto ai valori del 1990, a fronte di un impegno nazionale di riduzione del 6,5% nel periodo 2008-2012. .

Fonte: ecodallecittà

Consumi elettrici: nel 2013 sono calati del 3,4%. In crescita eolico e fotovoltaico

Terna pubblica i dati provvisori sul consumo elettrico nazionale del 2013. La flessione su base annua è stata del 3,4%, la più significativa di inizio secolo dopo il crollo del 2009. Cresce la produzione di energia elettrica da fotovoltaico ed eolico377704

Per il secondo anno consecutivo il consumo di elettricità in Italia fa registrare un segno meno. I primi dati provvisori elaborati da Terna sul fabbisogno di energia elettrica nell’anno appena concluso fanno segnare una flessione del 3,4% rispetto al 2012, che a sua volta aveva chiuso con un calo dell’1,9% sul 2011. In termini generali si tratta del calo più consistente da inizio secolo dopo quello del 2009, quando il decremento sull’anno precedente fu pari al 5,7%. Il totale dell’energia richiesta in Italia nel 2013 ammonta a 317,1 miliardi di kilowattora. In minima parte ha influito il calo delle giornate lavorative (il 2012 è stato un anno bisestile), ma anche tenendo conto di questo elemento resta una flessione “netta” del 3,1%. A livello territoriale le flessioni più consistenti si registrano in Sardegna(-16,4%) e nella macroarea del Nord-Ovest (-7,8%) che include Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. Secondo le prime stime, nel 2013 la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per l’86,7% con produzione nazionale (di cui 56,8% termoelettrica, 16,5% idroelettrica, 1,7% geotermica, 4,7% eolica e 7,0% fotovoltaica) e per la quota restante (13,3%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (277,4 miliardi di kWh) è in diminuzione del 3,6% rispetto al 2012. In aumento le fonti di produzione idroelettrica (+21,4%), fotovoltaica(+18,9%), eolica (+11,6%) e geotermica (+1,0%); in calo invece la fonte termoelettrica (-12,0%). Per quanto riguarda invece il mese di dicembre 2013, la quantità di energia elettrica richiesta in Italia, pari a 26,1 miliardi di kWh, ha fatto registrare una flessione del 2,2% rispetto a dicembre dello scorso anno. Gli effetti di temperatura e calendario in qualche modo si bilanciano, dal momento che c’è stata una giornata lavorativa in più, ma la temperatura media mensile è stata di circa un grado e mezzo superiore. I 26,1 miliardi di kWh richiesti nel mese di dicembre 2013 sono distribuiti per il 45,5% al Nord, per il 29,0% al Centro e per il 25,5% al Sud. A livello territoriale, la variazione della domanda di energia elettrica di dicembre 2013 è risultata ovunque negativa: -2,5% al Nord, -1,8% al Centro e -2,1% al Sud. Nel mese di dicembre 2013 la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per l’86,3% con produzione nazionale (-1,8% della produzione netta rispetto a dicembre 2012) e per la quota restante (13,7%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero (-5% rispetto a dicembre 2012). In dettaglio, la produzione nazionale netta (22,7 miliardi di kWh) è calata dell’1,8% rispetto a dicembre 2012. In particolare, è ancora in crescita la fonte di produzione fotovoltaica (+27,1%) mentre risulta in flessione la fonte eolica (-36,9%). Sostanzialmente invariate le fonti idrica e termica.

 

Scarica il rapporto mensile di Terna [0,96 MB]

Rapporto mensile sul sistema elettrico. Consuntivo dicembre 2013 – Terna

 

Fonte: ecodallecittà

Consumi elettrici in calo ad aprile (soprattutto al Sud), boom del fotovoltaico

Calano i consumi elettrici in Italia. Rispetto a un anno fa, il fabbisogno complessivo si è ridotto dell’1,8% su scala nazionale, ma al Sud il calo è stato di oltre il 6%. Boom (+35%) della produzione di energia fotovoltaica374823

Nel mese di aprile 2013 l’energia elettrica richiesta in Italia, pari a 24,3 miliardi di kWh, ha fatto registrare una flessione dell’1,8% rispetto ad aprile dello scorso anno. Dato in diminuzione anche in confronto al mese di marzo 2013, quando i consumi avevano toccato quota 27 miliardi di kWh. Il calo su base annuale, fa sapere Terna nel suo bollettino mensile (vedi allegato), si registra nonostante un giorno lavorativo in più rispetto ad aprile 2012 (20 vs 19) e una temperatura media mensile più bassa di circa mezzo grado. Considerando gli effetti di temperatura e calendario, in realtà, la variazione della domanda elettrica in 12 mesi sarebbe pari al -2,9%. Molto differenziata la distribuzione della domanda di elettricità sul territorio nazionale: i 24,3 miliardi di kWh richiesti nel mese di aprile 2013 sono distribuiti per il 46,9% al Nord, per il 29,6% al Centro e per il 23,5% al Sud. Le regioni meridionali, infatti, sono state quelle che hanno subito la contrazione maggiore: la variazione della domanda di energia elettrica è stata addirittura positiva al Nord (+0,6%), mentre il segno meno si rileva al Centro (-2,3%) e al Sud (-6,1%). Un fabbisogno nazionale che è stato soddisfatto per l’87,6% con produzione nazionale e per la quota restante (12,4%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (21,6 miliardi di kWh) è in aumento dell’1,4% rispetto ad aprile 2012. Sono in forte crescita le fonti di produzione idrica (+61,0%) e fotovoltaica (+35,2%). In flessione le fonti termoelettrica (-13,7%) ed eolica (-1,9%); sui livelli dello scorso anno la produzione geotermica (+0,2%). Per quanto riguarda il dato complessivo del 2013, dall’inizio dell’anno la domanda di energia elettrica è risultata in flessione del 3,5% rispetto ai valori del primo quadrimestre del 2012; a parità di calendario il valore è -2,7%.

Fonte: eco dalle città

Rinnovabili, Eurostat: in Europa coprono il 13% dei consumi elettrici

Secondo gli ultimi dati Eurostat (aggiornati al 2011), le fonti pulite soddisfano il 13% del fabbisogno energetico dell’Unione europea. L’obiettivo dell’Ue al 2020 è raggiungere la quota del 20%. L’Italia è ferma all’11,5%374698

Nel 2011 il 13% dei consumi di energia dell’Unione europea è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, rispetto al 7,9% del 2004 e a fronte di un obiettivo finale del 20% del 2020. Questa la fotografia scattata da Eurostat (vedi allegato), l’Istituto di statistica dell’Ue. L’Italia, in particolare, ha raggiunto quota 11,5%, facendo registrare un significativo passo avanti rispetto al 2004, quando era ferma al 4,9%, ma mostrandosi ancora lontana dal suo target al 2020 (17%). L’Estonia, a questo proposito, è il primo Paese dell’Unione a 27 ad aver già centrato il suo obiettivo del 25% previsto per il 2020, avendo raggiunto quota 25,9%. Secondo i dati Eurostat, nell’Ue le reginette delle fonti verdi sono tutte nel Nord Europa: Svezia (46,8% dei consumi da rinnovabili), Lettonia (33,1%), Finlandia (31,8%) e Austria (30,9%). Poca cosa rispetto al 64,7% della Norvegia, ormai a un passo dall’obiettivo del 67,5% del 2020. Le “cenerentole” Ue sul fronte rinnovabili sono invece Malta (0,4% contro un obiettivo del 10% per il 2020), Lussemburgo (2,9% e il suo target e’ dell’11%), Gran Bretagna (3,8% contro un obiettivo del 15%), Belgio (4,1% contro il 13%) e Olanda (4,3% rispetto ad un obiettivo del 14%). La Croazia, che dal primo luglio sara’ il 28/o Stato membro, e’ al 15,7%, contro un obiettivo del 20%. A registrare il salto maggiore nella fetta di energia da rinnovabili fra il 2004 e il 2011 sono invece Svezia (dal 38,3% al 46,8%), Danimarca (dal 14,9% al 23,1%), Austria (dal 22,8% al 30,9%), Germania (dal 4,8% al 12,3%) ed Estonia (dal 18,4% al 25,9%).

Fonte: eco dalle città

Consumi elettrici: a marzo restano in calo rispetto al 2012

Pubblicati i dati mensili di Terna: il fabbisogno elettrico nazionale nel mese di marzo è calato del 2,4% rispetto al 2012. Più in generale, i consumi risultano in calo dall’inizio dell’anno. Sul fronte della produzione, crescono idroelettrico ed eolico, in calo il fotovoltaico

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Nel mese di marzo 2013 l’energia elettrica richiesta in Italia, pari a 27 miliardi di kWh, ha fatto registrare una flessione del 2,4% rispetto a marzo dello scorso anno, ma il dato risulta in aumento rispetto ai 25,7 miliardi consumati nel mese di febbraio 2013. Lo comunica il consueto bollettino mensile di Terna (vedi allegato), precisando che sul calo annuale non ha influito la temperatura (i valori mensili risultano simili), ma ha avuto un certo effetto il numero inferiore di giornate lavorative: 21 nel marzo 2013, mentre erano state 22 lo scorso anno. Anche tenendo conto di questa differenza nel calendario, comunque, il trend su scala annuale si conferma in decrescita: -1,8% rispetto a 12 mesi fa. Terna rende nota anche la distribuzione geografica del fabbisogno elettrico nazionale: i 27 miliardi di kWh richiesti nel mese di marzo 2013 sono distribuiti per il 46,9% al Nord, per il 29,6% al Centro e per il 23,5% al Sud. A livello territoriale, la variazione della domanda di energia elettrica si è articolata in maniera differenziata sul territorio, con un calo maggiore nelle regioni meridionali: -1,0% al Nord, -2,2% al Centro e -5,5% al Sud. Per quanto riguarda il mix delle fonti, invece, la domanda di energia elettrica di marzo è stata soddisfatta per un 86,4% con produzione nazionale e per la quota restante (13,6%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In particolare, risultano in forte crescita le fonti di produzione idrica (+59,5%) ed eolica (+61,5%). In flessione le fonti termoelettrica (-9,1%) e fotovoltaica (-14,6%); sostanzialmente stabile la produzione geotermica (+0,2%). Nel primo trimestre del 2013, infine, la domanda di energia elettrica è risultata in flessione del 4% rispetto ai valori del primo trimestre del 2012 (il calo è del 2,8% se si escludono gli effetti legati al numero di giornate lavorative e alla temperatura ambientale).

Fonte: eco dalle città

Illuminazione pubblica: stop agli sprechi, arriva il progetto “LUMIERE”

Aiutare i Comuni a ridurre i consumi di energia elettrica per l’illuminazione pubblica e le emissioni di CO2 in atmosfera. Questo l’obiettivo di Lumière, progetto sviluppato dall’Enea e supportato dal Ministero dello Sviluppo economico, per riqualificare il sistema elettrico nazionale, promuovendo l’efficienza energetica.

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L’illuminazione pubblica è una delle principali voci della spesa energetica dei Comuni italiani, ma è anche uno dei campi in cui politiche per l’efficienza e interventi di riqualificazione degli impianti possono generare maggiori risparmi. Se, infatti, l’illuminazione in generale rappresenta il 16,4% del consumo annuale di energia elettrica dell’Italia, quella pubblica copre da sola il 12,6% del totale. E l’utilizzo di tecnologie già disponibili sul mercato è in grado di ridurla del 30%. Tagli pari a circa 400 milioni di euro l’anno, agevolati, tra l’altro, dal fatto che la gestione del servizio fa capo a un solo Ente e dalla facilità nel progettare interventi di riqualificazione su impianti di cui si conosce numero, potenza, ubicazione e durata dell’utilizzo. Da queste premesse nasce il progetto Lumière, un’iniziativa sviluppata dall’Enea – l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile -, con il Ministero dello Sviluppo economico, per coinvolgere gli amministratori comunali nella lotta agli sprechi energetici. Individuato un modello d’illuminazione pubblica efficiente di riferimento, l’Enea aiuta gli amministratori locali a sviluppare percorsi, sia tecnici che finanziari, adeguati a realizzarlo. Attraverso le linee guida sulla riqualificazione dell’illuminazione pubblica – inviate ai Comuni aderenti e illustrate agli amministratori in appositi workshop dedicati -, l’Enea trasferisce innanzitutto le competenze necessarie per una buona gestione dei consumi elettrici: da cos’è un PRIC (Piano Regolatore d’Illuminazione Comunale) al ruolo delle ESCo (le Energy Service Company, specializzate nell’effettuare interventi nel settore dell’efficienza energetica), dalle fonti di finanziamento disponibili, a livello nazionale ed europeo, al meccanismo dei Certificati bianchi. Ma il supporto consiste anche nell’aiutare i Comuni ad orientarsi tra le diverse soluzioni tecnologiche per l’efficienza energetica e nella messa a disposizione del software City performance profiler, un programma – sviluppato con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca – che permette agli amministratori di effettuare una valutazione economico-finanziaria delle attività, e quindi di stimare costi e benefici prima di avviare gli interventi. Esattamente ciò di cui la Corte dei Conti europea, in un recente rapporto, lamentava la mancanza analizzando gli interventi realizzati da alcune pubbliche amministrazioni italiane con i fondi per l’efficienza energetica degli edifici. In quel caso, le autorità locali risultavano a dir poco approssimative, procedendo al rinnovamento degli immobili senza un’idea precisa del rapporto costo/benefici e del risparmio energetico ottenibile. Quelli prospettati dall’Enea, invece, sono Comuni ‘illuminati’ anche in senso figurato: interessati a garantire l’illuminazione pubblica ovunque necessario, quanto a riqualificare i propri impianti per ridurre l’impronta ambientale del servizio, sfruttando tutti gli strumenti a disposizione. Il valore aggiunto, neanche a dirlo, è la collaborazione: il primo step del progetto consiste, infatti, nella creazione di un Network dei Comuni con popolazione compresa tra i 5mila e i 50mila abitanti – che aderiscono alla rete gratuitamente e senza nessun obbligo – e di un Gruppo di lavoro di Operatori ESCo col compito di definire gli standard di riferimento, i criteri di valutazione degli interventi e le forme contrattuali. Audit energetici gratuiti facilitano l’incontro tra le proposte delle ESCo e la domanda dei Comuni, mentre report, attività di trasferimento e formazione agevolano la diffusione delle soluzioni individuate. Soluzioni registrate anche dall’Osservatorio Nazionale Lumière, che tiene traccia di tutti gli operatori coinvolti nei processi di riqualificazione dell’illuminazione pubblica.

Fonte: web

INCENTIVI FOTOVOLTAICO 2013

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Scambio sul Posto più Detrazione Fiscale 50% (36% da Giugno)

In merito agli incentivi fotovoltaico per il 2013, in alternativa al V Conto Energia esiste la possibilità di usufruire delle detrazioni fiscali 50% sul costo di installazione dei pannelli fotovoltaici. Il 22 giugno 2012 è stato promulgato il decreto legge n. 83, che stabilisce la compatibilità tra l’agevolazione della detrazione fiscale al 50% e il meccanismo dello Scambio Sul Posto riguardo alla realizzabilità di impianti fotovoltaici. In particolare, la legge in questione regolamenta la detrazione IRPEF attribuendole un valore pari al 50% fino al 30 giugno 2013, passata la quale data essa diventerà strutturale al 36%.

Il meccanismo dello Scambio Sul Posto regolamenta l‘utilizzo dell’impianto fotovoltaico tramite un sistema di conguaglio tra l’energia non utilizzata di giorno, quindi ceduta alla rete, e l’energia prelevata dalla rete, quindi comprata, dal calare del sole all’alba del giorno successivo. Ogni tre mesi viene effettuato un conguaglio economico in conto corrente, il quale restituisce parte della bolletta pagata quando l’impianto fotovoltaico non è attivo. A titolo di esempio, un impianto produce 10 kWh al giorno e viene installato su una utenza che utilizza 4 kWh diurni e 6 kWh serali e notturni. Di conseguenza il sistema cederà alla rete 6 kWh perché non direttamente utilizzati. Ogni tre mesi l’utente riceverà un conguaglio in conto corrette pari all’80% del costo pagato, in bolletta, per l’ammontare della differenza tra l’energia elettrica ceduta alla rete durante il giorno e quella prelevata dalla stessa a sole tramontato, in questo esempio 6 kWh.

È altresì utile formulare esempi pratici commisurati su reali utenze domestiche, in particolare saranno analizzate utenze da 3 kWp, 6 kWp e 10 kWp.

Un impianto fotovoltaico da 3 kWp, del costo indicativo di 8.000 €, posizionato su un tetto idealmente inclinato a 20°, orientato non propriamente a sud, in zona centro-nord Italia, può arrivare a produrre 3450 kWh all’anno. Se si considera un consumo di circa 3300 kWh annui, di cui la metà avviene durante il giorno ed il restante si consuma dopo il calare del sole, tramite il meccanismo oggetto di studio si otterrà un beneficio consistente nel risparmio immediato in bolletta e conguaglio dovuto allo scambio sul posto pari a 680 € (ipotizzando il costo giornaliero per kWh pari a 0,25 €, e il costo serale e notturno a 0,17 €/kWh), di cui 450 € sono riconducibili al risparmio diretto derivante dal proprio autoconsumo. A questo importo è necessario aggiungere 400 € all’anno di detrazione fiscale 50%, per 10 anni, per un totale di beneficio annuale pari a 1.080€. Tale impianto permetterà un tempo di recupero dell’investimento stimato in meno di sette anni e mezzo.

Analizzando un’installazione analoga relativamente ad un consumo di 6,000 kWh, si ottengono produzioni di 6900 kWh. In tal caso il beneficio di risparmio immediato in bolletta e conguaglio dovuto allo scambio sul posto sarà pari a 1,230 € circa, di cui 750 € sono riconducibili al risparmio diretto derivante dal proprio autoconsumo. Qualora il prezzo dell’impianto fotovoltaico fosse stimabile in 14.000 €, la detrazione fiscale 50% di cui l’utenza godrebbe sarebbe quantificabile in 700 € all’anno, di conseguenza l’impianto sarebbe ammortizzabile in poco più di 7 anni.
L’ultimo caso studio è rappresentato da una famiglia i cui consumi ammontino a 10.000 kWh all’anno  L’impianto fotovoltaico, produrrà circa 11.500 kWh, per cui sarà riscontrabile un leggero surplus di produzione di energia elettrica. Il beneficio immediato in bolletta, dovuto al conguaglio per scambio sul posto, sarà stimabile in circa 2.000 €, di cui 1.250 € relative al risparmio immediato della bolletta. Ciò si traduce in un minor costo d’acquisto dell’energia elettrica da sostenere durante l’anno. A tale beneficio si deve aggiungere la detrazione IRPEF 50%, il cui ammontare, ipotizzando un costo pari a 22.000 €, risulta essere 1.100 € all’anno. Effettuati i dovuti confronti, si potrà notare come il payback time dell’investimento è stimabile in meno di 7 anni.

E’ altresì necessario effettuare ulteriori considerazioni a monte. Innanzitutto, tali calcoli sono stati operati ipotizzando l’utilizzo di materiale soggetto a Factory inspection, ovvero certificazioni attestanti qualità di fabbricazione europea, il che implicano costi maggiori. Da ciò deriva che mediante la fornitura di materiale non certificato si possono risparmiare diverse centinaia di € relativamente al costo dell’impianto. Sono state considerate, in secondo luogo, installazioni standard, che nella pratica non sempre vengono effettuate in quanto non tutte le superfici sono uguali. Non sono stati considerati, ad esempio, i maggiori costi di installazione sui tetti in coppi o in ogni caso molto datati, sui tetti piani o sui tetti potenzialmente soggetti a numerosi ombreggiamenti diurni. Considerando, poi, che sta cambiando la fattispecie dello scambio sul posto, che potrebbe diminuire il valore del meccanismo del conguaglio, comportando minori restituzioni dei costi sostenuti durante gli orari serali e notturni, è molto interessante prevedere la dotazione futura di sistemi di accumulo integrati agli impianti fotovoltaici che consentiranno di rimanere allacciati alla rete, ma allo stesso tempo immagazzinare la propria energia per gli usi notturni.
In futuro la connessione alla rete potrà servire in casi molto rari (possibilità di raggiungere la grid parity del fotovoltaico), ma attualmente è ancora preferibile, dato che, a causa degli elevati costi dei sistemi di accumulo, scambiare la propria energia con la rete ottenendo una restituzione della bolletta serale comporta un risparmio economico non trascurabile.


fonte: web Ing. Stefano Superina