In Abruzzo nasce il co-working della ruralità

L’idea è venuta all’associazione Movimento Zoè, che creerà la prima piattaforma onlineabruzzese di co-working “neo-rurale”.

Si tratta di una piattaforma volta alla riattivazione delle comunità rurali e alla rivilitalizzazione dei Paesi inseriti all’interno di contesti agricoli e montani d’Abruzzo. «Un “luogo” in cui far convogliare informazioni,dove  incontrare domanda e offerta per accogliere i bisogni di un mondo in costante e rapido cambiamento – spiega l’associazione che promuove il progetto – Attraverso una precisa calendarizzazione di eventi annuali con particolare impegno nell’organizzazione di un evento forte che sarà contemporaneamente punto di partenza e arrivo di quanto svolto dalla retedurante l’anno, la Fiera della NeoRuralità».

«NeoRurale è unaparola, un “suono” che include chi aderisce ad un modello di ecosostenibilità legato al mondo agricolo – proseguono da Movimento Zoè – e cerca contatti e offerte a misura delle sue esigenze, chi continua a presidiare i territori rurali o chi ci torna , chi vive grazie alla Terra offrendo servizi e prodotti di qualità nell’ottica di uno sviluppo locale cosciente e consapevole.Coniugando memoria e innovazione e valorizzando i concetti di cura e di rispetto. L’ Abruzzo è un’isola tra le montagne, con una densità di popolazione, nella provincia dell’Aquila, pari ad 1,5 abitanti x Kmq. Un’arcipelago di piccole e integre Comunità rurali che ancora, in parte, si sostengono con l’agricoltura e la pastorizia. Una terra di immenso splendore e tradizioni e “pesante” storia: terra che trema, gente che trema…gente bella!Forti e gentili . Qui la gentilezza è di casa e la Natura selvatica la “strada”per arrivare al benvivere».

«In più di 10 anni abbiamo incontrato e stretto legami e reti con agricoltori che presidiano terre fertili, animatori territoriali che sostengono modelli di educazione attiva e diffondono buone pratiche al fine di veicolare cultura e migliorare la qualità della vita di chi lavora e vive nelle Comunità – continua l’associazione -Abbiamo incontrato architetti che adoperano tecniche di bioedilizia nel rispetto dell’ambiente e delle tradizioni locali. Agriturismi che con naturalezza declinano entrambe le fasi dell’accoglienza, accogliere ed essere accolti, per farti sentire a casa e offrire occasioni di autentico turismo esperienziale . Fattorie didattiche e sociali che, in un tempo in cui si da priorità ad istruire piuttosto che ad ed-ucare e ad assistere piuttosto che integrare, si impegnano per creare “luoghi di cura” per se stessi e perl’altro. Ma soprattutto persone semplici, che vogliono vivere meglio, con un’altra qualità ed altri tempi . Davvero tante, troppo spesso sole per riuscire a promuoversi al meglio, troppe per non “mettersi in ascolto”».

Questa Rete NeroRurale d’Abruzzo esiste da tempo ed è consolidata nei valori. Il “salto” è ora diventare rete riconosciuta. Più visibile e incisiva. Più organizzata e produttiva.

 E’ questo che con il loro progetto hanno intenzione di fare.

E per farlo chiedono l’aiuto di quanti potranno dare un contributo: QUI per partecipare al crowdfunding

Fonte: ilcambiamento.it

Per una Città delle Mamme: a Roma lavoro e maternità nel co-working L’Alveare

Durante la maternità la vita delle mamme viene stravolta completamente e l’andamento quotidiano della tradizionale routine a cui erano abituate cambia improvvisamente verso. È proprio in questo periodo che i genitori rischiano maggiormente l’isolamento, perché nel frattempo la vita intorno a loro continua a scorrere indisturbata. Da queste semplici riflessioni nasce l’idea di un gruppo di neo-mamme romane: far diventare il loro quartiere, il Pigneto, a misura di genitore. La loro prima proposta è quella di rendere il cinema più adatto alla presenza dei bambini e dopo aver ricevuto l’approvazione del Municipio V, nel 2009 si costituiscono come Associazione – “Città delle Mamme” – e iniziano a lavorare attivamente al progetto. Parte così la loro prima esperienza, quella del “Cinemamme”, per non rinunciare al cinema durante l’allattamento. “Non si tratta di rassegne tematiche”, spiega Serena Baldari una delle prime fondatrici dell’associazione, “è la normale programmazione cinematografica, ma nella sala vengono prese alcune accortezze per rendere più facile la cura dei neonati da parte dei genitori.” Il volume del film è leggermente ridotto, le luci di posizione sono lasciate accese, il bar è provvisto di scalda biberon e il bagno di un fasciatoio. Ma soprattutto ogni spettatore in sala è munito di tanta pazienza e tolleranza, quindi nessuno verrà a protestare qualora un bambino iniziasse a piangere. Il “Cinemamme” è stato sperimentato per la prima volta al Cinema Aquila, si è diffuso in altri cinema di Roma ed è arrivato fino alle sale milanesi. Dopo il successo di questo primo progetto le iniziative della “Città delle Mamme” hanno cominciato a includere altri momenti della giornata e nel 2011 è nato il “MammaCaffè”, uno spazio aggregativo itinerante per i locali del Pigneto. “Bisogna creare appuntamenti trasversali che siano adatti sia ai bambini che ai genitori”, riflette Serena, “non si può pensare che una neo-mamma debba spendere tutto il suo tempo in una ludoteca rinunciando completamente alle proprie piccole soddisfazioni”. Basta poco per evitare i “ghetti” per soli genitori e rendere un bar a misura di famiglia. Includere un piatto semplice nel menù, anticipare di poco l’orario dell’aperitivo o della cena e adibire un piccolo spazio al gioco dei bambini, sia per quelli piccoli sia per chi è già un po’ cresciuto.11037564_784421608315615_3124519605437096886_n

Tra un’iniziativa e l’altra, “Città delle Mamme” si è resa conto che un altro problema centrale nella vita di un neo-genitore è quello del lavoro. Così dal Settembre del 2014 è stato aperto un co-working con spazio baby. “Abbiamo pensato che sarebbe stato bello avere uno spazio in cui le mamme potessero lavorare con i loro figli accanto”, ricorda Daniela Sacco, una delle fondatrici de “L’Alveare“, il nuovo co-working nel quartiere di Centocelle. “Il nome nasce dall’unione di due idee: richiamare indirettamente le celle in riferimento al toponimo del quartiere”, spiega Daniela, “e dare il senso dell’operosità, quella dei nostri co-worker appunto”.

Il progetto ha ricevuto un finanziamento pubblico, ha ottenuto il patrocinio del V Municipio e l’Assessorato alle periferie del Comune di Roma ha concesso gli spazi in gestione. Oltre ad aver creato una possibilità per le mamme lavoratrici, la “Città delle Mamme” ha recuperato uno spazio abbandonato che era già stato più volte vandalizzato.IMG_6047-1

L’attenzione alla riduzione dei rifiuti è un altro aspetto fondamentale che la “Città delle mamme” tiene in considerazione. “Abbiamo chiesto a tutti di portare una tazza da casa per evitare lo spreco di bicchieri di plastica, così abbiamo dato anche la possibilità di alleggerire le credenze”, scherza Serena. Non solo, lo scorso Novembre nell’ambito del “Cinemamme” è stata ospitata un’iniziativa per informare sulla buona pratica dei pannolini lavabili, in occasione dell’annuale “Settimana Europea Per la Riduzione dei Rifiuti”.

Una giornata “standard” all’alveare accoglie le mamme con i loro figli intorno alle 10, i bambini vengono affidati all’educatrice dello spazio baby e verso le 12 si mangia tutti insieme. Ovviamente il co-working è aperto a tutti e lo spazio baby è solo un’opportunità in più che si offre a chi ne ha bisogno. Il luogo è stata anche un’occasione di incontro tra professionalità diverse. “Ospitiamo una mamma che faceva la scenografa ma adesso, avendo meno possibilità di viaggiare, tra le altre cose si sta dedicando alla realizzazione di bozzetti per alcune ostetricie che lavorano qui di tanto in tanto”, racconta Daniela.“In fondo lo scopo del co-working è anche questo”, conclude, “quello di creare sinergie mettendo a disposizione, ognuno, le proprie abilità”.

 

Il sito dell’associazione Città delle Mamme 

Il sito del co-working L’Alveare 

Fonte: italiachecambia.org

Co-working a Matera: lavorare e vivere insieme a Casa Netural

andrea

Se cominciassimo parlandovi di working, lavorare, molti di voi probabilmente storcerebbero il naso, specialmente se fosse un piovoso lunedì mattina e vi trovaste seduti alla scrivania, con il mouse in una mano e un provvidenziale caffè lungo nell’altra. Ma, come spesso succede, un piccolo elemento ribalta completamente la prospettiva. Proviamo ad aggiungere un suffisso di due letterine: co-working. Lavorare insieme, condividere non solo spazi, ma anche idee, progetti, emozioni della vita professionale. E perché non della vita in generale? Co-living, vivere insieme. Non semplici coinquilini, bensì compartecipanti di un’esperienza di sperimentazione, ispirazione e contaminazione reciproca. Ma per co- inizia anche comunitàComunità da stimolare, comunità da cui ricevere stimoli. Pensate che sia possibile unire tutti questi aspetti? Parliamone con chi l’ha già fatto.

Andrea Paoletti è un giovane architetto piemontese che ha vissuto per anni in un contesto urbano, anzi, metropolitano. «Ammetto che mi mancano gli stimoli delle grandi città. Sono contraddittori ma positivi, perché creano energia nuova». Circa tre anni fa Andrea ha fatto una scelta di vita radicale e decisa, che prova a spiegarci passo per passo: «A Milano, dove vivevo, mi ero avvicinato a The Hub, network internazionale che conta decine di strutture di co-working in tutto il mondo, perché mi interessava la progettazione partecipata di uno spazio: l’utente che diventa designer. Gradualmente mi sono inserito in questa realtà e sono stato invitato a diventare parte del team di progettazione. Oggi sono il responsabile design per The Hub a livello mondiale». Alla ricerca di un equilibrio interiore, oltre che della realizzazione dei suoi progetti, Andrea cerca di far convivere il retaggio della sua gioventù, passata fra i boschi piemontesi, con gli stimoli offerti dal contesto urbano: «Sono attratto dalla ruralità. Penso che il contatto con la natura sia molto creativo e ci consenta di trovare soluzioni interessanti: basta osservare e imparare dalla natura stessa, per poi trasferire tutto su un piano progettuale».

Queste due anime si sono unite nel novembre 2011, quando ha deciso di trasferirsi a Matera, in Basilicata, dove ha inaugurato Casa Netural. «Siamo partiti nel settembre del 2012. Volevo capire come un modello di co-working potesse essere portato in un contesto rurale, diventando un valore aggiunto per lo sviluppo del territorio, interagendo con le realtà locali ma ospitando e facendo partecipare a questo processo di confronto e di crescita anche soggetti provenienti dall’esterno».

Casa Netural è un co-working, ma anche un co-living: «Non ci limitiamo a offrire uno spazio di lavoro comune. Uno dei nostri obiettivi è costruire una comunità condividendo i sogni, le idee e le competenze, e questo si può fare solo vivendo quotidianamente fianco a fianco. Gli innovatori sociali che ospitiamo si fermano a Casa Netural per diversi giorni. Vogliamo fare in modo che le idee che propongono facciano crescere il territorio e che loro stessi partano arricchiti».casa-netural

Quella lucana non è una terra facile: le grandi potenzialità di cui è dotata vengono spesso sprecate e la cultura dei suoi abitanti impedisce loro di aprirsi al mondo e di spiccare il volo. «In Basilicata esiste un folto sottobosco di iniziative virtuose, piccoli imprenditori volonterosi, operatori culturali con fantasia e creatività. Ciò che manca sono le relazioni fra tutte queste realtà: serve una rete che le interconnetta e le “metta a sistema”». A questo si aggiunge una mentalità che spesso si rivela troppo chiusa e che rende ostici i rapporti con genti e culture di altri paesi: «Penso a questa regione come a una mamma iper-protettiva – confessa Andrea –, che non lascia andare i propri figli impedendo loro di fare esperienza, di crescere e di diventare uomini».matera

Al netto di questi piccoli spigoli caratteriali, il terreno che l’architetto piemontese ha trovato a Matera è davvero fertile: «L’unica regola che esiste a Casa Netural è “non lamentarsi”, ma essere propositivi. Io non sono venuto qui con la presunzione di mettere in atto grandi rivoluzioni, però ho trovato persone già predisposte al cambiamento e questo è l’unico modo per attivare una trasformazione: provarci, cercare soluzioni, abituarsi a ragionare in maniera costruttiva».

La fiducia che Andrea e gli altri ragazzi e ragazze di Casa Netural ripongono nei materani è testimoniata anche dalla campagna in atto in questi giorni: «A giugno lasceremo la nostra sede storica e questa è un’occasione per rimodellare non solo gli spazi fisici, ma anche le attività per il futuro. Vogliamo compiere questo passo in maniera partecipata, coinvolgendo chi già ci conosce e ci frequenta, ma anche la società civile, le istituzioni, le imprese e chiunque voglia contribuire con spazi e oggetti per il nuovo insediamento». Chi volesse rispondere alla call #casaneturalcercacasa può scrivere a casa@benetural.com o telefonare allo 0835/044681.

Francesco Bevilacqua

Il sito di Casa Netural

Fonte: italiachecambia.org