Black carbon, il primo studio italiano firmato CNR | Il caso di Milano

Le concentrazioni di black carbon nei siti trafficati sono più di cinquanta volte maggiori rispetto all’alta montagna. Ma i valori stagionali a Milano sono superiori del 30% anche a quelli misurati in una grande città come Roma e corrispondono a percentuali di sostanza carboniosa che arrivano al 47% della massa totale dell’aerosol380699

Il carbonio è presente in grande quantità nell’atmosfera ed è dannoso per la salute dell’uomo. Lo conferma uno studio condotto dal Cnr, il primo del suo genere a livello nazionale, che sarà pubblicato sulla rivista Atmospheric Environment. I risultati sono stati esposti in anteprima a Roma in occasione della XXXII Giornata dell’ambiente organizzata dall’Accademia dei Lincei. Nell’aria che respiriamo tutti i giorni è presente una sottile polvere nera, chiamata carbonio elementare (più noto con il termine inglese black carbon), che è oggetto di una ricerca, la prima in Italia, effettuata da un team di ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). “Questo inquinante, dannoso sia per l’ambiente che per la salute, assieme al carbonio organico costituisce la frazione carboniosa del particolato atmosferico, una componente importante di quest’ultimo, fino al 40% della massa”, spiega Sandro Fuzzi dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima di Bologna (Isac-Cnr). “In atmosfera il carbonio elementare e il carbonio organico si trovano sempre associati, poiché originati dalle stesse sorgenti: la combustione incompleta di una qualsiasi sostanza organica, sia combustibili fossili, sia biomasse (legna e residui agricoli), per autotrazione, riscaldamento e produzione di energia”.
I dati sono ancora limitati e non omogeneamente distribuiti sul territorio. “L’importante quadro di insieme a livello nazionale ha permesso di evidenziare che le concentrazioni di carbonio elementare nei siti trafficati sono più di cinquanta volte maggiori rispetto ai siti remoti di alta montagna. Per esempio, a Milano – una delle prime città ad aver lanciato i monitoraggi – in viale Sarca la media nel periodo invernale sfiora i 6 microgrammi per metro cubo (mgm-3), mentre è pari a 0.1 mgm-3 presso il sito ad alta quota di Monte Cimone, nell’Appennino Tosco-Emiliano. Un altro dato importante è che le concentrazioni di carbonio organico ed elementare nella Pianura Padana in inverno sono tre-quattro volte maggiori rispetto a quelle estive”, continua il ricercatore. “Questo a causa dell’intensità di alcune sorgenti quali il riscaldamento domestico durante la stagione fredda e delle frequenti condizioni di stabilità atmosferica, con scarso ricambio delle masse d’aria, che favoriscono l’accumulo degli inquinanti”. Sempre nel periodo invernale, “le concentrazioni di carbonio organico nei siti urbani della Pianura Padana, arrivano fino a 12 mgm-3 nella città di Milano, in via Pascal, risultando mediamente doppie rispetto a siti urbani della Puglia, dove raggiungono massimi di 8 mgm-3 nelle città di Lecce e Bari. Questi valori stagionali a Milano sono superiori del 30% anche a quelli misurati in una grande città come Roma e corrispondono a percentuali di sostanza carboniosa che arrivano al 47% della massa totale dell’aerosol” prosegue Fuzzi. Il lavoro, coordinato dalla Società italiana di aerosol presieduta da Roberta Vecchi(Università di Milano), è stato condotto da tre Istituti del Cnr, l’Isac di Bologna, l’Istituto sull’inquinamento atmosferico, l’Istituto di metodologia per l’analisi ambientale e da sette università italiane – Statale, Bicocca e Politecnico di Milano, atenei di Genova, Perugia, Bari e del Salento – dall’Arpa-Lombardia e dal Centro comune per la ricerca della commissione europea. “Il carbonio elementare nel particolato atmosferico sta assumendo una sempre maggiore rilevanza a livello ambientale, tant’è che la Commissione Europea ne raccomanda il monitoraggio. Recentemente, studi epidemiologici hanno fatto sì che l’Organizzazione mondiale della sanità puntasse gli occhi su questo inquinante emergente per i suoi effetti dannosi ai danni dei sistemi respiratorio e cardiovascolare, oltre che per i possibili effetti cancerogeni”, conclude il ricercatore.

Fonte: ecodallecitta.it

Ozono e alte temperature: tutto quel che c’è da sapere .

L’ultimo rapporto diffuso dall’Agenzia Europea per l’Ambiente richiama l’attenzione su un inquinante spesso dimenticato: l’ozono, le cui concentrazioni crescono pericolosamente durante i mesi estivi a causa delle alte temperature. Ecco cosa è importante sapere e cosa si può fare per difendersi

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Secondo quanto riferisce l’Agenzia Europea per l’Ambiente sulla base dei dati forniti da wunderground.com, luglio quest’anno è stato più caldo del solito, con temperature al di sopra della media del periodo nella maggior parte dell’Europa centrale e occidentale. In particolare, il mese scorso le temperature medie a Roma (25,6), Parigi (21,4),Praga (19,3), Copenaghen (18,6) sono state fra le più elevate dal 1996, con un aumento rispetto alla media del periodo 1999-2009 di 0,8 gradi centigradi a Roma, di 1,8 gradi a Parigi, 1 grado a Praga e 0,8 gradi a Copenaghen. E come è noto, caldo chiama ozono. (Guarda la mappa Europea aggiornata in tempo reale). Secondo i primi dati raccolti dall’Aea, delle 90 stazioni di rilevamento italiane (sulle 280 di riferimento) che hanno già comunicato i dati all’Aea, nove centraline per nove giorni a luglio e otto centraline per cinque giorni nella prima ventina di agosto hanno registrato superamenti della soglia di ozono consentita. Le centraline interessate sarebbero le “solite incriminate” per lo smog: Piemonte, Lombardia, Veneto, tutto il bacino padano insomma, più qualche incursione verso il centro, in particolare a  Roma. 

La formazione dell’ozono

”La formazione di ozono aumenta quando c’è il sole e fa caldo, a seconda del livello degli inquinanti precursori presenti” spiega Paul McAleavey, capo del programma aria e cambiamenti climatici dell’Aea. L’ozono troposferico si forma a seguito delle reazioni fra vari inquinanti provenienti da diverse fonti, come la combustione di carburanti fossili, il trasporto stradale, le raffinerie, vegetazione, discariche, reflui, bestiame e incendi. In presenza di caldo e luce solare si scatenano queste reazioni, quindi si tratta di un problema tipico dell’estate, specie nel Sud Europa. Secondo McAleavey “l’Europa deve lavorare duro per ridurre le emissioni di inquinanti all’origine dell’ozono, per proteggere la salute umana”.

I limiti di legge da non superare 

Le soglie limite per l’ozono fissate dalla normativa europea sono tre: 120 mcg/m3 è il valore massimo giornaliero della media calcolata su 8 ore consecutive, da non superare più di 25 volte l’anno; 180 mcg/m3 di media oraria è la soglia di informazione; 240 mcg/m3 di media oraria è la soglia di allarme. 

Esposizione, danni e pericoli: tutto quel che c’è da sapere

L’eccessiva concentrazione di ozono in atmosfera rischia di compromettere anche pesantemente le capacità respiratorie. I sintomi possono essere leggeri – tosse, irritazione alla gola, asma – ma non c’è da sottovalutarli. Nei soggetti più deboli si possono acuire fino ad arrivare a mancamenti e senso di soffocamento. Le esposizioni prolungate ad alte concentrazioni sono ovviamente le più pericolose: possono causare alterazioni anatomiche dell’epitelio e dell’interstizio polmonare, fino a portane alla  fibrosi del tessuto polmonare stesso.  Secondo le agenzie dell’ARPA i soggetti più a rischio sarebbero i bambini: trascorrendo gran parte del periodo estivo all’aperto, sono spesso impegnati in attività fisiche intense per le quali, a causa della maggior frequenza degli atti respiratori, inalano quantità più elevate di inquinanti. I bambini hanno anche maggiori probabilità di sviluppare l’asma o altre malattie respiratorie. L’asma è la malattia cronica più comune nei bambini e può essere aggravata dall’esposizione all’ozono. Per le stesse ragioni, particolare attenzione dovranno fare anche le persone che soffrono di broncopneumopatie croniche e malattie cardiache, specie se anziane. Siccome le concentrazioni di ozono dipendono fortemente dalle condizioni atmosferiche, le concentrazioni maggiori nella stagione estiva sono rilevabili nelle ore che seguono immediatamente la massima insolazione. Pertanto i massimi livelli di ozono nell’arco della giornata si raggiungono nell’intervallo di tempo che va dalle ore 13-14 alle ore 18. 

I consigli dell’ARPA

In presenza quindi di elevate concentrazioni di ozono è opportuno per tutti, ed in particolare per i gruppi a rischio, adottare una serie di comportamenti atti a ridurre il più possibile l’esposizione. Sono consigli dettati dal buon senso, ma di cui ci si dimentica spesso, per pigrizia o poca prudenza.

1. Ventilare gli ambienti domestici nelle ore più fresche della giornata, specialmente quelle del primo mattino, quando le concentrazioni di ozono sono più basse;

2. Evitare di svolgere i lavori pesanti o le attività sportive nelle ore calde. Meglio anticipare alle prime ore della giornata o rimandare il tutto quando l’intensità del sole sia calata.

3. I soggetti a rischio devono trascorrere le ore più calde della giornata all’interno delle abitazioni, evitando di svolgere qualunque attività fisica, anche moderata, all’aperto, in particolare nelle ore più calde e di massima insolazione della giornata (usualmente tra le 13 e le 18); è comunque buona norma che tutti evitino un’attività fisica intensa all’aperto nelle ore più calde e di massima insolazione della giornata;

4. Durante il periodo estivo molti bambini essendo a casa da scuola sono impegnati in varie iniziative di tipo ricreativo, ludico, culturale e ricreativo e pertanto è opportuno ricordare ai responsabili di queste iniziative le indicazioni appena fornite, affinché vengano adottate tutte quelle precauzioni che consentano di ridurre l’esposizione. È pertanto preferibile che le attività sportive ed i giochi di movimento vengano effettuati al mattino e che al pomeriggio si privilegino le attività in ambienti confinati.

Scarica il rapporto dell’European Environment Agency

Fonte: eco dalle città