Amianto, un piano nazionale per le bonifiche

Fra le proposte della seconda conferenza internazionale Lotta all’amianto: il diritto incontra la scienza, c’è la creazione di una piattaforma online che consenta ai cittadini la segnalazione in tempo reale di amianto sul territorio

Riceviamo dalla segreteria generale dell’ONA Onlus e volentieri pubblichiamo la seguente precisazione:

Il senatore Felice Casson non ha partecipato ai lavori della Seconda Conferenza Internazionale “Lotta all’amianto: il diritto incontra la scienza”, organizzata dall’Osservatorio Nazionale sull’Amianto e tenutasi il giorno 20 Marzo 2014 presso l’Auletta dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati. La posizione del senatore Casson sulla tematica è di piena condivisione del Piano Nazionale Amianto approvato dal Governo Monti e che tale Piano è stato ampiamente criticato durante i lavori della Conferenza, in quanto inadeguato e parziale rispetto alle reali necessità, a tal punto che l’Osservatorio Nazionale sull’Amianto ha presentato un proprio Piano alternativo. Alla seconda conferenza internazionale Lotta all’amianto: il diritto incontra la scienza svoltasi la scorsa settimana esperti di diritto del lavoro, medici, scienziati, rappresentanti delle istituzioni e del mondo politico si sono confrontati sul dramma dell’asbesto e sulle modalità per affrontare in modo il concreto la bonifica dei luoghi di vita e di lavoro. Il risultato è un Piano Nazionale Amianto da proporre al Governo Renzi e inclusivo di una piattaforma online che consenta a ogni cittadino la segnalazione in tempo reale di amianto sul territorio nazionale. Dall’entrata in vigore della messa al bando dell’amianto, nel 1992, sono 500mila le tonnellate di materiale killer che sono state bonificate, appena il 2% di quello presente sul territorio italiano. Le cifre parlano di 5mila morti l’anno per malattie asbesto-correlate e di ben 2400 edifici scolastici non del tutto bonificati. Alla politica e al Parlamento il presidente dell’Ona, Ezio Bonanni ha chiesto l’istituzione di una “Commissione d’inchiesta sui tempi della giustizia e sull’uniformità di applicazione delle norme in materia di riconoscimento delle patologie asbesto correlate da parte dell’Inail”. Il senatore Felice Casson, vicepresidente della Commissione Giustizia del Senato, ha sottolineato, in alcune dichiarazioni riportate da L’Espresso, la necessità

che parlamento e governo agiscano in fretta, per intervenire sui conflitti di interesse, ottemperare alle sentenze e ai risarcimenti, oltre che per promuovere la procura nazionale sui danni ambientali e da lavoro.

Come? Quattro sono le vie maestre da seguire secondo Casson, peraltro già stabilite dalla conferenza nazionale indetta nel 2012 dall’allora ministro della Salute Renato Balduzzi: 1) accelerazione delle bonifiche, 2) completamento della mappatura degli edifici inquinati, 3) individuazione di cave adatte allo smaltimento di scarti pericolosi, 4) razionalizzazione della normativa di settore con investimento in ricerca sulle malattie legate all’amianto. Il piano è rimasto sulla carta per mancanza di fondi, ma per Casson – la cui posizione è di piena condivisione del Piano Nazionale Amianto approvato dal Governo Monti ampiamente criticato nel corso della conferenza perché ritenuto “inadeguato e parziale rispetto alle reali necessità” – i fondi vanno trovati, anche perché la piaga-amianto ha costi altissimi sulla sanità pubblica. Altro passaggio importante è, secondo Casson, l’adeguamento del Fondo per l’amianto, attualmente limitato ai lavoratori, a tutte le persone che si ammalano perché finite a contatto con l’eternit a casa, a scuola o anche soltanto nel paese in cui vivono. Per completare la bonifica ci vorranno anni e milioni di euro: i siti industriali di Broni Casale Monferrato sono inseriti fra i siti di interesse nazionale da bonificare al più presto, ma dalla chiusura dello stabilimento casalese è passato più di un quarto di secolo. E nella mappa delle bonifiche ci sono 116 scuole, 37 ospedali e case di cura, 86 uffici pubblici, 27 impianti sportivi e 8 biblioteche che attendono di essere risanate. Un’impresa che non può essere portata avanti che con l’appoggio della politica.146635841-586x390

Fonte:  Comunicato stampa , Espresso

Cambiamenti climatici: conferenza internazionale su clima e città

“Gli impatti del cambio climatico nelle città italiane sono una emergenza e una sfida per riqualificare mettendo in sicurezza il territorio”. Della dimensione dei cambiamenti climatici e della consapevolezza della necessità di doverli affrontare si è parlato oggi a Venezia, nel corso della prima conferenza internazionale sul clima e le città organizzata da Legambiente e Università Iuav.caldo_termometro

Le città sono sempre più calde. La temperatura rilevata nei centri urbani, inoltre, risulta sempre più elevata di quella rilevata in aree meno urbanizzate (gli aeroporti cittadini nello specifico) con differenze fino a 3 gradi dovuti all’effetto isola di calore, ossia all’aumento della temperatura dovuto all’asfalto e al cemento che catturano le radiazioni solari, oltre che dal calore prodotto da impianti energetici e scarichi dei veicoli. Le temperature estive nel corso dello scorso anno in nove città italiane, sono risultate sempre superiori ai valori medi trentennali fino al 1961 confermando l’aumento delle anomalie nelle temperature come già avvenuto nel 2003 e nel 2007. Le precipitazioni piovose risultano maggiormente concentrate e intense del passato con periodi siccitosi di maggiore durata. I dati evidenziano come in Italia stia aumentando la frequenza di fenomeni estremi violenti come trombe d’aria e alluvioni che sempre più spesso fanno registrare danni ingentissimi e vittime perché aggravati da decisioni scellerate di trasformazione del territorio e degli ecosistemi (fiumi intubati, aree urbane completamente impermeabilizzate, edifici realizzati in aree a rischio idrogeologico, inadeguatezza della rete di convogliamento delle acque piovane ecc.). La risposta a impatti di questa dimensione, che in assenza di una inversione nella curva delle emissioni di gas serra rischiano addirittura di accelerare nei prossimi decenni, chiama quindi in causa i governi locali e le politiche. L’Unione Europea ha infatti definito una strategia per l’adattamento ai cambiamenti climatici che tutti i Paesi sono chiamati a seguire e in molte città europee e degli Stati Uniti sono stati definiti nuovi strumenti di pianificazione e intervento che hanno al centro il tema del l’adattamento ai cambiamenti climatici. Capire i rischi e gli impatti legati ai cambiamenti climatici nel territorio, con specifica attenzione alle urbane, è dunque oggi una priorità.cambiamenti__climatici3

Della dimensione dei cambiamenti climatici e della consapevolezza della necessità di doverli affrontare con strumenti di intervento nuovi e specifiche risorse relative alla dimensione urbana si è parlato oggi a Venezia, nel corso della prima conferenza internazionale sul clima e le città organizzata da Legambiente e Università Iuav dove, alla presenza di relatori europei e americani, ricercatori e amministratori locali tra cui Corrado Clini, direttore generale del Ministero dell’Ambiente, Marino Zorzato, vicepresidente della Regione Veneto, il Rettore della Iuav Amerigo Restucci, il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza e l’assessore all’Ambiente del Comune di Venezia Gianfranco Bettin, sono state illustrate ricerche e studi che da New York a Stoccarda hanno mostrato i problemi degli impatti dei cambiamenti climatici e le strategie per farne fronte, e studi per comprendere cosa potrebbe succedere nel centro di Roma piuttosto che di Napoli o Milano se, come previsto dall’Ipcc, la temperatura media continuerà a salire nei prossimi anni con conseguente aumento degli effetti climatici estremi. “Il tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici deve entrare urgentemente nell’agenda politica nazionale e del governo delle città – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. L’impatto devastante di piogge intense, alluvioni, esondazioni ci ricorda la fragilità del nostro Paese e l’impellenza di far diventare la sicurezza e la manutenzione del territorio una priorità di azione del nuovo Governo. Auspichiamo che si arrivi quanto prima alla definizione e approvazione di un Piano nazionale di adattamento al clima, come previsto dall’Unione Europea, con una specifica attenzione alle questioni urbane. È fondamentale, infatti, individuare obiettivi, progetti e risorse per intervenire nelle aree più a rischio e riqualificare anche i quartieri dove invece il pericolo viene dall’effetto “isola di calore”, ossia dall’innalzamento delle temperature legato all’asfalto e al cemento che può avere effetti drammatici su alcune fasce della popolazione durante i picchi di calore”. “L’accelerazione dei processi climatici impone dei cambiamenti nell’approccio a questi problemi – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini -, a partire dall’attenzione alle risorse idriche, ma anche nello studio degli impatti di questi cambiamenti sulla popolazione attraverso specifici studi epidemiologici. Per questo, il prossimo passo della collaborazione tra Legambiente e Università IUAV di Venezia, sarà la creazione di un Osservatorio sull’adattamento al clima nelle città italiane e del mediterraneo”. Tra gli studi presentati, quello realizzato in collaborazione con Legambiente dall’Osservatorio meteorologico di Milano Duomo, ha analizzato i cambiamenti e i relativi aumenti delle temperature in nove città italiane (Torino, Milano, Trieste, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo) dal 1961 ad oggi valutandone anche gli effetti critici da un punto di vista energetico (con maggiori consumi per la climatizzazione) e dal punto di vista della salute, per la maggiore frequenza di picchi di calore nelle ore diurne, temperature calde anche nelle ore serali e disagio termico per l’afa e l’umidità.alluvione_genova7

Un esempio è l’aumento della mortalità avvenuta nella caldissima estate del 2003 (secondo il Ministero della Salute superiore al 50% rispetto ai dati medi in alcune città italiane) e pur non esistendo ulteriori monitoraggi, è evidente che l’aumento della frequenza dei picchi di calore sta determinando in intere zone urbane del nostro Paese condizioni di vita sempre più difficili, in particolare per le persone in età avanzata e per chi soffre di malattie croniche. Uno studio specifico su Milano ha evidenziato anche come dal 1961 ad oggi il numero di giorni con temperature massime diurne superiori ai 35 gradi e minime notturne superiori ai 25 gradi si siano concentrate per oltre l’85% tra il 2001 e il 2012 evidenziando, ancora una volta, la necessità di affrontare il tema dei cambiamenti climatici e del loro impatto sulle città in modo innovativo e urgente. La seconda indagine, elaborata dall’associazione del cigno verde, ha messo in evidenza la vulnerabilità delle città italiane rispetto ad eventi estremi di pioggia avvenuti negli ultimi anni. Le tendenze previste dall’Ipcc come conseguenza dei cambiamenti climatici e cioè l’aumento di fenomeni estremi e violenti quali alluvioni e trombe d’aria, fanno già parte della cronaca quotidiana del nostro Paese. La ricerca di Legambiente ha analizzato, nello specifico, l’alluvione e le esondazioni avvenute a Genova il 4 novembre 2011, il nubifragio di Roma del 20 ottobre 2011, l’esondazione del Seveso a Milano del 18 settembre 2010, la straripamento dei fiumi e le frane a Messina avvenuti l’1 ottobre 2009, tutti eventi accomunati dalla caduta di enormi quantità di acqua in poche ore (a Messina la metà dell’acqua che cade nell’arco di un anno, a Genova 1/3) con conseguenti danni in termini di vite umane e economici rilevantissimi che potranno, nel futuro essere limitati grazie a nuove strategie di adattamento urbano da mettere in campo al più presto, a partire da nuovi e più attenti ragionamenti sulla trasformazione del territorio e degli ecosistemi.

Fonte: il cambiamento