Canapa Mundi: moda, edilizia, alimentare, un evento spiega i mille usi della canapa

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Canapa Mundi è l’evento che a Roma riunisce tutti gli amanti della canapa e mostra gli incredibili usi della pianta, dalla gastronomia, alla medicina, fino alla bioedilizia e alla cosmesi. Ieri si è concluso Canapa Mundi 2018, l’evento romano che dal 16 al 18 febbraio al Palacavicchi ha avuto un unico protagonista: la canapa.

Per l’occasione sono stati allestiti 9.000 mq, per presentare tutte le enormi potenzialità di questo alimento che negli anni ha dimostrato di prestarsi agli usi più svariati, dall’alimentare, al tessile, passando per la medicina, fino alla bioedilizia e alla cosmesi. Senza dimenticare il campo energetico, come raccontiamo qui.

Il successo di Canapa Mundi

Già la scorsa edizione aveva avuto una grande partecipazione di pubblico, tanto che Canapa Mundi ha ottenuto dalla Regione Lazio il riconoscimento di Fiera Internazionale. Proprio per festeggiare questo premio, la Fiera quest’anno ha presentato tantissime novità. Molto apprezzati dai visitatori sono stati gli show-cooking, veri e propri spettacoli dove chef hanno dimostrato come la canapa possa sposarsi perfettamente con l’alta cucina.

Gelato, il vino alla canapa, oltre a specialità siciliane, come arancine e cannoli alla canapa, sono alcuni dei cibi presentati, tutti squisitamente a base di canapa, 100% vegani e gluten free.

Ha riscosso poi molto successo anche un’altra novità introdotta quest’anno: i tour che hanno permesso ai partecipanti di conoscere i negozi e i locali romani che usano la canapa in mille modi diversi.

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Due aree e spazio alla moda

Come per la scorsa edizione, la manifestazione ha visto due aree principali espositive. Quella industriale dove i partecipanti hanno conosciuto le realtà che lavorano e trasformano la canapa. A questa si è affiancata affiancata un’area chiamata “grow-head-seeds”. In sostanza, lo spazio è stato riservato a tutte quelle aziende che promuovono oggi l’alta tecnologia per la coltivazione della canapa. Per attrarre poi sempre più giovani, la manifestazione ha organizzato eventi con al centro musica, racconti, giochi e l’alta moda. L’Istituto Europeo di Design ha infatti mostrato in anteprima i vestiti in canapa che gli sono stati commissionati dal Festival del Cinema di Spello. Mentre l’Istituto Moda di Caserta ha presentato 12 modelli di vestiti moderni realizzati con la canapa. Di grande interesse anche gli workshop, come quelli promossi da Campanapa che hanno insegnato i partecipanti a utilizzare la canapa per bonificare in modo naturale i terreni inquinati da materiali pesanti e tossici, nonché a costruire edifici naturali, antisismici e coibentanti.

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Un evento contro i pregiudizi

Canapa Mundi è nato anche con lo scopo di far conoscere una pianta che fa parte della storia agricola italiana. L’obiettivo principale della manifestazione è stato quello di dimostrare quanto siano infondati i pregiudizi e il proibizionismo di cui sono stati spesso vittima i produttori della pianta. Malgrado questo clima negativo, gli amanti della canapa hanno continuato negli anni a mostrare con i fatti che la pianta sa adattarsi a un infinito numero di usi e può essere un elemento determinate per curare e prevenire tantissime patologie. L’obiettivo degli organizzatori è ambizioso: raggiungere nei prossimi tre anni i numeri delle maggiori fiere del settore, che hanno all’attivo 10, 15 anni di storie e 40mila visitatori, come la fiera in Spagna, che è oggi la più importante d’Europa.

Fonte: ambientebio.it

Coltivare canapa per salvare i terreni contaminati da diossina e metalli pesanti. Succede in Puglia

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Purificare i terreni dalla diossina, grazie a una piantagione di canapa. È questo l’obiettivo che si è prefissato Vincenzo Fornaro, un allevatore della provincia di Taranto che a causa dell’inquinamento del terreno ha perso tutto. Vincenzo non è il primo che utilizza la canapa per purificare un’area in cui è presente un eccessivo quantitativo di inquinanti. Già l’anno scorso, infatti, Andrea Carletti, socio di Assocanapa e presidente del consiglio di amministrazione dell’impresa agricola Le Terre del Sole, aveva destinato 12 ettari di terreno alla coltivazione di una particolare varietà francese “Futura 75”, un incrocio di semi a bassissimo contenuto di thc (0,2%). Un progetto sperimentale che, affermava Carletti, potrebbe avere un significato molto importante per la zona di Brindisi, considerate le notevoli proprietà della canapa. Questa pianta, infatti, funziona come una sorta di pompa che assorbe dal terreno le sostanze inquinanti e i metalli pesanti, stoccandoli poi nelle foglie e nel fusto. Un ulteriore vantaggio della coltivazione della canapa è che la pianta, oltre che per bonificare i terreni, può essere impiegata successivamente per altri usi, come la bioedilizia e la produzione di olio. Un processo di purificazione del suolo in cui nulla va perduto. Una sfida che adesso è stata abbracciata da Vincenzo Fornaro.

Nel 2008, l’allevatore tarantino fu costretto ad abbattere duemila pecore, a causa della contaminazione da diossina, generata probabilmente dal vicino polo industriale. Un’intera attività, portata avanti dalla sua famiglia da oltre un secolo, annientata in battito di ciglia a causa dell’inquinamento. Nonostante tutto, Vincenzo è tornato alla carica e ha deciso di tentare un’altra via: la coltivazione di canapa. Tre ettari del suo terreno ora sono coltivati con questa pianta. Sfruttando il processo di fitodegradazione – che, come abbiamo spiegato prima, permette ad alcune piante erbacee a rapido accrescimento di assorbire inquinanti organici dal terreno – ha deciso di donare un futuro a un’area distrutta dall’industria. Il processo viene spiegato anche da Angelo Massacci, direttore dell’Istituto di biologia agro-ambientale e forestale del Cnr di Porano. Secondo Massacci: “Le piante hanno evoluto efficienti sistemi di difesa e tolleranza verso gli inquinanti del suolo. Alcune specie vegetali, dette “escludenti”, riescono a evitare l’effetto tossico dei metalli pesanti in eccesso, preservano i frutti e le parti edibili ed eliminano il rischio di diffusione nella catena alimentare. Altre, definite “iperaccumulatrici”, sono invece capaci di assorbire e immagazzinare nei propri tessuti quantità di metalli pesanti da decine a migliaia di volte superiori a quelle tollerate da altri organismi”.

L’unico dubbio rimane solo quello legato alle condizioni a cui il terreno andrà incontro durante i mesi più caldi. La masseria, infatti, sarà ben presto soggetta a temperature che supereranno costantemente i 30 gradi. Questo potrebbe condizionare l’umidità del terreno, prerogativa essenziale per la crescita delle piante di canapa. La partita decisiva, quindi, sarà giocata nei prossimi mesi. Per chi è preoccupato di un pericolo derivante dalle sostanze psicotrope contenute nella canapa, va detto che il principio attivo Thc è presente in percentuale bassissima. La stessa strada è stata percorsa in questi giorni da altri allevatori provenienti dalla provincia di Brindisi, le cui terre sorgono nei pressi del parco naturale Punta della Contessa, a ridosso della centrale Enel di Cerano e il polo petrolchimico, una zona ad altissimo tasso di inquinamento ambientale. Qui, Tommaso Picella, 70 anni, e il nipote 34enne Andrea Sylos Calò, hanno deciso di convertire la propria attività in piantagione di canapa destinata alla creazione di fibre tessili o all’edilizia. Una scelta fatta per evitare la morte di una terra la cui contaminazione ha reso inservibile a scopo alimentare.

Tutto è ovviamente legale e autorizzato.

(Foto: cdn.livenetwork.it)

Fonte: ambientebio.it

Bioedilizia: cresce l’uso della canapa

Sta crescendo in maniera esponenziale l’utilizzo della canapa nella bioedilizia e anche in Italia sono già diversi gli esempi di costruzioni realizzate con questo materiale che si presta ad essere la risposta ideale soprattutto nelle zone mediterranee. Per esempio, l’associazione Paea, da anni impegnata sul fronte della progettazione e costruzione sostenibile, l’ha impiegata di recente con successo anche per un edificio nel sud dell’Italia.mattone_canapa

L’utilizzo della canapa nella bioedilizia sta crescendo a ritmi molto sostenuti anche in Italia, imponendosi sempre più come un materiale versatile e di ottima resa per costruzioni sostenibili in piena armonia con l’ambiente e con un occhio di riguardo alla salubrità. Per l’Italia più che di una scoperta, si tratta di una riscoperta, visto che fino ad alcuni decenni fa il nostro paese era il secondo produttore mondiale di canapa, ritenuta una risorsa sia nel settore tessile che in quello dell’edilizia. La coltivazione della canapa era fortemente radicata nella nostra tradizione tanto che tracce del suo utilizzo si ritrovano persino nelle parole di Leon Battista Alberti, nel “De Re Aedificatoria”, dove si sottolinea la sua utilità nell’edilizia poiché, aggiunta alle malte, ne migliorava le qualità. La coltivazione della canapa è però poi stata abbandonata fino a che, una decina d’anni fa, l’Unione Europea ha attivato finanziamenti destinati alla reintroduzione della canapa da fibra e alla costituzione di filiere di prodotti derivati, specialmente nel settore no food.
La Germania ha subito inserito la canapa nella sua filiera produttiva di punta, sviluppando materiali per il settore automobilistico, come fibroresine, plastiche e imbottiture, oggi utilizzati da tutte le sue maggiori case produttrici. La Francia, si è concentrata sulle malte fibrorinforzate, brevettando alcune tecniche: una per “mineralizzare” la canapa ricoprendola con silice al fine di renderla impermeabile all’umidità e poterla così utilizzare come isolante; un’altra per mescolare la canapa con calce naturale ed acqua per ottenere un composto simile al cemento, con una consistenza granulosa simile al sughero; un’altra ancora per utilizzare canapa non trattata assieme a calce per intonaci.
In Italia, recentemente la coltivazione della canapa è stata reintrodotta ritornando ad essere presente in due settori strategici: il tessile e la bioedilizia. Ed è proprio nella bioedilizia che l’associazione Paea, da anni all’avanguardia nella progettazione e realizzazione di edifici ecosostenibili, ha iniziato a reintrodurre l’utilizzo della canapa con ottimi risultati. Un esempio è un edificio residenziale nel sud dell’Italia. «Nella bioedilizia, la canapa  e il bio-composto di calce e canapa sono ritenuti estremamente interessanti in quanto risolvono molte problematiche legate alle costruzioni ecologiche e sostenibili in zone climatiche mediterranee» spiegano l’architetto Ilaria Cappelli e la biodesigner Marina Russo dell’Area Progetto di Paea. «A questo proposito Area Progetto dell’Associazione PAEA ha adottato per il progetto di un edificio residenziale in sud Italia la tecnologia del bio-composto di calce e canapa in quanto rispondente a varie esigenze come ad esempio l’ottenimento di requisiti di efficienza energetica, la regolazione dell’umidità e la salubrità del costruito, ottenuta con l’utilizzo di materiali atti al raggiungimento di tale obiettivo».
«Infatti – spiegano ancora Cappelli e Russo – costruire con fibre vegetali comporta vantaggi di carattere ambientale, ma anche etico, sociale ed economico. La canapa è uno dei materiali che offre i risultati migliori. Questo vegetale è di semplice coltivazione, poiché ha una rapida crescita, un basso consumo di acqua e rarissimi attacchi da parte dei parassiti. Una volta lavorata e separata dalla fibra per ottenere il canapulo, è ottima per sostituire gli inerti per la composizione di malte e calcestruzzi alleggeriti, poiché risulta refrattaria a muffe ed insetti e ricca di silice, ma soprattutto è un materiale carbon negative».  «Il biocomposto, ottenuto tramite la mescolanza di calce, canapa e acqua, viene lavorato in impastatrice e quindi applicato a mano o a macchina con tecnica a spruzzo, secondo gli impieghi. Dopo la messa in opera, il biocomposto indurisce per evaporazione dell’acqua e avviene un processo di carbonatazione e idratazione della calce. Il tipo di legante (calce aerea, calce idraulica ecc.), il tipo di truciolato di canapa (qualità e lunghezza del canapulo, ecc.) e le proporzioni della miscela dei due elementi, determinano materiali adatti a differenti impieghi in edilizia con caratteristiche distinte in funzione delle necessità da soddisfare. La tecnica dell’impasto in canapa e calce si può tradurre anche nella soluzione di blocchi prefabbricati di biocomposito in canapa e calce che, combinati con una struttura portante a telaio, sono atti alla realizzazione di muratura perimetrale, che assolve sia la funzione di tamponamento sia di isolamento».

Area Progetto di Paea segnala alcuni degli impieghi di questo materiale in edilizia:

-isolamento termico a cappotto esterno o interno delle pareti perimetrali di edifici esistenti

-Isolamento termico di coperture e sottotetti

-Isolamento e costruzione di  massetto sottopavimento

– Costruzione ex-novo di muratura isolante

– Realizzazione di divisori interni ad alto  isolamento acustico

– Vespaio areato

Le caratteristiche della canapa sono soprattutto:

Riciclabilità
Al termine della sua “vita utile” il biocomposto è totalmente riutilizzabile una volta frantumato e reimpastato con acqua e calce.
Biodegradabilità
Il materiale se smaltito si decompone naturalmente essendo privo di sostanze tossiche.

Ecocompatibilità
L’impasto è composto prevalentemente da truciolato vegetale mineralizzato con calce naturale, e quindi gode di elevati standard di eco-compatibilità: oltre ad essere riciclabile e biodegradabile, possiede un bassissimo livello di energia incorporata nel materiale (quantità di energia necessaria per la sua produzione, impiego e smaltimento).

Fonte: il cambiamento

Canapa Italiana - Ieri, Oggi e Domani
Muzi Santina

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