Pericolo elettrosmog: ecco i primi 120 Comuni dove si sperimenta il 5G

Sono elencati in una delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni i 120 Comuni italiani che saranno i primi a sperimentare il 5G, la tecnologia di nuova generazione intorno alla quale stanno sorgendo innumerevoli preoccupazioni riguardanti l’esposizione della popolazione all’elettrosmog.

La delibera numero 231/18/CONS dell’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni ha da tempo reso noti i 120 Comuni d’Italia che per primi dovranno sperimentare a breve l’esposizione della popolazione alle tre bande del 5G.

Da pag 144 a pagina 147 della delibera che potete TROVARE QUI si può leggere l’elenco completo, al quale potrebbero aggiungersene altri. Le regioni coinvolte sono Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Trentino Alto Adige, Sardegna, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare, entro il 2022, a fare in modo che fin dentro le case di almeno l’80% della popolazione nazionale (salirà al 99,4% entro giugno 2023) ci sia la copertura per il 5G. Preoccupa, dunque, come spiega il giornalista Maurizio Martucci autore del libro “Manuale di autodifesa per elettrosensibili” (Terra Nuova Edizioni), l’esposizione massiccia della popolazione a livelli di elettrosmog destinati ad aumentare a dismisura, con mini-antenne collocate ovunque, persino sui lampioni della luce.

«Leggendo la delibera del garante, la domanda viene spontanea: ma allora chi si salverà? si domanda Martucci che da tempo si occupa della questione – Chi potrà sottrarsi al 5G, evitando di essere irradiato? Ciò sarà possibile solo nei Comuni sotto i 5.000 abitanti che, inseriti in una cosiddetta ‘lista libera’, potrebbero nelle more svincolarsi rimanendo “eventualmente scoperti”. Ma sembrerebbe non per molto tempo, perché saranno comunque gli aggiudicatari dell’asta bandita dal Governo a  disporre gli aggiornamenti territoriali (cioè a decidere in quale Comune italiano scoperto piazzare di punto in bianco il 5G e in quale no)».

La portata del problema è comprensibile solo se si conosce fino in fondo la diffusione e la capillarità che avrà il 5G, cioè l’internet delle cose, non solo dei cellulari. A Torino si sperimentano i droni che volano sulle teste dei cittadini, i sensori nei cassonetti dell’immondizia per dire ai camion quando svuotarli; ci sono porti dove i sensori sono in ogni container; poi ci sono l’ambulanza smart a Milano, i robot nelle industrie telecomandati col wifi, invece dei cavi, i sensori nei palazzi all’Aquila che al minimo tremolio chiudono i rubinetti del gas e lanciano l’allarme. Ce lo ha spiegato anche Maria Maggiore dalle pagine de Il Fatto Quotidiano e arriveranno le auto senza conducente, i frigoriferi che dicono quando un alimento è scaduto, gli elettrodomestici che si azioneranno a distanza e i campi di grano che diranno al contadino quando devono essere annaffiati.

Tutto l’ambiente sarà costantemente connesso…

Il 5G ha quasi l’unanimità dei consensi: politica, istituzioni europee, industria e università applaudono alla trasformazione digitale che, si stima, porterà 900 miliardi di crescita in Europa e 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro. Ma a che prezzo?

«Il 5G viaggia su frequenze altissime, mai usate finora, fino a 27,5 GHz mentre con il 4G si arriva al massimo a 2,6 GHz, quindi un’energia 11 volte superiore, ma che ha una “durata” di viaggio limitata – ha spiegato Maria Maggiore – Quindi, per poter connettere tra loro fino a un milione di oggetti per chilometro quadrato, bisognerà installare migliaia di piccole antenne, ogni cento metri, che rilanceranno il segnale proveniente da un’antenna base più grande».

Il mondo accademico è diviso sulla pericolosità delle onde elettromagnetiche sull’uomo, spiega sempre Maggiore. Da una parte ingegneri e fisici riconoscono un effetto termico pericoloso, se per esempio teniamo il cellulare all’orecchio per troppo tempo; dall’altra biologi, oncologi e epidemiologi si battono perché vengano riconosciuti anche gli effetti non-termici, quelli sulle nostre cellule.

«Un campo elettromagnetico interferisce con il nostro sistema elettrico interno, alterando il funzionamento delle cellule – dice Francesca Orlando dell’Associazione per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale – ma purtroppo ingegneri e fisici sono quelli più ascoltati oggi dai politici e dall’industria». Un’equipe di ricercatori australiani – come riporta la prestigiosa rivista scientifica Lancet in un articolo di dicembre – ha però analizzato 2.266 studi, arrivando alla conclusione che «nel 68% dei casi sono stati dimostrati effetti biologici e sulla salute umana per l’esposizione ai campi elettromagnetici».

Nel 2018 sono stati pubblicati due studi importanti, durati dieci anni e finanziati con soldi pubblici. Il Dipartimento per la Sanità americano ha finanziato con 25 milioni di dollari il National toxological program (Ntp) dove 7mila topi da laboratorio sono stati sottoposti per tutta la vita a radiazioni corrispondenti all’intensità solo del 2G e 3G. Nello stesso tempo, l’Istituto Ramazzini di Bologna ha portato avanti la stessa ricerca, finanziata con contributi di privati cittadini, ma usando frequenze più basse, corrispondenti a 50 Volt/metro (il picco a cui si può arrivare in Italia per rispettare la media giornaliera di 6volt/metro). Entrambi gli studi sono arrivati alle stesse conclusioni. «Come negli Usa, abbiamo constatato un aumento ‘statisticamente rilevante’ del numero dei tumori, rarissimi schwannomi, al cervello e al cuore», spiega Fiorella Belpoggi, direttrice della ricerca all’istituto Ramazzini. «Bisogna agire in fretta, fermare l’avanzata del 5G e informare adeguatamente la popolazione sui rischi», dice l’epidemiologa italiana che ha già lavorato sulle plastiche, sul glifosato e da 40 anni studia i legami tra tumori e ambiente. Belpoggi spera che alla luce di questi due nuovi studi, l’agenzia dell’Oms sui tumori, la Iarc, riveda le sue priorità e metta le onde elettromagnetiche un gradino più su nella pericolosità: da “possibili cancerogene”, come dichiarato nel 2011, a “probabili cancerogene”. Ma la percentuale di topi ammalati è bassa, intorno al 2,4%: quindi c’è chi si domanda perché preoccuparsi? «Se invece di tremila topi ci fossero tre miliardi di persone, quante avrebbero sviluppato un tumore? Abbiamo provato scientificamente il nesso tra radiofrequenze e cancro. In materia di salute umana i numeri non devono avere la meglio. Dovrebbe prevalere il principio di precauzione».

Intanto i giudici del Tar del Lazio hanno condannato i Ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione a promuovere entro i prossimi sei mesi una campagna d’informazione per denunciare i rischi dell’uso di telefoni cellulari. Inoltre, il Tribunale di Firenze ha disposto l’immediato spegnimento del WiFi in una scuola per proteggere la salute di un minore. Si è trattato di una decisione prudenziale, “inaudita altera parte” come si dice in gergo giuridico. Come ha spiegato l’avvocato Agata Tandoi, difensore della famiglia in questione, si è trattato di un atto preliminare il cui obiettivo è evitare di esporre a immediati pericoli il bambino. In marzo si terrà l’udienza per discutere se lo spegnimento del Wi-Fi sarà temporaneo o definitivo. In Italia, intanto, la preoccupazione tra i cittadini sta crescendo e l’Alleanza nazionale STOP 5G (di cui fanno parte Terra Nuova, Oasi Sana, il giornalista Maurizio Martucci, l’ Associazione italiana elettrosensibili, la dottoressa Fiorella Belpoggi dell’ Istituto Ramazzini, l’ Associazione elettrosmog Volturino, l’Associazione obiettivo sensibile, i comitati Oltre la MCS e No Wi-Fi Days e l’equipe che ha realizzato il docu-film Sensibile) ha organizzato per il 2 marzo a Vicovaro (Roma) il primo meeting nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema e chiedere con forza una moratoria.

QUI per saperne di più sull’evento

Fonte: ilcambiamento.it

Online la piattaforma Carbon Disclosure Project per la rendicontazione dell’impronta ambientale dei comuni

389723_1

La piattaforma consente alle amministrazioni municipali di segnalare emissioni di gas serra, rischi derivanti dal cambiamento climatico e strategie di mitigazione e adattamento. Cambiamento climatico, vulnerabilità urbana e gestione delle risorse sono i temi al centro del Programma Cities di CDP (Carbon Disclosure Project), organizzazione internazionale no-profit che si propone di aiutare investitori, aziende e città a valutare la propria impronta ambientale e prendere provvedimenti al fine di realizzare un’economia autenticamente sostenibile. CDP offre alle amministrazioni comunali una piattaforma di rendicontazione dei cambiamenti climatici a carattere volontario. La piattaforma consente alle amministrazioni municipali di segnalare emissioni di gas serra, rischi derivanti dal cambiamento climatico e strategie di mitigazione e adattamento. Nel 2017, 573 città, più di 100 governi subnazionali e regionali ed oltre 6.300 imprese in tutto il mondo hanno utilizzato la piattaforma CDP per rendicontare i propri dati relativamente all’impatto ambientale ed alle azioni e strategie intraprese per far fronte alle sfide climatiche. CDP ha lanciato quest’anno una nuova piattaforma, tramite la quale i Comuni possono ottenere informazioni esclusive e una valutazione comparativa rispetto ad altre città, partecipare ad attività di formazione relativamente al processo di rendicontazione, comunicare piani, progetti e successi,mostrare agli investitori progetti di sostenibilità urbana. CDP è, inoltre, una delle piattaforme di reporting ufficiale della Global Covenant of Mayors for Climate & Energy (Alleanza Globale dei Sindaci per Clima ed Energia), che costituisce la più grande e la prima coalizione globale di questo tipo, con più di 7.500 città impegnate nella leadership climatica. Per partecipare alla rendicontazione dei dati, i Comuni sono invitati a completare e inviare il questionario entro l’11 luglio 2018. La partecipazione a CDP è volontaria e gratuita. Non vi sono metodi prestabiliti da seguire o requisiti minimi sui dati. Ogni Comune può scegliere se rendere pubblici i propri dati o se mantenerli privati.

Il questionario per le città è compilabile online. Il questionario e la guidaalla rendicontazione sono disponibili per la consultazione anche in italiano. Per qualsiasi informazione aggiuntiva e ricevere assistenza per la compilazione è possibile contattare CDP all’indirizzo cities@cdp.net.

 

Fonte: Anci

#Sullabuonastrada: aperto il bando da 50 milioni per le piste ciclabili dei Comuni

389280_1

Il progetto del Credito Sportivo in collaborazione con Anci e Federciclismo mette a disposizione 50 milioni a tasso zero per i Comuni che vorranno realizzare o migliorare piste ciclabili. Limite di ogni finanziamento: 3 milioni di euro. Le domande dovranno essere presentate dal 3 aprile al 2 luglio 2018. Dal 3 aprile 2018 alle ore 10.00 sarà possibile inviare le richieste di ammissione al bando “Comuni in pista – #sullabuonastrada”, il progetto del Credito Sportivo in collaborazione con Anci e Federciclismo che prevede la possibilità per i Comuni italiani di ottenere un finanziamento a tasso zero finalizzato a sviluppare la rete delle piste ciclabili.

COME, QUANDO E QUANTO – Grazie al Protocollo d’Intesa sottoscritto da ICS, ANCI e FCI, sono a disposizione degli Enti locali 50 milioni di euro di mutui a tasso zero per la realizzazione o la ristrutturazione di piste ciclabili, ciclodromi e strutture di supporto.

I mutui, della durata massima di 15 anni e da stipulare entro il 31/12/2018, consentiranno all’Ente locale ammesso di godere del totale abbattimento degli interessi, su uno o più mutui, sino all’importo massimo complessivo di 3 milioni di euro che raddoppia a 6 milioni di euro se il beneficiario è un’Unione di Comuni o Comuni in forma associata, un Comune capoluogo, una Città metropolitana o una Provincia. Sarà possibile ottenere mutui anche per somme e durate superiori, verranno comunque assicurate condizioni molto agevolate per la parte eccedente. I progetti presentati dovranno essere definitivi o esecutivi e ciascuna istanza dovrà essere relativa ad un solo progetto o lotto funzionale. Le richieste pervenute saranno esaminate con procedura a sportello ed ammesse a contributo fino ad esaurimento delle risorse stanziate. La richiesta di ammissione al bando dovrà prevenire tramite Pec all’indirizzo icspisteciclabili@legalmail.it a partire dalle ore 10.00 del 03/04/2018 e non oltre le ore 24 del 02/07/2018, tutta la documentazione da allegare alla richiesta è presente sul sito del Credito Sportivo all’indirizzo:

http://www.creditosportivo.it/banditassozero/comuni_in_pista.html

fonte: ecodallecitta.it

Un’analisi dell’aumento della raccolta differenziata in Italia dal 2010 al 2016 (tenendo conto del nuovo metodo di calcolo)

389184_1

Il 2016 ha fatto registrare un picco superiore rispetto all’andamento generale di crescita della RD in Italia? A cosa è dovuto? Risponde Andrea Cappello, tecnico Esper. Ispra ha recentemente messo a disposizione del pubblico i dati relativi alle produzioni di rifiuto in Italia. Andrea Cappello, tecnico Esper, ha estratto lo storico dei dati dal 2010 al 2016.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata dal 2010 al 2016 qual è stato l’andamento? ​ Oggi è ancora un’Italia spaccata in tre?

I dati ci mostrano in realtà di una convergenza verso un’Italia duale ma dove il fatidico 65% di raccolta differenziata è ormai alla portata anche delle regioni del Sud, almeno di quelle più virtuose. Tra queste la Sardegna, l’Abruzzo e la Campania che soltanto qualche anno fa erano collocate nella parte più bassa della classifica. Il Nord-Italia complessivamente sfiora il 65% di raccolta differenziata: in regioni come il Veneto (72,9%) e Trentino Alto-Adige (70,5%) si possono fissare obiettivi ben più virtuosi.389184_2

Superano il 65% anche la Lombardia (68,1%) ed il Friuli Venezia Giulia (67,1%). Più indietro la Liguria, il Piemonte e la Valle d’Aosta che non raggiungono il 60%. L’Emilia Romagna raggiunge il 68% e, in linea con il recente Piano regionale, il 73% di raccolta differenziata è ormai un traguardo raggiungibile già nel breve periodo. Situazione più o meno omogenea per il Centro-Italia. Gli andamenti sono crescenti ed è prevedibile il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata nei prossimi anni. Le Marche e l’Umbria sono infatti già prossime al 60% mentre la Toscana supera di qualche punto il 50%. Incide negativamente sul dato del Centro-Italia il 42,4 del Lazio che però rispetto al dato del 2010 fa registrare un significativo passo in avanti con +25,8 punti percentuali passando dal 16,5 al 42,4% di raccolta differenziata: in termini di aumenti percentuali è questo il migliore risultato dopo la Basilicata (+26,0), che triplica il risultato del 2010, seguita dall’Umbria e dall’Abruzzo (+25,7) che lo raddoppiano. Per quanto riguarda invece il Sud-Italia, regioni come la Basilicata, la Puglia, la Calabria e il Molise rimangono ancora sotto quota 40. In questi contesti, però, risultano già presenti esperienze virtuose che si stanno velocemente diffondendo. La Sicilia si rimane più indietro e, purtroppo, vede aumentare il divario anche con le stesse regioni del Sud-Italia.

Il 2016 ha fatto registrare un picco superiore rispetto all’andamento generale di crescita della RD in Italia? A cosa è dovuto?

Certamente questi aumenti percentuali sono influenzati dal cambiamento introdotto dalla Legge nazionale nel 2016 a modifica delle nuove frazioni che adesso rientrano nelle raccolte differenziate. Ad esempio, se guardiamo alla serie storica del grafico sotto riportato, ci accorgiamo di una certa discontinuità nella linea spezzata. Mentre dal 2010 assistevamo ad un aumento medio annuo pari a circa il 6%, per il 2016 l’aumento è pari al 10,6% (nel grafico in rosso).

Quali sono le nuove frazioni ​che​ vengono conteggiate​​ all’interno della produzione e raccolta dei rifiuti urbani?389184_3

Con il nuovo metodo sono contabilizzati anche gli inerti derivanti da piccole lavorazioni domestiche, che prima erano espressamente normati ai sensi dell’articolo 184 del D.lgs. n. 152/2006 come rifiuti speciali, e i rifiuti da spazzamento avviati a recupero, precedentemente calcolati al denominatore come rifiuti da avviare a smaltimento.  Inoltre, il nuovo metodo di calcolo introduce una modalità per conteggiare il rifiuto organico avviato a compostaggio domestico ed inserirlo tra le raccolte differenziate. In quest’ultimo caso, la scelta di contabilizzare questa frazione è ambigua. Da un lato fa aumentare le percentuali di raccolta differenziata ma, dall’altro, fa aumentare le produzioni totali a fronte di un’azione che poteva essere inquadrata nell’ambito della prevenzione alla produzione di rifiuti.
Nei mesi scorsi avevamo già evidenziato la differenza tra vecchio e nuovo metodo di calcolo per quanto riguarda la produzione di rifiuti. Quanto influisce sulla raccolta differenziata questo nuovo metodo di calcolo rispetto a quello precedente? Di quanto crescerà quindi​ percentualmente la RD di un Comune al netto della crescita effettiva tra un anno e l’altro?   

Ispra nel rapporto rifiuti 2017 chiarisce che se avesse adottato la precedente metodologia di calcolo la percentuale di raccolta differenziata si sarebbe assestata al 50,6% con un aumento sull’anno precedente pari al 6,55%, in linea con gli andamenti che abbiamo riportato in rosso nel grafico a linee di cui sopra. Anche a livello comunale potremmo assistere a un simile scarto medio ma con una variabilità maggiore tra contesti geografici non limitrofi. Ad esempio, per quanto riguarda le terre da spazzamento, è da segnalare che l’86% delle circa 215.000 tonnellate avviate a recupero nel 2016 sono state prodotte dal Nord-Italia, dove sono presenti già da tempo diversi impianti per il trattamento di questi rifiuti, mentre al Sud-Italia ne sono state prodotte soltanto 8.500, pari a circa il 4% sul totale, incidendo marginalmente nel calcolo delle raccolte differenziate.

Fonte: ecodallecitta.it

Buone pratiche dei Comuni e riduzione della tariffa sui rifiuti a quasi un anno dalla legge contro gli sprechi alimentari

387539_1

Si allunga la lista dei comuni che oltre a sviluppare buone pratiche per la riduzione degli sprechi alimentari a favore di chi ne ha bisogno riducono anche la Tari in proporzione alle quantità dei beni donati. Ecco alcune esperienze

Si allunga la lista dei comuni che oltre a sviluppare buone pratiche per la riduzione degli sprechi alimentari a favore di chi vive una situazione di disagio sociale ed economico, riducono anche la tariffa sui rifiuti in proporzione alle quantità certificate dei beni ritirati dalla vendita e donati dalle utenze non domestiche. Alcune di queste esperienze sono state presentate martedì 23 maggio alla Camera dai deputati del Partito Democratico Maria Chiara Gadda e Dario Parrini, assieme ad alcuni sindaci provenienti da diverse Regioni italiane, che si sono attivati per attuare la legge 166/2016 contro gli sprechi alimentari a distanza di quasi un anno dalla sua approvazione.

Alla conferenza stampa sono intervenuti i sindaci Davide Galimberti (Varese) e Brenda Barnini (Empoli, FI), l’assessore Stefano Pellizon (San Stino di Livenza, VE) e l’assessore Carmen Celi (Potenza) e hanno partecipato anche il Tavolo di coordinamento interministeriale che proprio la legge 166/2016 ha istituito presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, e a cui partecipano rappresentanti delle imprese e degli enti caritativi. Hanno inoltre portato la loro esperienza l’associazione “Solidarietà in Vallesina” (costituita da 14 Comuni della provincia di Ancona), e il Comune di Bucine (Arezzo) e altre amministrazioni comunali impegnate su questo fronte.

Ad introdurre la conferenza stampa, l’on. Maria Chiara Gadda, promotrice e relatrice alla Camera della norma, che ha fatto una presentazione, “non esaustiva” ha tenuto a precisare, delle iniziative che si sono sviluppate sull’onda della legge “o in continuità con le esperienze avviate in precedenza e che dimostrano come il recupero delle eccedenze alimentari è possibile.” Gadda ha poi passato la parola agli amministratori locali presenti dopo aver sottolineato l’importanza della risoluzione del parlamento europeo sulla riduzione dello spreco alimentare, approvata qualche giorno fa, il 16 maggio. I deputati europei chiedono: di tagliare lo spreco alimentare del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030, di facilitare le donazioni di cibo e di rendere più chiare le etichette (“da consumarsi preferibilmente entro” e “da consumarsi entro”).

Ecco alcune delle esperienze presentate:

C’è San Stino di Livenza (VE) che nel regolamento della TARI ha introdotto uno sconto fino ad un massimo del 20% della parte variabile della tariffa per le attività commerciali che donano gli alimenti.  Le aziende che intendono donare le eccedenze alimentari per poter ottenere la riduzione della tariffa sui rifiuti dovranno integrare i documenti già in loro possesso con una certificazione dell’Associazione che riceve le donazioni. In questo caso sono stati seguiti i suggerimenti del Banco Alimentare.

A Empoli il comune oltre a recuperare abiti usati (passando dal sistema a cassonetto stradale ai contenitori nelle parrocchie)  ha inserito nel regolamento TARI “la riduzione della tassa per tutte quelle attività commerciali, industriali, professionali e produttive in genere che producono o distribuiscono beni alimentari, e che a titolo gratuito cedono, direttamente o indirettamente, tali beni alimentari per scopi assistenziali, ai fini della  ridistribuzione agli indigenti e alle persone in maggiori condizioni di bisogno ovvero per l’alimentazione animale, proporzionale alla quantità, debitamente certificata, dei beni e dei prodotti ritirati dalla vendita e oggetto di donazione, ai sensi della Legge n. 166 del 19 agosto 2016. A queste utenze, come previsto all’art. 17 L. 166/2016, viene riconosciuta un somma di denaro in rapporto ai kg effettivamente donati (0,225 €/Kg).”

Il comune di Bucine, in provincia di Arezzo, che oltre alla riduzione della tariffa rifiuti per le utenze no domestiche che donano il cibo ha anche programmato una campagna informativa per la promozione di una rete di distribuzione delle eccedenze e un progetto per l’ascolto e il sostegno di cittadini e famiglie che vivono in condizioni di disagio socio-economico.

Nei comuni di Collegno e Grugliasco (Torino) c’è il progetto “Fa bene” che consente alle famiglie in difficoltà di accedere a cibo fresco in cambio di attività di “restituzione”.

C’è anche il progetto “Kiss Mugello” del comune Scarperia e San Piero (Firenze) che in occasione del prossimo Gran Premio d’Italia Moto GP,  all’autodromo del Mugello dal 2 al 4 giugnoha proposto la quinta edizione di un programma di sostenibilità ambientale e sociale che coinvolge team, piloti, spettatori, fans, imprese, addetti ai lavori, la comunità e le organizzazioni non profit. L’obiettivo è quello di aumentare i comportamenti orientati alla sostenibilità nei grandi eventi sportivi con un programma che avrebbe “permesso in questi anni di ridurre l’impatto ambientale connesso all’evento e di sviluppare sempre più riflessi culturali e sociali positivi“.

Ci sono anche 14 comuni della provincia di Ancona che hanno costituito l’associazione “Solidarietà in Vallesina” e dal 2014 hanno avviato una raccolta giornaliera di cibo coinvolgendo più di 40 aziende, anche fuori regione, e 39 associazioni caritatevoli che riescono a sostenere quasi 2.500 persone. Il cibo raccolto viene adeguatamente selezionato grazie anche al supporto della Asl locale che ha organizzato un corso per volontari. I responsabili delle organizzazioni hanno ricevuto invece una formazione di tipo fiscale per la compilazione dei moduli e la stipulazione delle convenzioni con gli esercizi commerciali e le aziende che possono detrarre l’importo della merce donata e poi recuperare anche l’iva. Ecco in sintesi la procedura seguita: “Il cibo arriva in magazzino con la bolla di consegna dell’azienda fornitrice; il documento viene caricato in un programma computerizzato ed al momento della consegna dei prodotti alle Caritas parrocchiali, viene generata un’altra bolla di consegna in modo che l’amministrazione dell’associazione possa sempre tenere sotto controllo le entrate e le uscite dei prodotti in magazzino. ”

La sintesi dal punto di vista numerico in sintesi, tra kg di cibo recuperato, distribuito e valore economico simbolico: “Dal giugno 2014 ad oggi l’associazione “Solidarietà in Vallesina” ha raccolto e distribuito: 250 quintali di pane,3.600 quintali di frutta e verdura,71 mila litri di latte, 4.100 quintali di pasta, scatolame 2.100 quintali, 950 chili di dolci, 120 litri di olio fra semi e d’oliva, 4 mila quintali di latticini, 10 quintali di zucchero, 750 uova, 41 quintali di alimenti vari, 5 mila litri di succhi di frutta. Se simbolicamente si attribuisse il valore della merce distribuita tutta ad €. 1,00 si può stabilire che da quando ha iniziato la propria attività l’associazione “Solidarietà in Vallesina” ha distribuito merce per un valore totale di €. 490.000,00“.

A Carpi (Modena) dal 2007 il comune ha avviato una collaborazione con la Caritas e altre associazioni per il recupero delle eccedenze attraverso iniziative come “il pane in attesa”, sul modello del “caffè sospeso”, e il progetto “S.O.Spesa” e “la Spesa in dono” che consente agli esercizi commerciali di donare l’invenduto alle famiglie in difficoltà economica.

Fonte: ecodallecitta.it

 

Torino: nelle scuole dei comuni Covar14 si impara anche a non sprecare il cibo

387271_1

Alle ormai tradizionali lezioni su raccolta differenziata e compostaggio domestico si affianca una nuova tipologia di intervento volta a sensibilizzare sul tema dello spreco alimentare. E’ in pieno svolgimento da un mese circa, il progetto scolastico gestito da Achab Group “La differenza si (ri)fa a scuola”, erede di quello dello scorso anno ed ennesima edizione, come da tradizione ormai pluriennale per Covar14, di interventi di educazione ambientale presso i plessi scolastici (scuole dell’infanzia, primarie e secondarie) dei 19 comuni consorziati (area sud ovest di Torino). Grande successo ha avuto l’iniziativa del Consorzio di affiancare alle ormai tradizionali lezioni su raccolta differenziata e compostaggio domestico una nuova tipologia di intervento (per le primarie e le secondarie di primo grado) ovvero quella volta a sensibilizzare sul tema dello spreco alimentare. Una visione proposta ai bambini che va dalll’impatto della produzione globale di cibo fino alla gestione del frigo di casa propria e che ha raccolto le preferenze di più di 100 classi. In totale (da segnalare anche la novità di lezioni sui RAEE per le scuole secondarie di primo grado) sono aumentate le adesioni rispetto allo scorso anno con ben 215 lezioni in classe, 37 laboratori di compostaggio domestico e 17 classi aderenti (anche superiori) a visite a impianti del territorio (termovalorizzatore del Gerbido o Ecocentri consortili). Per un totale di circa 4.500 studenti coinvolti e 269 attività. Tira le somme Leonardo Di Crescenzo, presidente del Consiglio di Amministrazione di Covar14 : “Il confronto con i 215 appuntamenti del 2016 prova che, anno per anno, cresce la sensibilità degli insegnanti verso questo argomento e le scuole si mettono in gioco per fare la loro parte. La loro collaborazione per la nostra attività è molto importante e proporre loro un’iniziativa che riscuote gradimento è un motivo di orgoglio”.

Come al solito l’offerta didattica è integrata da materiali informativi per gli insegnanti (spreco alimentare e RAEE i temi) e alunni con un opuscolo sul rifiuto organico a 360° (dalla raccolta differenziata al compostaggio, oltre che utili consigli per evitare lo spreco degli alimenti) e con interessanti pieghevoli sempre a tema RAEE e riciclo degli imballaggi.

Fonte (testo e foto): Achab Group

 

Autocompostaggio, la Regione Piemonte lancia un bando da 360mila euro per i comuni

387277_1

Si rivolge a comuni e consorzi di bacino.I progetti, di durata non superiore ai 12 mesi, devono prevedere che i comuni regolamentino la gestione separata degli scarti organici da parte delle utenze domestiche e non domestiche presenti sul territorio comunale, le attività di produzione del compost . La Regione Piemonte destinerà 360mila euro di contributi ai comuni, singoli o associati, per progetti di riduzione della produzione di rifiuti attraverso la diffusione dell’autocompostaggio, effettuato da utenze domestiche e non, promuovendo questa pratica in alternativa alla classica raccolta differenziata della frazione organica. Lo prevede un bando pubblicato oggi sul Bollettino ufficiale regionale. Come sottolineato dall’assessore regionale all’Ambiente, la promozione dell’autocompostaggio è una delle azioni prioritarie della programmazione regionale ed i cittadini che lo attuano devono essere stimolati anche attraverso la riduzione del tributo relativo ai rifiuti. I progetti che partecipano al bando dovranno incentivare gli utenti a gestire correttamente gli scarti organici anche mediante un’opportuna formazione. Lo strumento privilegiato per gestire e verificare il flusso del rifiuto organico è l’elenco degli utenti, l’Albo Compostatori, da istituire presso ciascun comune.

Cosa prevedono i progetti. I progetti, di durata non superiore ai 12 mesi, devono prevedere che i comuni regolamentino la gestione separata degli scarti organici da parte delle utenze domestiche e non domestiche presenti sul territorio comunale, le attività di produzione del compost, e l’iscrizione all’Albo, al fine di individuare le utenze stesse.

Agli iscritti dovrà essere riconosciuta una riduzione sul tributo comunale relativo ai rifiuti non inferiore al 5% dell’ammontare complessivo. Le utenze dovranno impegnarsi a conferire sistematicamente la frazione organica in autocompostaggio ed essere disponibili al monitoraggio e al controllo da parte degli operatori autorizzati, secondo i criteri concordati con l’amministrazione comunale o consortile. È prevista anche una forma di “compostaggio condominiale”, ovvero una pluralità di utenze singole che fanno parte di un condominio, dove l’intera quantità di scarti organici prodotti dai condomini aderenti viene compostata in un unico spazio, per essere poi utilizzata dalle stesse utenze o negli spazi verdi del condominio. Entro un anno dall’iscrizione ogni utenza dovrà essere sottoposta a una verifica puntuale per testare l’efficacia del progetto. Ogni anno deve essere quantificata su base comunale la frazione organica conferita in autocompostaggio, al fine di poterla conteggiare nella raccolta differenziata. Sono ammessi a finanziamento anche i progetti in corso di realizzazione.

Spese ammissibili. Sono ammissibili a contributo le spese per attività di informazione e coinvolgimento delle utenze, quelle amministrative, quelle per le attività di formazione, e per il monitoraggio, verifica e controllo, oltre a quelle di progettazione.

Chi può richiedere il contributo. Il singolo comune, per l’attivazione di interventi su tutto o parte del proprio territorio, oppure il consorzio di bacino per la gestione dei rifiuti urbani.

A quanto ammonta. Il contributo spettante a ogni progetto finanziato è pari all’80% della somma delle spese ammissibili, per un ammontare massimo di 40 euro per ogni utenza che si intende coinvolgere e in ogni caso non superiore ai 100 mila euro e non inferiore ai 3000.

Modalità e termini di presentazione. Le istanze devono essere trasmesse entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del bando sul Burp, ovvero il 2 maggio 2017.

Ai fini dell’assegnazione del contributo sarà predisposta una graduatoria dei progetti ammissibili, che un’apposita commissione regionale valuterà in base a criteri prestabiliti, fra cui la gestione della frazione organica per le utenze del territorio, la tempistica di realizzazione, il tasso di coinvolgimento delle utenze domestiche, la presenza di comuni collinari e montani, la previsione del compostaggio condominiale e infine l’autocompostaggio delle utenze non domestiche. Il contributo sarà erogato con un acconto pari al 50% dell’importo assegnato all’ammissione del finanziamento, e la quota rimanente a conclusione del progetto stesso.

Il bando è disponibile alla pagina:

www.regione.piemonte.it/bandipiemonte/cms/finanziamenti/bando-la-concessione-di-contributi-progetti-…

Per chiarimenti e informazioni sui contenuti è possibile contattare il Settore regionale Servizi ambientali – tel. 0114321423, email: serviziambientali@regione.piemonte.it

Fonte:  ecodallecitta.it

 

CIAL premia la raccolta differenziata dell’alluminio

Tante le realtà premiate, dal Nord al Sud d’Italia, con le migliori performance di raccolta del 2016.cial-premio-resa-2016

Quali sono i migliori comuni e le società di gestione dei rifiuti con le migliori performance quantitative e qualitative di raccolta differenziata dell’alluminio?

A stilare la classifica, sulla base dei risultati di raccolta differenziata e riciclo degli imballaggi in alluminio in Italia, relativi all’anno 2016, è il CIAL – Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo dell’Alluminio. Sulla base di tale classifica, CIAL ha assegnato il cosiddetto Premio Resa, vale a dire un incentivo economico per incoraggiare, su tutto il territorio nazionale, modelli di raccolta differenziata intensivi e in grado di valorizzare le piene potenzialità dei singoli bacini. Grazie a questo Premio, con riferimento all’anno 2016, verranno corrisposti circa 280mila euro; un corrispettivo aggiuntivo rispetto a quello già previsto dall’Accordo Quadro Anci-Conai, di cui il 57% nei confronti di Comuni e operatori di raccolta del Nord Italia, il 36% nei confronti di soggetti del Sud Italia e il 7% verso Comuni del Centro. Ad aggiudicarsi il “Premio Resa” di CIAL nel 2016 sono stati in tutto 46 soggetti. Volendo citare alcuni esempi virtuosi, in Lombardia troviamo la società a2a con gli ottimi risultati di raccolta di Brescia e Bergamo, la società Amsa a2a per il capoluogo di Milano e la Acsa di Cornaredo. Da segnalare anche i buoni risultati di Como, del Comune di Monza e di Opera, in provincia di Milano. Rimanendo sempre nel nord-Italia, in Veneto, citiamo invece l’Unione Montana Agordina che riunisce 16 Comuni della provincia di Belluno, fra i quali il capofila Agordo e le società Etra e Serit con i loro Comuni maggiori, rispettivamente Bassano del Grappa e Villafranca di Verona. Altro esempio virtuoso da segnalare l’Unione Territoriale Intercomunale della Carnia, in Friuli, che riunisce 28 Comuni della provincia di Udine. Nel Centro Italia, fra gli altri, ha ricevuto il premio per la raccolta differenziata dell’alluminio la Valfreddana Recuperi, società che serve 24 Comuni della provincia di Lucca più la città di Massa, mentre nel Sud sono diverse le realtà da segnalare per gli ottimi risultati. In Campania il Consorzio CiAl ha premiato la società Ambiente SpA che si occupa della raccolta in 23 Comuni della provincia di Napoli, fra cui Ercolano e Pomigliano d’Arco; Penisola Verde SpA, nel cui territorio rientra anche la cittadina di Sorrento, più volte premiata a livello nazionale dal Consorzio nell’ambito dell’iniziativa Comuni Ricicloni di Legambiente; e la Nappi Sud, società che gestisce importanti Comuni del Salernitano come Battipaglia ed Eboli. Sempre in Campania, vanno poi segnalati gli ottimi risultati di due Comuni cilentani: Agropoli e Casalvelino. In Molise il premio è stato riconosciuto alla società Giuliani Environment che serve otto Comuni della provincia di Campobasso, mentre in Calabria alla Servizi Ecologici di Marchese Giosè, a Tarsia in provincia di Cosenza, e alla Ecosistem Srl di Lametia Terme. In Puglia si è distinto invece il Comune di Cassano delle Murge, in provincia di Bari, e la società Ecotecnica che opera fra le provincie di Lecce e Brindisi, servendo molti piccoli Comuni della zona. Un discorso a parte lo merita poi la Sardegna, regione nella quale il 45% dei Comuni, 168 su 377, rientra nella gestione di società o ambiti territoriali premiati da CiAl. In particolare le società Ecosansperate e Ichnos Ambiente di Uta (Cagliari), la Gesam di Sassari, e il Consorzio Industriale Provinciale Oristanese. Fra i Comuni sardi più virtuosi: Alghero, Cagliari, Nuoro e Oristano. Il Premio Resa di CiAl mostra quanto è diffusa e ben organizzata la raccolta differenziata dell’alluminio in Italia. Ad oggi, sono infatti 6.607 i Comuni italiani nei quali è attiva la raccolta (l’82% del totale) con il coinvolgimento di circa 52,6 milioni di abitanti (l’88,5% della popolazione italiana). Si tratta di un’indicazione importante che dimostra la validità del sistema di gestione alla base dell’Accordo Quadro Anci-Conai per garantire una crescita ed un consolidamento dei servizi di raccolta e di trattamento dei rifiuti con risultati e performance crescenti e in linea con gli standard europei.

Ecco l’elenco completo dei vincitori del Premio Resa CIAL 2016.

Fonte: ecoblog.it

Dal Ministero 11 milioni per misure anti-smog. Ecco la lista degli interventi finanziabili per Regioni, Comuni e Città Metropolitane

386897_1

Regioni e Comuni oltre i 100mila abitanti possono fare richiesta dopo 5 giorni di superamento di Pm10 per azioni come fornitura di biglietti gratis o a tariffa agevolata del tpl, corse aggiuntive e ampliamento linee, agevolazioni bike e car sharing, percorsi sostenibili casa-scuola e casa-lavoro. Arrivano oltre 11 milioni di euro per le Regioni, i comuni e le città metropolitane che, a seguito del protocollo anti-smog del 30 dicembre 2015, hanno attivato misure d’emergenza per la qualità dell’aria nell’ambito del trasporto pubblico locale e della mobilità condivisa. Lo stabilisce un decreto del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, registrato dalla Corte dei Conti e pubblicato sul sito del ministero, che disciplina il programma di cofinanziamento degli interventi che si sono resi necessari nelle città a gestire le situazioni critiche derivate da superamenti continuativi di valori limite di Pm10.

“Nel protocollo sulla qualità dell’aria – spiega il ministro Galletti – abbiamo scelto la strada della programmazione ad ampio raggio, ben consapevoli però che tanti comuni hanno avuto, e ne avranno ancora, bisogno di misure di immediata attuazione per far fronte alle difficoltà. Questo cofinanziamento è un sostegno effettivo e insieme una spinta a far meglio sulla strada della pianificazione”.

Gli 11 milioni e 253 mila euro andranno agli enti che ne faranno richiesta, avendo superato per almeno cinque giorni consecutivi il valore limite giornaliero. La lista degli interventi finanziabili la fa un decreto a firma del direttore generale “Rifiuti e Inquinamento” Mariano Grillo: la fornitura di biglietti gratis o a tariffa agevolata del trasporto locale, il finanziamento di corse aggiuntive e l’ampliamento delle linee, le agevolazioni per il noleggio e l’utilizzo di auto elettriche, il bike e il car sharing, il taxi condiviso, azioni per favorire lo spostamento sostenibile casa-scuola e casa-lavoro quali il piedibus e le navette, le tariffe gratuite per i parcheggi di interscambio, la promozione del telelavoro.

Per leggere il decreto che spiega in dettaglio modalità e requisiti per il finanziamento clicca qui.

Fonte: ecodallecitta.it

VI Rapporto Anci-Conai: 12 comuni italiani premiati per incremento quantità di rifiuti avviati al riciclo

386424_1

Durante la presentazione del VI rapporto Anci-Conai, sono stati premiati ben 12 comuni che hanno sensibilmente migliorato la raccolta differenziata e diminuito le emissioni di CO2 .

Dei 3.549 Comuni che hanno raggiunto l’obiettivo del 50% di avvio a riciclo, in 12 hanno ricevuto oggi un riconoscimento come migliori novità del 2015, considerando non solo l’incremento delle quantità di rifiuti avviati al riciclo, ma anche quante emissioni di CO2 equivalenti sono state evitate: Scandicci, Saronno, Ostuni, Cava de’ Tirreni, Cuneo, Como, Bergamo, Salerno, Padova e le Città Metropolitane di Milano, Torino e Venezia. Le targhe sono state consegnate durante la presentazione del VI rapporto di Anci e Conai sull’andamento della raccolta differenziata in Italia.

Ecco l’elenco dei vincitori:

 

Scandicci – provincia di Firenze – 49.765 abitanti 

AR: 87,62%

RD : 88,91%

Emissioni evitate: 0,242 tCO2eq/t avviate a riciclo

Saronno – provincia di Varese – 38.598 abitanti 

AR: 73%

RD : 74,13%

Emissioni evitate: 0,173 tCO2eq/T avviate a riciclo

Ostuni – provincia di Brindisi – 31.860 abitanti 

AR: 79,96%

RD : 75,27%

Emissioni evitate: 0,173 tCO2eq/T avviate a riciclo

Cava de’ Tirreni – provincia di Salerno – 53.885 abitanti

AR: 79,94%%

RD : 82.29%

Emissioni evitate: 0,167 tCO2eq/T avviate a riciclo

Cuneo – 55.013 abitanti

AR: 69,62%

RD : 67,59%

Emissioni evitate: 0,198 tCO2eq/T avviate a riciclo

Como – 82.045 abitanti 

AR: 68,54%

RD : 68,44%

Emissioni evitate: 0,174 tCO2eq/T avviate a riciclo

Bergamo – 115.349 abitanti 

AR: 69,12%

RD : 67,27%

Emissioni evitate: 0,171 tCO2eq/T avviate a riciclo

Salerno – 132.608 abitanti 

AR: 52,67%

RD : 53,60%

Emissioni evitate: 0,142 tCO2eq/T avviate a riciclo

Padova – 206.192 abitanti 

AR: 51,29%

RD : 47,33%

Emissioni evitate: 0,221 tCO2eq/T avviate a riciclo

Città Metropolitane di Milano – 3.038.420 abitanti

AR: 58,26%

RD : 59,38%

Emissioni evitate: 0,168 tCO2eq/T avviate a riciclo

Venezia  – 846.962 abitanti

AR: 53,01%

RD : 53,47%

Emissioni evitate: 0,194 tCO2eq/T avviate a riciclo

Torino – 2.247.780 abitanti

AR:  51,74%

RD : 54,08%

Emissioni evitate: 0,189 tCO2eq/T avviate a riciclo

 

Fonte: ecodallecitta.it