Entro la fine del secolo la domanda di elettricità si sposterà dai Paesi del Nord come la Svezia e la Norvegia, che avranno a che fare con temperature meno rigide in inverno, ai Paesi del Sud come la Spagna e il Portogallo, dove le estati saranno ancora più calde e richiederanno un maggior impiego dei condizionatori. L’aumento delle temperature che interesserà il Pianeta a causa delle emissioni di gas serra comporterà, in Europa, un cambiamento dei consumi energetici. Entro la fine del secolo la domanda di elettricità si sposterà dai Paesi del Nord come la Svezia e la Norvegia, che avranno a che fare con temperature meno rigide in inverno e quindi con un minor consumo energetico di riscaldamento, ai Paesi del Sud come la Spagna e il Portogallo, dove le estati saranno ancora più calde e richiederanno un maggior impiego dei condizionatori. A delineare la situazione è uno studio internazionale capitanato dall’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico. Le variazioni della domanda energetica in base al termometro sono simili in tutta l’Europa. “I picchi di consumo e l’utilizzo complessivo di elettricità sono più bassi nei giorni in cui la temperatura massima è di 22 gradi, e aumentano sia quando la colonnina di mercurio sale, sia quando scende”, spiega Leonie Wenz, autore dello studio pubblicato sulla rivista Pnas. Stando alla ricerca, che ha preso in esame i dati orari sull’elettricità in 35 Paesi europei, i consumi si sposteranno non solo verso il meridione, ma anche dagli inverni – più miti in tutto il Vecchio Continente – alle estati, che saranno più calde. “Il principale meccanismo di adattamento che l’uomo ha per combattere le alte temperature esterne è raffreddare gli ambienti interni, il che comporta un maggior uso di elettricità”, rileva Max Coffhammer dell’università di Berkeley, coautore dello studio, che mette in guardia sulla maggiore pressione a cui saranno sottoposte le reti elettriche. Detlef van Vuuren, professore in valutazione integrata del cambiamento ambientale globale dell’Università di Utrecht, ha affermato che la ricerca coincide con i risultati dei suoi ultimi studi sull’impatto mondiale dei cambiamenti climatici, ma ha aggiunto che non ha tenuto conto di fattori come il passaggio a vetture elettriche o l’aumento della ricchezza: “Il cambiamento climatico non è la cosa più importante per le richieste di elettricità in futuro”. Inoltre, van Vuuren sostiene che nell’Europa meridionale ci si aspetta uno sviluppo sempre maggiore dei sistemi fotovoltaici, che potrebbe contribuire ad attenuare i problemi e i costi dovuti alla crescente domanda di energia. Lucas Davis, dell’Università della California, Berkeley, che non era coinvolto nello studio, ha invece dichiarato che la ricerca potrebbe rivelarsi preziosa nel pianificare le infrastrutture per le future necessità energetiche. Ha anche evidenziato un problema significativo: “Quelli che [gli autori] hanno stabilito sono grandi aumenti del consumo di elettricità nei giorni caldi, ma se questo dovesse accadere domani il sistema energetico attuale non sarebbe pronto”.
Fonte: ecodallecitta.it