Clima, via libera da commissione Ambiente al parere sul ddl di ratifica all’accordo di Parigi

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Si tratta di un passo decisivo seppur tardivo verso la ratifica definitiva dell’Italia, chiesta a gran voce da tutte le principali associazioni ambientaliste del paese. Il Parlamento Europeo aveva approvato la ratifica dell’Ue il 4 ottobre.

La commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera ha dato il via libera al parere sul ddl del Governo per la ratifica degli Accordi di Parigi. Si tratta di un passo decisivo seppur tardivo verso la ratifica definitiva, chiesta a gran voce da tutte le principali associazioni ambientaliste del paese.

“È importante che l’Italia abbia avviato la ratifica dell’Accordo sul Clima prima della imminente COP22 di Marrakech – ha detto Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori pubblici della Camera – Nel parere sul ddl proposto dalla collega Braga e approvato all’unanimità la Commissione da me presieduta ha chiesto con forza che il Governo inserisca già nella Legge di Bilancio misure adeguate a raggiungere gli obiettivi dell’intesa sul clima, riveda una Strategia Energetica Nazionale ormai invecchiata e palesemente inadeguata agli impegni sottoscritti a Parigi e che si faccia promotore, in sede europea, di politiche e impegni da parte dei vari Stati membri adeguati al raggiungimento degli obiettivi stabiliti per l’Europa dall’Accordo”.

Chiara Braga rende noto a questo proposito di aver proposto al Governo “di assumere, anche in vista del prossimo appuntamento della COP22 di Marrakech, un’ impegnativa ‘roadmap climatica’ prevedendo, già a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio, in fase di predisposizione, misure atte a garantire il perseguimento degli obiettivi fissati a livello internazionale dal richiamato Accordo, sia rivedendo la Strategia energetica per il ‘Sistema Italia’ che si muova nella prospettiva di tali obiettivi anche in vista dei target per  il clima e l’energia al 2030 fissati dall’Unione Europea”.

Il parlamento Europeo ha approvato la ratifica da parte della UE dell’Accordo di Parigi il 4 ottobre; tale decisione sarà formalmente approvata dai ministri e poi registrata alle Nazioni Unite. Non è ancora chiaro se la ratifica UE peserà per intero, o se verranno conteggiati ai fini dell’entrata in vigore dell’accordo solo i Paesi UE che hanno già ratificato a livello nazionale.

Fonte: ecodallecitta.it

 

 

 

Al via iter legislativo dalla proposta di legge di iniziativa popolare “Rifiuti zero”

È iniziata il 28 gennaio presso l’VIII Commissione Ambiente della Camera la discussione della proposta di legge di iniziativa popolare “Rifiuti Zero: per una vera società sostenibile” (AC 1647). Lo annuncia Ermete Realacci381736

“È iniziata oggi (giovedì 29 gennaio) alla VIII Commissione Ambiente della Camera la discussione della proposta di legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero: per una vera società sostenibile’ (AC 1647)”. L’annuncio arriva da Ermete Realacci, presidente della commissione, a poca distanza dalla pubblicazione on line dell’analisi della norma svolta dal Servizio Studi della Camera. “L’approdo di questo testo nel dibattito parlamentare – prosegue Realacci – è un fatto importante e rappresenta un impegno mantenuto con il comitato promotore, composto da circa duecentocinquanta associazioni, e con gli oltre80 mila italiani che lo hanno sottoscritto. La proposta di legge 1647 è figlia anche della diffusione nel Paese di esperienze pilota e buone pratiche, come quelle delle 1.328 amministrazioni che differenziano oltre il 65% dei rifiuti.
Non a caso – aggiunge il presidente della Commissione Ambiente – ho designato come relatore il collega De Menech, ex sindaco di Ponte nelle Alpi (Bl), comune che ha vinto diverse volte l’Oscar dei Comuni Ricicloni di Legambiente. Ora lavoreremo per capire quali parti di questa proposta possano essere tradotte in norme effettivamente operative”.

Iter legge rifiuti zero [0,28 MB]

Fonte: ecodallecitta.it

Fracking, arriva il divieto della Commissione Ambiente alla Camera

Approvato quest’oggi il testo di un emendamento Ambientale che istituisce il divieto di fracking in Italia

Niente fracking in territorio italiano. È questa la decisione presa dalla commissione Ambiente alla Camera che quest’oggi ha dato l’ok a un emendamento al collegato Ambientale che istituisce il divieto di fracking in Italia, la tecnica di fratturazione delle rocce per la ricerca di idrocarburi, in particolare gas. La fratturazione idraulica del sottosuolo è una pratica ormai ampiamente diffusa, ma in prossimità di numerosi centri di estrazione si sono verificate scosse telluriche di notevole entità. Negli Stati Uniti sono nati dal basso numerosi movimenti di opposizione a questa tecnica, nella quale il presidente Barack Obama vede una delle principali exit strategy dalla dipendenza dalle fonti fossili. In Italia una norma specifica sul fracking non c’era e la discussione del testo chiuso quest’oggi andrà in Aula a metà settembre. L’idea di base è quella di tutelare falde acquiferesottosuolo dalle conseguenze della fratturazione idraulica e la norma in questione è“un’integrazione al codice ambientale”. Nel nostro paese si è iniziato a parlare del fracking dopo il sisma avvenuto in Emilia Romagna. Dopo il terremoto del maggio 2012, alcuni ambientalisti ipotizzarono che vi fosse un rapporto di causa-effetto fra le scosse e l’utilizzo della fratturazione idraulica nella Pianura Padana. Il Ministero dello Sviluppo economico ha tenuto a precisare come nel decreto “Sblocca Italia” approvato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri non sia inserita alcuna norma “che autorizzi l’estrazione di shale gas”.Fracking In California Under Spotlight As Some Local Municipalities Issue Bans

Fonte:  Repubblica

© Foto Getty Images

Sacchetti, la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo approva la proposta di direttiva anti-monouso

La proposta di direttiva europea volta a limitare il consumo dei sacchetti di plastica monouso e più leggeri è stata approvata dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo con 46 voti a favore 8 contrari e 8 astenuti378426

La proposta di direttiva europea volta a limitare il consumo dei sacchetti di plastica più leggeri è stata approvata dalla Commissione Ambiente dell’Unione Europea con 46 voti a favore 8 contrari e 8 astenuti.  L’Europa riconosce dunque ai Paesi membri la possibilità di scegliere il mezzo a loro più congeniale per raggiungere gli obiettivi di riduzione (50% della quantità consumata nel 2010 entro tre anni e 80% entro cinque anni). Per evitare distorsioni e aggiramenti della direttiva è previsto che i sacchi riutilizzabili non possano costare meno dei sacchi usa e getta.
Inoltre non potranno essere usati sacchi ultrasottili del tipo frutta e verdura per asporto merci.
Attraverso un differenziale di prezzo viene riconosciuto il contributo dei sacchi biodegradabili e compostabili nel migliorare qualità e quantità del rifiuto organico raccolto in modo differenziato: in questa logica, i sacchi frutta e verdura sotto i 10um dovranno essere biodegradabili e compostabili entro 5 anni dall’applicazione della direttiva.
L’Italia potrà mantenere la sua legge, che, come affermano i sostenitori della plastica biodegradabile e compostabile, ha già portato il consumo di shopper usa e getta da circa 180000 ton del 2010 a circa 90000 del 2013 con una riduzione dell’ordine del 50% ed ha migliorato qualità e quantità del rifiuto organico creando un vero e proprio modello di raccolta differenziata che funziona allo stesso modo in aree a bassa ed alta densità di popolazione come Milano.

Leggi la nota ufficiale della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo:Environment MEPs clamp down on wasteful plastic carrier bags

Commenti:

Francesco Ferrante, Vicepresidente del Kyoto Club: “La proposta della Commissione Europea lascia libertà ai paesi membri di adottare misure per la riduzione dell’impiego degli shopper in plastica ed eventuali restrizioni relative alla loro commercializzazione e ora quindi non ci sono più alibi per non applicare le sanzioni a chi si ostina a commercializzare sacchi non conformi alle regole europee di biodegradabilità e compostabilità. La scelta della Commissione conferma che il modello italiano, che ha già ridotto il consumo di shopper usa e getta da circa 180000 ton nel 2010 e circa 90000 nel 2013, con una riduzione del 50% e un miglioramento della qualità e quantità del rifiuto organico, può essere davvero un modello per tutta l’Europa nel comune raggiungimento degli obiettivi fissati dalla bozza votata ieri dalla Commissione ambiente: 50%, rispetto al 2010, entro i tre anni dall’entrata in vigore della nuova Direttiva e, successivamente, l’80% entro cinque anni rispetto alla media europea”.
Stefano Ciafani, Legambiente: “Se fino al 2010 – aggiunge Ciafani – l’Italia era il primo paese europeo per consumo di sacchetti di plastica usa e getta, con una percentuale di consumo pari al 25% del totale commercializzato in Europa, con l’entrata in vigore nel 2011 della legge contro gli shopper non compostabili, in soli tre anni la nostra Penisola è riuscita a dimezzare questa percentuale tracciando le basi per una strategia integrata sulla corretta gestione dei rifiuti, sulla riduzione della plastica, sulla tutela e la salvaguardia dell’ambiente marino e della biodiversità. Ma ancora si può fare molto per combattere in tutta Europa i sacchetti di plastica. Ci auguriamo che il Parlamento Europeo approvi in tempi brevi la Direttiva sugli shopper per continuare tutti insieme la battaglia sulla riduzione delle buste in plastica”.

Fonte: ecodallecittà

Smog a Torino, troppo ottimismo? Il Presidente della Commissione Ambiente Grimaldi: “Non basta la danza della pioggia”

Se è vero che la qualità dell’aria sta leggermente migliorando, è altrettanto vero che Torino resta la città più inquinata d’Italia, e anche nel 2013 ha superato tutti i limiti. Marco Grimaldi: “Bisogna muoversi. L’aria non aspetta i tempi della politica: Torino deve ritrovare il ritmo di un borgo sostenibile”378325

risultati presentati dall’Arpa in Commissione Ambiente sull’andamento dello smog nel 2013 sono stati letti con ottimismo dai quotidiani locali dall’Assessorato all’Ambiente, che hanno sottolineato come la centralina della Consolata sia rimasta per la prima volta al di sotto del limite di legge per la media annuale degli sforamenti. (Il valore da non superare è 40 mcg/m2, che è esattamente la media registrata dalla centralina). Non esattamente un trionfo insomma, soprattutto se consideriamo che, oltre alla media annuale, contano gli sforamenti, e la Consolata da sola ne ha totalizzati 100, contro i 35 consentiti. (Dati Arpaqui). Secondo il presidente della Commissione Ambiente Marco Grimaldi, più che concentrarsi sui piccoli miglioramenti, che per quanto non interamente attribuibili al meteo, come ricorda l’Arpa, molto devono alle piogge abbondanti – come in questo gennaio insolitamente mite in quanto a polveri – sarebbe il caso di prendere il toro per le corna e sfruttare il calo degli spostamenti a motore per lanciare una buona volta le politiche per la mobilità dolce di cui si parla da anni.
McLuhan diceva che l’automobile è diventata un articolo di vestiario senza il quale ci sentiamo nudi, incerti e incompleti – afferma Marco Grimaldi – Vero è che senza un cambiamento culturale, senza vere alternative, senza una città più vivibile sarà difficile cambiare questo vecchio abito del 900. Per superare l’era delle smog city servono mezzi pubblici efficienti, piste ciclabili e una città più dolce. Dolce come il ritmo di un borgo sostenibile, di una via pedonale, di una zona 30. Una città nella quale le biciclette e i mezzi pubblici sono alleati dell’ambiente. Muoviamoci la qualità dell’aria non aspetta i ritmi della politica, non basta fare la danza della pioggia per salvarci dallo smog”.

Fonte: ecodallecittà

Api in città: dopo New York, anche Milano pensa ad ospitare le api sui tetti

Il Consiglio di Zona 1 sta discutendo la proposta dell’Associazione Milleapi di costruire della arnie sui tetti di Milano. Tetti particolari, come quelli dell’Acquario, di Villa Reale e dei musei Triennale, di Storia Naturale, del Novecento e del Teatro alla Scala. A New York lo fanno già

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Le api arrivano in città, ospitate sui tetti del capoluogo milanese.
Il progetto pilota, presentato dall’Associazione Milleapi, è stato discusso in Commissione Ambiente e Verde di Zona 1.

“Senza api” – spiegano gli apicoltori promotori dell’iniziativa – “non esisterebbe l’80 per cento di ciò che mangiamo”. Una biodiversità da difendere, dunque, così come già accade in altre grandi città che hanno avviato iniziative analoghe, come Parigi, dove le api sono ospitate sul tetto dell’Opéra (ed esiste un progetto preciso denominato “impollinazione urbana”) o Londra, dove il miele si fa sui tetti della Tate Modern Gallery. Si direbbe quasi un connubio tra Arte e Natura anche se l’intento è quello di trovare ospitalità su tetti meno celebri, con l’obiettivo primario di difendere questi insetti, così preziosi per l’equilibrio del nostro ecosistema, dai pesticidi utilizzati in campagna. Un esempio è la città di New York, dove l’apicoltura fai-da-te è un vero e proprio fenomeno: da quando l’amministrazione ha eliminato il bando all’allevamento delle api da miele, i cittadini si sono organizzati ospitando alveari sui tetti dei grattacieli di Manhattan, con tanto di Festival dedicato (il New York City Honey Festival).  La Presidente della Commissione Ambiente, Elena Grandi, ha parlato con alcuni apicoltori : “Il progetto – spiega – è quello di individuare luoghi non accessibili in città su cui mettere le arnie. Nelle zone agricole soffrono l’uso degli anticrittogamici, in città questo problema non esiste”.
I costi dell’installazione e gestione sono minimi, molti i vantaggi, a quanto pare, tra i quali anche la possibilità di produrre del miele con le etichette, milanesissime, di Palazzo Marino, o del Teatro alla Scala, ad esempio, come già avviene a Parigi che ha commercializzato, nel primo anno di attività, due tonnellate di ottimo miele in vendita al Centro Pompidou e alle Gallerie La Fayette.

 

fonte: ecodallecittà

Fondi per l’ambiente 2014-2020, il ministro Trigilia: “Dall’Ue 10 miliardi”

Il Ministro per la Coesione Territoriale Carlo Trigilia in Commissione Ambiente alla Camera: “Il problema è più legato alla capacità di progettazione e di intervento che al reperimento di risorse”Carlo_Trigilia_Ministro-586x512

Audito presso la Commissione Ambiente della Camera il Ministro per la Coesione Territoriale Carlo Trigilia ha fatto il punto sui fondi europei e nazionali per l’ambiente previsti tra il 2014 ed il 2020: 9 miliardi di euro più 1, ha detto il ministro, specificando che questa è la proposta che il suo dicastero avanzerà all’Europa. I fondi europei saranno da destinare agli obiettivi a diretta finalità ambientale: energia, mobilità sostenibile, prevenzione dei rischi, servizi ambientali ed asset naturali. Non trascurabile sarà anche l’apporto del Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc), il cui rifinanziamento per il periodo 2014-2020 è previsto nella Legge di Stabilità 2014 per un importo complessivo pari a 54 miliardi.

“Nel Fondo sono previsti circa 54 miliardi in 7 anni, all’interno dei quali devono trovare spazio la prevenzione del rischio, la bonifica, la depurazione: interventi che non sono compatibili con le regole Ue: il problema è più legato alla capacità di progettazione e di intervento che al reperimento di risorse.”

Il Ministro ha spiegato che il problema italiano non è tanto garantirsi i 10 miliardi dei Fondi strutturali europei per l’Ambiente: ha infatti messo in evidenza come il problema delle politiche ambientali sia maggiormente legato al mancato rispetto dei tempi ed alle carenze della progettazione, che rallentano o interrompono il processo di realizzazione degli interventi.

Trigilia ha spiegato di aver già sensibilizzato il titolare del Ministero dell’Ambiente, Andrea Orlando, affinchè si dispongano le opportune misure di sostegno all’Autorità di Gestione dei programmi. Secondo il Ministro saranno in ballo, nei prossimi 7 anni, oltre 100 miliardi: 30 miliardi dall’Ue per il 2014-2020, 30 miliardi di derivazione nazionale, e 54 miliardi del Fondo sviluppo e coesione.

“Per il ciclo di programmazione 2014-2020 sarà assicurato l’impegno dei fondi strutturali per il rafforzamento delle politiche ambientali. […] Occorrerà una selezione degli obiettivi, concentrandosi e limitando lo spettro degli interventi: l’idea è che ci debba essere una visione nazionale per poi scendere nel dettaglio con la Regione.”

Un esempio lampante è quello del petrolchimico di Priolo che, nonostante ingenti finanziamenti garantiti nel corso degli anni, versa in una condizione di degrado ambientale assoluto.

fonte:  Ministero per la Coesione Territoriale

 

Ecobonus 65%, il Governo si impegna alla proroga per tutto il 2014

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Il Governo si impegna a prorogare per tutto il 2014 le formule di detrazioni fiscale del 65%, o in alternativa a stabilizzarle permanentemente. Le Commissioni riunite Ambiente e Finanze della Camera hanno infatti approvato una risoluzione per l’estensione delle agevolazioni sugli interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza antisismica, in scadenza al 31 dicembre. La risoluzione, che vede come cofirmatari il presidente della Commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci (nella foto a sinistra), e Daniele Capezzone, impegna il Governo a inserire nella Legge di stabilità per il 2014 una serie di misure urgenti per mettere in sicurezza e riqualificare dal punto di vista energetico il patrimonio edilizio pubblico e privato. Come sottolineato da Realacci, la risoluzione riconosce un vantaggio in più agli interventi di riqualificazione energetica e messa in sicurezza antisismica rispetto alle altre agevolazioni previste per l’edilizia. Solo il primo gruppo di interventi godrebbe infatti della proroga del 65%, mentre per gli altri, come ad esempio le ristrutturazioni, le detrazioni seguirebbero l’iter previsto dalle norme in vigore. La risoluzione chiede al contempo di estendere le detrazioni anche agli interventi sugli edifici destinati all’edilizia residenziale pubblica, comprendendo anche il consolidamento antisismico degli edifici ricadenti in aree ad alta pericolosità sismica, i beni immobili strumentali e le strutture alberghiere.

Fonte: Esco Italia

No al fracking in Italia, approvata la risoluzione

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La Commissione Ambiente della Camera ha approvato nei giorni scorsi una risoluzione che esclude da subito ogni attività legata al fracking, ovvero l’estrazione d’idrocarburi attraverso la fratturazione idraulica del sottosuolo. Si tratta di un’attività che pone seri problemi quali la contaminazione dei suoli e delle falde acquifere, il deturpamento del paesaggio, rischio idrogeologico e sismico. Con questa decisione, l’Italia si allinea ad altri Paesi europei, tra i quali la Francia, che sulla base del principio di precauzione hanno già vietato queste tecniche di estrazione. Come si legge nel testo della risoluzione approvata, il fracking è una tecnica che è stata utilizzata in diversi contesti geologici americani, di cui, la bibliografia scientifica ne riporta anche gli effetti negativi. Sulla base di una casistica molto diffusa, e soprattutto dei numerosi eventi accaduti nello Stato dell’Ohio il cui territorio ospita ben 177 pozzi di trivellamento, una parte della comunità scientifica ha maturato l’idea che vi possa essere una correlazione specifica tra le operazioni di indagine geologica per mezzo del fracking e l’aumento dei fenomeni sismici. Ciò avrebbe indotto le autorità a regolamentare in modo più rigido l’utilizzo di questa tecnica. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), nel documento“Golden Rules for a Golden Age of Gas” del 2012, ha evidenziato possibili problemi derivanti da un eccessivo sfruttamento di questi idrocarburi. Gli effetti del fracking sono stati analizzati anche da un rapporto ordinato dalla Commissione ambiente del parlamento europeo, pubblicato nel luglio 2011 (Impacts of shale gas and shale oil extraction on the environment and on human health). In particolare, la principale fonte di preoccupazione è rappresentata dalla contaminazione delle falde acquifere – sotterranee e superficiali – dovute a fuoriuscite di fluidi di fratturazione contenenti additivi chimici o di acque reflue contenenti gas metano disciolto, fango e sostanze chimiche (ad esempio metalli pesanti) e radioattive eventualmente provenienti dal giacimento. A livello europeo sono state espresse forti preoccupazioni sull’estrazione dello shale gas. Lo Sachverständigenrat für Umweltfragen (Sru), il Consiglio consultivo per l’ambiente della Germania, ha pubblicato la dichiarazione “Fracking per la produzione di gas di scisto – Un contributo alla sua valutazione nel contesto della politica energetica e ambientale”, che si sofferma anche sui rischi ambientali del fracking sottolineando che “ci sono ancora notevoli incertezze e le lacune nella nostra conoscenza”. Secondo gli scienziati tedeschi devono essere ancora chiariti molti aspetti smaltimento ecologicamente corretto delle acque reflue; sicurezza dei pozzi e dei sistemi di produzione, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia delle acque sotterranee; gli impatti a lungo termine di tali operazioni; l’equilibrio climatico del gas da scisto. Il Parlamento francese nel giugno 2011 ha approvato una legge che vieta ogni tipo di attività legata allo sfruttamento sul territorio nazionale di giacimenti di gas non convenzionali con la tecnica della fratturazione, compresa ogni forma di sperimentazione. Nei Paesi Bassi dal 2000 al 2013, il numero di terremoti risulta aumentato di ben 5 volte rispetto al decennio precedente, mentre la produzione di gas è raddoppiata. Lo scorso aprile, la compagnia petrolifera olandese Nederlandse Aardolie Maatschappij (NAM), attraverso un comunicato ha ammesso implicitamente di essere la causa scatenante di questi sismi, stanziando 100 milioni di euro di compensazione per tutti i cittadini che avevano riportato danni a seguito delle ultime scosse. In Italia con ordinanza n. 76 del 16 novembre 2012 il Presidente della Regione Emilia Romagna – in qualità di commissario delegato a sensi dell’articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 74 del 6 giugno 2012, convertito con modificazioni, nella Legge 1 agosto 2012 n. 122 recante “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012” – ha disposto l’”Istituzione di una Commissione tecnico-scientifica per la valutazione delle possibili relazioni tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento dell’attività sismica nell’area emiliano romagnola colpita dal sisma del 2012”.

A.P.

Fonte: il cambiamento

Le Regioni all’UE: sostenere efficienza e rinnovabili su scala locale

Il Comitato delle Regioni Ue chiede maggiori strumenti economici a sostegno delle iniziative locali in materia di fonti rinnovabili ed efficienza energetica376054

Migliorare il quadro normativo, rafforzare gli strumenti economici e creare un sistema più coerente di sostegno per potenziare l’efficienza energetica e la produzione di energia sostenibile a livello locale. Sono queste le richieste emerse oggi alla conclusione della Conferenza ‘Un’Europa efficiente’, organizzato a Vilnius dal Comitato delle Regioni Ue. ”E’ indispensabile – sottolinea Ugo Cappellacci, governatore della Sardegna e Presidente della Commissione Ambiente, cambio climatico ed energia del Comitato delle regioni – ribadire il ruolo dei governi regionali e locali a cui poi spettano le azioni concrete per raggiungere gli obiettivi di contenimento dei consumo e di produzione di energia sostenibile” fissati dalla Ue per il 2020. ”Per raggiungere questi obiettivi – continua Cappellacci – è fondamentale dare il massimo sostegno alle numerose iniziative per l’efficienza energetica avviate e quelle da avviare a livello locale e regionale”. Proprio sul fronte delle risorse, reso ancor più difficile dalla crisi, la vicepresidente del Comitato delle Regioni Mercedes Bresso riconosce che per le ”regioni italiane si tratta di una grossa sfida” ma in cui non mancano ”le opportunità: i fondi Ue che dovranno servire anche a migliorare la gestione delle risorse energetiche”. Bresso ha inoltre sottolineato l’importanza di ”aumentare la cultura ambientale dei nostri amministratori, che spesso considerano la politica ambientale un dire ‘no’ a tutto”. Durante la Conferenza, anche occasione di scambio di buone pratiche, Cappellacci ha illustrato il programma Sardegna CO2.zero, forte di ”decine e decine di comuni che hanno partecipato al bando ‘Smart City – Comuni in classe A’, per l’efficientamento energetico, dell’assistenza per lo sviluppo del Piano energia sostenibile e quindi della sua realizzazione con i fondi Jessica”, dotato di 35 milioni di euro. Quindi il governatore ha sottolineato il ”progetto straordinario di riconversione della chimica a Porto Torres, che punta a divenire leader in Europa per la chimica verde”.  Le conclusioni raccolte a Vilnius confluiranno in un documento sulla revisione della Strategia Europa 2020 che il Comitato delle Regioni metterà a punto nel suo prossimo incontro di Atene nel marzo 2014. (ANSA)

Fonte: eco dalle città