Mele troppo lucide per essere bio? Un po’ di chiarezza sulle cere usate per proteggere la frutta

Mele ricoperte di cera, gommalacca o altro prodotto: naturale o artificiale? Il video sotto ci fa riflettere su come spesso paranoie individuali se condivise in in rete si prestino a diventare virali e a trasformare un mezzo di libertà in un mezzo di disinformazione.

Siamo alla paranoia, step che segue la bufala: ci si immagina chissà quali delitti e quali reati per cui si usa la rete senza un briciolo di criticità diventando pure virali ma diffondendo mala informazione. Il video in alto è forse uno dei tanti esempi di come la libertà di espressione del libero pensiero sforni cazzate a velocità impressionanti. E’ solo un esempio, sia chiaro: in rete ne circolano tanti altri e anche in lingue diverse. Se avete voglia di divertirvi cercate su youtube filmati più o meno recenti, in inglese e spagnolo in cui gli autori fanno tutti il medesimo esperimento: grattano con un coltellino la buccia di una mela ricavandone una sostanza che somiglia a cera bianca, che vanno poi a bruciare. Nessuno, si è preoccupato di raccogliere la sostanza simile a cera e richiedere analisi di laboratorio o di andare anche a chiedere spiegazioni a un agronomo. Ebbene le mele con la cera sono assolutamente normali e anzi possono essere addirittura naturali. In genere le cere naturali sono usate per rivestire le mele o altra frutta come gli agrumi con lo scopo di proteggere il frutto da muffe e funghi e di farlo durare, così, più a lungo grazie alla pellicola protettiva che riveste la buccia. In etichetta troviamo specificato se la frutta che andiamo a acquistare sia stata trattata con le cere e se la sua buccia sia commestibile o meno.  Ma si badi bene: le cere commestibili possono ricoprire non solo le mele, gli agrumi e frutta in genere, ossia prodotti freschi, ma anche caramelle, farmaci e finanche la cioccolata. Ne scriveva molti anni fa Trashfood ricordandoci che la cera che riveste molti prodotti alimentari è nota come gommalacca o additivo E904. La gommalacca è ricavata da insetti, i Tachardia laccae è dunque un polimero naturale che viene rifiutato per motivi etici, ad esempio, dai vegani. La gommalacca non riveste solo la frutta a scopo protettivo, creando una barriera verso funghi e muffe, e a scopo estetico donando un aspetto lucido al frutto, ma viene impiegata per proteggere pillole e capsule, caramelle e cioccolata. La gommalacca può essere ingerita e è sostanzialmente innocua anche se sembra possa essere causa di allergie.Baskets Of Just-Picked Apples

Veniamo alle mele oggetto del video, mele biologiche. Il Regolamento(CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008 elenca nell’allegato VIII gli additivi ammessi per le colture biologiche che sono: Carbone vegetale E 153; Annatto, bissina, norbissina E160b; Carbonato di calcio E170; Metabisolfito di potassio E224; Metabisolfito di sodio E223; Nitrito di Sodio E250; Nitrito di Potassio E252; Acido lattico E270; biossido di carbonio E290; Acido malico E296; Acido Ascorbico E300; Ascorbato di sodio E301; Estratto ricco in tocoferolo E306; Lecitine E322; Acido ascorbico E330; Citrati di sodio E331; Citrati di calcio E333; Acido tartarico E334; Tartrati di sodio E335; Tartrati di potassio E336; Fosfati monocalcico E3341; Estratti di rosmarino (da colture biologiche) E392; Acido Alginico E400; Alginato di sodio E401; Alginato di potassio E402; agar-agar E406; Carragenina E407; Farina di semi di carrube (da colture biologiche) E410; Gomma di guar E412 (da colture biologiche); Gomma arabica E414 (da colture biologiche); Gomma di xantano E415; Glicerolo E422; Pectina E440 (da colture biologiche); Idrossipropilmetil-cellulosa E464; Carbonati di sodio E500; Carbonati di potassio E501; Carbonati di ammonio E503; carbonati di magnesio E505; Cloruro di calcio E509; Solfato di calcio E515; Idrossido di sodio E524; Biossido di silicio E551; talco E553b; Argon E938; Elio E939; Azoto E941; Ossigeno E948. Tra le cere ammesse nei prodotti biologici troviamo la cera d’api e la cera carnauba E903, un polimero naturale che si ricava da una palma, la Copernicia prunifera, usata su molti prodotti commestibili industriali (caramelle, gomme da masticare, medicinali ecc.). Detto ciò, dall’etichetta mostrata nel video nei pochi frame disponibili, non si evince alcuna indicazione in merito a cere usate per la conservazione delle mele, il che farebbe supporre (ma non disponiamo di analisi di laboratorio) che la cera presente sulla buccia della mela possa essere quella naturalmente prodotta dal frutto stesso. Infatti, come ci ricorda Melabio:

La buccia della mela contiene delle cere naturali. Il frutto le produce per proteggere la sua epidermide da tutti gli agenti atmosferici che nei suoi lunghi mesi di permanenza sulla pianta deve sopportare. Dai freddi primaverili al forte sole estivo, al freddo autunnale prima del raccolto. Quando viene strofinata su una superficie morbida, come qualsiasi cera… si lucida.

Dunque, tante risposte e tutte naturali che coinvolgono anche le mele biologiche.

© Foto Getty Images

Fonte: ecoblog.it

La bottiglia di plastica commestibile: la ricetta per fare Ohoo in casa

Una invenzione, la plastica commestibile, applicata al packaging per liquidi scatena le fantasie dei media nostrani che rilanciano una notizia vecchia di giugno. Ecoblog.it però vi propone la ricetta per ottenere la plastica commestibile in casa

Tre studenti londinesi hanno inventato Ohoo una plastica edibile che potrebbe aprire nuovi scenari per il packaging delle bottiglie di acqua. Il contenitore è composto da una doppia membrana gelatinosa e quando viene sete basta forarla per bere, la membrana può essere poi mangiata o gettata via nel compost. Questa la semplice idea dietro Ohoo progetto messo a punto da tre giovani designer di Londra, Rodrigo Garcia Gonzalez, Pierre Paslier e Guillaume Couche che per questa invenzione hanno portato a casa anche il premio Lexus Design Award. Ovviamente tanto è bastato a scatenare i media nostrano con articoli nel merito. Ma Ecoblog va oltre e vi segnala la ricetta per realizzare in casa le “bottiglie” in plastica da mangiare.bolle-di-acqua-620x350

Scrive uno degli inventori Pierre Paslier:

Una bolla contiene circa 4cl di acqua, l’equivalente di un sorso. Crediamo che Ooho possa portare una soluzione radicale per un grave problema che abbiamo generato: la produzione di bottiglie di plastica. Investendo in ricerca e sviluppo si potrebbe progettare una membrana che possa assicurare l’igiene, trasportabilità e flessibilità. Ooho è attualmente sviluppato sotto licenza Creative Commons, perché tutti dovrebbero essere in grado di prepararlo in casa.

In pratica la materia gelatinosa è composta da una doppia membrana in alginato di sodio (E401) ricavato dalle alghe brune e da cloruro di calcio (E509) e nella ricetta che vi segnalo compare al posto del cloruro di calcio il lattato di calcio più facile da reperire. La materia gelatinosa viene modellata sotto forma di bolle e l’acqua viene incapsulata all’interno. I costi di questa tecnica sono molto bassi e peraltro riproducibili anche a casa procurandosi gli ingredienti giusti. Sotto la ricetta di Inhabitat.

La ricetta per le “bottiglie” di plastica edibile

1 g di alginato di sodio (una sostanza naturale derivata dalle alghe brune)

5 g di lattato di calcio alimentare (un tipo di sale)

Una ciotola piena di 1 tazza di acqua potabile

Un’altra ciotola riempita con 4 tazze di acqua

Un’altra ciotola piena di acqua per il risciacquo delle “bottiglie”

Un frullatore ad immersione (si può anche usare un frullatore normale)

Un cucchiaio profondo come un misurino

Passo 1: Aggiungere 1 g di alginato di sodio nella ciotola che contiene 1 tazza di acqua. Quindi utilizzare un frullatore ad immersione per sciogliere l’alginato di sodio per circa 3 minuti. Quindi far riposare la miscela per 15 minuti per eliminare eventuali bolle d’aria che possono essersi formate durante la miscelazione.

Passo 2: Aggiungere 5 g di lattato di calcio alla ciotola che contiene le 4 tazze di acqua e mescolare bene con un cucchiaio.

Passo 3: raccogliere il prodotto dalla soluzione alginato di sodio con un cucchiaio profondo e deporlo attentamente nel bagno di lattato di calcio. Ripetere la formazione delle bolle di alginato di sodio finché non sarà terminato.

Passo 4: Mescolare le bolle di alginato di sodio molto delicatamente per 3 minuti.

Passo 5: Dopo 3 minuti, togliere le bolle o “bottiglie” dal bagno di lattato di calcio con un mestolo forato e trasferirei in un bagno d’acqua per fermare la reazione.

Ecco pronte le vostre “bottiglie” in plastica.

Fonte:  Blue EconomyInhabitat
Foto | Designboom