Collegato ambientale, arriva il decreto che uniforma il calcolo della raccolta differenziata dei rifiuti

Il decreto prevede anche la possibilità di conteggiare il compostaggio domestico nella raccolta differenziata. Il ministro Galletti: “Basta disomogeneità, Paese unito verso economia circolare”385785_1

Un decreto del ministro dell’Ambiente pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta Ufficiale introduce, per la prima volta, linee guida nazionali per un metodo di calcolo unico della raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati, cui tutte le Regioni dovranno attenersi nel dotarsi dei propri metodi di calcolo e di certificazione. Il decreto, che attua l’articolo 32 del Collegato Ambientale, permetterà un reale confronto dei risultati tra le diverse aree geografiche del territorio nazionale e tra i Comuni, calibrando i tributi comunali a seconda dei livelli di raccolta raggiunti e certificati dalle Regioni. Tra le novità, anche la possibilità di conteggiare il compostaggio domestico nella raccolta differenziata e di considerare nel calcolo tutti i rifiuti che sono conferiti nei centri di raccolta comunali: ciò, è specificato nel testo, potrà avvenire solo nei comuni che abbiano con proprio atto disciplinato questa attività,garantendo dunque la tracciabilità e il controllo.

L’Italia della raccolta differenziata – afferma il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – viaggia ancora a diverse velocità, anche a causa della confusione generata da strumenti di calcolo differenti da una Regione all’altra, cui segue un’ovvia difficoltà nel rendere omogenea l’applicazione del tributo. Queste linee guida nazionali sono funzionali a portare tutto il nostro Paese verso l’economia circolare, adeguandolo agli standard europei di differenziata e superando la realtà delle discariche in cui purtroppo va ancora gran parte dei rifiuti nazionali”.

Qui il link al testo della Gazzetta Ufficiale

Fonte: Ministero dell’Ambiente

Divieto sacchetti di plastica monouso e compostabilità: le differenze tra Francia e Italia

Cerchiamo di capire in cosa si differenzia, rispetto al caso italiano, il provvedimento francese di messa al bando dei sacchetti di plastica che entrerà in vigore all’inizio di luglio. Intervista a Marco Versari, presidente di Assobioplastiche5

Il 1° luglio 2016, in Francia, entrerà in vigore il divieto alla vendita e distribuzione (gratuita o a pagamento) degli shopper monouso in plastica per asporto merci. Sono esclusi dal divieto i sacchi frutta e verdura ottenuti da materie prime rinnovabili e idonei al compostaggio domestico. Quest’ultimo requisito rappresenta una differenza rispetto al provvedimento in vigore in Italia (che prevede per i sacchi monouso in plastica, requisiti di compostabilità a livello industriale). Abbiamo approfondito questa differenza insieme a Marco Versari, presidente di Assobioplastiche, l’Associazione Italiana delle Bioplastiche e dei Materiali Biodegradabili e Compostabili: “Il requisito francese sulla compostabilità domestica fa riferimento ai sacchi frutta e verdura e non fa riferimento alle buste della spesa. Quest’ultimi dovranno essere sopra i 50 micron come previsto dalla direttiva europea. Sotto quella dimensione non potranno circolare”. Indipendentemente dalla loro compostabilità. Nell’analisi delle differenze, occorre sottolineare come lo scenario francese sia diverso rispetto a quello italiano. “La Francia – ha spiegato il presidente di Assobioplastiche – ha un tipo di utilizzo di buste per asporto merci diverso dall’Italia. I francesi adoperano buste grosse con forme diverse dalla nostra monouso: sono sacchi riutilizzabili con le maniglie, conosciute in Francia come sacs cabas. Loro già da tempo sono passati a quella tipologia di sacco intraprendendo un percorso che favorisse la diffusione delle borse riutilizzabili”. Nell’analisi dei due provvedimenti, inoltre, bisogna tenere conto della diversa struttura del commercio: Oltralpe c’è una diffusione dei supermercati molto superiore alla nostra. “Di conseguenza – ha osservato Versari – vi è una forte presenza dei sacchetti per frutta e verdura. Da qui nasce la scelta francese, diversa da quella italiana. L’obiettivo era quello di andare ad agire sull’uso massiccio collegato ai rotolini del supermercato. È lì che si spiega perché hanno toccato quel terreno. Le buste di plastica tradizionale, molto probabilmente, per i francesi, sono già un fattore sotto controllo”. Le scelte, sia quella francese che quella italiana, si inseriscono comunque nel quadro generale europeo. “Il fatto di andare a livelli particolari di analisi dei livelli della degradazione, non è un fatto che ha inventato la Francia con la sua legge, visto che – ha continuato il presidente di Assobioplastiche – esistono a livello europeo dei requisiti di compostaggio per i sacchetti: l’OK compost industriale e quello “home”. Nel caso francese è stato scelto il secondo. Come mai? Verrebbe nuovamente da chiedersi, visto che per il compostaggio domestico, non vi sarebbe teoricamente la necessità di utilizzare la busta. Ma anche in questo caso, per capire le scelte, bisogna analizzare inquadrare lo scenario nel quale sono state prese. “Nel sistema francese, ad esempio, la diffusione della raccolta differenziata non è così estesa come nel nostro Paese. Di conseguenza – ha concluso Versari – una gestione industriale della frazione organica non è altrettanto capillare. Il legislatore francese si è quindi preoccupato di garantire un livello di degradazione che sia collegato a sistemi locali”.

Fonte: ecodallecitta.it

Napoli, sconti e riduzioni per chi attiva il compostaggio domestico

Il Comune di Napoli, sempre più impegnato nella riduzione dei rifiuti, con la modifica al Regolamento comunale per la riscossione dei tributi ha previsto una riduzione della Tari per chi fa il compostaggio domesticocompostaggo

Il Comune di Napoli promuove, attiva, supporta e controlla sul proprio territorio il compostaggio domestico della frazione verde organica quale buona pratica per la riduzione dei materiali biodegradabili finalizzata al loro recupero e trasformazione in compost da riutilizzare come fertilizzante nel proprio giardino, orto, o terreno e nell’attività di giardinaggio in generale, a cura delle utenze domestiche o non domestiche. ll Comune, grazie alla modifica del Regolamento comunale per la riscossione della tassa/tariffa ha previsto sconti/riduzioni per i cittadini aderenti alla pratica del compostaggio domestico. Le domanda di adesione al compostaggio domestico deve essere presentata entro il 30 giugno di ogni anno per usufruire della riduzione tariffaria per l’anno di presentazione. Inoltre le domande presentate oltre tale data saranno valide ai fini della riduzione tariffaria per l’anno successivo.

Cliccando qui, è possibile visionare e scaricare i documenti necessari per la presentazione delle domande.

Fonte: ecodallecitta.it

Il compostaggio domestico senza giardino: “bastano undici vasi”

Pratica diffusa soprattutto fra chi vive in campagna e coltiva un orto o un giardino, molto meno fra chi ha a disposizione soltanto un piccolo balcone e abita in una grande città. Per queste persone il compostaggio domestico è destinato a rimanere un miraggio? Lo abbiamo chiesto a Alberto Confalonieri della Scuola Agraria del Parco di Monza375826

Lorenzo Marinone

Tra le frazioni per cui è prevista la raccolta differenziata l’organico è quella che rende di meno ai Comuni. Carta, plastica, vetro e lattine raccolte separatamente vengono avviate a riciclo con un notevole recupero di materia. L’ organico diventa compost tramite gli impianti di compostaggio che producono anche energia , ma i costi di tutto questo lavoro, dalla raccolta in giù, superano i ricavi. Si può azzerare questa voce grazie alla pratica del compostaggio domestico. Pratica diffusa soprattutto fra chi vive in campagna e coltiva un orto o un giardino, molto meno fra chi ha a disposizione soltanto un piccolo balcone e abita in una grande città. Per queste persone il compostaggio domestico è destinato a rimanere un miraggio? Lo abbiamo chiesto a Alberto Confalonieri della Scuola Agraria del Parco di Monza.
Il compostaggio domestico è una pratica possibile anche per chi abita in una grande città e non ha a disposizione un giardino?

Tecnicamente sì, non ci sono controindicazioni né problemi insormontabili.

A Torino la produzione di organico compostabile pro capite raggiunge i 50-60 kg l’anno. Che possibilità ha una famiglia media (2,5 persone) di utilizzare il compost che ne ricava?

Facciamo due conti. 60 kg l’anno significa 150 kg in totale a famiglia. Considerando che nel corso del processo di decomposizione l’organico arriva a perdere fino al 70% del proprio peso in 12 mesi, a fine anno la nostra famiglia media ottiene circa 45 kg di compost puro (che occupano un volume minimo, adatto a balconi di qualsiasi dimensione). Compost che non può essere utilizzato così com’è, ma va diluito. Questo prodotto infatti ha un’elevata salinità, deve essere mescolato in parti uguali con il comune terriccio. Se poi il compost ottenuto non è perfettamente maturo (cioè “respira” ancora, come si dice in gergo) è possibile che entri in competizione con l’apparato radicale delle piante concimate: diluirlo riduce notevolmente questo rischio.

Per intenderci, a quanti vasi corrispondono questi 45 kg?

Prendiamo i vasi più comuni, quelli rettangolari di dimensioni 20x20x50 cm, quindi con un volume di 0,02 m3. Se la densità del compost è di 0,4 t / m3 allora ogni vaso potrà contenere 4 kg di compost e altrettanti di terra. Questo significa che a una famiglia media serviranno poco più di 11 di questi vasi per utilizzare tutto il compost prodotto; se consideriamo invece un nucleo familiare di 4 persone il numero di vasi sale a 18.

Quindi si produce più compost di quanto è ragionevolmente possibile utilizzare per le piante da balcone, a meno che non si abbia un terrazzo. Sempre che i vicini siano d’accordo. Per quanto riguarda possibili odori sgradevoli?
In realtà anche in questo caso si tratta di un falso problema. Non tutto l’organico è compostabile: bisogna evitare soprattutto gli scarti di origine animale (che possono invece essere conferiti nel bidone della raccolta differenziata dell’organico) perché rilasciano una quantità importante di ammoniaca, che può creare una situazione di disagio per la puzza. Altra regola fondamentale è fare in modo che la compostiera sia ben areata, in particolare rivoltandone regolarmente il contenuto. L’ammoniaca infatti viene rilasciata anche a fronte di un’ossigenazione insufficiente. Tutte operazioni semplici che chiunque può eseguire senza che si vengano a creare problemi per sé e per gli altri.

Fonte: eco dalle città